Nuova Repubblica - anno II - n. 17 - 10 settembre 1954

L 35 Spedt.ztone ln ahbc:.namento poa,al• (G.ruppo Il) A pa,g. 2: "Terza Generazione,, allo specchio Anno 11 • N. 17 (4r) QUINDICINALE POLITICO Firenze • 1O - settembre 1954 CLAUDIO CESA: lndic.uioni vecchie e nuove della socialdemocrazia tedesca (pagg. J e 2) - DOMENICO NOVACCO: er: Tena Generazione• allo specchio (pag. 2) - Bt.NJAi\llNO FINOCCHIARO: Gli anni facili (vagg. 3 e 4) - MERCUZJO: Prèfichc all'ingrasso (pag. 4) • AURELIO PENNA: Comunismo e Islam (pag. 5) - Sindai:ati con macchia e pau,a (pag. 6) • JAMES P. WARBURG, L'America che ha fallito (pag. 8). RASSEGNE, lapolitica non aspetta A ll'indo1nnni del 7 giugno il no– stro Movi1nento, nuto non sol– tanto conte uttivu protesta contro i metodi del P.S.O.I. e del P.R.I. e contro lu legge 1naggio– rituria, nta anche conte tcntath•o di dcter,ninare, u più lunga sca– denza, unu linea politica di sostmt– ziule autono1nia della sinistra ita– liana, si trovò di fronte ad una difficohà psicologica: non soltan– to l'o n. Sura gat, il grande battu– to di quel.le elezioni, non cede– va ad altri il governo del suo par– tito e rifiutava di sottoporre i ri– sultati della sua politica acl un congresso straordinario, 1uu pren– deva egli stesso l'iniziath 1 u della « svolta ». Si assislette così, per alcune sctlitnane, o per alcuni 1nesi, alla sorprendente 1uetu1nor– fosi di questo ' Jeadcr ', che accu– sava itnprovvisarnente la D.C. - di cui era shtto succube per an– ni - dei peggiori guai (andando anche oltre il giusto), giurava che n1ai e poi ntai surehbc tornato al governo (il che non snpevu esat– tan1cntc d1e cosa significasse, 111a face,·H impressioue lo stesso), ga– rantiva in modo solenne ch'egli e il suo partito erano recisu1nentc contruri nllu e.E.O. Ma, si sa, la gente che non su nulla di poli– tica, salvo a SOJ>portarnc le con– seguenze, è credulona: così, per alcuni n1esi, ci sentinuno ripe– tere che dunque, orinai, l'on. Sa-· ragat aveva capilo, ch'egli era per l'apertura a sinistra, che lavorava indefessau1cnlc all'unità sociali.sta; e ci fu anche chi, nrnliziosu1nentc, ci fece osservare che orinai, pur •n 1 endo esercitato una utile e co– raggiosa funzione, non ci restava che sciogliere il Movin1ento: tan- 10, chi avrebbe potuto fare una poli1ica « di sinistra » più efficace di <1uella dell'on. Sarugnt? Abbiarno dovuto <1uindi atten– dere pazientcn1ente che il 1>aJlone si sgon fiusse, che l'on. Saragat tor– nasse ad essere <1uello che era, che scoprisse il suo giuoco reale, tornare ul governo con q·ualche posizioncella di più 11111 con nes– suna reale volontà di trasforma– zione del vecchio ' quudripartito '. Noi, non ne on 1 e, 1 anto ,nai duhitu– to: conoscituno non soltanto l'on. Saragut, ma anche il suo partito, e 1>ossia1no essere sicuri che ahne– uo una posizione l'uno e l'altro non saranno inni capaci di nuu1le– nere: <1uella di un'opposizione di– sinteressata, di lunga scadenza, di preparazione seria e ntedituta a una prospettiva nuova. Ed anzi, shuno sinceran1cnte persuasi che 11uel tunto (o <ruel poco) ch'essi possono fure per il paese, lo fan– no con1unque 1ncglio al governo che fuori. t 1rn discorso che non ci 1nancherà occasione di ripren– dere. Intanto però, coi suoi strani con– torcin1cnti, l'on. Sarugat ad una cosa - nei nostri confronti - era .riuscito. Dopo averci naesso fuori del suo partito per esse– re al sicuro dallu tninucciu di even– tuali posizioni di ricanabio dopo la sconfilla elellorule, bloccò per al– cuni 1ncsi la nostra azione di ri– presa facendo passure la sua po– litica per una cosa diversa da 11uella che eru. Gli diamo atto vo– lentieri della sua abilità. Questa fu una delle ragioni, fra tante altre, dcH'insu fficicnte van– taggiQ politico-organiZzativo che il nostro Movimento ebbe, dopo il 7 giugno, daJlu propria ,,ittoria: Ohe fu, occorre ricordarlo, vittoria si;,lend.idn, perché precisamente noi, e nessun altro pri1na o co,nc noi,· pose con energia cd affrontò fino ulle estrcrne conseguenze il problema ()Olitico che lu legge 111aggioritaria involgcvu: a con1in– ciare dal non di1ncnticuto con– gresso d.i Bologna del P.S.O.l. del 1952. Ora, gli eventi intcrnnzio– nali 1>iÙrecenti hanno offerto non soltanto un'ultra ri1>rovu della esatlczza della linea da noi !òloste– nula, con1e socialisti e con1e fede– ralisti, n1a hanno contcn1poranea– n1ente a~gravato il 'vuolo' politi– co che il 7 giugno aveva aperto. C'è un governo, e'<' una 01>posi– zione, di destra e di sinistra: ep– pure il panoruma politico è ben lungi dall',ipparire adegualo alla realtà del paese, cd ogni giorno di più si fa palese un largo senso d'insoddisfazione: crollutu 1>oliti• camente la Resislenzn, crollati , 1niti qualun<1uis1ici che in {(ualche n1odo avevano tentalo di sostituir– si ad essa, il paese ha cercato un suo equilibria nelle grandi in finite braccia dellu O.e., spaurito dulia 1ninucciu connanist.u e incapace di trovare nel sociulismo <1ualchc cosa di più che parole, spesso nobili cd alte, nra 1>arolc. I l pa ese conli– nuu a cercare quello c.he del 1:,ocia– lismo è sostanza di rca lizu,zione e di cvsturue, nrn non si è iinhat– tuto che in tentativi, 1>er varie ra– gioni effi1neri, conte quello di Unitù ociulisla del 1948 e del P.S.U. del 1950. Il paese cerca una forntazione Politica abbastanza larga per non essere setta, abba– stanza pulita perché un gulantuo- 010 non vi si sentu a disagio, ah– b:1stanza 1nodcrna cd efficiente per raccogliervi tulle le possibili for– ze di rinnovun1cnto non ancora affascinate dalla soluzione cornu– nista nm decise ud unu poli1ica rifornrntricc, nel profondo, degli istituti sociali e statali. Questo tipo di politica continua a chian1arsi, per noi, una politica socialista, anche se possianto con1prendere il ritegno pel qunle altri, che pur la condivide, cerca di usare 1neno di q·uesta parola « socialista », che da anni, du decenni, copre troppa i!1uzione, troppa incapacitìt di pen– sare e di volere, troppo difetto di autenlico coraggio politico. oi crediamo di poter ri– spondere u <1uesto inlerrogativo del paese. Non du soli, ché poco saprenuno e potrenuno fare, nta insie1ne con tulli gli altri che oggi divisi e clis1>crsi concordano con noi in questa diagnosi. Ma bisogna ntuovcrsi. Lu politica non ci aspet– ta, se alla politica non undianto incontro. C'è, è vero, un groSSo problema del P.S.I., mn non ere• diun10 ch'esso vada affrontato con le ' prediche': lo si affronta cer– cando di delineure noi <1uellu poli, tica che, a noslro giudizio, il P.S.I. dovri, finire per perseguire. C'è anche il problcntu della nostra debolezza; alla quale tullavia si può ovviare, raccogliendo tulle le forze indispensabili, in quelle for. 1ne organizzative che cons~ntanp a ciascuno di restare quello che j!, 111adi agire in con1une. C'è infine il piccolo 1nu grnndc 1>rohlenia delle meschine gelosie di gr'UJ)()O, dei risentin1enti e delle reciproche rnorinorazioni: fucciun1one piazza pulita, co1npiu1110 tutti uno sforzo per tro,•ure insic1ne lu struda della ripresa. Molte ragioni ci hanno i1npcdilo di sfruttare, co1ne dovcvnnto, ?a villoria del 7 giugno, Ora, si è aperta nella vita italiano e non soltanto itnliuna, una rinno,•ata congiuntura favorevole. La D.C. SOMMARIO Italia, oggi: Verso la riprna (pag. 4) - 15 ,ionù nel mondo: L'ora della 1ucct:ssionc, di PAOLOVfTTOrR&LLI (pag. 5) - Gruppi al lavoro (pag. 6) - La parola ai comJ>a1ni: Dobbiamo uscire dalJo stato fallimentare, di G10 YANN1 BoR011l'.s1 (pag. 6) - Pagine di c11ltura contem– pora'1ea: Pianificazione economica in regi.mc democratico (VlH e IX), di G.lNO LUZZATTO (pag. 7) - Plausi e bolle, di 0oNUNO (pag. 8). DOPO IL CONGRESSO NAZIONALE B RLINO Indicazioni vecchie nuove della socialdemocrazia tedesca " litica internazionale, il parti- N ELL'ATTUALE fase della po• .i to socialdemocratico tedesco (S.P.D.), che ha tenuto il suo congresso nazionale a Berlino dal 2 L al 24 luglio, si è trovato di fronte il compito di studiare una alternativa aJla politica estera del cancelliere Adenauer; e, ancora di più, di tentare di accordare la propria posizione con quella del– le sinistre degli altri paesi euro• pei. n noto che una delle defi– cienze più gravi della politica este– ra del S.P.D. era quella di non aver saputo uscire da w, .i~olamen– to del c:u~le 110·1 g!j_ ,1:étta certo tutta la r7-spom~bi,.tà - che cos... hanno fatto i partiti socialisti occi– dentali per contribuire ad una so– luzione del problema tedesco? - ma che in ogni modo limitava le sue possibilità di azione. In particolare, nei confronti dei pro– blemi dell'unità europea l'atteggia• mento del S.P.D. era stato sem• pre molto riservato; i suoi legami con i socialisti della Germania Orientale, costretti ali' azione clan• destina, gli facevano sentire tutta la assurdità della tesi di coloro che vedevano nella CED la chiave per tutte le porte; d'altro canto però, finché la questione era posta solo dal punto di vista nazionale, le prospettive di una sua soluzio– ne non erano molto più numerose. Va dato atto all'attuale segre• tario del partito, Ollenhauer, di aver saputo cogliere subito il si– gnificato dell'esistenza in F.rancia del governo Mendés-France; nella sua relazione politica, dopo aver ricordato che l'accordo sincero tra Francia e Germania è la condizio- è indebolita da 1nolti fattori con– co1nitanti'; il P.S.I. deve pur tro– vare la sua strada, se non vuole rischiare anch'esso unu crisi ele1- toralc; i partiti della dc1nocrazia laica stanno contpiendo il ntassin10 s-forLO di realizzazione politica di cui siano capaci, il governo Sccl– ba: nessuno s'illuda che dalle loro file possa ·uscire qualche cosa di più e di dh•erso. Chi ruccoglierit questo stato lutente di erisi per dare l'uvvio alla costituzione della grande sinistra den1ocra1ica italia– na? Chi de1er111inerù le nuove con– dizioni di forzu, che consentano di. parhue senzu iattunza, 1nn an– che senza eo1nplessi d'inferiorità, al partito contunista "? Chi riuscirà u trascinare anehe i cattolici socia– listi sulla via della scelta? Se in Francia, dopo lanli anni d'ine.rziu e di accidiosa nnuninistru– zione, una politica è fu1ah11cnte ne dell'esistenza di qualsiasi erga• nizzazione europea, e dopo aver criticato la sciocca posizione di cerri circolì tedeschi che, facendo esercitare sulla Francia una forte pressione americana, si illudono di lavorare per l'unità europea, ha dichiarato : « Il governo americano esige che il popolo tedesco appog• gi senza restrizioni la sua politi• ca; ed è per noi una ben magra consolazione sapere che un altro paese, allearo degli Stati Uniti, la Fra:icia, è sottoposto ad una pressione ancora più forte ». Bi– sogna riconoscere che queste sono le prime parole veramente « euro• pce » eh,- vengono pronunziate dal segretario di un partito socialista; la formula, coniata da Leoo Blum e ripresa in Germania da Kurt Schumacher, di essere insieme « in– ternazionalisti e patrioti » racchiu• deva, come l'esperienza ha dìmo• strato, un equivoco sostanziale: l'internazionalismo, quando non si traduce io formule di organizza. ziooe politica, rimane campato per aria, e viene regolarmente sacri– ficato a vantaggio del socialscio• vinismo. Mentre per i socialisti francesi e per quelli tedeschi l'uni– ca forma pratica di internaziona– lismo è non solo quella di evi• tare che rinascano i contrasti tra Francia e Germania, ma aocl1e di evitare che un accordo franco– tedesco sia realizzato solo per fare la guerra a qualcun altro. Olle– ohauer ha indicato la soluzione del problema europeo, e quindi di quello tedesco, in un « sistema di sicurezza collettivo che sia aperto a tutti gli stati, pur permettendo la costituzione di organizzazioni esplosa, che non è la politica di nessuno ...dei parliti trr.dizionuli (e - presto o lard_i - ne usci– ranno un nuovo schieramento, nuovi stnunenti, nuovi uornini), perché ciò non dovrebbe riuscire possibile in Italia? Vi sono n1on1enti, nella storia d'un paese, du cui c1nergono di necessità le forze dell'avvenire. Credian10 d'aver visto giusto nel '48, frenando un possibile colpo di n1.ano con1unistu; nel '53, bloc– cando la dittatura dei clericali; nel '54 respingendo una soluzione di forza che avrebbe allonlanato e l'unità europea e lo sforzo di di– stensione nel inondo. Tutti colo. ro che, in un n1odo o nell'altro, si sono schierati sulle stesse posizioni in queste tre ' svolte ' essenziali hanno ora un dovere conn1ne, d cui non possono più sfuggire. TRISTANOCOOIG:1'.01,,l regionali ». li senso di questa fra. se è molto chiaro se riattaccato alla proposta russa di alcuni mesi fa di entrare nel patto atlantico: Ollenhauer non respinge l'idea di un sistema di sicurezza collettiv.a, quale era stato proposto dai rus• si : solo sostiene che ali' interno del sistema si costituiscano entità interstatali differenti. Questa tesi è molto interessante e può rappre• sentare, se ulteriormente elabora– ta, unà soluzione del problema te– desco, ed insieme un importante passo in avanti sulla strada del• l'organizzazione dell'Europa. Su questo punto il partito è concorde. Divergenze di opinioni s1 sono manifestate invece a pro• posito del riarmo della Germa– nia; ed è da notarsi che per la prima volta in questo dopoguer– ra ha fatto la sua comparsa quel– la che si può incominciare a chia– mare la sioistrà socialdemocratica tedesca. I-1 progetto di risoluzione presentato dalla segreteria si im– perniava su tre punti: 1) riaffer• maziooe del diritto della Germania alla sovranità piena, e quindi al riarmo; 2) rigetto del riarmo nella sua forma attuale (CED); 3) pos· sibilità, lasciata alla direzione del partito, di ammettere il riarmo qualora risultasse la sua necessità. Per chi conosce la rigida organiz. zazione della socialdemocrazia te• desca - l'apparato controlla stret• tameote tutto il partito - è un chiaro segno dell'opinione degli iscritti il fatto che oltre un terzo dei delegati si sia pronunziato con• tro la tesi della segreteria, cioè contro il riarmo; battuta sul pri– mo punto (sul secondo l'accordo è unanime), la sinistra ha avuto partita vinta sul terzo: la facoltà di decidere sulla opportunità del riarmo non è lasciata alla dire• zione, ma ad un congresso straor• dinario del partito. E, fatto ancor più significativo, quasi tutti quei membri della direzione cl1e aveva– no sostenuto l'urgenza del riarmo non sono stati rieletti; questo si– gnifica che molti delegati hanno votato la mozione « ufficiale » per• ché legati da un mandato impera• tivo dell'organizzazione di base, a sua volta controllata dai funzio– nari, ma hanno dimostrato ciò che veramente pensavano non ap• pena hanno avuto il mezzo per manifestarlo. Pure nelle discu~sioni sulla po• litica economica si sono avuti aspri

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