Omnibus - anno I - n. 1 - 3 aprile 1937

ANNOI N I-ROMA 3 APRILE 19J7 XV 16 PAGINE UNA LIRA SPEDIZIONE IN ABB. POSTALE ( • ~, Q i ' ffBTTIMAJl'ALJl Dl IMIITBDRIrIRANCIA ill~&mill~,r@ LD~Jl.J1 ~ _Imtl®~·lDIDila (Inchiesta di "Omnib,u" - 1.) rn Parigi, aprile. EL mistero di Blum, Blum stes- !-0 fia fornito la chiave, quando nella sua allocuzione alla radio (allocuzione è il termine ufficiale) ha dichiarato di rinunziare J!la conlraùite, in altri termini al (ontrol16 del capitale, questa condizione minima di ogni fom1a di ~ializzazione. a cau<m della sua « politica internazionale >. In questa frase è tutto il mistero di Blum, e tutta la reale tragedia della Fran-cia odierna. Analizzandola, troviamo subito che essa espone, nella sua apparente anodinità, il grave carattere morale della crisi francese; perché e..,..,saignifica precisamente che una politica nazionale ed interna, quale è 11applicazione del programma dei partiti attualmente al potere in Francia, .. ;.'.:--;---,in 11~ ultir,• e!e-•:<mi. èC'\~ T• ;1,,1, solo ,ospe1,a, nia ripudiata per :onstdt.:razioni di politica internazionale. Che la politica estera di un pa~ che ha contratto alleanze ed accordi con altri paesi non sia libera, come certamente non appare libera la politica estera della Francia, è cosa che ~i spi,~ga e anche fino a detenninati limiti si giu,tifica ; che non sia libera la ,11a politica interna, e la sua politir .. sociale, questo è inaudito e straordinario, e mostra una situazione che non ~i può definire se non come putrida. Durante questa paziente inchiesta, che tenninò con la capitolazione dj Slum, ero perfettamente al corrente di quello che avveniva; soltanto non credevo, non potevo credere che le cose fossero giunte così in là, che realmente non vi sia per l'attuale Governo francese altra scelta che seguire la politica che gli viene dettata da Londra. Tutti coloro che vanno a interrogare uomini politici francesi sulle cose di Francia debbono attendersi, dato il peculiare carattere dei francesi, ed il loro cartesianismo, a udirli parlare invece delle cose del proprio pae"e; ed a ricevere dei rimproveri ; non urbani, sorridenti rimproveri quali possono attendersi per esempio in Inghilterra - fuor eh~ dall'Arcivescovo di Canterbury, - ma rimproveri arroganti e pedagogici, che cominciano col trad•zionale: qu'est-ce qu'il fiche votre M usso/ini, e tenninano, almeno adesso, con una frase diventata non meno tradizionale: on ne brave pas l'Angleterre. Un pae5e che dichiara di ba~r tutta la sua attuale politica interna ed estera sul suo orrore dei Dittatori, è peraltro costituito da trentanove milioni di Dittatori (dittatore viene da dettare); nessun francese che non si creda capace e autorizzato a dettar la politica di tutto il resto del mondo. derc che un paese che ha fatto una guerra per togliere una determinata dina~tia dal trono non ne fa un'altra per rimettervela? 1 france~i avevano deciso altrimenti, e l'Italia, sottraendosi alla loro decisione, turbava l'armonia prestabilita delle cose. Ciò che mi aveva colpito, tuttavia, era la parte che in questi rimproveri prendeva l'Inghilterra. On 11e braue pas l' Angleterre. Strano, pensavo; pure questo è il paese che nel 1 793, sen• za un soldo, senza pane, senza oro, senza fucili, scacciò con un esercito di straccioni ~alzi gli inglesi non solo dalla Francia, ma dal Continente. Che c'è dietro tutto ciò? Laperditadell'autonomiapolitica co~~(u~,i~ ~~e d!1!~m~o t~:~~~~.:o~~~~ me1:t, ,ii u,, ,,1, -iglio i-,r• 1:. •.1.• or .·.·e_dato con arroganza, ma a fin di benP, 111;. di uno di quei luoghi comuni che formano il tessuto della converc;azione politica francese; questo c'era certamtnte, ma non era tutto. La realtà è che mi trovavo in un paese che aveva alienato la sua autonomia politica, e nel quale l'opinionP media deg-li uomini politici si stupiva e si impauentiva del fatto che esistano altri paesi che hanno conservato la propria, anche a costo di ~acritici e di rischi. Quanto ai rischi, non sembra che essi si rendano conto che il peggior rischio che un pa~ pos- ~a correre è appunto di perdere la propria autonomia politica; quanto a1 sa• critici, gli uomini ai quali parlavo, li hanno già catalogati, senza curars: di verificarli, e non dubitano un momento che l'Italia e la Germania siano attualmente affamate: tautarchie, c'est la mort, e l'ltalie aux aboir di Pt·rti• nax, benché duri da quindici anni, resta per loro una verità pennanente, chiara, cartesiana ed evidente. Del resto, non si trattava soltanto di una impressione generale, ma di fatti continui, constatati ad ogni angolo nervoso di una inchiesta che verteva su molte cose, sull'andamento generale della politica francese, come sui programmi particolari dei partiti, e così via. Era impossibile andare in checchessia a particolari punti di vista !!.CO• za incontrare l' Inghilterra. L' autarchia? Impossibile; d'abord, l'autarchie~ c'est la mort; e poi l'Inghilterra non può soffrire l'autarchia. Negli altri, naturalmente. Personalmente, nessuno è più autarchico dell'Impero inglese, tranne gli Stati Uniti. Il franco a 112 )Ulla sterlina, quindi la stabilizzazione, l'abolizione del Fondo di stabilizzazione alla giornata? Sarebbe il sogno, ma l'Inghilterra non vuole. La nazionalizzazione delle banche, il controllo dei cambi' L'Inghilterra non lo pennette. La nazionalizzazione delle assicurazioni? Impossibile, la maggior parte delle società hanno capitale inglese, e tutte sono riassicurate su Londra; la City non permetterà mai la nazionalizzazione. Diavolo, pensavo, che se ne fa della sua famosa libertà questo paese? ::-.l'oi italiani siamo, a quel che dicono qui, un popolo povero; ma nazionalizziamo e~attamente quel che ci pare. Che cosa è successo, che il oaese che sotto Poincaré mandò l'Inghilterra a carte quarantanove e occupò la Ruhr non osa più di respirare senza il permesso de!- 1'1 nghilterra? E:. successo - per esser brevi - che <1C ne è andato Poincaré. Quando se ne andò que~t'uomo sgradevole, ma ferreo e ottimo francese, ebbe il torto di lasciare un tesoro pieno, una riserva metallica formidabile, e dei grassi avanzi di bilancio. Da allora, in pochis- ~imi anni, la democrazia francese ha divorato tutto, ha man~ato la fortu- □ □ Leon Blum, l'ultimo Amleto (gli ldelt.li sono murx.isti 1 ma JI sarto è bori?,hese). na dei bambini non nati - e non ne nascono molti - ha organizzato un deficit così regolare che si è dovuto con• solidario in un e bilancio straordina• rio» che è assai più ordinario di quello ordinario, del quale nessuno si occupa più. Indubbiamente, negli ultimi dieci anni, la Francia ha dato l'impressione di un paese ricchissimo; ma la verità è che viveva sul debito, e il fat. to che il debito è dello Stato verso i cittadini non cambia certamente le cose; poiché sono i cittadini che debbono pagarlo, sono i cittadini i debitori, non lo Stato. Così la Francia ha perduto la sua autonomia politica. Un paese a frontiere aperte, che vive sul debito, non può dopo un certo tempo che diventar schiavo di qualcheduno. Non che l'Jn. ghilterra le abbia prestato del denaro. Oh no! L'Inghihcrra non ha prestato denaro a~li alleati che fino alle guerre napoleomclle; e''\ allora eh.i ha voluto far la politica inglese sul Continente ha dovuto anche pagar le differenze. Ma un paese che vive sul debito, e che non investe nemmeno il ricavato del debito in nuove opere, ma lo distribuisce in su~idi individuali (questo è quello che è praticamente avvenuto), non può che indebolirsi progressiva• mente; i privati perdono fiducia nello Stato, la ricchezza individuale si sottrae, (•iniziativa privata, che non vuole esser spogliata a vantaggio di un esercito di l~neficiari, si arresta. L'inffuenza straniera allora entra nel paese attraverso le frontiere aperte, si impadronisce dei partiti politici, partecipa alle elezioni, e si asside nelle assemblee nazionali. Lavaie Blum Questo è quello che è avvenuto in Francia, attraverso le elezioni del Front Poptilaire, le prime elezioni nelle quali l'influenza straniera ha apertamente giuocato in Francia; il Front Populaire, figlio di un'alleanza innaturale tra il Capitale (radicali) e I'Anticapitale (comunisti). Alla unione tra questi due partiti hanno presieduto due nazioni che, per ragioni proprie, hanno seppellito le ideologie che le separano e si sono alleate sul territorio francese, l'Inghilterra e la Russia. Lavai, colla sua improvvisata degli accordi di Roma, aveva trovato la via di u,;,cita da qw:- sta mm-sa i perché gli accordi, assicurando:o contro lo spauracchio tedesco, gli permettevano di essere politicamente indipendente, da Londra come da MO'ìca. Ma Lavai, per assicurare anche un minimo di indipendenza economica alla Francia, aveva fatto votare le leg• gi dì economia, e l'esercito dei beneficiari era in rivolta; di questo errore tattico, che era del resto il dovrre <li un uomo onesto, ha approfittato l'innaturale coalizione, e Lavai è caduto. Dopo di questo, come potrebbe Blum, il marxUta Blum, mostrare anche un minimo di indipendenza? La sua sorte è di fremere ; frcmere talvolta, .come a Saint-Nazaire, ma fremere, e nulla più; poi andare alla radio e dichiarare che la sua politica internazionale non gli permette di far ciò che vuole. Se facesse altrimenti, prima andrebbero i rappresentanti parlamentari dcli' influenza inglese (potrei nominarli, ma le inchieste non sono raccolta di pet• tegolezzi, e l'avvenimento è troppo serio e tri:,te per questo) a portargli l' aut aut; o cedere o vedere sfasciarsi la coalizione che lo mantiene al potere. Slum può anche, in determinate condizioni, resistere, e, se non avesse che la coalizione interna da temere, potrebbe vincere, perchC tutti i partiti della coalizione hanno egualmente paura di vederla spezzarsi ; ma allora vi sarà un intervento superiore, che lo richiamer;\ ad accordi che non conosciamo, e che il prossimo avvenire fone ci farà conoscere, e Blurn cederà. Che accordi? Non l'accordo triparti• to; questo modesto accordo monetario, 1 che del resto è tutto a carico della Francia, non basta certamente a spie• gar nulla. Sono gli accordi che fanno sì che un prestito, fatto quando il tesoro francese ha bisogne di denaro per pa• gare impegni immediati, è stato pubbli-- camente dedicato all'armamento e posto sotto il segno della Difesa Nazionale; gli accordi, per esser precisi, di esatta corrispondenza tra l'armamento navale inglese e l'armamento térrestre francese. Non sono accordi pubblici, ma è possibile ignorarli quando si eseguono fotto i nostri occhi? Letre lntenwlouall A questo bisogna abituarsi sorridendo, perché non è cosa nuova, ed i francesi sono stati sempre così; trattenersi dal rispondere quello che ,arebbe logico rispondere, cioè che non ~i è venuti per questo, che non ~i è respon- ,abili della politica del proprio paese se non per una minima parte, che non è né urbano, né delicato porre uno ~traniero nell'obbligo o di tacere o di viol-are le regole più elementari delJ'o~pitalità. Del resto, anche questi rimproveri sono utili : vi rivelano soprattutto l'assoluta, non dirò più ignoranza, ma a~soluta noncuranza dei francesi per tutto quello che non si riporta direttamente alla Francia, la loro in• credibile autopolarizzazione, l'infantilità della loro continua regolazione del mondo e:,temo ai loro fini diretti, che fa commetter loro tanti errori. Quanti rimproveri non ho dovuto subire perché l'Italia non ha fatto la guerr.:, alb Cennania per rimetter gli A-.burgo ~u! trono austriaco I E a che serviva rispon- Banchetti democratkl • Tre aspetti del ministro Delbos ad un pranzo offerto dal Fronte Popolare in una città dl provJncla. Così tre Internazionali si sono alleate in questo momento in Francia, e governano il paese, il quale non ha più alcuna traccia di politica nazionale; dominato come è non più dalla paura della Cennania, ma da un !;Cntimento assai più complesso, e pericoloso, il rancore di aver avuto tanta paura di un nemico che dopo tutto non l'ha aggredita, e le stende continuamente la manQ; dalla intera dedizione di alcuni dti suoi partiti interni a influenze che saranno magari benefiche, ma sicuramen• te non sono francesi ; dal fatalismo che ha preso i francesi, nel vedere i loro affari in mano d'altri; dall'intemazionan~rno ostentato del capitale e della finanza francese. Ecco i nomi delle tre Internaiionali: l'Internazionale capitalistica (finan7.a e partito radicale); la Il Internazionale (S.F.1.0. e C.G.T., partito ,ocialista ufficiale e Confedera• zione Generale del Lavoro); la III In• tcmazionale (S.F .l.C., partito comu• nista). Di queste tre Internazionali, due, le

ultime, doncbbrro c,,crc, programmaticamenthc, teoreticamente. dogmaticamente- e ancora, politicaml·ntc e praticamente - a\'vcrsaric accanite della prima; ma la verità è che collaborano .,trcttamcntr nv,icmè, mal~rado tutte le ,caramucce verbali, e le apparenze e~rcrne. Ba~ta a dimo\trarlo, ad c~cmpio, l'attitudine delle due Internazionali ~ociali,te \<..1llaquestione \ulla quale ha capitolato Blum; la que ..tione del controllo del capitale. Se d è quc- ,;tionc sulla quale e,..,cavrebbero dovuto dar battaglia alla Internazionale ca- ·,italistica, era certamente quc..,ta; per- ..:hé il controllo del capitale è la ba;,c ,tc~,a del programma ~ocialista, minoritario o maggioritario, mcn--cevico o bol~ccvico. riformista o comunista. t la premef..sa sine qua no,i di qualunque programma sor-ialista, Come volete ~- ciahtzare un capitale libero di sé? Ma è oroprio su quc-.ta questione che le due Internazionali f..OC'ialì,tc hanno accuratamente evitato di dar battaj?'lia .!lui "uolo frariccf..e alla lntcma1.ionalc capitalistica. Thorez ha mo1morato, durante la votazione parlamentare del pn·stito, che il partito comuni.-..ta non abbandon'ava il suo programma di nazionalizzazione ; nesimno g_li ha dato retta, e tutto è finito lì. Qualche ~iomo dopo echeggiavano i colpi di rivoltella di Clichy, prova che il partito comunista francese non è nt! morto né in stato di paralisi; la batta- '{lia sulla que~tione del controllo del capitale è dunque stata evitata di propo,.ito d~liherato. Sulla quef..tionc, tanto teoretica quanto pratica, che più di ogni altra dovrebbe stargli a cuore; •mila questione di sapere se in un paese che si vuol condurre, ~e le parole non ~ono delle indec("nti beffe, ad una forma di stretta collaborationc di tutte le clas~i ad un finè unico debba o no esistere una forza incontrollabile, che ,,fugga a tutte le restrizioni e le limitazioni ; su questa questione fondamentale il ..o. ciali!)mo francese, nei suoi due rami, la S.F.l.O. e la S.F.1.C., si è stretto :-elle spalle e ha lasciato piena vittoria al suo vecchio avvcr.:ario. il Capitale. Perché? Sarebbe tempo di ~aperlo. CARLO SCARFOGLIO INVITATOIN au voyage COldE si vtdt, pu soli dunnila e untoquindici franchi, pari a circa millu.:tttcento ltà nostre, pruzo du sfida q11alun7ut concorrtnza, il borghnt di Francia, trasportato, nutr_ito e alloggUJto, pud t/Jtttuart un magnifico t.·1a.gg10 ntl paradiso dn sot.:ieti,tdifùart l'animo _tanto travagliato tra il sl dtl capitalismo na%1onalt t il no dtl comrmirmo 1nternazionalt, partuipart allt ftsU dtl lat.'()ro,usufruirt dtlla gmtal, trotJQta cht fa coincidtrt le vacanze primavtrili col salutart soggiornontl patst senza Dio, e al ritorno magari, ugumdo illustri tsenrpi, dit.,mtart altbre t n'uo pubblicando nri giornali , in bbrtria la t1u1td • su quanto ha t.•istontll'U.R.S.S. Qut1te rit!tlazio11i e r,s,'pisctn%e non comporttlno ombra di /)"icolo td è accutato onnai cht sui t·ari Gidt, Ciline tee., gli addtttl dtlla Gh.:ptu han110ordint di non praticart ancora la cura di cui hanno urufruito i Kutilpo/, 1· Nat.•àset11,tre. Sotto dunque ai r;olenttrosi. Domani foru sarà troppo tardi. UfficioCulti della Ohepeu IN CHE COSA vernmtritt cmuiste la libtrtd rtl1giosa instaurata rn Rus1ia dalla nuot:a co1tituz1011t Jot.:lttica7 L'articolo 1:14 suona così: Allo scopo di aui"turare al cittadini la libertà di coscitnza, la chiesa nttla U.R.S.S. i Jtparata dallo Stato t la scuola dalla cl,itsa. La libutà d1 pro/tsrart culti re- {1!{iosit la libutà della propaganda afltrrtlig101a sono n·conotciute a tutll , cittadini,. Part un ,Mdtllo d, tolleran::a e non lo J. Non lo i pe,chi la libertà d, •professare• culti rtlil(iosi, cht pUQ anche tu,d11rsi nella stmplice oraziont mtntale, non compqrta, rieetssari'amtntt, q"~lla di dar uta ad ima quals,as, lst1tu~lone tcclesìa1tica, con la relativa gerarcl,ia. Non lo i, perchJ i fin troppo n:idnite il pntJil~io dtll'nui.smo di Jrontt alla Jedt. .Vtlla migliore dtllt ipottsi, ntuazione equit·oca ptr quanti amavano ancora abbandonarsi al/'illunont di un'atttta bntn:ola. A dimpore dubbi, t vtnuta, sotto forma di rtgolammto, l'inttrpretazione ufficiale dell'articolo 114. Orgirno competente pu la dlsnj,l,na dtlla complessa materia religiosa, l l'Ufficro culti dtlla Ghepe:u di J.\10,ca, U istarrzt per la riaptrlrtra di ch,est d0t1ranno, msinne con gli altri allegati,, esstrt corredate dal nulla ostt della locale stz.one dri • Stnza Dio •· AN'NOI, NUMERO1, 3 APRILE 1937-IV OMNIBUS SETTIMANALEDI ATTUALITA POLITIOAE LETTERAJUA ESCE n. SABATO IN 12 PAOINE ABBOIUMl!IITI Italia I Oolo11lt1 atu10 I,. 45, aemuUI L, 23 E,tero I ano L, 701 11m11tre L. 36 OOSI •0■1ao UJU. l,JI.& Jh1101crhtt, disegni I fotografi,, anche " nou pabbllcatl, nou ,i r1nit'.ll1cono, DlrHlou: Rema • Via del Sodarlo, 28 Am.alab1radn• : Kilaao•Piana CarloErba,6 .... J.aoa. UJ.trtce " OIPIBUI " · lllluo O ■ NIBUI PAGINA 2 R• .. - CaprJccio Spaaa,.oa.... VERSO LA GUERRA DEMOCRAZIE responsabili ~ --f< di LLOYD OEOROE --f< r:{ L prova più fedele del peggiorare della situazione internazionale può essere data da una nuda, ma rigorosa esposizione di fatti e di dati. Per comprendere esattamente il colossale piano quinquennale britannico di rjarmo si deve tornare indietro di cinque anni. Cinque anni di confusione diplomatica hanno generato altri cinque anni di armamenti isterici. A che cosa condurrà tutto questo? Le nazioni spendono migliaia di milioni per montare la macchina, il cui solo scopo è la strage in grande. Se questa comincerà quando saranno tutte pronte, allora ci sarà ancora un intervallo di cinque anni fra la confusione e lo sterminio. :\la come e perché il mondo si è cosl ìmprovvisamente trovato di fro~ a questa terribile prospettiva? In quc;ti tempi di vanità cinematografica, i film di ieri sono rapidamente dimenticati. Ma l'ieri è il padre di oggi cd è l'avo di domani. Quali sono i fatti importanti nella evoluzione del riarmo? Il 26 aprile 1932, il signor BrUning, il conciliativo Cancelliere tedesco di allora, alla Confcl"enza per il disarmo a Ginevra, in conversazione con Ramsay MacDonald, Stimson e Norman Davis, fece la proposta che il termine del servizio nella Reichswchr venisse. ridotto a cinque anni e che si permettesse alla Germania di costituirsi una milizia di 100.000 uomini in aggiunta ai 100.000 della Reichswehr. MacDonald e i suoi amici da Parigi a '\Vashington esitarono a concludere un accordo su questa base, tergiversarono, e - in parte proprio per il fallimento di questo negoziato - il conciliativo BrUning poco dopo cadde. Venne, allora, Von Papen. Von Papen crn disposto ad acconsentire ad una transazione per cui si pcnnettcssc alla Germania di tenere una forza totale di 150.000 uomini, Questa fu l'offerta di gran lunga più favorevole che sia stata mai fatta dalla Germania. Di nuovo il Governo britannico, intimidito da quello francese, rifiutò di impegnarsi e discusse di questioni generali, finché l'occasione passò. Allora Von Papen cadde e gli successe Hitler. Nel piano di MacDonald, che fu presentato alla Conferenza per il disanno il 16 marzo 1933 - ossia subito dopo l'avvento ti potere di Hitler, - si proponeva di fissare a 200.000 uomini la forza dcll'escrc1to tedesco. Il 19 maggio 1933, e cioè due mesi dopo l'avvento di Hitler, il signor Nadolny, delega:o della Germania alla Conferenza per il d1sa1"mo, annunziava la volontà della Gcnnania di accettare quel limite. Egli dichiuò che la Germania era disposta ad accettare il progetto d1 MacDonald non solo come una }>asedi futura discussione, ma anche come la base della convenzione definitiva per 1I disarmo. Non più tardi dell'ottobre 1933, Hitler fece formalmente la seguente proposta: rinunzia da parte della Germania a tutte le armi - cannoni pesanti, aeroplani da bombardamento, sottomarini - alle quali tutte le altre potenze fossero disposte a rinunziare. t ben noto che i negoziaci fallirono in seguito all'accettazione di Simon della proposta francese, secondo la quale la Germania sarebbe dovuta rimanere diStnnata per quattro anni e le altre potenze l'avrebbero tenuta sotto il loro controllo per impedire che cominciasse a riarmarsi, mentre esse avrebbero conservato intatti t loro armamenti. Nell'ottobre del 1933, la Germania, in risposta alla reiezione della sua offerta, si ritirava dalla Conferenza pel" il disarmo, In seguito agli sforzi da parte inglese per persuaderla a tornare, Hitler, il 16 apnlc, annunziava che egli, ora, non avrebbe domandato alcun permesso per costituire un esercito di 300.000 uomini. Al che la Francia si oppose energicamente, e noi inglesi, asscr\'lti come sempre al Quai d'Orsay, I.• appoggiammo . L'offerta di H1t; "r fu fatta tre anni fa. Quando Brilning, or sono quattl"O anni, era disposto ad accettare un esercito di 200.000 uomini, le spese militari della Gran Bretagna erano in tutto di 102 milioni 990 mila sterline. Quando Hitler, or sono tl"Canni, era disposto ad accettare un esercito di 300.000 uomini, la Gran Bretagna stanziava in bilancio per le sue forze tr"restri, navali cd aeree 108 milioni di sterline. Oggi essa si propone di spendere 300 milioni di sterline all'anno in armamenti per un periodo di almeno cinque anni. Se spendesse quanto nel 1932, in cinque anni spenderebbe in tutto per armamenti 500 milioni di sterline. Invece deliberatamente si prepara a spenderne 1 miliardo 500 milioni. I prezzi delle materie prime già aumentano a precipizio. Seguiranno i salari. La spesa si avvicinerà ai due mihatd1, anziché alla previsione odierna. Ciò signitìca la quadruplicazione delle spese militui in tre anni. E gli altri paesi~ Nessuno sa quanto essi spendano. Il fatto più oscuro della situazione è il rifiuto della Germania, della Russia, della Francia e delJ' Italia di fornire alla Società delle Nazioni, per la pubblicazione, qualsiasi dato relativo alle loro spese militari per il 1936. Perciò, l'anno scol"so, non è stato pubblicato l'Annuuio degli armamenti, né lo si pubblicherà quest'anno. Ci sono Governi fascisti in Italia e in Germania. C'è un governo comunista in Russia. C'è un Go\tcmo radicale-socialista in Fl"ancia. C'è un Governo conservatore in Inghilterra. Nel Giappone c'è un Governo politicamente indefinibile. Ma rutti egualmente spendono l'ultimo soldo in armi di guerra. Anche in un paese l"icco, come la Gran Bretagna, un aumento improvviso delle spese annuali di centinaia di milioni è un fatto allarmante: specialmente quando l'aumento sia destinato a scopi di guerra. Eppure quando due settimane fa sono tornato dalla Giamaica, io non ho avvertito alcun sintomo di protesta popohll"e contro questa enorme spesa. Il laburismo ha convinto se stesso di questo: che esso ama la pace, ma odia Hitler, e che Hitler si arma; che 1-luler ha spazzato il partito socialista in Germania e ha distrutto i sindacati; e che, perciò, natu• ralmente, egli è un nemico da temere, un nemico che sta costruendo un potente esercito e una potente aviazione. Il laburismo, quindi, non è cosl pacifico, come usava essere, e attacca gli armamenti con minore passione e con minore convinzione d, una volta. Si fanno, s'intende, molte critiche ai particolari. Ma si ha l'impressione che il laburismo, se andasse domani al potere, non rinunzierebbe al programma. In Francia Blum il socialista, e, in Russia, Stalin il comunista, creano i loro eserciti e le loro flotte e le loro aviazioni proprio con la stessa sfrenata energia cli I-li• tlcr. Questa è la comune minaccia, Ma quale è la spiegazione del mutato atteggiamento del pubblico inglese? Prima di tutto l'apprensione creata dal riarmo tedesco e dalla minaccia italiana alle nostre comunicazioni marittime nel :V1cditcrraneo. I dati relativi allo sforzo tede• sco, quando furono l"ive1ati per la pnma volta, sembrarono cosl straordinari, che pochi vi prestarono fede. Quando si comprese che essi erano sostanzialmente esatti, ci fu un senso di smarrimento perché ci sentimmo impotenti contro un eventuale attacco aereo. Un uomo ricco, che sia preso da pànico per la sua salute, spende tutto quello che ha per riacquistare fiducia. E cosl una nazione ricca, che tema per la propl"ia sicurezza. non era vero. Ma il Governo aveva bisogno di giustificare la sua lamentevole disfatta diplomatica. Di qui l'impressione, creata deliberatamente, che la nostra flotta non sia pari al suo compito. Questa menzogna costerà al contribuente inglese, solo per quel che riguarda la flotta, centinaia di milioni di sterline. Il compiacimento con cui tutte le classi, nella Gran Bretagna, considerano questa enorme spesa per armamenti ha anche un'altra ragione: è che gli affari si avvantaggeranno della spesa. Le industrie del ferro e dell'acciaio, quelle meccaniche, quella del carbone, le costruzioni in rutti i campi, i trasporti, ecc., si a\'Vantaggcranno direttamente. Per gl'imprcnditori (e fra costoro sono da comprendere centinaia di migliai\l di azionisti) esse significano maggiori profitti o dividendi e un aumento quasi sensazionale del mercato degli stocks; pc!" l'opc!"aio maggiore occupazione e salari più alti. Così la nave europea è comodamente e rapidamente trascinata dal vento del commercio verso gli scogli della guerra. D, LLOYD GEORGE (World Cot,yr16J.1 6y Kin11 Fu1u.re Synd,cate. , t,#f' I' 11'1110di Omnibus). Sortedegli nomini • LORD PONSONBY ha riln.,ato cht se egli viveue 1otto il regime na%ista in Gtrmanra • Jarcbbe in un campo d, conctntrakione comt pacifista e socialista; t se fosse sotto il regime ,ovi·erico, 1artbbt stato fucilato da parecchio tempo, ma ha auic11rato che non avrebbe fatto a/cima confessione. In sostanza, il rtgime nazista t quello sovietico sono agli antipodi, ma rnidtrebbuo onore quasi all'isttuo modo alla t1ecch1afede socialista d1 Lord Ponsonby. Fra i paesi dnnocratici c'l p,ù vanetà. L'tx Regina di Spagna, ptr tsempio, st /otst rimasta a .l.1adrid, sartbbe stata fuci.lata do un pu::o; a Londra, sarà 1n~•itat.aa Corre; e in Francia, l'tslatt scorsa, un bel giorno, ::tlanti e ardtnti camerati la circondarono, lt 1mptd1rono 1/ pasto e ftcuo dell'estbi2iomm10. Dnnocrazia om,àda, dtmocra::ia in marstna, dtmocra::ia ttlbizionista ... Quante specie di dtmocrazit sono ma, a questo mondo! Solo una J~cie i perduta,· quella che Anatole France lodat.•optrchi latciava /art a ciaJcuno il mo comodo. ~ rn rn mmm m ~fil~ rn I ~ questa rubrica si puleri di guerra e di ptce: sempre, finchl durerà il giornale. Della guerra, s'intende, di domani, e della pace d'oggi, se pure~ pace questa di cui tncora godiamo, pace piena di sospetti e di ansie: "pace piena d'ombre•, secondo la bcllt puola di Ttcito. Non ~ una mania nostra. Se mai, ~ una mania del mondo. Da venti anni, da quando ~ finita l1 guerra, non si ~ parlato e non ai parla che di guerra. Aprite i giornali, aprite le riviste: non si parla che di guerra. E quando ai parlt d'altro - d'anc, di letteratura, di sport, ecc. - qutti ti ha l'aria di fare pq- gioco, per distrarsi dt quel pensiero dominante: come il giocatore di Pascal, che gioca per non pensare alla propria miseria. Dobbiamo, dunque, parlarne anche noi e abbondantemente. E se ~ coll, meglio parlarne sempre allo stesso posto e sotto lo stesso titolo. Ecco il pcrcM di questa rubrica. Vero ~ che, sebbene tanto si parli di guel"r-a e ,ebbene tanto vi ai pensi, lt guerra non scoppia. Chi scrive queste note, ~ abbastanza vecchio per ricordare che prima del '13, non si parlava mai di guerra e nessuno ci pensava, I Sovrani d~ vari patsi si ,cambiavtno ,,isitc, brindisi e proteste di amicizit, e si chiamavan l'un l'altro • caro cugino:., E tutt'a un tratto la guerra ,coppiò. t' lecito pensare che oggi, giacchi si parla tanto di guerra, lt guena non s.coppierà? t una speranzt o, meglio, ~ una rtgionc di spu-are. Varrà quel che \'arrà. Per conto nostro, non ci contiamo molto. Forse quella ragione di spcnire, che sopn ci è balenata, è men tenue, meno evanescente di quanto a pnma vista possa sembrare. In fondo gli uomini usano non parlal"emolto di quel che sian veramente risoluti a fare. Negli anni prima del 113, il mondo era risoluto a far la guerra: tutti gli accordi necessari erano stati presi, tutti , pezzi del gioco erano tl loro posto. E pcl"cib non II parlava mai di guerra. (Pmsons-y tou;'ours, - disse Gambettt, - n'tn parlons ;'a'ft1ais). Oggi nessun paese è veramente risoluto a far la guerra, E perciò se ne parla ranto. Un giornalista, molti tnni fa, !"accontavt che, nelle guerre civili al Messico, le due pani usavano aprire il fuoco a distanze enormi, ni mai si avvicinavano al punto da potersi ammazzare. li giornalista domtndò t un ribelle il perché di quelle sptratorie inutili; e il ribelle rispose: Por tspantar al enemigo. t unt interpretazione. Se si vuole, una interpretazione alqutnto ottimistica. :,..1a forse non ~ male, al momento di iniziare una cosi fosca rubrica, darsi delle uie di ottimista. Anche perché non mancheranno cc!"tOle occt.s1oni di esser pessimisti. VII OEIIEllALll PESSIMISTA lJ N uomo che non vede certo la ntam rosa ~ 1I Generale Sir Jan Hamihon. Costui, pochi giom1 or sono ha fatto a Manchester un discorso Cl"iticando Lord Grey of Fallodon, che, come tum sanno, era ministro degli Esteri del Regno Unito a.I moJmcnto dello scoppio dellt guerra, e lt sua ptrtccipa.zione alle conversazioni che lo Sttto Maggiore inglese ebbe con quello francese due anni prima della Grande Guerra. • Lol"d Grcy of Ftllodon - ha detto il Generale Hamilton - che spesso vien chiamato "un uomo di pace., fece proprio questo. E • unt volta fatto questo, una volta che ebbe ,panccipato alle con\'ersazioni navali con la ,Russia, egli mise nelle mani di tltri paesi il •potere d1 t!"ascinarci alla guerra, al loro fian- •co, quando l'o!"a ne fosse suonata. Qutlsiasi milittrc di professione vi dirà che •dal momento in cui i piani di guerra di •un'altra nazione vengono confidati direttamente al vostro Stato Maggiore, l'onore del •vostro esercito è in gioco: diventa difficile •rÌJnane!"e neut!"lli e del tutto impossibile associarsi all'altra parte, Noi abbiamo smesso di fatto di essere 1m- •parz1ali. Noi abbiamo perduta la nostra libertà d1 movimento, Cosi tutto si riduce a questo: noi armiamo m favore della Russia e della Francia e contro , nostri parenti di •sangue, i tedeschi. Tutto questo~ bene, u: vi sorride l'idea di •pranzare in maschera antigRs nel 1938. M1, pe1 conto mio, ,·i chiedo scus.., pcrch~. per tllort, pranzerò in Paradiso . Augurì,uno al Genera.le Hamilton di potere anconi pel" lunghi anni pranzare 1u quc:.ta tcrl"I e ai suoi connazionali - e, naturalmente, anche 11 resto dell'umanità - di non an-r biSO)itr,odi far uso di maschere nel 1938, né negli anni che seguiranno. Questo per quel che riguarda il futuro. Z\.la il genel"alc Hamilton ha parlato anche di cose passate, che ci interessano di più, Dunci,ue Lol"d Grey of Fa.llodon, dice il Generale Hamilton, già fin da due anni prima che l'art fata.le tcoccassc, aveva reso ine,·itabilc lt gucnt per il Regno Unito. Ciò non osttntc - o appunto per questo., - egli è detto (nel suo paese, s'intende) un uomo d, pace•. Ora noi ci domandiamo: se Lo!"d Gl"ey of Ftllodon, che fu • un uomo di pace•, • fece proprio questo• - thil t;tr)' thing, dice il Generale • e cioè preparò la Grande Guerra e rete sicura la partecipazione ad essa dell'Inghilterra, che cosa mai pre_parano gli_ attuali mm1stn di Sua Maestà britannica, a1 qualt, finora, netsuno ha pensato di applicare l'idillico appellativo di • uomini di pace•? MAL!IITESO PERICOLOSO ,. 't del vero e c•~ del falso - o, per lo W meno, dell'arbitrario - in questa interpretazione della politica estera mglcae degli ultimi tempi. Cc.rto l'at_te,llgiamcnto del Governo ingl~c ncgh ultimi 1emp1 ha mcoragg1ato la fatuità e la tracotanza delle sinist!"e m Francia e gli intrighi di RUcrra dei Sovico. Giornali radicali e socialisti, m Francia, sono pieni di csulttnza per la riaunczionc dell'antica alleanza e mostrano di credere o lucitno credere che l'intervento inglese 1ia assicurtto non solo per il caso che la Francia sia aggredita senza provocazione•, ma tnchc per il caso che la Franci11sia trascinata alla guerra dal Patto con i Sovicti. E, senza dubbio, questo fatto, o, meglio, questa credenza - \'era o erronea che sia - tggravt notevolmente i pericoli di guerra. L'lnghiltcrrt favorendo le tpcnnzc che una delle due parti, in cui l'Europa è divisa, riponga nel suo aiuto, affretta lo scoppio della guerra. E que,10~ quel che c'i di ,·ero nell'interpretazione di Garvin. Ma ~ semplicemente un malinteso? E la politica britannica è soltanto ambigua? In alt!"Ì termini: si ingannano ,,cramcnte • sinistre francesi nel credersi sicu!"e dell'alleanza inglese? E, conispondcntementc, l'lnghilrerra consena ancora lt sua libertà di movimenti, o i silenzi e le reti~n:tc e l'ambiguità degli uomini di stato britannici mascherano una risoluzione già maturata? È questo il punto. Non abbitmo elementi _pn .scioglicr,i; lo enigma, E forse nessuno li ha 1n Europa ad eccezione di alcuni dei Ministri ingle,i. Si .apri se l'lngh1lterra inte.ndeva intervenire solo quando sarà intervenuta. È l'uso inglese. Tun{ rico!"dano che quando la guerra europea era già scoppiata i tedeschi erano ancora sicuri del non-intervento dcll'Ingh.iltcrra. Cambon. al momento di ritinirc il l)tssaporto, ebbe un drammatico colloquio con von Jagow: e gli assicurb che l'Inghilterra sarebbe intervenuta. Von Jagow sorrise, incredulo e sufficiente, come solo sa esserlo un diplomatico mal riuscito. E l'Inghilterra intervenne. Chi assicura, chi può garantil"c che la storia non ,i ripeterà? CROIIOLOOIA -..yOI non tbbìamo thri clementi che ...... i fttt1 quali si sono svolti finora. Sono qualche cosa per chi sappia intcrroi;i:arli. L1 disponiamo per ordine cronologico. Un professore di storia diceva che la cronologia~ l'unica cosa certa della storia: quando è certa. Il resto, lo aggiunge lo storico futuro; cd~ fantasia. Elenchiamo, dunque, in una brcvissimt tabella, i fatti culminanti di quesra drammatica partita, che da alcuni anni si gioca fra Londra, Parigi e Berlino. E, pc!" incoraggiare i guni med1t11ivi del lettore, seguiamo questo ordìnc: scgnamo a 1inistra i fatti nei quali si concretarono le iniziative diplomatiche tedesche, e t destra le repliche o le contromisure. di Parigi e di Londra. JO gmnaio 1933: Avvento al potere di Hnler. 14 ottobre 1933: La Germania abbandona lt !:,. d. N. tJ gtn,iaio I935: Plebiscito della $arre. 1• mnggio 1935: La Sure si ricongiunge alla Germtnia. 16 mar%O1935: Vieno l"ipristinato il servizio militare m Gcnnanit. 15-~6 morso 1935: Colloqui Simon-EdenH1tlc1"a Berlino. 1 maggio 1935: Patto franco-sovietico. 15 giugno 1935: Accordo navale anglotedcsco. ? mar::o 1936: La ~cnnanit rioccupfl militarmente la Renania.. Jl marzo 1936: Piano tedesco di pace. 1° aprrlt 1936: Lettera di Eden a Parigi (mutufl assicurazione). 6 maggio 1936: Questionario inglese sul Piano tedesco. 2 ago,ro 1936: Jnizi.-tiva francese pc!" il non-mtcn•ento in lspagna. 25 n01:embre 1936· Accordo tedesco giapponese a:itibolsccvico. :z gen11aio I9J?: Gent/tmen'J agrument anglo-italiano. 19 gtnnaio 1937: D1scono di Eden. /tbbraio 1937· Si annunzia il programma mglese di 1iarmamcnto. Dunque, dopo la prima inizittiva tedesca - il colpo del 16 marzo 193♦ - l'Inghihcrrt ,pera ,n una composizione amichevole con la Germania, al di fuori dellt Francia, ,e non alle sue spalle: ~ l'accordo 11a\'ale. In questo prt~O tempo ~ chiaro che I Inghilterra ai d11intcressa della Russia. Dopo il secondo colpo·• - quello del 7 marzo 1936 - l'Ingh1ltcrra non spera più in un acco1do a parte e si stringe alla Francia. Infine, dt-po l'annunzio dell'accordo tedesco-giapponese (25 novembre 1936) la politica inglese si impegna sempre più con la Francia. In 10st~nzo, più la Germ_ania .diventa mintcciosa, p1uRii_armamc_nu bntann1ci aumentano e più l'lngh1ltcrra St strmge alla Francia e' parlt duro a Berlino. Quale è la situazione oggi? Per quel che riguarda la marìna, il Governo ha lasciato diffondere la voce che la ragione pel" cui not non abbiamo veramente impedito al Giappone d1 impadronirsi della :\1anciuna e all'Italia d1 impadronirsi dell'Abissinia, è stata che la nostra flotta non era adeguata a questi compili. Il che, per quanto riguarda l'Italia, RIARMO BRITANNICO. - Giungono sempre nuove reclute nelle caserme. Si può credere che ancora non ci siano impc~ni definitivi? OMNIBUS

la1m1tt1 E l'OCCIDENTE COME pura « dottrina religio- ,a >, l'hlam (o per lo meno la parte es!lcnzialc dei suoi dogmi) non è in po..,izione di a,-.oluta antite .. 1 con lo .,pirito della civiltà occidentale. In 'iOstanza c.,~ non rivol- ~e all'uomo che un unico fondamentale comandamento: d1 credere in un Dio unico e nella mi,;,;;ione divina di Maometto. e:Dio è Unico, è I' r.cerno. ~on ~enc1ò e non fu gt:- ncrato. :--J'onebbe alcun eguale > (Corano - Sura XCII, v. 1-4,. Fra i doH'ri rdi~imi ''ibadat;, che incombono ad o~ni mu,;ulmano, cinque, per la loro importanza, ,ono detti e i pila'ltri dc-li'I..,lam• ; e di e.-.siil primo è la shahadah o profr~..,ione di fede, che i- tutta in quc.,ta brev~ frase: « Non c'è altro Dio che Allah e :Maometto è il "uo Profeta ,. In t-.'-~ si compendia tuuo il d~ma fondamentale dcll'hlam, ~icché ba,ta pronunciarla per entrare a far part(' della comunità mu,ulmana. Xclla ,ua conci ..ionc, quella formula, affermando l'unicità di Dio, fa rientran· l'J<;lam nella famiglia delle religioni monott·i•ìtiche ; ma, nello ~trt.'IOtempo1 lo di,tingue da tutti ~li altri monotei,mi, in quanto afferma la mi~c;ione profetica di Maometto. Naturalmente, questo Dio unico è onnipotente, è giusto, è clemente, è mi- ,t"ricordio-.o, ecc.; è il Creatore del cielo l. della terra, della vita e della morte, ecc. Su cia<;cuno di que-;ti attributi il Corano torna ,;;pesso,con una in~istcnza che talora è monotonia. « li v~tro 010 è Unico », 'ii le.~ge, per e,;;empio, nella Sura II (v. 18-16o). « Non vi è altro Dio che Lui, il misericordioso, il clemente. Certo nella creazione dei ricli e della terra, nell'alterna~i della notte e del giorno, nella nave, che corre •mi mari, carica di co5e utili agli uomini, nella pioggia, ,che Dio manda dal fieio a riwcgliare la terra già morta, ove ha di,.,;;eminato animali d'ogni specie, nella variazione dei venti, nelle nubi costrette al lavoro fra cielo e terra, sono dei 5egni per gli uomini che comprendono. Eppure vi sono alcuni che si -.celgono degli idoli al po~to di Dio e li amanl'l come dovrebbero amare Dio •· E nella Sura VI (v. 163): e La mia preghiera e la mia devozione, la mia vita e la mia morte appartengono a Oio 1 Signore dei mondi, che non ha compagno. Questo mi è stato prescritto, ed io sono il primo dei musulmani >. Maometto è e il sigillo dei profeti > (Sura XXIII, v. 40), E comuncmeme il pa-;so è inte~ nel ~nso che i\iaometto ,ia « l'ultimo dei profeti > : unico sen- "° ammesso dall'Islam. Ma potrebbe es- "erc anche inte~o nel semo che Maomeno ; 1tbia apposto il sigillo alla predicazione dei ,;uoi predece:,;;sori (Lamrnen,;;- l'Islam, p. 57). E, infatti, Maomrtto concepì la ,;;uadottrina come una e conferma > dei monoteismi ~ondo -;c-ritture e cioè del giudaismo e del cri- .,tiane,;;imo, non come una negazione di 3 A PIU l E' 1937 .'xv o•NJBUS PAGINA l e""i : anzi, secondo il Lammens, nepputc come una innovazione. Per quel che riguarda la « vita 'iOCiale » e la convivenza degli uomini, non mancano nella religione j<;Jamica accenni ad alcuni principi che noi siamo avvez7i a comiderare come le più alte conqui:;te del pensiero e della civiltà occidentali. L'uguaglianza de~li uomini è affermata da una tradizione: « Iddio ha fatto sparire coll'Islam l'orgoglio dei pagani e la loro vanagloria per la nobiltà dei p«dri, perché gli uomini nascono tuni da Adamo e Adamo na,;ce dalla pol\'ere. 11 più nobile degli uomini pre~,;o Dio è colui che più lo tcmf" ». C~ì. ancora, il principio della libertà di coscienza e della t0lleranza rcligi°'a, che l'Occidente concepì solo dopo ,ecoli e ,ecoli di lotte e di dolori e r~~r:~~:~ n~)P8~~n! = :nn~i:c~i:~~~ pro\'Ìene dal no,tro Signore, e chi vuole creda, e chi non \'Uole sia mi<;eredente >. (Sura XVIII, v. 28); o anche: « Non vi è costrizione in religione: la retta via è stata ben di,;;tinta dall'errore. Chi non crede negli idoli e crede in D10 ,;;j tiene all'an,;;a più forte, all'an,a che non si ,pezza. Iddio è colui che a~colta e~». (Sura II, v. 257). E a un ,uo ..eguacc. Maometto di,;<;c: « Vuoi tu forzare gli uomini a credere, quando la fede proviene solo da Dio?> Perqno il principio che non si debba a~gredire, ma solo sia lecito difendersi (nel gergo della Società delle ~azioni ..i direbbe: il principio di non-aggres- ,ione) è chiaramente formulato nel Corano : e Combattete per la cau,;;a di Dio coloro che vi combattono, ma non attaccate per primi, ché Iddio non ama gli a~gressori , {Sura II, v. 186). Xeppure sul terreno della «morale> propriamente detta, della vita morale individuale, si può dire che l'Islam si presenti come antitetico e inconciliabile con I~ civiltà occidentale. Innumerevoli wno i passi del Corano che esortano al bene, che predicano la. carità. « Chi ti apprenderà che coc:a sia l'a,;;cesa? » dice la Sura XC (v. 12-17). « E riscattare il prigioniero, nutrire nei ~'iomi di carestia il parente orfano, il misero che giace nella polvere ,. E la Sura LXXVI (v. 8-g): e I pii sono ·0loro che dànno il loro cibo al povero. all'orfano, al prigioniero, quantunque lo de,;;iderino per se stessi, (dicendo) : noi vi nutriamo soltanto per amore di Dio e non vogliamo da voi né ricompema, né ringraziamento». E, in qualche momento, l'Islam si leva fino al precetto evangelico, che è considerato come il punto più alto della morale cri- ,;;tiana: e respingi il male col bene>, comanda la Sura XXIII (v, 98), 1Jna inconciliabile antitesi fra l'Islam e lo « spirito > dell'Occidente non esi- ~te sul terreno del dogma, non su quello della morale, né, infine, su quello della morale ~ociale. E, tuttavia, fra quei due poli è un abisso. Kipling disse che l'Oriente e l'Occidente non si incontrano mai; ma Kipling era un poeta e il suo Oriente era ,ul Cange. Il ~faresciallo Bougcaud, invece, non era certo un poeta : era un grande soldato e un grande colonizzatore, e il suo Oriente era l'Algeria; e dis..e proprio la stessa co,;;a. « Prendete un francese e un arabo», egli disse, e e fateli bollire insieme otto s:iorni nella ,;te,;;sa pentola; alta fine, 1 due brodi saranno separati>. L 1abisso, dunque, esiste: ma non è stato -;cavato dall'Islam. In parte esso fu creato dalla natura stessa dei popoli, fra 1 quali l'Islam si diffuse, e alla quale, in sO!\tanza, l'Jslam ,;,j adattò. 1-fa soprattutto fu creato dalla ~toria. Secoli di guerra e di lotte ':>Cpararono i due mondi e li re~ro diversis~imi l'uno dall'altro. Né si dica che quelle lotte e quelle guerre tra.,sero origine dal fanatt,;mo religioso. Certo l'Islam fu una grande for2a, ma i motivi di ordine materialistico - soprattutto l'appetito dei beni altrui - furono nella storia dei popoli mu~ulmani una fona bt·n più posS,Cntedella fede religio'>a. L'equivoco incombe sulla storia dell'Islam fin dall'inizio di essa. Di fronte a quello che fu e sarà ,empre uno dei fatti più stupefacenti della storia umana, la diffusione dell'i..,Jami,mo da un capo all'altro della terra in meno di un secolo, -.i solcva ri,·orrcre al motivo religioso. Il fanauo:;mo religioso spiegava tutto. e Fanatizzati dalla pn.·• dicazione di Maometto, bruciando dal desiderio di spandere la Iute dell'Islam. gli arabi si ..a. rebbero precipitati sul mondo civilizzato, rovesciando tutto, sciabolando tutto, per la maggior gloria di Allah , (Lammens .• Le Berceau de l'Islam), Solo in tempi relativamente recenti, ~li -.tudi del Wincklcr e del .Principe Cactani hanno dato una sp1e~azione più soddisfacente di quel grandioso av- \'Cnimento. Fu, secondo essi, il graduale inaridimento dcli' Arabia, l'insabbiamento della terra avita a ~pingere gli arabi alla conquista di altre terre. Fu la miseria che li cacciò dalla loro patria. ~é pensavano diver-.amentc i contemporanei delle grandi conquiste arabe. « La fame vi ha attirati fuori dei vo- ~tri deserti>, diceva agli invasori il ~enerale persiano Rostom. « Emigrando~, così un verw della Hamasa di Abu Tammam citato dal Lammem, « tu non sei ~tato attirato dal Paradiso, ma piuttO\to dal desiderio di as,;;icurarti del pane e dei datteri ,. Per il concof'O di tutto un complesso di circo- 'itanze storiche fortunate, quando l'Arabo, spinto dalla fame, traboccò fuori dal paese dei suoi avi, trovò, innanzi a 'ié, un mondo decrepito. Allora le sue ambizioni crebbero a dismi'iura : non ~i accontentò più del pane e dei datteri, ma volle conquistare il mondo. l popoli che riuscirono a ,;alvar,;i dall'alluvione, furono costretti a vivere con le armi al piede per ,;;ecoli,ad affrontare lotte mortali, a difendersi con le unghie e coi denti. Qual meraviEtlia se fra questi due mondi, che lottarono per <;ecoli l'uno contro l'altro per divorarsi a viccnda 1 ,;i formò un coc;ì profondo abisso? Quel che la storia ha fatto può la storia Sles\a disfare? Può la storia, oggi, colmare qucll'abi ..so che essa stes~a, un tempo, creò? L'Oriente non è più l'Oriente di un tempo. Non ,;;o)oei;so non spera o non pensa più di gettarsi, ancora una volta, sulle nazioni occidentali, e di 'iORgiogarlc, ma, a poco a poco, c;i lascia conquistare dalla civiltà occidentale. E le ~randi nazioni colonizzatrici, alla loro volta, ,;;uperato il primo momento della conquista, tendono sempre più a concepir"" il loro compito come una funzione di tutela 1 anziché come l'esercizio di un diritto di preda. Se un abis,;o c'è fra l'Occidente e l'I<;Jam, ,;;u questo abisso da tempo è ~taro gettato un ponte. E Mu,;;solini lo ha varcato. Sguainata la spada dcli' Islam, a Tripoli, egli ha promes'iO alle popolazioni musulmane, soggette ali' I tali a, pace e giustizia e ha C\presso la simpatia dell'Italia per l'Islam. Non crediamo di esagerare l'importanza di questo gesto affennando che es~ costitui~e il momento culminante di tutta una evolL.zione di idee, di rapporti, di <;cntimenu, evoluzione che durerà ancora a lungo, att1avcrw la quale, forse, l'Occidente e l'l,;lam giungeranno non ,;;oload una migliore compremione reciproca, ma anche a una vera e \incera collaborazione in servizio della civiltà. OMNIBUS Oriente L'Islam e la Cristianità ,t'È A~C'ORA qualcuno che s'induU stria, nella st.lmpa europea, a tran- -;are 11 vero sii<:nific,nodella poht1ca musulmana maujil'urata da \lussolrn1 nel recente \·iaggto 111 Libia. :\"on pa"-seràmolto tempo che si \·edrà come il Duce <,ia st,tto, ancora una volta, un ant1c1patore. Coloro che tingono d1 scandalizzarsi del fatto che il capo deJ .s:(o,·ernod1 una nazione cattolica accetti 111 omajZRJOla spada dell'Islam dovrcb:,ero meditare lo studio che alla quesuone 1slam1ca ha dedicato uno dei maggiori orientalisti vi\·ent1, Luigi Massignon (Rt'f.."Ut' Ju·bdomadairt', 3 giugno 1922). La figura del Cristo e da ~laria hanno conservato, ,n tutto il mondo islamico, un carattere di santità di gran lunga più accentuato che presso molte sette protestanti, in particolare i sociniani. Da molto tempo l'Islam non minaccia più la Crist1amtà. Si può dire, piuttosto, che l'aspetta, nel silenzio della propria disfatta, per vedere che cosa essa vale e se sa mantenere le proprie promesse. È per questo che l'atteggiamento della Santa Sede \"erso l'Islam c1 pare infimtamcnte più Cristiano e più umano del puritanesimo anglosassone •. L't J dicembre 1920 il principe ereditario di Turchia inaugurava su una piazza di Costantinopoli un monumento a Benedetto XV, definito benefattore dei popoli senza distinzione di nazionalità e di religione. In tale omap;gio e ndl'evoluzaone dei sentimenti che esso comportava, il :\lassignon scorgeva un an·cmmento • denso di significato e pieno di promesse non soltanto per l'anen1re del Cristianesimo cattolico, ma per la causa dell'umamtà e, piu precisamente, della pace attraverso l'azione concorde della cantb, dell'intelligenza e della giustizia Il bolscevismo In Asia '11..TESSUNO ignora che l'abolizione del .L... Califfato ha infranto l'unità 1erauca del mondo musulmano, determinando, contemporaneamente, il risveglio delle nazionalità. Ne approfittarono i bolscevichi per intraprendere un'attivissima propaganda in tutto l'Oriente. Dove esiste questo risveglio nazionalista lo alimentano, dove non c'è, lo provocano, e dove non c1 riescono, esasperano la xenofobia. ~ un movimento grandioso e pericolosissimo che mentre msidia gli antichi possedimenti coloniali, favorisce l'imperialismo moscovita in tutta l'Asia. Questa propaganda fu decisa al Congresso dei popoh dell'Oriente tenuto a Baku nel 1920, Zinoviev non ne voleva sapere; r1a su tutti prevalse il pensiero di Lenin. Furono redatte le 1struz1oni segrete alla fine di quello stesso anno. Le informazioni che ci vengono da ogni parte mostrano chiaramente che la diplomazia dei Soviet deve uscire dalla limitata sfera degli interessi di partito e prendere per base il principio dello Stato nazionale in luogo della lotta di classe. Se sapremo fare, il nostro successo sarà assicurato, come è avvenuto in Turchia, dove, sotto la maschera della loua·nazionale, noi lavoriamo per la Terza Intemaz1onale e dove la parola d'ordine: - Abbasso il trattato di Sèvres! abbasso l'Intesa! - ha trasformato il pascià turco in un difensore ardente degh interessi bolscevichi li, Questa propaganda non ha cessato mai. Al penultimo congresso dei Soviet, il bolscevico armeno Nadir dichiarava apertamente che questo metodo dava eccellenti nsultati in tutto l'Oriente Mediterraneo. Sul medesimo piano si muove la Quarta internazionale che fa capo a Trotski, pienamente solidale, 111 questo, con la Terza. Nell'estate scorsa essa pubblicava un manifesto e a1 popoli oppressi del Marocco e a tutti i popoli coloniali• per incuarli alla ribellione contro la schiavitù imperialista•· Alcune proposizioni: li governo bntanmco ha messo le mam sulla Palestina per proteggere la via delle Indie e i suoi mteressi economicì nella Mesopotamia. Per difendere questa posizione i banditi dell'imperialismo inglese sob1llano A Tripoli - Fantasia di cavalleggerl indigeni alla presenza del Duce l'odio d1 razza fra arabi ed ebrei, suscitando delle zuffe sanguinose fra gli uni e gli altn. Fin che I lavoratori ebrei ai faranno I complici degli agenti britannici e fin che i la\"oratori arabi non cercheranno l'alleanza dei lavoratori ebrei e dei loro fratelli delle Indie per colpire il comune nemico, l'imperialismo inglese si atteggerà ad arbitro ed a paciere, batterà moneta sul loro sangue e li farà massacrare a vicenda. L'imp~riahsmo francese d1 Blum e di Daladter non è più dolce in Indocina, nell'Africa del nord, in Sma e dovunque sfrutta ed opprime 1 popoli conquistati all'ombra del tricolore•. L'lnqnletudlnedell'Oriente L'IXQUIETUDI1'E dell'Oriente è immensa. D1ec1 anni fa 11 Pernot, dopo una lunga inchiesta nell'India e nell'Asia musulmana, faceva un quadro impressionante del decadimento del prestigio dell'Europa dovunque era passato. 11 mondo orientale, scandalizzato dagli orrori della grande guerra, che mise gli um contro gli altri popoli della stessa ci- \"iltà e della stessa fede, non crede più all'Europa. Tutto l'Oriente ha gli occhi su d1noi, osserva le nostre esitazioni, spia 1 nostri erron, pronto a trame partito. La polittca della Francia in Siria, quella dell'lngh,lterra nell'lrak, le ho sentite g1ud1care e criticare non solo da egiziani e da indù, ma da persiani, da afgani, e con quale spietato rigore! Le cose del Marocco erano, per I miei interlocutori orientali, un altro pretesto sia per declamare contro l'imperialismo dell'Europa, sia per denunziare la sua impotenza. Ma non avrei mai immaginato di dovermi recare fino a Delhi per sentir fare, da dei musulmam dell'lnd1a, il processo a1 metodi amministratt\ri della Tunisia•. :"Jel mondo orientale i musulmani sembrano 1naccessibilt al bolscevismo. Nonostante i buoni rapporti con la Russia, Kcmal Pascià non ha permesso ,essuna infiltrazione bolscevica nella nuova Tur~ ch1a. t un luog,> comune che i musulmani hanno vi,.·o e profondo il senso dello Stato, non ultimo dei motivi che fece di essi una razza dirigente per definizione fra le popolazioni informi o disperse dell'Africa e dell'Asia. L'Islamismo può essere un formidabile impedimento alla propagazione del bolscevismo dovunque si afferma 11dominio dell'Europa. Di recente René La Bruyère, il maggiore scrittore di cose navali della Francia, si domandava, in un articolo della Rer.;ue dts Dtrn: i\llomles (15 marzo 1937), quale fosse la situazione dell'impero francese e fra i pericoli che lo minacciavano metteva in primo piano quello bolscevico. e Parliamo prima di tutto di questo. Se vogliamo salvare l'idea imperiale, dobbiamo premunirci contro l'istinto di disgregazione cellulare che il bolscevismo cerca di diffondere in tutte le colonie li. Solo Mussolmi ha avvertito queuo pericolo cd ha intuito il rimedio. Le parole che egli ha rivolto ai musulmani \'anno oltre le circostan7e immediate e trascendono l'interesse italiano. Possono riuscire d1 grande giovamento alla causa dell'ordme mtercontinentale, al prestigio dell'Europa, se saranno intese nel loro vero significato e seguite da un'azione adeguata e concorde. Questo, naturalmente, non impedisce alla Francia di 1rntarsi per 11viaggio del Duce m Africa e d1 ntardare il riconoscimento dell'Impero italiano. E all'Inghilterra di invitare l'antico negus all'incoronazione del nuovo re. Compagni della divisione del Pamir! Una missione di fiducia vi è assegnata. La Repubblica dei Soviet vi manda agli avamposu del Pamir, sui confini dei paesi amici dell'India e dell'Afganistan. L'altipiano del Pamir separa la Russia rivoluzionaria dall'India, dove trecento milioni di uomini sono ridotti in ischiavitù da un pugno di inglesi. !=-u questo altipiano, i messaggeri della Rivoluz1one pianteranno la bandiera rossa del1 'csercito liberatore. Che i popoli dell'Indta sappiano che nella loro insurrezione contro gli oppressori inglesi, essi possono contare sull'aiuto immediato di un popolo vicmo e amico•. È un proclama rivolto da Mosca alle truppe bolsceviche delln frontiera settentrionale dell'Jnd1a. Si sa che l'Inghilterra si preoccupa di difendere la via delle Indie nel Mediterraneo. Ma è C\'1dente che i suoi interessi con la Russia nell'Asia debbono essere « complementari

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