Nuova Repubblica - anno III - n. 1 - 10 gennaio 1955

classe insegnante e non potranno es• sere usati che nell'interesse della Scuo– la; naturalmente sono soprattutto le famiglie che hanno speranza nei prov– vedimenti in qu~stione 1 perché << fortu• natamente si apre la possibilità di un ,,ordinamento meno totalitari~ta e più rispettoso del primato d'iniziativa e cli responsabilità che, per natura, in cam– po educatico ad esse spetta » (alle fa. miglie? - ai comitati scuoi1 - fa. miglia, abilmente manovrati, e quindi al clero!)., « L'UCE che ha sottoposto a lungo e accurato studio l'intera ma– teria ... ritiene giunto il momento d'usci– re dal riserbo e di postulare una sol– l~cita applicazione dei disposti dello Statuto speciale». E, al solito, si mi– nacciano quei cattolici che osassero, nella discussione, essere di 11arere di– verso. Questa è la situazione scol,stica del Trentino. Un fanatico cattolico, il mae– stro Albertini, per disgrazia Presidente della Giunta ),rovincialc e uno degli accaniti sostenitori del controllo ,pro– vincfr1lcsui testi, sugli insegnanti, sul– le scuole ha detto infatti in un pub– blico convegno di cattolici che biso– gna profittare della _felice congiuntura in cui è la D.C. per impadronirsi del– la Scuola e che quelli che non la pen– sano così se ne vadano! Avr~rno dun– que degli esiliati dal Trentino. per motivo confessionale? Non c'è posto per lo Stato e per i diritti civili, nella Repubblica trentina• clericale? ltUFPAl,:tlACCO SOCIALDEillOCRAZIA inutile Pubblichiamo il testo della lcucra che Erminio Fcrra1·is, già di;·igcn1e della D.C. et,! ora passato ad U.P., ha diretto all'on. Bonfon1ini del P.S.O.1. Egregio Onorevole, ho. sentito il rno discorso al tea– tro Cari1;11a110 e il rno appello agli i111elle1111ali /orinesi pe,-ché aderisca– no ,,J par/ilo socùddemocrnJico e /Je,.– ciò ho deciJo di JcriverLe q11e11e bre11i righe perché ritengo sempre utile la polemica /1olitict1. So110 1111 t)ovaue ex dirige111e del partito D.C. 11scito d"I, partito nel/' 011obre sco,·so ( veda Avanti! del 15 ottob,·e é Unità del 16 ollobre), e siccome vedo che Lei si si" f"ce11do le stesse illusioni, che io mi ero fallo a 1110Jempo, 1ulla J,ossibi/iJù di capovolgei·e I' i11di,izzo del Suo partilo, come io pe111avo-di poter ft1re del mio, ci tengo ad' avver– tirLa che Lei 11011 vi riuscirà. lei dol'l·ebbe ormai (/Vereavut~ pro- 1,e sufficenti dei siJtemi m1tide111ocra- 1ici iusttwmti sia ttll'interno della D.C. sia ali'i11ter110della. so,:ialde111ocrt1zia, e siccome ti Lei interessa sopra/111/0 q11esl'11ltimo J,artito Le ricordo q11ello che""''""" /ll'ima del 7 gi11g110 1953: i Joci della socialdemocrazia si J1ro11uJ1- ciarouo coll/ro la legge .eleuorale, 11/tl la direzione del p"rtito i11fischia11do– se11edel f,"re,·e della base a/Jf,oggiò la legge e la fece af,poggia,·e dal gmf,po /N1rlm11entare td!t, Came,-a ,e a/ SeJ1t1- 10. La direzione del pt,,-tito dimoIJrò allora di f"vorire i b"ssi intrighi e/e- ric"li fino "' p1111to di "ppoggit,re 1111alegge che sarebbe stai" i11 ogni taio, Iia di 111cceJJo 1ia di i11s11cceuo, noci~a tigli i111eressidell(I. Iocialdemo~ crazM. In caso di- 111cceISouoi avremmo avuto la 111aggiora11zaassoi111a delta D.C, e sarebbe co11tipuato I' ip1111obili- 1mo mauhera11Je in pratict1 una co11- ti1111ainvoluzione a deIJra,· iu caio di inrnccesso I" D.C. "vrebbe cercalo di farne ;·ùadere le reipo11Iabilità Illi partiti laici come i11fa11i fece, se11za dire />oi che per causa del/" legge i fl"rtiti laici avrebbero perso i voti di coloro che li accJJiava110 di esseni auerviti ti/ clerict1lis1110. Fu 1111 11u,– domale errore e questo anche Lè! lo t1111111ette, come è 1111 111ado,-11ale èrrore collabora,·e i,/ Go11emo oggi da parte della socialde111ocrazù1 per i 11101ivi che Lei spesso espone nei suoi discorsi. Ma veda, Lei co111111elle un altro er- 1·ore: quello di credere a 1111 muta- 11te11todi indirizzo del S110 partito. Tro/>Pe occasioni sono a11da1e perd11- te l Om. 1111a C0I(I è certa; che pe,-1i– ste11do nella attuale direttiva la social– democrazia si sia affosu111do />erché ad 1111partito che si chi"111a social– democratico 11011 Ii può chiedere, 1e11- Z(I dis1,-11gge,-lo, di 1ù11111ciare al IO– ciali.rmo ed alla. democrazia e JJerIJno alla libert,ì e di farsi addirittura pro– motore di /no1111edime11ii ref1zio11ario di accellare Iislematiche alleanze di tif,o sicilùmo o ""ldostano. Si p11ò auiitere inerti a q11e11iIvi/11ppi? lo /Je11Iodi no. E invece Lei è coilrel- 10 a 1'i11u111ere paISivo in Iede J1arla– me111are ed ad andare contro la Sua coJCienza, perché 110n è pe,-meuo ad 1111 de/J11tato110/are in modo diverJo dalla. 111aggiora11za del suo gruppo an– che in queitioni che non hanno a che vedere con la Jlabi/ità governaliva. Lei ii1fat1i 11011ha /)011110 opporsi 11ep/111re udl(I graviJJima tjtleitione del rù,,.mo tedeuo e ha dovuto compiere 1111' inglorioia fuga! Sarebbe Ilata 1 i11 .,;e,ilà, una così bella occa1io11eper ,-0111peredefi11itit 1 ameJ1Je con il par– tito IOcialdemorratico italiano che, 1111i– co fra tutti i' /1artiti socialdemocratici europei, si è poito i11 prima Ji11ea 1 se11w alcuna perple)Jità, nella difesa di una f,olitica che sancirà la defini– tiva divisione della Ge,·mania e la fine di ogni possìbilità di coesistenza pa– . cifica i11E11,.opafl'a. i d11e blocchi co11- trilsl<1111i, f,òlitii'a che seppeWsce de– f i11itivamente la p_ossibilità di c,-ea,·e 1111a. com1111iltìpoiitica europea i11di- /,e11de11tef,·a i d11e blocchi. , Seppelli1e le possibilità distemive i11 /1olitica estel'a, seppellite le possi– bilità di 1111a intesa e di 1111azione co1111111e da pa,·te dei partiti laici al– l'iulel'no per frenare l'i1111adenzacle– ricale, alla Jocialdemocrazia non Iarà data che 1111apossibilità: quella di spa,.ire dal/" scena politica pe,.ché, con la rna politit'a contraddittoria ed am– bigu", alla fine, stremata di 'fo,.ze e 11,iva di i11iziath 1 e, dovrà cedere il flaJJo e le armi a chi 1heglio av,-à Ia• p1110 interpretare i bisogni e le aspi– razioni del paese. Perché a lungo andare, mi c,-eda, · anche le leggi elellorali 11011 ier-vono, sia pure con 1111 faniigeralo articolo 33, ad impedire che si i111po11ga110 nel /Mne nuove for~e à JostiJuire le· vec– chie, quando quesle hauuo com]Jleltt• men/e abdicalo nel 'azione politica e /,ada111e11ta1·e ai' principi ed agli idea– ·Ji /Jer i quali hanno ra'gione di eii– stere. ERMINIO FERRARJS Lettera 22 Inautoe in treno inaereo e in a_lbergo , sulleginocchia, sul!avolo d'unbar, esatta e leggera -scriverà lavostra corrispondenza gli appunli di viaggio i ricordi dellevacanze. olivetti Biblioteca Gino Bianco NUOVA REPUBBLICA 7 IL MOVIMENTO SIN·DACAL . IN ITALIA VI. A llora· i mungitori scioperavano di giorno; e di notte, presi. da com– passione, si alzavano a mungere le bestie. Co$Ì la lotta si trascina– va da circa due mesi. Per diminui– re le bocche da sfamare, per non vedere i bambini soffrire la fame, le mamme accettarono di allontanarsi dai loro figli piccoli. Fu una gara di al– truismo: Milano, Torino, Reggio, Bo– logna, acco 1 lsero p~ene di entusiasmo i piccoli che vennero loro inviati. Si ve– rificò così per la prima volta l'esodo dei b~mbini in una lotta a carattere sin– dacale. Ma la lotta continuava decisa fra le due parti. Parma proclamo lo sciopero generale in solidarietà @i con– tadini. La battaglia si spiegò in pieno, truppe e polizia si schierarono a fa– vore degli agricoltori, tumulti e som– mosse si accesero per le strade soprat– tutto nella zona di oltre torrente. Durò qualche giorno, poi lo sciopero gene– rale cèssò e alla cessazione dello scio– pero generale cessò _anche la battaglia dei contadini, colla sconfitta di questi. .L'Autorità aveva spiccato mandato di cattura contro De Ambris. Saputo ciò il Comm. Lusignani, Presidente del– l'Associazione Agricoltori, si offerse di portarlo in salvo in Svizzera. Si oppo– sero Corridoni e altri a che lui accet– tasse l'aiuto del suo nemico, ma De Ambris rispose che sarebbe partito anche in un , barile di un metro, pur di non andare in. galera. Lusignani lo portò in salvo in Svizzera. Da que– sta battaglia si trassero questi insegna– menti: •·1) che la borghesia .aveva ancora armi per resistere alle giuste richieste della massa lavoratrice e mentre la borghesia industriale non usava del mezzo della cambiale, la agricola usava anche di questo mezzo, vera e propria violenza; mentre il contadino ~on aveva che un mezzo, la persuasione, e rara– mente ricorreva all'azione per evitare il tradimento di altri lavoratori; 2) che per vincere le battaglie pro– letarie non basta l'entusiasmo e solo l'entusiasmo, ma occorrono evidente• mente i mezzi adeguati per fronteg– giarle; •, 3) che I mentre gri aiuti finanziari sono ,un mezzo .per _far resistere i la– voratori in· fotta, lo sciopero generale di protesta, generalmente, non fa che creare la illusione nella massa in scio– pero di una vittoria, ma poi quando lo sciopero generale cessa, la lotta si riaccende fra i due ,contendenti. In questo periodo ( 1906-1908) v, furono ahre lott'! che ebbero risonan– za naiionale. Nel ferrarese i contadi– ni .di Ferrara e Copparo scesero in lotta. La lotta int~_ressò circa 140.000 persone. La Confederazione fece atto di solidariet_à, le Autorità usarono m<ez– zi violenti,· arrestarono dirigenti sirida– cali, consiglieri comunali di Ferrara e Copparo; la lotta era originata da questioni salariali tra mietitori e pro– prietari terrieri. Un'altra agitazione che destò impressione fu lo sciopero dei gasisti a Milano. Durò alcuni giorni. L'Unione del Gas Francese inviò dal- la bergamasca dei crumiri; la lega dei gasisti mandò compagni che fingendosi crumiri entrarono nelle aziende e par– larono ai crumiri. Il risultato fu che il IO ottobre 1907 lo sciopero fu com– posto e i crumiri rimandati ai loro paesi. li loro treno, scortato dai C.s– rabinieri, passa sulla Ferrovia all'altez– za di Via Pietrasanta, all'ora della co– lazione. Gli operai della Miani-Silvestri sono per la str~da, si accorgono del passaggio e fischiano i, crumiri. I ca– rabinieri scendono, avviene un tafferu• glio, vi sono dei feriti, la not_izia si spande rapida_mentc, lo sciopero gene– rale è dichiarai(); vi partecipano an– che dei ferrovieri che vengono poi li– cenziati. Lo sciopero di protesta dura circa tre giorni. Per questi cenni storici oltre che delle esperienze di vita vissuta nel mo– vimento politico sim:lac.1.le , mi sono valso per alcune notizie e dati del « Socialismo contemporaneo » del La– briola ( 1912), del « Movimento ope– raio» di Rinaldo Rigola (1945) e del– le « Lettere ai Lavoratori (cronache del passato)» di Ragelli ( 1951). di L. REPOSSI Sviluppo del/' industria automobilistica e sue conseguenze. L'industria metallurgica e metalmec– canica ebbe forte sviluppo dopo il 1898. Ma era liinitata a poche plaghe, prima f,ra tutte Milano, seguiva Ge– nova con i Cantieri Navali, e, a fòrte distanza, Napoli dove eràno poche aziende di importanza (le Ferriere di Amstrong di Pozzuoli, il Silurificio, l'Arsenale e qualche altra piccola azien– da). A Bologna il ·Proiettificio, a Reg– gio le Officine Reggiane, a Torino l'in– dustria metallurgica (la Nebiolo, la Savigliano e poche altre), erano molto indietro nei confronti di Milano. Ma dopo il 1908, sviluppatasi l'industria dell'automobile, Torino divenne centro metallurgico di primaria importanza e, se Milano rimase, ed è ancora, la cit– tà più sviluppata nel ramo metallur– gico e metalmeccanico, Torino si af– fermò nell'industria automobilistica sia com~ produzione, sia come perfezione di prodotto. Già verso il 1904-1905_ vi erano: l'Italia, l'Aquila, la Lancia, la Spa; sorse poi la Nazzaro e infine quel– lo che divenne il colosso Fiat. Se indu– strialmente e commercialmente fu un progresso, ne derivarono anche dei dan– ni che dir,;i quasi insiti nello svilup• po del capitalismo. La Fiat sorse con grandiosità di produzione, trovò forti azionisti e forti speculatori. Fra gli azionisti vi era il Re e tutto il suo e,~tou,age. Quando la voce si sparse che anche il Re aveva comperato. un pacchetto di azioni, i piccoli rispar– miatori, fidando nella serietà dell'azien– da, acquistarono azioni Fiat. Le azioni -erano in continuo rialzo ma come sem- pre seguì poi il tracollo; i titoli ribas– savano, la Fiat, si diceva, stava per fallire, i piccoli risparmiatori videro i loro risparmi travolti dal tracollo, le azioni buttate giù, e tornarono in mi– seria. Ma ad un certo momento le azio– ni cessarono di scendere, ripresero a salire e il Cav. Agnelli diventò il massimo azionista. L:t Fiat riprese la sua strada, si ingrandì, non più soltanto nel ramo :tutomobilistico ma anche ih altri rami. cli produzione, ed· oggi è P.r:ttica– mcn te un rnonopol io. Essendo questa una produzione che richiede una maestranza provetta e non essendo le macchine utensili, almeno nell'Italia di allora ( 1906-1907), pro– gredite di pari passo, si determinò una carenza di maestranza qualificata. Tori– no fece incetta cli lavoratori specie ·a Milano. Molti lavoratori che lavorava– no nel ramo automobilistico, alla Isot– ta Frdschini, e alla Bianchi, che dalle biciclette e motociclette estese la pro– duzione alle automobili, attirati dal maggior guadagno emigravano a Tori– no dove le paghe erano superiori. Ciò deterri1inò una scarsità di mano d'opera specializzata. Per fermare questo esodo le aziende furono costrette ad aumen– tare le paghe, e questo determinò un aumento di capacità ·combattiva fra gli operai.· Le file delle organizzazioni– metallurgiche nei sindacati ingrossava– no e la Fiom ne approfittò per far richiedere in ogni singola azienda mi– gliorie che furono concesse. Già dicemmo che non solo le leghe non erano costituite come ora per in. dustria, ma nemmeno nel r:uno di una stessa industria gli" OJ?eraierano organiz– zati omogeneamente; ad esempio per Ja meiallurgia vi erano nella Camera del Lavoro le Sezioni tornitori, aggiusta– tori, fonditori in ghisa, in bronzo, pu– litori e nichelatori, istrumentisti, picco– la meccanica, tornitori in bronzo, ecc. In un officina con più di 100 operai capitava di avere 5-6 organizzazioni iscritte alla Camera del Lavor~ per cui se una organizzazione faceva una agi– tazione che culminava in uno sciope• ro, le altre categorie dovevano per il tempo ·che· durava lo sciopero stare senza lavoro per mancanza di materia prima. Verso il 1907 i metallurgici che era– no i più divisi cominciarono a fonder– si. Sorsero le leghe miste, tornitori e aggiustatori, Piccola meccanica, ecc. e si crearono le leghe metallurgiche cui facevano capo tutte le categorie meno i fonditori in ghisa che si unirono do• po il 1919. Questo processo di unifi– cazione continuò fino al 1920-92 I. Ces- 1 sò nel periodo fascista. Già la Confe– derazione si era indirizzata a creare leghe per industria. Il fascismo impa– dronendosi delle organizzazioni, con– tinuò e creò i sindacati per induStria comprendendovi tutti, dai capi ai por– tieri; così tutti pagavano la quota, cosa che ai fascisti premeva moltissimo. Quando il fascismo fu sconfitto, le organizzazioni ripresero per industria: per esempio: impressori, .compositori, legatori, ecc. si trasformarono ifl.. poli– grafici .. (contin11a)

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