Nuova Repubblica - anno III - n. 38 - 27 novembre 1955

(86) nuova repu~blica UN NUMERO SPECIALE DI "ESPRIT,, LECARTE D L SOCIALISMO II M OLTO INTERESSANTI i saggi di P. Scoppola (Il partito cattolico) e soprattutto di J emolo. (Tra– . la.sciamo di parlare del saggio, del resto brevissimo, di P. Serini, Aspetti della stampa italiana, che, pur tra osservazioni interessanti, dimostra - èertamente per la sommarietà con cui. è stato redatto -. scarsa sensibilità di fronte, per es., alle « mistificazioni » della stampa cosid– detta di « informazione » o « indipendente », incertezza nella classifica.zione di riviste o periodici in una sezione « democrntica » della stampa italiana, e in generale una fretta, in qualche modo colpevole, a proposito della pub– blicistica di sinistra socialista e comunista). Tral!lsciamo anche il saggi,:, di D. Maria Turoldo, I cattolici italiani e i problemi della nuova cultura che non porta, nessun serio contributo, neppure parziale, a,ll'argomento, tranne uno « stato d'animo» interessante e rispettabile di cattolico non compromissorio ma « drnmmatico » e militante. Anzi il di– scorso, in chiave mistico-religiosa, salta i sostan,oiali pro– blemi di una cultura cattolica {il problema della sua « esi: stenza » in primis, della sua efficacia, dei modi della sua organizzazione,· delle sue implicazioni positive e dei suoi « compromessi·», del suo esclusivismo ideologico o del suo eclettismo metodologico ecc:). Si possono leggere così af– fermazioni strane o ambigue, riguardanti la ricchezza «metafisica» della cultura uscita dalla Resistenza, il po– sitivo « tormento » di questa cultma, il nuovo spirito reli– gioso diffuso profondamente « sia nella classe aristocra– tica che in quella popolare» e la sensibilità popolare, in pa.rticolare, orientata « misteriosamente» verso la Chiesi\ e la realizzazione del « regno di Dio» malgré noi,s. Assai più comprensivo, acuto e approfondito il saggio di Jemolo, ·tra i più vivi che abbiamo letti di lui in que– sti ultimi. anni. E' una nuova, tipologia di cattolico che ci viene offerta, di fronte· al cattolico gerarchico-dogmatico (o confessionalistico) e di fronte allo stesso cattolico-libe– rale che è lo schema umano e politico-religioso cui Jemolo costantemente si è riferito. Piremmo che· ci viene· ora pre– sentato, sotto il nome modesto - ma positivo - cli cat– tolicò non-conformista, un diverso tipo di cattolico, la cui fede rnligiosa lo porta alla pratica di « virtù » che di- zione giolittiana », derivata da un apparente agnosticismo liberale; si sarebbe desiderato che lo Scoppola, anche mo– strando di sentire, pensasse concretamente i problemi con– nessi a una trasformazione « a sinistra » della politica de– mocristiana e del partito cattolico, con una conseguente· impostazione di un corpo nuovo di questioni molteplici: dal terreno religioso a quello gerarchico-ecclesiastico (la funzione «politica» della Santa Sede e dell'.<\utorità), dal terreno governativo parlamentare a quello di un nuovo « corso » economico 'é sociale. U NO DEI SAGGI più interessanti è infine quello dì Codignol a, Possibilità d'avvenire del movimento .,o– cialista italiano, legato. a un espresso « finalismo » poli– tico e che precisa e in parte sviluppa tesi e programmi sn cui già in questa sede si è discusso. Tralasciando di en– trare in merito aUa problematica politica proposta da Co– dignola, ci limiteremo a indicare alcune caratteristiche del– l'impostazione genera.le del saggio, e ad avanzare alcune obiezioni, dettate da desiderio di collaborazione critica. Il nucleo del discorso .è fondato sulla necessità di uno « sviluppo » del socialismo italiano, attraverso una nuo– ya «funzionalità» politica (maggiore dinamicità., demo– craticità, ecc.) più che attraverso una nuova elaborazione ideologico-culturale (considerata, forse, a posteriori, e di cui non si dànno precise .indicazioni) che permetta un al– largamento non solo della piattaforma di azione poli– tica, ma anche una più sicura e profonda linea di svolgi– mento. Questo allargamento dovrebbe operarsi all'interno del movimento operaiò e insieme dent·ro le istituzioni •de– mocratiche e politiche ( denti-o lo Stato, non contro lo Stato). Questa affermazione, tuttavia, deve essere appro– fondita; e pxoblematicamente si potrebbe chiedere qual'è la distinzione, in una azione socialista, tra, au'tosufficienza politica e ideologica del proletariato, il cui allargamento deve avvenire attraverso una sen1pre 1naggiore « organi. cità », cioè attraverso una sempre maggiore capacità « ege– monica» (e nel consenso), ed elaborazione di una « aper– tura» da fondarsi in una unità d'azione anche di diverse I 7 forze ideologiche e sociali, e dentro un'organizzazione .sta– tale di classe. Sembra che Codignola insista sulla unità politica nella diversità ideologica e economico-sociale (e cioè di classe)'; ma questa unità a noi sembra rimanere esterna, non ope– rare - e sia pure criticamente e in una « nuova » direzio– ne della sinistra socialista - all'interno del movimento operaio-contadino, in quanto non si accompagna alla ne– cessaria elaborazione ideologico-culturale dentro l'azione delle rappresentanze politiche « dirette » del proletariato. Rimane un dualismo tra piano ideologico e piano pra– tico-politico; tra una ideologia ancora liberal-socialista, sia pure estremamente attiva e «progressiva», e un'azione po– litica unitaria che alla fine porterebbe a una interpreta– zione strumentale e fonzionale dell'ideologia socialista e della stessa prospettiva finale di azione. Lo sviluppo del movimento socialista dent1'0 lo Stato e non conl1'0 lo Stato· è lo sviluppo di una democrazia che non viene attuandosi secondo una prospettiva e una fina– lità etico-politica e politico-ideologica pienamente « socia– lista». In questo senso si pone, in tutta la sua ampiezza I' espe,·ienza gramsciana, che .può servire a chiarire uno de– gli « equivoci » fondamentali di un'azione socialista, da una parte finalisticamente oriehtata ver;; nna soluzione « rivo– luzionaria », dall'altra condizionata, storicamente, a uni:> sviluppo «riformista». li necessario approfondimento dei concetti di « rivolu– .zione », «riforma», « dittatura», « rappresentanza» ·e la introçluzione nella ideologia-metodologia marxista di nuovi concetti («egemonia», « consenso », « blocco storico») de– rivati da Gramsci, può av.viare a soluzione questi problemi. Le istanze cli Codignola sono comunque assai impor– . tanti sul piano pratico-politico immediato e, soprattutto, di fronte alle possibilità di coordinamento al PSI degli Ol'ganismi politico-culturali" « minorital'i », socialisti, demo– cratici, libe,.ali, e cattolici di sinistra. Il dubbio o la dif– fidenza sulle capacità ciel PSI di realizzare un,;, sviluppo democrahco e socialista potrà cadere (fermo restando il problema di un nuovo quadro ideologico e di prospettiva finale) in una impostazione concreta e approfondita di pro. blemi particolari. Ig questo senso può intendersi la « rior– ganica azione della sinistra democratica e non-marxista»; al di fuori, Qioè, della confusione (e contraddittorietà) tra sinistra democratica e sinistra socialista e della, illusione politica dell;i, « terza forza» di nuovo t'ipo; fuo1i dal « re– visionismo» ideologico, come dalla « concorrenza» politica con i partiti operni. Al di fuori, appunto, di queste illu– sioni si muovono le migliori istanze della « si~istra » di UP e di Codignola. GIA,NNI SCA.LIA . • remmo «nuove».: il senso del dovere e della responsabi– lità storico-politica, la fraternità umana piena, il senso di una collaborazione" pofitico-sociale, ecc. Un tipo di cat– f tolico (o di «cristiano» più precisamente) «liberale», non soltanto in senso politico-giurisdizionale o istituzio– nale, ma costituito, religiosamente e umanisticamente; e che anzi sarà condotto a porsi in maniera sempre più completa - anche se a que.sto limite sembra arrestarsi Io Jemolo - il problema «ideologico» d~i rapporti tra \__ *_B--,--I_B_L_I _O_T_E_:,J _C_A. __ *_ _,/ · libertà e verità. Comunque sono caduti, in questo tipo di cattolico non-conformista, i miti «integralistici» o confes– sionali, l'intolleranza religiosa, l'esclusivismo politico e «temporalistico», la tendenza « unitaristica » (se Jemolo implicitamente si oppone al tema sostanzialmente ~onser– vatore-reazionario della unità «politica» dei cattolici, di· fronte a una più profonda unità religioso-umana). E' indubbia la forza di questo nuovo tipo di cattolico che combatte contro ogni discriminazione politica e reli– giosa; distingue la vittoria sul comunismo attrave,·so la persuasione e nella libe1·tà, dalla vittoria sul comunismo attraverso la repressione poliziesca o la «persecuzione» ideologica o pratica; che sostiene (sia pure in un difficile « dualismo » che la sconfitta «ideologica» ed etica del comunismo non significa la sconfitta di un sistema eco– ·nomico socialista. Si tratta, cioè, di un cattolico antifa– r·isaico; rigoroso e libero, austero e aperto, non lalsamente spregiudicato ma intimamente disciplinato e vigilante: zelante della libertà politica e della giustizia sociale in concreto. Il saggio di Scoppola, interessante per il paesaggio sto– rico rapido e sostanzialmente esatto del partito cattolico, ci sembra, tuttavia, incentrato su una antinomia inter– pretativa, da cui non è facile uscire. Lo Scoppola ci pare preoccupato, non soltanto storiograficamente, ma pol{tica– mente e ideologicamente dell' « unità» politica dei cattolici, che venebbe rotta da una dissoluzione della prevalente formula «moderato-centrista». Certo Io Scoppola vede be– ne che l'impasse della DC è anche un'impasse della situa,– z.ione politica generale, ma - noi diremmo - questo è da interpretare proprio nel senso non statico ma dinamico: che, cioè, è appunto l'immobilismo moderato-conservatore e centrista che non permette, per il momento, una reale evoluzione della democrazia italiana.. Questa impasse non deve irrigidirsi in un'alternativa senza uscita, nella DC e nel paese, tra la volontà di mantenere l'unità politica dei cattolici (con gli evid,mti e inevitabili equivoci del « con– fessionalismo»), e la volontà di un rinnovamento poli– tico ed economico con conseguente rottura di questa « uni– tà» politica. li dilemma, certo, esiste nella DC; non è tuttavia così rigido e inevitabile come può sembrare allo Scoppola, che proprio per questo tende a una interpret~– zione, storiografica e politica, prevalentemente « degaspe– riana » e «moderata» dello sviluppo della DC e dei suoi problemi, non rendendo conto (e forse non rendendosi conto) dell'esistenza dei problemi di una «sinistra» cat– tolica. Si sarebbe desiderato, infine, uno sguardo critico approfondito sul « degasperismo » e- sul « centrismo», sui · limiti anti-democratici e antiliberali di esso, soprattutto neUe sue ultime formular.doni,sulla sua illusoria « fun. BARONC E CONTADINI ·LA MISERIA dei bo,.ghi contadini del meridione ha qualaosa di assurdo, di irreale, quasi si riferisse ad - una umanità fuori del tempo. Pare una favola tri– ste: pare incredibile che uomi,iì vivano ed altri uomini ancora vengano al mondo per vivere in un ambiente de– solato, che conosce solo una storia di frane e di carestie, di inondazioni e di inutili attese. Gli italiani conoscono generalmente il meridionale come impiegato o come professionista. Lo scarso sviluppo del– l'emigrazione e del turismo interno hanno lasciato in ombra, le zone più povere e i mestieri più derelitti. Eppure i contadini di San Cataldo sonò cittadini della repubblica italiana, com,e quelli di Pietrapaola e di Isola Capo Riz– zuto. Sono cittadini italiani i pescatori di Terracina e di Gaeta,, i minatori di San Nicola, i sottoproletari di Na– poli e di Bari, i cafoni della Marsica e i braccianti del Fùcino: uomini dispersi in nna società disgregata. · Questo libro (Giovanni Russo, Ba.roni e contadini. Bari, La.terza, 1955) ci aiuta a scopril'e il volto· umano della povera gente del sud e il senso vero di tanti pl'oblemi di politica socia le di cui da tempo si discute. Il contadino d·el ~ezzogiorno è stato fino ad oggi vit– tima inconsapevole dei letterati e dei sociologi. I letterati lo banno legato ad una immagine retorica oppllre ne ·hanno eluso la figura. Noi ricordiamo un solo grande scrittore, il Verga, che espresse con altissima evidenza l\1manità del pastore, del contadino, del minatore. Sovran~ eccezione: poichè la fantasia dei nostri poeti, malata dì intellettua– lismo o di sentimentalismo decadente, non ha avvertito nella barbara fo!'za dei primitivi alcun accento profondo di umanità. I sociologi e gli economisti hanno instaurato, nell'esame della società meridionale, il regn'o delle cifre. Ma il lin– gllaggio delle statistiche comparative e dei numeri indici hi,t un potere solo indiretto. Ogni simbolo infatti vale come strumento di una ricerca, come segno di una realtà. Ma la realtà è altra e ben diversa. Sono gli uomini, con le· loro tracli,oioni e con la loro fede tenace nel lavoro e nella giustizia. In questi ultimi anni il contadino del Mezzogiorno ha, spesso, subito l'iniziativa ri(ormatrice come una azione ar– bitraria, slegata, incapacé di inserirsi nella reale psicolo– gia di popoli di misera cultura ma di forti sentimenti: Armati di idee, ma poveri di comprensione ·sociale, i tecni– ci e 'i politici hanno dimostrato una singolare e pericolosa ignoranza della psicologia conta.dina. Il contadino ha avuto l'impressione che una energia discontinua, volesse alterare l'equilib1·io antico del suo mondo. Bisognava parlare al contadino e, soprattutto, farlo parlare. Bisognava indivi– dua.re gli elementi della cultura spirituale del contadino. Il mago, le feste religiose, la processione del. Santo, la si1pe1:• stizione, le attese messianiche-: chi volesse relegare ai mar– gini dell.a vita spirituale questi protagonisti della immagi– nazione popolare, commetterebbe un errore gravissimo ri– schiando di provocare il crollo di ogni tentativo di riforma. Il Rllsso ha scritto pagine finissime proprio perchè si è ·avvicinato con fraterna simpatia ai «primitivi» della sua terra. Ci sono, nel libro, passi e sitllàzioni che raggiun– gono un vigore lil"ico, che fissano un quadro le cui linee hanno un immediato potere di evocazione ambientale ed umana. Personaggio diventa così tutta una società,. ma anche i singoli individui che in essa si muo,·ono. Si pensi al contadino della «petizione» (pag. 78), o alla scena della stazione {pagg. 'i0-71). Cli nomini paion.o trasognati, i l~ro gesti hanno un , che di solenne, di rigido. Un" retore si incanterebbe dinanzi all'aspetto ieratico del mondo contadino. Chi ha cuo1·e di uomo cercherà invece di suscitare parole e sentimenti, giu– dizi e azioni nelle vittime della miseria e del sopruso ba– ronale. Si considerino le pagine sugli « ebrei di San Ni– candro » (pagg. 109-120). Quei contadini hanno sete di giustizia, prima che di amore; hanno bisogno di credere in un Essere potentissimo e terribile, prima che in un cleto corrotto e accomodante. Non è possibile illu<;lersi di agire per un rinnovato co– stume democratico .in una società nuova, in una società cli ·uomini liberi, mentre con singolare equivoco si viene instaurando un conformismo che tramanda ai più giovani l'eredità della corrnzione e del sopruso. Leggiamo a pag. 201 del libro la seguente grave affer– mazione: « sotto il pretesto dell'anticomunismo si esercita così un vero e proprio ricatto politico e un'ol?era corrut– trice, tanto pii, grave in qllanto essa incontra sempre mi– nore resistenza». Gli enti di riforma: hanno in ciò torti e responsabilità assai grandi, espressione, come sono, di una miope intol– leranza e di una evidente discriminazione ic!eologica. Ma i piccoli machiavelli delle riforme dosate; C:elle riforme al contagocce, delle riforme come falso. sco1,o socia.le per un rnale obiettivo politico, sono destinati a fallire. E' questa J'jntima convinzione del Russo, anche se in nessun luogo · del volume noi la troviamo espJicitnmente proclamata. Questi due motivi di ispirazione si rincorrono e sì in– trecciano nel libro: ora prevale nello scrittore la commo– zione, ora invece, nell'uon10, l'esigenza di una azione po-– litica. In questo senso si può dire che i saggi del libro sono nati da una felice musa etico-politica, o etico-sociale, pur– ché si prendano i termini (etica, politica, socialità) solo come indici di una concreta relazio,10 umana che, men– tre apparentemente si colorisce in vario modo, nella so– stanza prnfonda non muta perché non perde ma.i il tono di ·sincerità che la mllove e la anima. DOMENICO NOVA.CCO

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