Omnibus - anno I - n. 1 - 3 aprile 1937

I* * * IL SORCIHOELVIOLINO * * * I LUGRIIIA al TeatroRealedel/'Opera L ' ECCELLENZA• era lui, Respighi, ma non c'era alcuna traccia d'eccellenza nella sua musica. E il teatro non era il suo numero. Ma quando si vuol montare un • rimpiazzante• lo si 9rcnde insignificante. ~ sempre il più comodo, e se ne fa quel che si chiama una montatura. Si trattava di •rimpiazzare• Puccini. Si sperò e si favori la grandezza di Respighi, che non venne perché noh poteva venire: anzi Respighi ne ammalò. Aveva accumulato un po' di riputazione, ma d1sgruiatamente mori prima d'aver pagato il suo debito d'arte, la qual cosa senza dubbio era la sua aspi.razione. Sia pace con lui. Nessun dubbia sulla sua buona fede. :'via veniamo a quegli altri, che fanno il tempo bello e il cattivo, e fomentano le montature; quelli là sono imperdonabili. Errori di tal fatta nella vita spirituale di un paese costan cari carissimi e non si rimediano più. L'incompetenza, la presunzione di quelli là, il loro stupido modo di procurar geni alla patria meriterebbero la corda e il sapone. Respighi serviva alla situazione del mo. mento, e la situazione serviva a lui. Non importa, la cosa bene o male andò avanti fra l'indifferenza generale. Fu di lui come di altri durante questo periodo nel campo della musica: la piccola fortuna e l'angosciosa celebrità. La storia di una mistificazione è la storia del nostro teatro negli ultimi venti anni. Diàm.ine, si vedeva d'acchito che Respighi non poteva far figura di grand'uomo né di qua né di là delle frontiere nazionali. Ci vuol altro che dell'istrumentaiìone passabile e dei modi rumorosamente noiosi. O si, ci vuol altro, perché ormai bisogna dirlo che il povero Maestro Respighi non era in fondo che un onesto fabbricante di pillr e dorate. La doratura se ne andava alla prima esecuzione; alla seconda, la pillola era impossibile di manda.ria giù. :vleno male se fossero state pillole per dormire: invece ti tenevano sveglio come sotto. un'operazione. La sua opera costituisce turto un circolo vizioso di reminiscenze inattive. Questa Lucrezia ultima, per esempio, è un vero deposito di oggetti ritrovati. La testa tagliata di Johanna e il piatto d'ar• gento della Salomè di Straus,, il salice dell'Oullo di Verdi, il corno portafortuna dt Sigfrido, i vecchi stivaloni del Don GÌ<J1Janni di Strauss, la barba nera di Boris Godunof e cento altre cosette più o meno utili le ntrovi senza cercarle in questo lavoro imbottito, melenso, smodato e gra,·ido di retorica. L'opera postuma, tutta cerotti e rappezzature che scoppiano, è falsa, falsa senza riguardi e senza paura. Povero Respighi! La sua mancanza di personalità era arrivata a tal punto che tutti gli altri musicisti passati e presenti DEL VANTAGGIO PER LA RIAPERTURA <hl/a Camera 1 drpuUlll arrit:ano di fuori. Li t:ed, 1n Galltrw, qual.cuti() ~rfino a/l'Aragrro, m crrta di una saletta the non es&Jtep1U. Vrrso l'ora thl/'apertura p<Uu,siano 1n gruppo nei prem di piazza Colonna. Poi ,algono la gradinata tontent, di i;edrrn presentatt le armi. PER LA RIAPERTURA d,I Senato, piazza San Luigi de' Franusi e_ pia:ua_ ,\Ila.dama sono pune di automolnl1 e dt 1i1lnorii:esJiti btM che bada,w al urt1izio: ml/a porta del Palazzo una mastlura ro110-blu. La t·etthla tht Ila sempre a/l'angolo della Corsia è sparita chis,d pn,hi. Quasi the qualtlu senatore torre11e il rùchio di fermarsi a tomprart u,ea ta.stata di ,o.stagne arrosl1tt, per poi mangiarttk di na.stosto. OGNI TANTO alcuni vetchi signori, che dapprima tll)n diresti gente di 1cienza, si radunano 1n un 1alone del Palazzo Cor11nz, ude dei Llncà. Il presidente dd la parola a uno dei ,oci, e tutti subito si d&Jtraggono. Qualtuno scrive agli amici su tarla dell'Accadnrna,· qualche altro fa puP<Jz:zi, , non manca erano venuti a pigiarsi dentro d1 lui sotto la sua pelle costringendolo addirittura a sloggiare. Qui è tutta la spiegazione. La sua mente era diventata un sacco spropositatamente pieno d1 rimasugli, detriti, ciarpame; tutta roba altrui: di suo più niente. Con tutto questo egli credeva ancora di fare la sua musica e il suo teatro. Basta, non c'è che da rassegnarsi definitivamente. Ecco un momento culminante della sua opera: Colla tino (rientrando dalla g,,~ ) : - Lucreiia ... Lucrezia (su un tono che non ammette replica): - Sto per morir ... • i:: una promessa?• pensiamo. Non l'ha ancora detto che incomincia a cantare a quattordici polmoni la sua propria marcia funebre, dritta, monumentale, tutta bianca, un braccio levato, la fron~ alta irradiata, come la statua della Libertà di New York. Morire, un simile colosso? Non riusciamo a credere che abbia detto sul serio, Lucrezia, e che stia Il davvero per crollare, fra pochi minuti, morta sotto il sipario. Non avevo mai sentito in teatro nulla di simile a quest'ultima opera di Respighi. Un atto, cosl pesante da far migliaia di vittime se cade; per questo l'hanno sostenuto e applaudito ad oltranza. Contenta di essersela cavata, la gente, uscendo dal teatro, teneva discorsi di questa fatta: • Povero Respighi, che peccato!• A proposito, si pub sapere chi fu il suo libretti.sta?•. • ... Guasta11a... •· • Ma non poteva scegliere un'altra città?• Ponlencalla "Cometa" CORPULENTO, sanguigno, bon e,ifant, improvvisatore facondo, familiare, sentendolo parlare con tutto quel buon senso rivoluzionano, non gli mancava che la pipa per farcelo rassomigliare a Herriot; ben inteso, l'Herriot della musica. Egli ci presenta alcune teste di traverso•, giovani e vecchi, poeti e musicisti, del surrealismo parigino: Apollinaire, Erik Satie, Max Jacob, ed Eluard, il suo poeta personale. 1 Poulenc si scusa di non essere un oratore, di non saper declamare, infine di e non essere un allievo di Sarah Bernhardt •· Tuttavia parlò bene lo stesso, e suonb meglio che mai. Seduto al pianoforte borghesemente come se lavasse del vasellame, del vasellame d'oro nello champagM; o come se rom• pesse a due mani del ghiaccio sottile in un secchio d'acqua: il pedale aperto, aperti i polmoni del pianoforte, la sua musica cantò a meraviglia, e decantò il suo talento. Talento rotondo e facile, ma smaliziato e geniale. La sala, piena di persone di gusto e di gente di mondo, si rallegrò ad ascoltarlo, rise più di una volta e l'applaudi con franchezza. Poulenc aveva be1lamente improvvisato. Un microfono situato davanti alla sua bocca trasmise il divertimento urbi et orbi. BRUNO BARILLI nrmmeno thi parla 1ottot:oct, ubbffl, a dislanza, ton un am"o. Co1tui fimrd ton alzarti plano, e mutare Il ,uo posto. Sard quello cht ha dato ,t 1..'Ìa. Mutamento di posto, uambio di strette di mano: il presidente m,de1imo parla col t'lce accanto. C'I un tait Isolato, uduto ad un pitcolo tm;olo in mezzo alla sala. Det:e esser, un uptlario o alm,rro un canttlliert. Scrit•t curt10, atsorto. Giù, sotto lt logge, gli autisti fumano, ti annoiano, parlano un poco, e tkntro di l.nro J>fflsano: Quando at•ranno finito sopra,• IN PRJMAVERA PIOVE e molte strade di Roma, quellt t;ttthie estretle (ma ancM moltt di qmllt nuot:e), sono piene d1jango. I.A tura gonfia Ira I saui. I.A pat,il'Mntaziont, ,ne non i ni tontm;a rrl ,om:essa, ha piuoli laghi. Gli autobu.l t le automobili passando sopra le pone producono spruzzi e gelli sugli alnti di chi t1a a pitdi. PIAZZA NAVONA umbra in liquidazione. Perfino l" tJetthietla dt-t sull'angolo tJt'tlde ,astagne arrostite, 1uarda male lo spacco the fa t:edve, al di l.à d,l Ttt.:ve, 1l Palazzo di Giustina. In piana NOtJona par che ci tiri rroppo t:tnto. Un ,apomastro pietoso ha ttrcato d1 nauondrre la brucia con JH:t:ti di stuoia. Sembra c~ si voglia nascondere una prot11;isoria ver1ogna, fino a quando, se sard t·vo, un nUOtJOpala:no verrd costruito, uguak, ditono, 1n tulio e per tutto, a qutllo ormai abbattuto. MASSIMINO !~pd.f'.)o~s! 8~ be °"i,,wr,ci-0,, ~ i,., e{Z..,~ L'insegna del e Comitato dJ assistenza ai profughi spagnoli, in piazza Navona. SPAGNOLI inpiazzNa avona SI:'-! DAL LUGLIO dell'anno scorso funziona a Roma un Comitato di Soccol"\O per i profughi spagnoli. Il gros<0 dei profughi ~ venuto da Barcellona, soltanto una piccola parte da Madrid. Ormai sappiamo come essi hanno potuto abbandonare la Spagna, rifugiandosi nei consolati e poi sulle navi italiane e tede- ..,che, che li hanno trasportati a Genova. Di qui i profughi si sono sparpagliati nelle varie città d'Italia e specialmente a Roma, dove esistono molte comunità spagnole. L'Ospedale di S. J uan de Dios, nell'Isola Tiberina, l'Accademia di Spagna al Giani<:olo, le case degli spagnoli ebrei nel Ghetto, Ja via di Monserrato e i vari conventi e fondazioni religiose spagnole che sono a Roma, hanno accolto la folla dei rifugiati. Da essi è impossibile avere delle notizie. Quasi tutti hanno la-')ciato dei parenti nefle provincie rosse della Spagna, e per quanto non ne ,;appiano piìi nulla, temono di comprometterli rivelando la loro prc,;enza in Italia. e Non è questo il momento di parlare>, ci diceva il signor V. B., il cui nome ci era stato fatto come di persona che avrebbe potuto darci preziose e abbondanti informazione di carattere politico o;ullo'iCOppio della rivolta a Barcellona. cln Spagna mi credono morto, e andrei incontro a delle rappresaglie>. Il signor V. D. è a Roma ospite dell'Accademh di Spagna. La stessa risposta egli aveva dato ad un giornalista inglese che era andato a trovarlo qualche giorno prima: e Quando tutto o;arà finito>, conclude tendendoci la mano, e io parlerò; le prometto che il suo giornale ,;arà il ~condo ad avere le mie dichiaraziont >. Più o meno lo o;tessodiscorso ci hanno tenuto il professor Elias T., insegnante di Storia del!' Arte nell'Unive~ità di Madrid, i vescovi di Vich e di Malaga, ed altri importanti personaggi spagnoli che siamo andati a cercare nei loro rifugi. La folla anonima dei profughi, i più poveri o quelli che la fuga precipito,a ha CO'itretto ad uscire dalla Spa• gna ..,enza un slldo, '°no stati alloggiati nelle cao;e destinate ad esser demolite, e dallè quali gli inquilini erano già andati via, nei dintorni di Piazza Navona e nella spina dei Borghi. Dal luglio ad oggi più di duemila rifugiati ..,ono stati soccorsi dal Comitato. La 'ìedc stC"'-'ladel Comitato è nell'appartamento di una cao;a che verrà ahbattuta non appena gli ultimi profughi che ancora vi abitano ..a.ranno stati rimpatriati nella Spagna nazionale. A )pese del Comitato essi consumano i loro pasti nella sala superiore di una trattoria di Piazza Navona. Andiamo a vederli una sera. Sono poche famiglie, con qualche ragazzo, riunite intorno alle tavole. Gli uomini leggono nei giornali, poggiati contro le bottiglie dell'acqua, le ultime notizie sulla guerra civile. Attacchiamo discorso con un giovane che mangia silenziosamente alla tavola accanto. E di Barcellona. e Ho vent'anni >, ci dice sorridendo, e mio padre fac1..,ra il banchiere. Frequentavo il primo anno di lcg~c. I miei colleghi mi odiavano perche ero fa. langista. La sera del giorno in cui scoppiò la rivoluzione, ero passato a prendere un boccone a casa. Trovai mia madre sola, con gli occhi gonfi di pianto. Né mio padre né i fratelli erano tornati a casa per il pranzo, né avevano telefonato. Stavo per portare alla bocca il primo cucchiaio di minestra, quando sentimmo un fracac::o;oalla porta. Erano colpi dati col calcio dei fucili. Feci appena in tempo a scavalcare H davanzale della finestra che dava sul cortile posteriore della casa. La notte potei dormire nella stanzetta di uno stUdente mio amico. Era poverissimo, e l'avevo aiutato in qualche occa'iione. Mi chiese se volevo pasci:are dalla parte dei marxi.,ti, mi avrebbe presentato ai compagni. Avemmo una violenta discussione. li mondo è finito, il mondo è finito, ripeteva ogni tanto. Non dormì tutta la notte. Tossiva. La mattina presto mi rinnovò la domanda. Rifiutai. Mi dis,e allora che gli era impossibile ospitarmi più a lungo. Me lo disse cogli occhi f rcddi e uno strano sorriso sulle labbra. Non d.imenticherò piì1 quel sorriso. Non volfe danni la mano e mi 11alutòcol pugno chiuso. e Mi tohi la giacca, gettai via la cravatta. Ero in un quartiere popolare dove nessuno mi conosceva. Gironzolai tutto il giorno. Incontrai due o tre volte lunghi cortei di plebaglia scalmanata. Portavano i fucili come mazze. Non ho mai veduto tanti fucili. La sera tornai a casa. Mia madre era ancora ,ola, istupidita. Vennero a cercarmi di nuovo. Li avevo visti venire dalla fine• \tra. Erano capitanati da uno studente ru,~, famoso negli ambienti univeni• tari, un tipo basso, tarchiato, dalla faccia di mongolo. 1.fi salvai per la solita finestra. Sono di origine tedesca, ed andai a rifugiarmi al consolato germanico. Volevo rimanere a Barcellona. ~1i tennero chiuso tre giorni in una stanza. Poi mi imbarcarono sul Prin. cipcssa Maria. Io spero che non abbiano fatto nulla a mia madre>, con• elude il giovane che ha finito di man• ~'iare. Si alza. ~lisura quasi due metri. La propria altezza Jo intimidisce. Ci saluta con un cenno del capo che è costretto ad abb~sare pac::sando per la porta. Ma i più disgraziati sono stati i preti. Travestiti da contadini, la maggior parte hanno attraversato la Catalogna a piedi. I primi giorni non poterono fuggire. Essi hanno dovuto aspettare che spari'ise loro la tonsura dal capo e ere• scessero baffi e barbe. Ne sa qualche cosa Alexander Fochi, il barbiere dei profughi, il quale ha rifatto decine e decine di chieriche. J\lexander Fochi apre la sua bottega nella piazzetta di S. Chiara, in un quartiere pieno di negozi di og~etti sacri e di librerie cattoliche. Egli ha ricevuto dal Comitato di Soccorso l'incarico di provvedere gratuitamente ai capelli e alle barbe dei profughi. « li Comitato voleva pagamu, ma non ho accettato>, afferma il barbiere con fierezza. « Buon dì, reverendo>. e Bori loisir >. Chi ha risposto in francese al saluto del figaro è un giovane prete spagnolo, che prende posto per radersi. Fochi è oocupato con un altro cliente. e Una bella inc::aponata al reverendo>, grida al ragazzo assorto nella lettura di un giornale illustrato. Poi, rivolto al prete: e Notizie buone ci sono? > e Non come vorremmo noi. Madrid è un osso molto duro>. e E: uno spagnolo>, mi sussurra il barbiere all'orecchio. e Lo faccia parlare>. Tuonando, come se l'altro fosse sordo : e Ora abbiamo preso Malaga, reverendo! > « Più importante sarà la caduta di :Madrid. Per non ammazzare tanta gente e non distruggere la città, vanno tanto piano>. ~fanovrando le forbici, Fochi saltella intorno al cliente, a -cui sta spuntando i baffi: e 'Mi hanno promesso un ritratto di Franco. Quando vince lo appendo allo specchio>. Interveniamo nella conveNazione: e Lei parlà molto lx-ne l'italiano >. « L'italiano è un po' facile per gli spagnoli. Per noi quello che ci ostacola è l'accentuazione delle parole: queci:ta è la difficoltà >. e E: in Italia da molto tempo? > e Non molto tempo. In ottobre sono arrivato in I tali a >. e Fuggito per la rivoluzione? > li prete ferma con la mano il braccio del ragazzo che continua a spennellare sulla sua faccia come se stesse verniciando una porta. Si volta nella poltrona: e Fuggito? Per non morire ho fuggito!> Incalzato dalle esclamazioni e dalle domande del barbiere, che è passato a radergli la barba, lo spagnolo racconta la sua odissea. Si trovava a Barcellona quando vi è scoppiata la rivoluzione. C'era molto pericolo. Non si poteva scappare. Con altri preti rima'C nascosto i primi giorni nella cantina dell'oste che forniva il vino alla parrocchia. Udivano echeggiare i colpi di rivoltella per le strad.e. Erano in quattro, e la prima cosa che fecero fu di dar fuoco alle tonache. L'oste !.cendeva durante la notte a portar loro da mangiare. I preti lo temevano perché diceva ogni volta che o;enon se ne andavano presto ci:arebbe stato costretto a denunciarli. Gli avevano dato tutti i loro risparmi. In cambio degli anelli d'oro e di un paio di orologi rimcirono a farsi portare dei vecchi vestiti. Una sera la moglie dell'oste scese in camicia ad avvertirli che il marito si era ubriacato, ed era uscito dicendo che andava alla ~ezione comunista. e Erano dei diavoli. Si erano messi d'accordo. Non avevamo pil1 nulla da dare e non ci volevano tenere più >. I quattro preti si misero in tasca alcuni pezzi di pane e fuggirono. Per non destare sospetti, si erano divio;iin coppie e si fin~evano mendicanti o operai a1soccupati. Tutto l'agosto e il ~ettembre li impiegarono ad attraversare a piedi la Catalogna. Delle vol- ~e gli_ scroci:cidi pioggia li coglievano m piena campagna. Arrivarono in Francia laceri, affamati, coi capelli e le barbe i!!ipide e incolte, come dopo una lunga malattia. e Posso dirne qualche cosa >, commenta allegramente il barbiere. Alexander Fochi è l'inventore di una miracolosa lozione che ha soerimentato su quante più teste spagnole ha potuto. Portatavi dai profue-n1, la fama della lozione è arrivata fino al Consolato e ali' Ambasciata di Spagna : « Ho fatto coloo ! A tutti ho lavato la testa. Trattamento veramente sanitario. Dica lei. reverendo >. Il prete è costretto a confessare: « Ne avevamo bisogno. La notte dormivamo ~otto gli alberi o nelle stall~ dei contadini, quando avevano rÌ\petto di Crio;to >. DIEMOZ PALCHETTI ROMANI LA PRIMA LEGIONE SEDIGI ANNI INVENTIAMLO'AMORE IN UNA CASA americana della Compagnia di Gesù, c'~ lotta fra anima e corpo. Lotta chiusa tra due mjracoli:•procurato• al prim'atto, tnaturale• al terzo. Ammirevolenei Gesuiti lo stile che fino l'ombra esclude della bencM minima incrinatura, quel gelo che fa crosta e nulla la.sciatrapelare delle miserie interne. Chi consigliò a Emrnet Lavery di annerire la .scena con le sottane dei - Buoni Padri•, questi maestri di loica trasformando in creature epilettiche e latranti? ltterismì neppur cosi peregrini da stllllolare la nostra pigra curiosità, ma figli del più sfatto trombonismo. Negli stermi• nati campi del grottesco, l'audacia americana non conosce ostacoli. L'apparizione al prim'atto di un attore truccato da pesce fracido, al terzo d1un ragazzino sopra una sedia ortopedica, sono tpisodi di insuperabile laidezz.a.Stupefacente in parenti di Petrarca e di CarissUYlii,l pubblico seguiva questi orrori col petto in tumulto. con lacrime al ciglio. Davvero che il gusto versa in condizioni allarmanti! Nella recitazione ipozacconiana, la parola era trasformata in urlo inarticolato, in declamazione di poesiola scolastica non appena scemavala tempesta guttu• raie. Al second'atto, un fumo si levò dalla ribalta, apparve in. mtzzo al nero talare il rosso d'un estintore automatico. Lux in tenebris! Messi da parte i triboli della coscienza, i Buoni Padri tirarono il suggeritore fuori della buca, come l'ostrica dalla valva. Momento di vivacità,di colore, di •teatro•. Ahitm:Iquell'intermezzo nel miglior senso heiniano fu domato in un fiat, La Prima Legion, ricominciò. Quando non praticano la tristezza diretta, praticano quella indiretta e più sconfortante ancora: quel • superfic.iale•,quel e molliccio,, quel • volgaruccio»che a detta degl'intenditori diletta il pubblico. La dimostrazicne di questo passaggio cc l'ha fornita Inventiamo l'Amore. Il quale amore, quando non sia consacrato dal matrimonio, ~ fonte di calamità: consacnto, diventa sorgente di felicitàe di ricchezza. Questa la tesi portata alla riribalta da Bruno Corra e da Giuseppe Achille, e in mezzo alla quale Osvaldo fa in.aspettatamente capolino, per rammenta.ci che le colpe dei genitori ricadono sui figli. I tre atti di lnwntiamo l'Amort, i bsavi atleti della comp~agniaTòfaoo Maltagliati Cervi li tengono su con tale sforzo truccato di grazia, che si ammutolisce di ammirazione. La parte macchiettistica (interpretata dai virtuoai signora Chellini, Sergio Tòfano e Federico Collino) non si lascia confrontare con quella per cosi di.re•seria•. La ragione c'~: il macchieuismo ~ l'ultima oasi del teatro in cui ai sono rifugiati pazzia, arbitrio, eccesso,questi ingredienti senza i quali l'opera non~ mai opera d'arte. Ci siamo intesi? • Macchiettizzate• il teatro in tutte le sue parti, se d11nl ulla volete che risalita all'arte. ~ gente un po' protesterà: assuefatta al dolce veleno, non accetterà altro cibo. Se avessimo operato quei mirabili sistemi educativi dei gtsuiti in merito ai quali il ci• tato Lavery ha mostrato una cosi prodigiosa incomprensione, il • complesso filiale• che d'un tratto sconvolge la pacifica esistenza della famiglia Lawrence non avrebbe trovato via di manifestarsi, nt la compagnia Palmer Almirante Sceb.omodo di offrirci Stdici Anni di Aimte e Filippo Suart, collaboratori CO• niugati. La visione ci sarebbe mancata della signorina Palmer in combinazione rosa (quale spettacolo più patetico della donna profon• damente seria in aspetto di frivolità?)e quella delle gambe della signorina Gheraldi, gambe da ciclista, da arrotino e da cavalletta. Che noia però quando Freud entra di seconda e anche di tena mano nelle case d'Inghilterra! Ammaliato di flemma britannica, Filippo Scelzo si studiava più del solito di recitare come per conto di un altro. Antigone del teatro italiano, la signorina Palmer rimane commovente pur quando con accenti di passione ha da masticare C"Onla sua generosa bocca, una semplice bambagia inglese. Mancata la prima e la seconda, fidavamo nella terza per vedere Frana allo Scalo Nord. La terza non venne, ahim~I e a noi mancò la possibilità di venire a contatto con la nuova commedia di Ugo Betti. li pubblico applaude Amore, stadtn%a a tr~ mtsi. Frana allo Scalo Nord aarebbe per legge di contrari opera •di alto valore? Restiamo chini sull'enigma. SAVINIO VALERYAROMA I • Sabati di Primavera• sono a Roma la più amabile delle accademie, quella in cuì i fiori più rari della cultura sono offerti dentro il quadro più sontuoso. Sabato 19 marzo, da questa cattedra elegante e alla presenza di S. A. R. Maria di Savoia, Paul Valery ha parlato intorno al suo tema prediletto: la danza. Inutile dire - i nostri lettori certamente lo sanno - quali profonde origini Paul Valery scopre alla danza e con quanta sottigliezza egli dimostra questa ineffabile • grafia movimentale• come espressione dello stes.so movente spirituale onde nascono le arti maggiori. Ma dal tema iniziale il Poeta illustre trac variazioni sempre nuove, sempre più complesse, sempre più intimamente Ullplicate nel mistero estetico dell'universo, e delle ultimissime egli fece partecipe il fo). tissimo uditorio raccolto nel salone del pa. lazzo Pecci-Blunt. LEO LONGANESI • Direttore responsabile ~·\~11,.'l,:.,Q\l~ij~ PropritU'I u1h,tita f' lttltrllri., ri...-r\~t., --,-~1iu11,;-R,,-;;~,,,: (,r..hrh• !{,,.,.. l'ubl>l,c,1•: .\g (,. Urr-u-hi '1ilam,, \'1.1 I'. S~ ,,. r.. 1r-f. J•:i.<,Y,' • ~•· ruf du f,,uoou,, ..,, .11...,,,r.,. I',,.,.:

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