Nuova Repubblica - anno IV - n. 16 - 15 aprile 1956

{&06) ' nuova. rèpubb1ica LUCI DELLA lHBALTA TEA1~RO CENERENTOLA di VJTO PANDOLFI V l VACI convegni e discussioni si sono svolti in questi ultimi 111e;,i sui ra[}porti che dovl'ebbero e potl'ebbero intercorre1·e tra teatl·o e scuola. I lucidi inquadramenti presentati da Ghigo De Chiara su Sivario e su L'Avanti! sono stati seguiti da un congres– so promosso dal Centro Didattico Nazionale a Ffrenze; e l'insieme dei problemi è stato ripl'eso da un articolo di fondo di Luigi Volpicelli apparso sul Giornale d'Italia a conclusione di diverse sue note sul_l'argomento, con il titolo, significativo, co1ne vech·emo, di « Il teatro. dei po- veri». · Sarebbe lungo riassumere tutto il movimento d'opi– nione formatosi attorno a questo problema che del re– sto non è davvero la prima volta che vien~ dibattuto in ·sede culturale. Fa.remo ricorso a. qnalche suo aspetto nel _.corso delle opinioni 'che verremo esponendo; é intanto ci basti notare preliminarmente un particolare curioso, e diremmo in certo senso simbolico della situazione. Ghigo De Ghiara nel resoconto che dà su L'Avanti! del congres- 1:òiO di Firenze, lamenta ad alta voce l'assenza di qualsiasi iun;-,ionario della Presidenza del Consiglio - Sottosegreta– ;.i~to dello spettacolo, constatando invece la presenza di 1;appresenùnti del· ministero della Pubblica Istrnzione. Luigi Volpicelli a sua volta, sul Gionwle d'Italia, dà. come pre8entf funzionari della Dire1,ione generale dello spetta– colo, e depreca l'assenza completa dei funzionari della. Pubblica Istmzione. Quando si chiarisca Ja posizione di Volpicelli - pl'ofessore universital'io, quindi legato a q'uel ministero - e quella di Ohigo De Chiara - critico teatrale, quindi conoscitore di quell'altro ramo burocra– tico - si sarà completato il quadro,· e si potrà senza tema di sbaglio conclude1·e che i nostri Ol'gani ammini– sti·ativi, nella persona dei loro fum;ionari, erano assen– ti del tutto. Pe1·ché qui sta il· vei·o problema: nell'estrema l~n:tèzza con cui, per ffruvissima deficienza, Ol'~~ai ~r~d!– :t,l\'111ale,del nostro apparato statale,· le necessita di rn1- :,,,i;1,tive di 1·iforrno trov-ano finalmente un assetto legisla– ti,·o, in que·sto settore come in altri ben più delicati e ve– rill!le_;ote essen¼iali iilla vita della nazione. - Da più di mei.¼O secolo si dibatte la questione di nfl' Teatro Na;-,ionale a Roma, e siamo ben lontani dal venirne a cap~ Si invocano ini;-,iative e regolamenhrnioni per i rapporti ti-a teatro e scuola, ma il più che si fa -- dopo molti stenti - è di mettere fine a certe sordide speculazioni èhe si erano venute creando sulle recite per .]e scuole. Di una legge per regoltne i 1·apporti trn tea– fro e Stato si parla e si scrive da decenni, si potrebbel'o raccogliere volumi dì 1-m,teriale al riguardo, ma qual– siasi decisione in proposito sta per ora in mente Dei. Così per il problema della censura e via di seguito. Ogni pro– blema resta irr-isolto, direi per principio, e si adotta una ]inea di conservazi0ne amministrativa tesa sostanzial– mente a non muovere le acque, a lasciare che le acque finalmente stagnino. In questo stR.to di cose il prof. Vol– piceUi ha compiuto una stupefocente scoperta (del J'esto già. rilevata anche da altri, ma passando quasi sen;-,a eco): che lo Stato· sòv\:enziona e ormai finanzia in pra- • tica pressoché totalmente, un teatl'O destinato a coloro che possono pagare il forte prezzo della poltrona, ai ric– chi in una pàrola (nonchè agli immancabili portoghesi che da noi sono una vera e propria istituzione). Si giunge al grottesco di fìnanziarn spettacoli e compagnie a scopi dichiaratamente elettoral-antìcomunisti, per un pubblico che è già convintissimo, per sua natul'a (ma a volte pedino questo pubblico si disinternssa a tanto fer– VOl'e: e così qnesti spettacoli· raccolgono a. stento diecine di spettatori). A p·:.nte il problema se non sia assai più serio abbassa– Te i prez:-:.i, ma almeno riempire i teatri, e se lo sgravio "da.Ile tasse non costituisca il solo, miglior modo di venir incontro equatiimamente alle imprese priVate, senza fare delle direzioni generali organi di beneficenza; resta fa con– statazione principale, messa chi-aramente in luce dal Vol– ]Jicelli (e su un organo di stampa davvero non sospetto) che l'intervento statale sì esplica non in funzione del pub– bljco potenziale in genere, del cittadino insomma., ma allo scopo di ma.ntenere un ristretto giro di artisti, che prefe- 1·iscono farsi mantenere - e lautamente-- dallo Stato, a11zichè farsi pagare dal ·pubblico ·alle cui esigenze do– .vrebbeJ'O rispondere, o per lo r~eno farsi ascoltare da va– :-iti pubblici che abbiano le modeste possibilità del cit– tadino medio in ltalia (e per cittadino medio intendia– mo sia quello della grnnde città che quello, totalmente negletto per quanto bfm più bi~ognoso di pane spirituale, confinato nelle pl'ovince). In altri termini si ripete oggi nel nostl'o paese il fenoi:neno, purtroppo storicamente tra– dizionale, del paras1:>itismo dell'artista ,e dell'intellettnale: para.~sitismo che notol'iamente si traçluce in sterilità, in formai ismo a vuoto. Evidentemente un~ ·dei prÙblemi--base per la diffu– sione della cllltura e l'elevazione del cittndino, è l'edu– cazione alla cultura. La qnale è compiuta, o dovrebbe eSsere compiuta dalla scuola, e in essa dovrebbe trovare me;-,:t.i efficaci' per concretarsi." Fra di essi quello del tea– tro è fondamentale; non solo, ma l'edncazione alla cultul'a , d!ffusa dal. ~eatr0, è ,.e1ucirnione _al teatro ~'?tesso, ci?è a (Dis. di Dino Bosclri) Musei di prov,ineia un perenne e vitale dibattito di idee, che può ottenere anclie risultati ideologicamente rjvoluzionari. Orn, per !!insieme di circostanze che abbiamo sopra chiarito, risulta che il teatro resta oggi pressoché com– pletamente assente dalla -fonnazione culturale del giovane italiano, che ne ha perso addirittura la cognizione ma– teriale. Un gustoso ricordo di Orio Vel'gani sul Con-iere della Sera narra come• fu condotto, ancora bimbo, a ve– dere Ei·mete Novelli nel « Mernante di Ve~eZÌ{l » (e na– turnlmente da po1-toghese). I suoi , ·oleva.no che si ricor– dasse d'aver visto questo grande attore. Una coscienza dunque di questi valol'i educativi, era allora ben viva. Come farla vivere oggi? Anche se preoccupai,ioni di que– sto tipo sono per ora ben lontane dal trovare ascolto, non ci si può proibfre di ca,·ezzare progetti, suscitare convegni, inchieste, discussioni. ]l: dopotutto non si de,·e negare ch_e possano avere Qualche utìlitù. u NO DEI SE'l'TORT. nel qwde non sarebbe difficile i-agginngore risul,tnti r0ncrs,O, è., ad 13s., quello dei rapporti fra teatro. e Unh-ersit,à. In essi si prnspettano ,·ai.:ie dii·ettive d'azione. An;-,itutto, creare corsi d'insegnamento cli storia del teatro, ad~t.Q.ndo il cl'iterio 01·111nigenel'almente acqui– sito, per C\11 lin giudi¼io c1·itico st1i testi teatrali va ela– borato, se possibile, .di fronte alle loro rappresentazioni, per cui quindi esiste un'arte teatrale (del testo teatrale come della. rappresentazione) che ha leggi, poetiche, sto– ria, ben distinte dalla letteratura. In questo campo biso~ gna riconoscere che l'Università Cattolica è stat::i., in Italia, antesignana., a.ffida.ndo la cattedra di storia del teatro a Mario A.pollonio. Se non si può a.nivare• a questo, presentare una. serie di conferenze e di letture di testi, illustranti le divel'se fasi della stol'ia del teatl'o. Per merito dì un appassionato autore teatrale e segret8rio amministrativo, Nicola S{)ano, l'Uiliversitll, di Roma ha oggi un· Istituto del Teatro, e un suo edificio teatrale, dove si svolge nn'intensa attività in questo senso, d.iretta ot– timamente da Giovanni M/:\cchia, e che ha il solo· torto, nell'intelligenza e nella modernità di intenti con cui è condotta., di dover indulgere q11alche volta alle disquisi– zioni scarsamente educative di qllalche impen·ersante cariatide universitaria. Perché a.Imeno un'attività del ge– nere non viene a sviluppal'si in ogni università italiana? E' il meno che si possa chiedere. • Veniamo ora aJlo scottante pròblema dei teatri •uni– versitari. E' stato un gra.vissirno errore quello compiuto qualche anno fa, di affidal'e a complessi professionistici un compito del genere in seno alJe università (sempre per collocare in qualche modo dieci attori). Le compa~ gnie universitarie debbono essere formate da elementi universitari, eventualmente consigliati e diretti da pro– fessionisti (come si usa negli Stati Uniti dove i teatri universitari sono fiorentissimi), e debbono svolgere un progrnmma strettamente legato a qùello dei corsi, costi– tuirne un'illustrazione. Possibile che in tutta Italia non si possa mettere in fumr,ione un solo ·teatro universitario efficiente? Sarà. così finchè ogni tentativo venga scorag– giato, o intralciato con esperimenti pseudo-professionisti, che vivono solo per assorbire sovTenzioni, e dar sfogo a. puerili velleità. Infine, un teatro per i pO\·eri. Per qnei poveri. che sono in genere gli studenti universitari. Offrire ad essi i rnigliOl'i spettacoli professioni8ti a modicissimi prezi.i, in ore e in forme agii studenti gradevoli. Bisogna venir loro incontro: perché se fra di essi pili della metà non ba mai visto uno spettacolo di teafro di prosa, la colpa. non è p,·oprio 101·0; ma delle circost.rnze che creano i molti e gravi ostacoli. E' evidente che oU.rn a tutto, queste sono. le strade maestre per creare un --largo e nuovo pubblico allo l:òipe.ttacolo ~catrale, che gli sia fedele e lo sonegga. I pl'oblemi della domanda. partono di qui: e l'offerta è condizionata ad essi. Quanto a.l valore pedagogico del– l'attività teatrale, alla sua possibilità di rendere vivi .e parlanti pensiero e poesia, tanti esempi di altre nazioni e tanto passato storico testimoniano: qui basti osservare come sal'Obbero necessari oggi, per contrapporsi ai faria– tismi del momento, e metterne ùa parte la va.cuità.. l. , 7 * BIBLIO'l'ECA * LE PARROCCHIE DI REGALPETRA R EGALPE1'RA esiste. Non ci interessano Je coordi– nat_e geografiche, non abiarno alcuna intenzione di cercarne il nome sulla carta, anche se l'autore (Leonardo Sciascia., Le varrocchie di Regalpietra, Bai-i, Laterza, 195G) ce ne suggerisce una collocazione precisa: un comune della provincia di Agrigento. Ci basta avere inteso la verità di qnesto singolare dial'io per datarlo in– differentemente da una delle cento Regalpèfre che affol– lano il mezzogiorno d'Italia, e non solo il :Mezzogiorno. In una società frammentaria in cui cjascnn gruppo esalta la propria peculiare fisionomia e Ja propria intrin– seca omogeneità, si sviluppa e si stabilizza una strut– tura molecolare del corpo sociale. Ogni molecola si co~ stituisce in parrocchia, in sistema chiuso. Ogni pa.rroc– cbia tende a distinguersi, ad isolarsi, svegliando nei suoi membi-i lo ._spirito di corpo che fonda una sorta di animus corporativo. Ciascuno rimane per tutta la. vita nella « parl'occhia » in cui ha avuto Ja buona o la cattiva ventura cli naScere. A R-egalpetra c'è la parrocchia 9-ei galantuomini e c'è quella dei salinari., c'è quella dei con– tadini e quella del clero. Fuori parrocchia rimane solo la. gente che ha letto dei libri eretici, c'è solo, insomma., Leonardo Sciascia. Regalpetra è nella storia: i suoi abitanti hanno cono• scenza di Matteotti e di Mussolini, del1a guerra di Etio– pia e dell'Asse 1 della invasione alleata e della repubblica. Ma quegli eventi e gli atti e le parole di cui si sostan .. ziano appaiono quasi prerogativa di altra gente, coµ.i• giungessero da un diverso emisfero. ~ Chi non ~i rende conto di che cosa sia il piatto con– formismo della societ,\. meridionale, legga questo libro. Ohi si meraviglia di fronte al singolare fenomeno del– l'emi.grai.ione intellettuale dai paesi del sud, legga q1:1e– sto libro. Ohi rimane ·incredulo rispetto alla povertà dei bambini di Trappeto e di Partinico, denunciata da Da– J1ilo Dolci, ed oggi al cenfro di una vasta polemica tra gli intellettuali italiani, Jegga questo libro. Non che in esso si parli del conformismo o dell'emigrazione o della. depressione economica: ma sono pagine che permettono· di capire tante cose di questa nostra imprevedibile Italia. li libro si compone di otto capitoli che illustrano al– trettanti volti del paese, uomini_ e costumi, interes~i e speranze. La storia di Regalpetra è illuminante: ~ la _st'oria di uno sfruttamento perpetuo in cui di nuovo e diverso non ci fu, di caso in caso, che il volto dello sfruttatore. Un popolo che ha conosciuto forme di maJgove.rno con'.' tint10 e profondo non nut-rn pili alcun~ fiducia, non vive più di nessuna spe1·anr.a: vive nella poverti',, ·in attesa delÌa beneficenza~ -pa.go della po<>a.terra che a nesSuno è negata lra Je mura del carnposR.nto. Stori~, dunque, senza evoltrnione che non sia Ì'eco apparente di una evoluzione che si compia àltrove, fra estranei, stoi-ia senza avvenire che possa nascere in vi– sta di un moto spontaneo, di uno sforzo organizzato da forZ:e loca.li . . : Così tutti i problemi Jocalì e tutta. la storia, na~ionaJI! vengono a trascriversi sul modulo della guerra delle par– rocchie, dove ciascuno ha un posto di combattimento de– temiinato una volta pel' sempre. Il fascismo dei galantuomini, ad esempio, si chia• risce ispirnto ad al.ti ideali di impero e di posto al sole fin quando pare che le imprese del d~ce siano da com– piersi col sangue dei contadini e dei salinari,. ma tra~ passa lentamente in un cauto antifascismo 'di spiriti moderati quando entrano in gioco più serie ed intime ra– gioni, quando le aquile guer.rie1·e volano moleste suVa case dei pacifici e bnoni cristiani . Il quadro della vita rneridionale che l'autore disegna• non è ormai una peregrina rappresentazione. La recente leitet·atura ci ha assuefatto a figure e situazioni an&.– loghe. Felice è invece la mescolanza di toni, ]'ironia e lfl. comrnozione, l_'oratoria e la fredda cronaca. Caustico e vivissimo in certi giudizi non conformisti, Leonardo Sci•• scia si è ·fatto a. suo modo consapevole dei doveri del., l'intellettuale di fronte a.i problemi della sua terra .. Siamo fuori dalle alternative indicate da Carlo Levi: l'intellet~ tuale del sud che fugge, J'intellettuale del sud che si fa capo del movimento contadino. Questa seconda alterna– tiva è legata al nome di Rocco Scotellaro. Della prima testimoniano le centinaia dì « esu·li > che si sono staccati dalla condizione culturale del paese d'origine e sono per~ venuti alla scoperta della nazione e dell'Europa. Leonardo Sciascia, invece, rimane a Regalpetra, anche se è costretto a difendersi dicendo che < non è d'accordo», anche se i suoi colleghi (maestri elementari) conformisti gli contestano la veridicità de11e sue cronache scolastiche, anche se al « Circolo della Concordia» la maggioranza. fascista dei conservatori mette ln pericolo ogni anno il rinnovo dell'abbonamento al Ponte, unica voce tollera.~a nella tacita speranza che nessuno l'ascolti. Leonardo Sciascia rimane sul posto e commenta, e si fa interprete di ·un mondo,· recando, mi pare, un co1itri– buto di prim'ordine alla lotta contro le forze d~la rea– zione, contro la lega degli interessi che si fondano sulla. immobilità secolare, sui rapporti eterni tra le due razze di uomini - la razza d'oro dei galantuomini e la razza. di ferro dei salinari. La prosa spregiudicata del libro si nutre di variabili umoti che ne rendono allettante e sapida la lettura, ma la nota fondamentale è pur sempre in _quelle. bandi~ra rossa che, evocata nelle prime parole, accom– pagna idealmente amministra.tori e amministrati in una sorda lotta per la redproca soptaffazione: costume antico di un popolo abituato a subire soprusi e a ribella.rsi al 80pruso con spirito eslege e anarchico. ,DOMENICO NOVACCO

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