Nuova Repubblica - anno V - n. 38 - 22 settembre 1957

(181) nuova repubblica 3 UN A QUESTIONE APERTA MEZZOGIORNO ERIF RME GENER Burocrazia, amministrazioni pubblicJ,e, scuola e nazionalizzazioni, ecco i settori di lavoro di una legislatura nei quali polremmo gettare le basi per la costruzione cli uno Stato (e quiudi di una zona meridionale) moderno e democratico. Altrimenti con– tinueremo a rilorcerci con i piani, gli enti speciali, le leggi "rivoluzionarie,,: i trorei della nostra Ì)npolenza di ieri e di oggi di BENIAMINO FINOCCHIARO Q UELLA che gli uffici turistici all'estero presentano come l'Italie inconnue è divenuta all',interno l'Italia più popolare del nostro tempo. La speoiaiità de!Je leggi che l'hanno riscoperta ha indubbiamente favorito la polarizzazione dell'interesse pubblico su di essa. Naturalmente nel1e forme in cui di. solito una larga disponibilità, mal controllata, può pro– vocare interesse: dalle grosse speculazioni ai viaggi spe– sali degli intellettuali, dalla stampa che non ha problemi di tiratura alla moda delle « civiltà nuove». In fondo con settant'anni di ritardo i detentori del potere politico hanno scoperto i probleml e le miserie del Sud. E con la tardività tipica della classe dirigente ita– liana alla rimozione di essi problemi si sono applicati, operando su schemi e con strumenti anacronistici se non superati e, ormai, inerti. Soprattutto il concetto della compensazione (che non a torto ha irritato certi regionalisti piemontesi) e la di– sposizione alle provvi.denze straordinarie hanno caratte– rizzato il dinamismo governativo post-fascista. E un colossale, macchinoso complesso di iniziative si è mosso in un ambiente non disposto a riceverlo e privo degli strumenti ( cli1sse diri.gente e capacità di imprese economiche autonome) per catturarne e svilupparne gli inceotivi e i dati positivi. D'altro canto gli scriteriati interventi dello Stato, rompendo la necessità di quell'elemento equilibratore, che è il rapporto investimenti-reddito nella maggior parte <lei processi economici, ha ritardato l'allineamento della eco– nomia meridionale, in un momento in cui la trasforma– zione delle strutture economiche del paese era tanto radi– cale da render meno sensibili gli squìlibri dei punti di partenza. :Ma questo non è ancora momento di consuntivi. Più opportuni alcuni rilievi negativi che solo in modo accentuato riguardano il Mezzogiorno: la loro negatività cointeressa l'intero paese. L'impegno meno sensibiie, infatti, nella recente agita– zione meridionalista, è stato quello posto nel chiedere un certo volume di riforme d'interesse generale, i cui riflessi meridionali liberassero il Sud da ipQteche ben più gravi che la mancanza di alberghi e le rovine delle città– vecchie della provincia meridionale. Esemplifichiamo: 1) Riforma della burocrazia: La nostra burocrazia, con le sue sovrastrutture pletoriche e la sua incompe– tenza, rappresenta, oggi, l'ostacolo primo e più grave a qualsiasi programma di rinnovamento sociale ed econo– mico del paese. Una smobilitazione che voglia realizzarsi senza un grosso sconquasso econom,ico-sociale, non sarebbe possi– bile con l'attuale sistema liberistko della nostra econo– mia. Quello burocratico è un lavoro non qualificato che, in una condizione di libero assorbimento, non troverebbe modo di aggiustarsi da sè ma continuerebbe a pesare attraverso· l'apparato economico o assistenziale, nello stesso modo in cui oggi pesa attraverso l'apparato am– ministrativo statale. D'altronde, esiste anche un problema di moderniz– zazione dell'apparato statale, che non può essere disgiunto da quello dell'alleggerimento burocratico. Si porrebbero, dunque, due soluzioni: a) o proporsi una r-iforma di struttura che mirasse a ridimensionare l'apparato burocratico per l'avvenire, limitando gli interventi di sfollamento al presente solo nella forma di offerte allettanti di liquidazione o di spo– stamento in basso del limite pensionabile; b) o operare più drasticamente hic et nunc. Più proficua questa alternativa, indubbiamente di più difficile attuazione, anche per il potere politico che com– porta. In questo caso ci sarebbe la necessità di affrontare: - la riorgan-izznzione tecnologica dei serviii pub– blici per avvicinarli a quelli industriali, con precisi cal– coli di costi, con spiccata automatizzazione degli impianti. Ne verrebbe incnnato il principio base del nostro ordina– mento amministrativo, lo stato giurid-ico del personale. Ma questo consentirebbe ricambi più rapidi e fornirebbe all'amministrazione dello stato energie alimentate di con– tinuo da esper-ienze già provate. Le università, le ban– che, le industrie, i partit.j potrebbero fornire intelligenze direttive già selezionate. Si impedirebbero anche le arti– colazioni permanenti di interessi privati e di gruppo e la disfunzionalità irreparabile della pi(mta organica; - un piano economico di riassorbimento in altre attività, preventivamente studiate e dirette ad una mag– giore produzione pianificata, delle forze. di lavoro che aggraverebbero altrimenti la disoccupazione: piano che presuppone a sua volta un ampio programma dì ridimen– sionamento tecnico di masse di burocrati praticamente incapaci di lavoro produttivo. Possibilmente questo piano dovrebbe essere concomitante con l'instaurazione delle regioni e con piani di sviluppo regionali, che rdchiedereb– bero personale adeguato e già fornito di conoscenze am– ministrative. Ne1le maglie di questi passaggi potrebbero essere fre– nate la incapacità e la corruzione che infettano i nostri apparati. Il Mezzogiorno trarrebbe da una coraggiosa epura– zione un duplice ordine di benefici: - generali, perché verrebbe concesso meno margine alle autorità costituite ed inamovibili - dal prefetto al– l'accalappiacani - per sfruttare, mettere in soggezione ed asservire gli amministrati: la psicosi delJa gerarchia verrebbe minata dal rischio delle responsabilità; - particolari, perché migliaia di giovani cesserebbero dall'usare dei primi trent'anni della loro esistenza per studiare i modi, i tempi e le forme per divenire compo– nenti di quel colossale organismo assorbente che è la burocrazia dello Stato e degli Enti locali. 2) Moralizzazione della vita amministrativa: di 5()– lito un organo amministrativo è nel nostro paese la testi– monianza del dilettantismo, del1a pavidità, del confor– mismo che·sgovernano la nostra vita pubblica. La democrazia periferica è sorretta da una situazione di irresponsabilità permanente. L'eletto nella generalità dei casi è un semplice strumento decorativo e transitorio di una autorità ben più impegnata: i funzionari del co– mtme e della provincia. Questa soggezione crea costantemente nell'organo am– ministrativo una inversione di rapporti: la promozione del tecnico dal piano esecutivo a quello direzionale. Ne scaturisce una equivoca rete di interessi illeciti, di pro– tezioni. di tolleranze subite e pron1oss.e, di intimidazioni o di prepotenze: l'elettore ed il contribuente finiscono,, indifesi, ~~•essere degradati nella pluralità dei casi al ruolo di clienti. Gli organi di controllo sono lenti e r:iluttanti; quasi sempre complici delle responsabilità locali. Nessuna spe– ranza che correnti di opinione possano rompere e· tra– volgere queste policentriche zone di corruzione. Di con– seguenza da anni la cosoienza più responsabile del paese esita n·en'accettare le tesi delJe autonomie regionali o di quelle comunali. Danneggiato ne è essenzialmente il Mezzogiorno. Ma ci si sente sprovveduti all'idea che agli organi locali siano concessi poteri accresciuti, maggiori disponibilità di bilancio e più Jar:g°a autonomia di im– piego. Sul piano amministrativo si dovrebbe avere il corag– gio di una radicale riforma che, semplificando l'intero sistema, deleghi totali responsabilità ed autonomia agli amministratori locali, ma li assoggetti a dra.stiche san– zioni penali, civUi e patri.moniali. E' irragionevole l'at– tuale immunità - a meno che non si vogliano accreditare a controprova Je balorde incriminazioni prefettizie in danno degli oppositori del governo - che copre le ma– lefatte degli amministratori periferici. Nel Sud si otterrebbero: - una rapida riduzione dei quadri di candidati eleggibili; se qualcosa odia la gente che da noi fa pojjtica sono le noie delle responsabilità; - un calo nella tendenza al clientelismo. nella col– lusione degli interessi privati con quelli pubblici, nella copertura necessaria delle malefatte degli uffici; - un incremento dello spirito di iniziativa e del senso civico, che nessun partito e nessuna politica meri– dionalista potranno darci dall'esterno, e che solo la quo– tidiana responsabilità dei pubblici uffici può sviluppare. 3) La scuola: nei paesi civili essa è considerata ll'1 investimento a lunga scadenza; da noi un settore di assor– bimento della disoccupazione intellettuale. Organata in modo che i padroni dei nostri Istituti siano un pugno di burocrati, i provveditori agli studi, con migliaia di professori supplenti e assillati dal pro– blema della fame e dalla coscienza della propria igno– ranza, con concorsi a livello mnemonico-riepilogativo, con presidenze inidonee, pressata dalle molte interfe– renze d'ordine economico e politico, la scuola di Stato s'arrende progressivamente alla invadenza della scuola privato-religiosa. Dei politici di buona volontà dovrebbero: a) bloccare la istituzione di scuole private legal– mente riconosciute, per lo meno per cinque nnni, e pro– cedere alla chiusura di tutte quelle scuole funzionanti che ad una ispezione affidata a commissari, rigidamente controllati, risultassero inidonee agli uffici ad esse affi– dati dal riconoscimento; b) bloccare la istituzione di nuovi licei classici, di nuovi isti\uti magistrali, di nuovi istituti tecnici ad indi• rizzo commerciale, favorendo la istituzione di scuole agra• rie (non avviamenti agrari, che sono fucine di ignoranza), di istituti nautici, di istituti industriali. E soprattutto istituendo scuole di arti e mestieri, che insegnino al con• tadina, in modo accessibile, a coltivare la terra, al pesca• tore i metodi razionali di pesca, al sarto la tecnica del taglio. E non la geografia astronomica o i modi in cui il ~ conte Ugolino. rosicchiava il teschio dell'arcivescovo Rug. geri; insegnamenti che occupano ore preziose di lezione, negli attuali corsi di avviamento; c) abolire i ruoli permanenti degli insegnanti. Allo insegnamento si deve accedere con i titoli accademici e con quelli scientifici aggiuntivi, vagliati da commissioni di docenti di prestigio; la permanenza nell'insegnamento deve essere una conquista permanente, non un diritto amministrativo. Triennali colloqui e periodiche presen– tazioni di monografie specializzate potrebbero costituire l'unico titolo di conferma. Un docente ha il dovere di impegnarsi nello studio con metodo e continuità. Diver– samente egli diverrà un volgare distributore di nozioni imperfette, slegate e fredde. L'analfabetismo di ritorno nei docenti, infatti, è urì fenomeno terrificante e diffuso in Italia; d) imporre che in Italia le scuole siano mantenule da chi le frequenta. Solo le scuole elementari, i corsi medi inferiori e le scuole di arti e mestieri dovrebbero gra ... vare sulla intera comunità; in questi limiti si salvaguar--– derebbe rigidamente la norma costituzionale dell'istru .. zione obbligatoria sino al quattordicesimo anno di età. Per le scuole inferiori, inoltre, nessun criterio di « ido– neità » maggiore o minore, poichè lo Stato ha il dovere di assicurare una istruzio.ne elementare e la conoscenza di un mestiere a chiunque (indipendentemente dalla sua capacità) e gratuitamente. Per le scuole superiori, invece, lo Stato deve rivalersi sui frequentanti. Salvo il tjiritto, per chi ha notevoli e reali attitudini, di essere non solo dispensato da qual– siasi forma di contributo, ma anche sostenuto in molte sue esigenze extra-scolastiche. Necessaria inoltre una Un– posta scolastica sulle famiglie ricche (imposta generale non tassa come corrispettivo di un servizio) e l'incre– mento degli stanziamenti per la pubblica istruzione nel bilancio statale e in quel1i locali. I riflessi meridionali di una nuova politica scolastica sono intuibili. 4) Naziooalizz-azione di grossi complessi industriati: a) per sottrarre alla disponibilità di clans priviJe ... giati un controllo del potere politico, che preme essenzial--– mente nella zona delle aree depresse; b) per sbloccare da una situazione di monopolio certi componenti dei costi di produzione (energia elet--– trica, concimi chimici, cemento, zucchero, macchine agri .. cole) che con la loro incidenza ritardano enormemente lo sviluppo economico delle stesse aree; e) per rendere disponibi.le una certa quantità di ricchezza che molto più utilmente potrebbe essere inve– stita in cicli produttivi di p~ù ampio interesse pubblico. Burocrazia, umministrazioni pubbliche, scuola e na--· zionalizzazioni potrebbero impegnarci per una intera le– gislatura. E rappresenterebbero un solido avvio per la rinascita meridionale. Se operassimo con serietà avremmo gettato le basi per la costruzione di uno Stato (e quindi di una zona meridionale) moderno, democratico, artico– lato su istituti solidi. Diversamente continueremo a l'i~ torcerci con i piani, gli enti speciali, le leggi "rivoluzio– narie ": i trofei della nostra impotenza di ieri e di oggi. Questo, delle riforme generali, potrebbe essere, oggi, il modo migliore di servire gli interessi del Mezwgiorno. \lllllllllllllllllllllllllllllllllllllll/111111111111111111111111111111111111111111111111111UIIUIIIIIIIIIUUIUIUI. ABBONATEVI, FATE ABBONAREA 1500 800 450 nuova repubblica (annuo) (semestrale) (trimestrale) IIIIIIUUH1111111tlUUll11111111111111lllllllllllllllUIIIUUlllltuUUtmmm111anmummmutt1m111111

RkJQdWJsaXNoZXIy