Nuova Repubblica - anno II - n. 24 - 25 dicembre 1954

L ENIN a PECHINO D A qualche settimana la Repub– blica popo1arc cinese ha una nuova Costituzione che è stata approvata dal parlamento in sole ,·inquc giornate di lavori (15-20 sel– lcmbrc 1954). Non può dirsi, per questo, una Costituzione imposta di sorpresa. L'idea cli dare alJa Cina un nuovo assetto costituzionale, infatti, risale al gennaio 1953 e, da allora, a lavorare intorno a quest'idea è stato chiamato l'intero paese ... Se– condo le agenzie d'informazione di Pechino, il primo g,ogetto di Costi– tuzione approntato dal cOmitato cen– trale del partilo comunista, dopo es– sere stato dibattuto da 8000 rappre– sentanti dei partiti democratici, delle associazioni sindacali culturali mili– tari etc., è stato pubblicato il 14 giugno 1953 e portato poi all'esame di 150 milioni di cittadini. Questi hanno studiato e discusso il testo in ogni sua parte e proposto emenda– menti che il governo ha successiva– mente introdotto nel progetto defi– nitivo prima di presentarlo al par– lamento. Si tratta di una nuova Costituzio– ne, nonostante che sia la prima Co– stituzione della Repubblica popolare cinese. Dalla nascista dello Stato (1° ottobre 1949) ad oggi, infatti, la Cina non ha avuto una Costituzio– ne vera e propria, ma un ordina– mento provvisorio dettato nçl settem– bre 1949 dalla Conferenza politica consultiva. Era, questa, un'assemblea composta di 662 delegati. (di cui sol– tanto 16 comunisti) nominati dai 14 partiti cinesi, che avevano combat– tuto contro Ciang Kai Shek, e dalle varie organizzazioni popolari. Questa assemblea aveva votato tre leggi fon– damentali: una legge sulle attribu– zioni dell'assemblea, una sui poteri e -il funzionamento del governo, una sugli scopi e la struttura dello Stato cinese. Quest'ullima legge in partic9larc, il c. d. Programma organico del I 949, ,. il testo della Costituzione definitiva promulgata a cinque anni cli distanza, sono documenti alta– mente interessanti perché costitui– scono non soltanto una dichiarazio– ne dei diritti e una formulazione dei principi ispiratori del nuovo or– dine statuale in epoche· e in condi– zioni ambientali diverse, ma la testi– monianza dell'avvento e degli svi– luppi di quella Nuova Democrazia di cui Mao Tse Tung è stato il teorico geniale e fortunato e che, secondo qualcuno, pµò rappresentare una svolta decisiva nella storia ciel soc1alismo mondiale. A questo riguardo bisogna esser prudenti. In vero Mao Tse Tung si definisce da sé; ma mentre si pro– fessa marxista, non nasconde di es– sersi sempre largamente richiamato alla dottrina tridemistica di Sun Yat Sen, padre della Cina moderna, per cui non esistevano che tre prin– cipii validi: · l'emancipazione nazio- · nalc, la democrazia politica e il be– nessere del popolo. Mao riconsidera questi principii alla luce del marxi– smo. Così per lui - rnentre « be– nessere del popolo » vuol dire essen .. zialrnente « riforrna agraria» e quc- sta dev'essere attuata pacificamente e provvedere non già alla colletti– vizzazione ma alla redistribuzione delle terre ai contadini - la lotta per l'emancipazione nazionale divie– ne la lotta contro l'imperialismo (ul– tima fase del capitalismo); la · de– mocrazia politica, non già l'obiet– tivo finale ma un momento necessario e transitorio per arrivare dal feuda– lesimo al socialismo, e no~ una de– mocrazia di tipo occindetalc ma una nuova democrazia, cioè un· regime scaturito ed ispirato da una rivolu– zione a carattere borghese, guidata e incanalata dal proletariato, in cui tutte le classi - eccettuati i feuda– tari, i grandi capitalisti e i grossi mercanti - partecipano del potere ed esercitano la dittatura per il compimento dell'opera di trasforma– zione. I n Cina, Mao ha applicato con successo la teoria marxista se– condo cui uno Stato socialista non può sorgere finché non v'è 'stata una rivoluzione borghese, e il principio di Lenin per cui nei paesi a regime semicoloniale e semifeudale la bor– ghesia, che se pure opprime il prole– tariato è a sua volta oppressa dall'im– perialismo, sente assai vivo il de– sièlerio della indipendenza nazio– nale e costituisce perciò per il movimento operaio un insostituibi. le pu,ito di appoggio. M_a Mao ha fatto di più: ha adattato il mar– xismo alla realtà storica cinese e non ha avuto fretta. Si è presentato cioè non già come il capo della rivoluzione socialista ma quale asser– tore di quegli ideali che nel mondo occidentale sono (o dovrebbero es– sere) il retaggio del liberalismo. Si è battuto per l'indipendenza del paese e per la riforma agraria, vale a dire per la borghesia nazionale e per le masse contadine,- cd -ha sprigionato cos1 immense energie rivoluzionarie che hanno portato tutto il prole– tariato al potere. E. _quivi giunto - ecco ciò rhc conta! - Mao non ha del~so l'aspettativa e le aspira– zioni del grande paese. Il suo regi– me si è effettivamente a;ticolato come la promessa Nuova Democrazia. Il nuovo Stato non doveva essere e quindi non è divenuto uno Stato di tipo occidentale. Tanto il Pro– gramma organico del /949 che la nuova Costituzione enunciano, sì, che sono riconosciuti e garantiti tutti i diritti individuali che sono il fon– damento dei regimi di democrazia liberale; ma non è su questo aspetto dell'ordinamento politico cinese che conviene soffermarsi (nonostante che, per certi riguardi, la Costituzione ci– nese sia più « occidentale » della Costituzione sovietica del 1936). Tanto più che il principio della se– parazione dei poteri, chiave di volta degli Statuti liberali, è completa– mente sconosciuto in Cin'a: il pote– re legislativo e il potere giudiziario infatti sono qui praticamente sotto– posti all'esecutivo. P ill interessante, invece, è notare che nei suoi primi anni di vita la Repubblica cinese è slata davvern uno Stato di nuova Llemocrazia, cioè NUOVA ll.EPUBBLICA uno Stato fondato sull'alleanza degli operai e dei contadini con i militari rivoluzionari, gli inte11ettuali, la bor– ghesia nazionale e la piccola bor– gbesia, sotto la guida del partito comunista appoggiato da altre forze politiche del paese. In questi primi anni gli sfor,i del governo cinese sono stati per l'ap– punto riyolti a realizzare i postulati di una rivoluzione borghese. Riforma agraria; liquidazione come classe (e non persecuzione) degli clementi. che hanno interesse al mantenimento del regime scmicoloniale e semifeudale (i c.d. signori terrieri, i c.d. capita– listi burocratici cioè i discendenti di– retti della classe dei mandarini, la grassa borghesia mercantile: che rappresentano forse l' I% della po– polazione e in buona parte sono fuggiti al seguito di Ciang); cam– pagna per la moralizzazione della vita pubblica (particolarmente cor– rotta in Cina); elevazione del livello culturale del paese; resistenza all'im– perialismo bianco. Questo programma, a quel che sembra, è stato realizzato entro il 1953. La riforma agraria, per esem– pio, si è già conch!sa. La terra di proprietà dei feudatari è stata inte– gralmente confiscata e con essa i fabbricati, gli attrezzi, il bestiame e Ie scorte (ma non il denaro, le azioni industriali e i gioielli). La terra espro– priata è stata assegnata in parti eguali ai contadini poveri e ai brac– cianti; i contadini medi hanno con– servato la loro proprietà; ai kulaky è stata lasciata la terra che essi col– tivano e, nella stessa misura di quel– la lavorata direttame'nte, la terra che essi davano ai salariati o in affitto. Nel medesimo tempo il go– verno, mcptre è andato incoraggian– do ogni forma di cooperazione fra i contadini, ha mirato all'educazione tecnica delle masse rurali C ad un costante miglioramento della politi– ca fiscale nei loro confronti. E ' stato all'inizio del 1953; che il governo di Pechino ha ban– dito il primo piano quinquennale per la industrializzazione del paese. Da allora lo Stato è in fase di tra– sformazione; il regime di Nuova Democrazia si evolve lentamente e senza gravi scosse verso una forma di organizzazione politica meno bor– ghese e più socialista. Se ne ritro– vano importanti tracce nella stessa recentissima Costituzione, dove pe– raltro, più che le parole, è il tono a rivelare i mutamenti in atto. La coalizione dei 14 partiti democratici è ancora in piedi; gli esponenti della rivoluzione borghese si trovano tut• tora a molte leve di comando; ma, assai pii, che nel 1949, la classe operaia è in posizione di prevalenza e il par.lito comunista è « l'anima di tutti gli organi dello Stato ». L'a Cina, per attuare il suo pro– gramma di industrializzazione, si è appoggiata, pii, che nel passato, all'Unione sovietica. Pechino ha bi– sogno di macchinari e di tecnici, e poiché le potenze occidentali le mo– strano i denti, la sua alleanza con la Russia è divenuta. pilt stretta. Un'alleanza, però, e solo un'allean– za, perché la Cina, nel pensiero di Mào Tse Tung, si avvia ad essere una seconda patria del socialismo, la guida per la rivoluzione proletaria. Non si può però parlare di una svolta cinese. In Cina è il sociali– smo leninista che, grazie alla capa– cità e alla saggezza di una classe politica, si sta gradualmente realiz– zando con la collaborazione' di im– mense masse umane. Lenin ha tro– vato a Pechino i continuatori pi L, au1en1iri della sua opera. LELIOL,UlORl.11 3 INCHIESTE E DOCUMENTI SULL'RMIRICR UTINR NEL BRASILE il socialismo avanza D I tutte le elezioni tenute rcccn-E, temente nell'America latina -~ Guatemala, Cuba, Brasile - le ; più importanti e sicuramente le meno 1 considerate sono state le elezioni che hanno fatto trionfare il Partito so– cialista democratico (partito conser– vatore, malgrado l'etichella) in Bra– sile; esse hanno rivelato che gli ami– ci di Vargas e della sua demagogia sociale (i Trabalhistas) hanno ancora abbastanza forza, e hanno consentito l'avvento nel firmamento politico bra– siliano di una nuova stella: il Par– tito socialista. f:. stato questo partito che è riuscito a fare eleggere go– vernatore di San Paulo, Jaino Qua– dros, distruggendo automaticamente le possibilità della candidatura pre– idenziale, per il 1955, di Adhemar de Barros, l'uomo politico brasilia– no più in vista, aspirante alla suc– cessione di Vargas. Lo stato di Sao Paulo - la cui capitale fu fondata quattro secoli fa - è il centro industriale del Brasile. La classe operaia vi è pili numerosa che altrove in tutto l'im– menso paese. La città ha avuto uno sviluppo impressionante da vent'anni a questa parte e conta al momento più di due milioni di abitanti. La sua influenza nella politica nazio– nale è talmente grande che i due candidati (Prestes Maia del Partito socia! democratico e dell'Unione de– mocratica, e Adhemar de Barros del PSP) erano considerati i candidati rivali per le elezioni presidenziali. Barros può considerarsi il favorito delle classi medie, rovinate dall'in– flazione; egli aspira a raccogliere l'eredità di Vargas. Il suo program– ma è demagogico al massimo grado. Disponeva di ingenti somme di de– naro per la sua campagna elettorale e il suo successo era cosa scontata. Maia, da parte sua, contava sul• le simpatie dell'esercito, dell'alta bor– ghesia e dei proprietari terrieri. Ma questi clementi non sono cos1 ìmpor– tantl, in una grande città indu– striale, come nell'insieme del paese. Il suo fallimento era dunque anche esso scontato. Quello che invece nessuno preve– deva era il trionfo di J aino Quadros. Egli è il leader di un insignificante partito cristiano democratico. Uomo di ambizioni politiche, fu elètto tre anni fa, all'età di 37 anni, sindaco della città di Sao Paulo, con l'ap– poggio del Partito socialista brasi– liano. La politica municipale cam– biò. L'onestà fece la sua entrata al Palazzo del Municipio, cessarono i lavori pubblici di lusso, e furono portati miglioramenti ai quartieri mi• serabili del banlieu. I grandi festeg– giamenti, i congressi scientifici e ar• tistici ecc. del IV centenario della fondazione della città hanno aiutato a mettere in rilievo l'opera dei so– cialisti al comùne. Quadros, fino ad oggi, si è mantenuto nell'insieme fe– dele alla sua alleanza con i socia– listi e alle sue promesse elettorali. f:. per questa ragione - e perché non ha tra le sue file dirigenti di larga popolarità - che il partito so– cialista si è deciso a presentare can– didato Jaino Quadros alla carica di governatore dello Stato. Il suicidio di Vargas, il parziale disfacimento del « varghismo », son stati d'aiuto, senza dubbio, al successo del candi– dato del partito socialista. Se du– rante il prossimo anno, prima delle elezioni presidenziali, Quadros e i suoi consiglieri socialisti faranno una politica tanto intelligenlc quanto sin– cera, c'è molte probabilità che egli divenga il prossimo presidente del Brasile e che per la prima volta nel– la storia del paese n1inistri sociali~ sti salgano al potere. li pericolo per Quadros è che non sappia resistcrr alla tentazione della demagogia, così forte in questo paese che ha vissuto per l'ultimo q1tarto di secolo sotto la triplice p;essione della demagogia comuni– sta di Luiz Carlos Prestes, la dema– gogia conservatrice dei « dcmocrati• ci » e la demagogia di Vargas, fa– scista fino al 1940, peroniana dopo il 1949. La gara a chi più promette, i provvedimenti spettacolari - e quasi sempre sterili - son diventati un'abitudine della vita pubblica bra• siliana. I comunisti, alleati praticamente agli amici di Vargas, accusano Jaino Quadros di essere l'agente dell'im– perialismo americano. I socialisti, da parte loro, non si fanno troppe illu– sioni. Essi considerano che appog– giare Quadros può essere d'aiuto allo sviluppo del movimento sociali– sta ma prevedono anche il momento ln cui Quadros devierà; essi spe– rano di avere allora tanta forza da poter divenire un fattore decisivo nel– la politica brasiliana. Il Brasile ha urgente bisogno di rinnovare i suoi metodi politici e di far fronte, con audacia, con mag– giore intraprendenza, alla situazione economica. In questi paesi esporta– tori di caffè, in pieno sviluppo in– dustriale, con enormi zone inesplo-. rate e probabilmente non ancora sfruttabili per decine d'anni, l'in– flazione ha fatto strage nella classe media e impedisce il miglioramento della classe _operaia in sviluppo. Il problema agrario, sia per l'eccesso del « latifundia » che per la miseria imposta dal « minifundia », è ur– gente. Se Quadros e i socialisti com– prendono che ,una industrializzazio– ne che non si basi. su un'equa re• distribuzione della proprieià terrie– ra non sarà mai altro che un movi– mento economico artificiale, essi han– no la possibilità di porre il proble– ma agrario e di trascinare con sé le masse. f:. proprio questo l'aspetto più importante della .situazione del Brasile, che né Vargas, né Barros, né Maia, hanno osato affrontare e sul quale i comunisti hanno costan• temente traccheggiato. Il primo che saprà proporre una soluzione al pro• blema agrario, strettamente collegan– dolo con i problemi sociali imposti dall'industrializzazione, avrà tulle le possibilità di successo. Le elezioni di Sao Paulo sono una esperienza interessante per l'intera America latina, la cui situazione ge– nerale non è mol_to diversa da quel– la particolare del Brasile. Per Was– hington sono un avvertimento: che è ora di considerare il movimento operaio dcli' America Latina come qualcosa d} più di un guastafeste. l'ICTORAl,B,\

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