Nuova Repubblica - anno V - n. 15 - 14 aprile 1957

6 MAG ISTR J\T I A CONG R E·sso GIUSTIZIA NCRISI li Congresso nazionale dei magistrati è destinato a richiamare l'attenzione dell'opinione .. pubblica e clel governo sull' in,opportabile disfunzione in cui veroa l'amministrazione della giustizia e ad invocare provvedimenti radicali di DOMENICO A NAPOLI, nella Sala dei Baroni al Maschio Angioino, si sono ap~rti sabato 6 a_P}·ile. i. la~oti_ dell'Vlll Con– gresso nazionale dei rpag1strat1 1tal1an1, al quale han– no partecipato 521 delegati. All'apertura dei lavori, il rap– presentaqte del Consigli'? nazionale degli avvocati, Ettore Botti, porgendo il salutO degli avvocati ai giudici, ha ri– cordato con commosse parole Piero Calamandrei « strenuo sostenitore dell'ìndipendénza della magistratura ». Il presidente dell'Associazione nazionale magistrati e presidente di Cassazione Vincenzo Chieppa, dopo un o– maggio a De Nicola,' ha ancora una volta ribadito che « bisogna applicare le norme costituzionali sul Consiglio superiore della magistratura integralmente e lealmente, senza compromessi e senza mezzi elusivi)). Gli ha rispo– sto il Guardasigilli, che ha tra l'altro affermato: « I rap– porti fra potere giudiziario e potere governativo dovran– no essere regolati in modo che, pur se le decisioni nel Consiglio superiore dovranno essere lasciate alla magi– stratura, al governo deve essere affidato un compito di coordinamento e collegamen'to nei confronti degli altri poteri dello Stato)>. I lavori di questo VIII Congresso si svolgono a meno di sei mesi da quel 15 ottobre 1956 che ha segnato una data effettivamente storica per l'amministrazione della giustizia in Italia: quel giorno, infatti, la magisfratura italiana ha finalmente dato l'avvio alla soluzione dei nu– merosi problemi che appesantiscono da decenni nel n◊'stro Paese l'attività giudiziaria. Il 15· ottobre scorso i giudici hanno cominciato ad applicare rigorosamente tut– te le disposizioni processuali e regolamentari che disci– plinano la loro attività. E' il primo indispensabile atto Che prelude a11'attuazione di altre decisioni di estrema :importanza per la soluzione della crisi del nostro or– dine giudiziario, che non tarderanno ad essere attuate. In Italia la giustizia viene amministrata da 5.553 magi-strati, un giudice per circa ottomila abitanti. Ma va subito rilevato che il ruolo organico non è mai al com– pleto, poichè, a parte i posti vacanti per morte e col– tocarÌ1ento a riposo (che non vengono tempestivamente - coperti), ~'è da tener presente il numero dei giudici tem– poraneamente fuori servizio per malattia, ferie e altre cause. In .effetti, quindi, il numero dei giudici in servi– zio è inferiore a quello dell'organico. Va poi tenuto pre– sente che non tutti i giudici svolgono un'attività di giu– dizio, cioè giud'i.cano; un migliaio, infatti, non emette sentenze, quindi gon svolge un'atùvità di giudizio. Questa è la prima constatazione che fanno rilevare i giudici che individuano una delle cause principa1i della dis(unzione giudiziaria nella deficienza 11umerica dei magistrati~ Per essi i quadri della magistratura sono ina– deguati alle esigenze sen::ipre crescenti dell'an:iministra– zione della giustizia, e pertanto è indispensabile incre– mentarli in base alle effettive necessità. A sostegno di questa tesi portario la mole di lavoro che i magistrati devono compiere. Esaminiamo alcuni , dati tratti dall'Annuario Statistico· italiano 1955: GIUSTIZIA CIVILE Procedimenti di ogni ordine e grado 1951 1954 Sopravvenuti 542.256 540.299 Esauriti 496.119 523.023 Pendenti 512.791 554.244 Dal 1951 al 1954 i processi pendenti sono aumentati di ben 41.453 unità. Va anche tenuto presente che· non tutti i processi esauriti sono stati conclusi con la sen– tenza. Sotto questa voce, infatti, sono compresi anche i procedimenti cancellati dal ruolo per sopraggiunte am– nistie, abbà'.ndono delle parti e altre ragioni. Nel '51 i processi estinti prima della defi.nizione, in fase istrut– toria e in quella decisoria di ogni ordine e grado, furono 280.205; nel '54 sono stati 288.619, cioè 8.414 · in più. E' evidente che se tutti questi processi fossero stati por– ·tati al giudizio, il numero di quelli pendenti sarebbe c;re– sciuto di tante unità quanti sono i procedimenti in parola. GIUSTIZIA PENALE Procedimenti di' ogni ordine e grado 1950 1954 Sopravvenuti 2.534.197 2.789.269 Esauriti 2.539.283 3.069.753 Pendenti 832.294 455.838 Dal '50 al '54 i processi pendenti si sono quasi di• mezzati; naturalmente, decine di migliaia di processi si sono estinti in seguito ad amnistie, condoni e altre cause. Non va dimenticato, però, che il lavoro della magistra– tura comprende, anche altre attiviià: provvedimenti in materia di matrimonio e stato delle persone; procedi– menti per il rilascio di irrimobili urbani e sfratti; seque• stri, decreti di ingiunzione, pignoramenti. Questi dati, per gran parte dei giudici, provano che i quadri della m~gistratura sono insufficienti. TARANTINI Molti magistrati, però, sono di altro parere~ e so– stengono che ì quadri sono più che sufficienti· e potreb– bero anche essere ridotti. Non si tratterebbe cioè di au– mentare il numero dei giudici, ma di organizzare e ra– zionalizzare il loro lavoro. In Inghilterra, affermano, la giustizia è amministrata, e molto meglio che da noi, da circa ottocento magistrati e in Giappone, che ha i'..tnapo– polazione doppia della nostra, da non più di seicento. In Italia ce ne sono quasi 5.500, e con una disfunzlone giudiziaria preoccupantissima. Questo è dovuto al fatto che i giudici nbn possono dedicarsi solo alJa loro fun– zione naturale, quella di giudicare, ma sono costretti a svolgere un .lavoro che non gli compete. Q UALI SONO i provvedimenti che molti ma'gistrati ritengono idonei a rendere Possibile perfino la dimi– nuzione dei quadri della magistratura? Le eircoscrizi_oni giudiziarie, che dipendono dal Par– lamento, non sempre sono razionali; spesso, anzi, sono costituite male, e non escludono, purtroppo, inter1eren– ze clientelistiche. Utilissimo, pertanto, sarebbe sotto– porle alla magistratura, cli.e le riorganizzerebbe solo se– condo un criterio di funzionalità e di reale utilità pub– blica. Della massima utilità, indubbiamente, sarebbe la unificazione di due o tre P.reture, piccole e .medie, dove il lavoro è scarso e non giustifica l'impiego di un ma• gistrato. Ci sòno preture, per ~sempio, dove in un anno vengono celebrati non più di 35 processi penali, quanti, cioè, se ne celebrano in una sola sezione alla pretura di Milano in un solo giorno, E' evidente, quindi", che, men– tre ci. son·o giudici che hanno· un lavoro molto scarso, e non sono pienamente utilizzati, ce ne sono altri ad– dirittura sommersi dal lavoro. Unificando le• piccole pre– ture si risolverebbe anche il grosso problema dei « vice pretori onorari )>, che sostituiscono i magistrati assenti. Il fenomeno è grave, e incide seriamente sull' ammini– strazione della giustizia. Basterà sapere, per farsene una idea, che il vice 'pretore onorario non può, per sua na_– tura, dare alle part( in causa quelle garanzie che sono co.s,1f.luzionali nel magistrato ·titolare. :Co stesso discorso è valido anche per non pochi tri– bunali, i quali, per la scarsità dei processi, potrebbero essere vantaggiosamente ... unificati. Sono rifo_rme che con– tribuirebbero certamente ,a sanare la crisi deU' ordine .giudiziario. Purtroppo, però, non sono popolari, perchè difficilmente i cittadini vedrebbero con. favore trasfe– rire altrove la pretura o il tribunale, per questioni tal– volta solo di prestigio campanilistico. Ed è questa la principale ragione per la quale il Governo non ha preso in seria considerazione questa riforma, né se ne è inte– ressato il Parlamento. Ma ne·ssuno può negare che, ef• fettuata, la ri'forma si riv~Ìerebbe in tutta la sua utilità effettiva, e il pubblico finirebbe certamente per appro– varla, poichè non c'è dubbio che tra l'avere Ja pretura o il tribunale nel proprio paese, ma veder concludere i processi col contagocce, e avere gli organi giudiziari al– trove· e veder esaurire i procedimenti abbastanza rapi– damente, i cittadini preferirebbero questa soluziolle. Una . delle cause più importanti della disfunzione giudiziaria è costituita - come s'è detto - dal fatto che i giudici non posson.o dedicarsi, come dovrebbero e vor– rebbero, unicamente alla loro funzione costituzionale, quella di giudicare. II giudice istruttore, per esempio, se ha bisogno che un fascicolo sia cucito, personalmente deve cucirlO. Così, se scrive una lettera, ricopia una sen– tenza, cuce un fascicolo, evidentemente non può nello stesso tempo istruire un processo, stendere una senten– za, amministrare effettivamente la giustizia. In q1.;1este condizioni sono tutti i magistrati, perfino quelli della Corte Suprema, i quali devono scrivere di proprio pu– gno gli oviginali delle sentenze. Spésso, anzi, i magistra– ti sono costretti addirittura a mutarsi momentaneamen– te in fattorini e quindi andare a prendersi di persona µn fascicolo dalla cancelleria o riportarvelo. Ne conse– gue che il giudice viene leso nel decoro e nellq dignità e lo Stato ci rimette economicamente. Infatti", i magi– strati vengono pagati anche per svolgere un lavoro d'or– dit).e che potrebbe essere sbrigato da un p_ersonale ad– detto, e quindi costerebbe molto meno. Quanto questa situazione incida nell'amministra– zione della giustizia è facilmente intuibile. Basterà un esempio. Il giudice istruttore, prima di convocare per la prima volta le parti, dovrebbe essersi fatta una pre– cisa idea della controversia, ed essere perciò in grado di tentare, nella prima comparizione, un componimento bonario; è un tentativo voluto dal codice di procedura civile, e dovrebbe essere fatto seriamente. Il giudice i– struttore, in realtà, non è in grado di farsi preventiva– mente un conCetto della controversia, ·e quindi il tenta• tivo di accordo.bonario viene fatto solo formalmente. E quanto tempo va inutilmente sprecato durante le udienze per dar tempo al cancelliere di trascrivere le (158) mwva repubblica deposizioni dei testimoni, degli imputati, della parte civile, di seguire, in una parola, col verbale l'udienza? Quanto tempo potrebbe invece essere risparmiato se nel vecchio mondo del « terzo potere >> entrassero la steno– grafa, la dattilografa, _la segretaria? Ma vediamo anche in quale ambi,mte i g:iudici la– vorano. Gli uffici sono incustoditi, non c'è }'.ombra_ di un usciere che annunci il pubblicO ~1 magistd:to. Chiunque vi può entrare' I fascicoli, spesso., sono a ·IJ)'òrtata c]j ma– no di chiunque; e quindi affidati alla còrrettezza degli avvocati e del pubblico, ed è una vera fortuna •Se non si lamentano sparizioni. Del telefono, poi, nepp~re l'om– bra: sul tavolo del magistrato rapparecchio telefonico è ·una rarità. -La gravità del problema edìlizio è risaputa. Non è inutile, tuttavia, dire che perfino a Milano, che ha un ;rande (anche se irrazionale e tutt'altro che pratico) pala 0 zzo di giustizia, s'è verificato non poche voltè il .caso di giudici di nuova I)omjna che non riuscivano ··act avere un ufficio, un tavolo, una sedia. Palazzi di giu– stizia sinistrati, cadenti, insufficienza di locali .hanno fatto dell'edilizia giudiziaria un problema molto serio. Queste misere condizioni ambientali incidono SLll– l'amministrazione della giustizia.· Durante l'istruttoria, per esempio, il giudice non ha la possibilità di evitare che due testimoni, che dovrébbero incontrarsi per la pri– ma volta solo alla sua presenza, s'incontrino prima: in– fatti, mancano le. anticamere, ed i testimoni devono at– tendere nel corridoio. Ciò accade anche durante il dibat– , timento: per mancanza di sale per testimoni, i testi d.e– vono attendere dinanzi all'aula, nel corridoio; ma come si può controllare che non entrino prima di essere escussi e seguano il dibattimento nascosti fra il pubtilico? LA GRAVITA' delle con~iz~oni in ~u~ i -giudici _c?m– , piano il loro lavoro e mconcep1biie. ~astera sa– pere che i magistrati, la cui funzione è quella di ap– plicare la legge, per poter amministrare alla meno peg– gio la giustizia, sono stati costretti a violare la legge. L'hanno riconosciuto i magistrati, anche per bocca del dottor Chieppa, presidente dell'Associazione nazionale ma. gistrati, che ha affermato testualmente: « Dai rapporti pervenuti dalle sezioni distrettuali dell'associazione dei magist~ati risulta che, in sede ci– vile, si violano le disposizioni che fanno obbligo al. giu– dice di espletare le prove con la sua costante presenza. che impongono l'assistenza del cancelliere in tutti gli atti in cui occorre redigere un processo verbale o quel– la del!' uff.iciale giudiziario in tutte le udienze, Inoltre è risultato che nOn si tiene in alcun conto, per motivi di disorganizzazione è di inefficienza dei servizi giudi– ziari, di altre disposizioni in base alle quali il giudice non dovrebbe- scrivere personalmente il testo ufficiale della sentenza, ma avrebbe iL dovere di consegnare la minuta al cancelliere, cui spetta l'obbligo di copiarne il testo originale; le udienze istruttorie non debbono es• sere pubbliche, e nell'aula debbono accedère solo gli in– teressati e i loro difensori; i rinvii delle cause, salvo spe– ciali circostanze, vanno contenuti nei limiti di 15 giorni. e non, come avviene ora, di mesi; il giudice. istruttore ha il dov"ere di fare la relazione. della causa all'udienza del collegio,. ed infine le cause dovrebbero essere chia– mate secondo ,l'ordine di ruolo~> . @3?ì ve>t Preuo per cont.nli: L 225.000 Olivetti,, Lexikon Elettrica

RkJQdWJsaXNoZXIy