Nuova Repubblica - anno I - n. 19 - 5 ottobre 1953

4 IL ''VUOTO,, DC Q uello che poteva costituire l'av– venimento più importante di settembre, in politica interna, è completamente mancato: il Consiglio Nazionale della Democrazia Cristiana. Che cosa si proponeva questa sessio– ne del C. , . ? Una cosa importante. Dopo gli scacchi subiti da De Ga– speri e Piccioni, si è costituito in Ita– lia un Governo, che è il governo di tutti meno che della Democrazia cri– stiana. Non lo è per la procedura se– guita nella sua costituzione; non lo è, in secondo luogo, per la fiducia solo condizionata che il partito stesso gli ha concesso all'atto del suo insedia– mento parlamentare. Ne è seguita una situazione che giustamente, negli am– bienti democristiani più sensibili, si definisce « qualunquistica » in quanto questo governo, risultando da una pre– determinata neutralizzazione delle osti– lità, non può rappresentare alcun in– dirizzo politico. n il governo « ammi– nistrativo » invocato un tempo da Gian– nini; e rappresenta il massimo di ri– nunzia alla dialettica, che la condizio– ne parlamentare italiana continua ad esigere, in mancanza di un chiarimento più profondo. Ma da chi deve venire questo chia– rimento? Era un progresso, che la Democra– zia Cristiana si fosse resa conto di una cosa: che il Paese, un chiarimento, lo attende solo da lei. Un Consiglio na– zionale che si riuniva quindi a questo scopo, dava moderate ma giustificate speranze che si potesse finalmente in– cominciare ad interpretare i risultati delle elezioni politiche. Purtroppo, non ne è stato nulla. Si dirà che un primo risultato po– sitivo si è ottenuto con l'accantona– mento dell"on. Gonella? Certo, quesro è un dato nuovo, ma di importanza politica discutibile. e vero, in effetti, che !"on. Gonella è il maggiore re– sponsabile del patto quadripartito del I S novembre 19'2, della legge eletto– rale, di quella campagna elettorale, di quella disfatta, e infine, della incom– prensione della disfatta. li 17 giugno, paradossalmente, allo scorso C.N. della Democrazia Cristiana, l'on. Gonella parlavaancoradi vittoria democristiana. Tuttavia è un fatto altrettanto chia– ro che l'on. Gonella non è stato estro– messo per questa ragione, altrimenti non si sarebbe elevato al suo posto il massimo ispiratore del centrismo, l'on. De Gasperi. L'on. Gonella ha scontato il risentimentodi molti delusi, in primo luogo dtll'on. Piccioni; ha scontato la stanchezza di una segreteria autori– taria senza adeguati risultati: ma non è stato sulla base di un giudizio poli– tico, che ci si è liberati della sua guida. Si dice che l'on. Gonella as– sumerà ora la direzione della stampa democristiana: cioè precisamente di quel rapporto tra Partito e società ita– liana, che dovrebbe poggiare su altri presupposti da quelli che guidarono la Democrazia Cristiana al1 ·insuccesso po– litico del 7 giugno; ma l"uomo che scambia insuccessi con vittorie non può certo operare, lui stesso, questo rove– sciamento. E questo è il primo punto da segnare nel bilancio del « nulla di fatto» al C.N. della D.C.. 11secondo « vuoto », è costituito dal– la incapacità di questo consesso, di dare, al governo Pella, una investitura politica. Si dovrebbe riflettere sulla dif– ferenza che corre tra << adottare » e «investire>> un governo. Come ha detto molto giustamente lo stesso on. Gonella, non sono i voti di determi– nati uomini o gruppi. ma l'indirizzo che presiede a quei voti, a qualificare un governo. li governo Pella, ad es., non diventerebbe socialista per una astensione o un voto occasionale del PSI. Ma questo criterio esattissimo va ora applicato al caso concreto: il voto di adozione del governo Pella da parte del C.N. della D.C., è un voto occa– sionale o sostanziale? La risposta può venire solo da una rapida scorsa a ciò che non è avve– nuto al Consiglio Nazionale: vogliamo dire, un esame approfondito dei pro– blemi della vita italiana in questo scor– cio d"autunno. Sono problemi impellen– ti di politica estera ed economica. Sul primo di questi due piani, abbiamo un ripudio del plebiscito nel TLT da par- te ciel governo jugoslavo, ed una presa di posizione governativa che impegna il Paese, ove non riceva quella soddi– sfazione, a ritrarsi per lo meno da ogni iniziativa comunitaria europeo (il patto Atlantico non è smentibile, chec– ,hé ne pensino le destre). Possibile che la Democrazia Cristiana non abbia in questo momento, dinanzi ad un dirotta– mento cosl improvviso della politica estera italiana, una sola indicazione da fornire al governo che dichiara di « adottare »? Lo stesso valga per la politica in– terna. La disputa salariale in corso non è una bazzecola. Comunque, essa riceve dalle due parti in contrasto una im– postazione, che sollecita un'opinione del ,;overno. Si dice infatti, o si contesta, dall'una o dall"altra parte, che il red– dito nazionale italiano possa, o non possa, riservare una fetta più ampia ai salari. Chi è buon arbitro in questa materia? Arbitro o mediatore, il go– verno, e !"on. Pella dovrà prima o poi compromettersi in proposito. Ma è possibile che, nel suo partito, tutto si riduca, su questo tema, ad una predi– ca dell"on. De Gasperi a Giulio Pasto– re? A una predica di costume, in fon– do, rispetto alla quale l'opinione de(- 1' « Osservatore romano della domeni– ca» era stata mille volte più equanime? li « vuoto » del Consiglio Nazionale ha avuto la sua sanzione ufficiale ne– gli ordini del giorno. accettati e re– spinti. Quello accettato, porta la fir– ma dell'on. Fanfani, ministro in cari– ca, il quale demanda ad un altro Con– siglio Nazionale l'esame approfondito della situazione italiana. Quelli re– spinti, sono stati proposti dall'on. Pa– store e dall'on. Piccioni. li primo più drasticamente, il secondo in modo egualmente insistente, chiedevano alla Direzione di oggi, o a quella uscente domani da un altro Congresso, di de– finire la politica del Partito. L'on. De Gasperi vi si è sottratto, col buon motivo che, tanto, tutti lo conoscono, SCIOPRRO GRNEIULE dell'Industria L o 1<iof!erodel 24 re//emb,·e, nel Jellore de/l'i11d111trù1, ha a111110 alte pertent11alidi scio– f,era11ti,ov111ftJ11e. O1!,ni attività indu– Jlriale è I/ala, per l'intera giornata, paralizzt1tet. Le ragioni di un ItlC• ceSJo dimo1fl•t1ti110 tanto rilevante 11011 sono, que11al'Olla,da 1·icercarsi nel solo ft1110rhe, /1·t1 le Confede– razioni dei la11or,1tori, è Itala realiz– zata /'1111itàd'azione. Q11esta ha rontribuilo a rendere piiì omogenea /'agilazione, ritonfermandone il ra• rallere premi11entt111e111e economico. J\fa il 111ue110 1•,1ricercalo nella Iituazione oggellit•a in cui 1·er1ano ; no1tri laroratori : dal/'agrico ltura. al commercio, all 'i11du11ria.al pub– bliro impiego. S I rhe al re rente uiopero i11d1111riale farti ug11i10 q11ellodei brarria111i. fra q11alrhe giorno, mentre 1,/'impiegati dello St..1/0Ilan110già miuarriando di ,·i– J11·e11dere lt1 lolla sindarale. TI 11101it•o dello srio/,ero del 24 .<ellembre è Jtt110offerto dal manca– to t1cco[ili111e11to, d t Jw·te dellt1Con– fi11dustrit1, delle ri,,e11dict1zio11i avan– zate dt11le 01·gm1izzt1zioneoperaie. Non Ii è 11e111111e110 diicuuo s11pro– blemi di cui Ii pa,-/a dt1 a11ni: co11- 1,lob(l/1Jelllo,re,,iJioue della JCala mobile, m11nenli 1alariali. Non 1i è di1c11uo nemmeno il progelto rit-e11dicativo della C/SL, che - si badi bene - f!tmta,,a solo s11/ ronglobamento e s11lla srala mo– bile, mentre la altre organizzazio- 11i,1ù1pu,-e i,, miJura diver1a, are– umo fallo rirhinla di 1111 incremenlo r11i Sttlt1ri t1ll11t1/i: la CGlL del IS%. la UlL, lt1ntoJ,erdifferenziarsi, del t0%. J\1aoltre q11e.r10 a1f,e110i,11erco11- /ederale, di trallative, di J,osizio11i lt1lliche, di inlefeSJi f,olitici, lo JCio– f!ero del 24 ht1 ttl'III0 1111 tts/Jello auai f,i,ì immedit,10 e m1l11rale; la 1i111azio11e r"emdi milioni di lm·o· rt1/o,·i. li tenore di 1oitt1 di q11e,Jiè NUOVA REPUBBLICA e sanno quindi dove condurrà il par– tito. Il guaio è che lo conoscono tanto gli uomini che hanno votato per lui, quanto quelli che hanno deposto scheda bianca: in altre parole, un terzo del partito. senza votargli contro, ha mo– strato di apprezzare la sua oper~ come un lungo e inconcludente processo tra– sformistico, e niente di più o di me– glio. In queste condizioni, la stampa ro– manà che ha parlato di un successo dell"on. Pella dovrebbe tranquillamen– te ritirare i suoi Roridi aggettivi. Un successo dell"on. Pella poteva solo ve– nire da un reciproco impegno, di go– verno e partito, in una politica con– cordata. Ora non c"è stato nulla di questo. Pella resta un figlio « adotti– vo » della Democrazia Cristiana, ma di questa democrazia cristiana disorientata e divisa, anziché l'esponente della sua politica. Poco importa che il Partito dichiari decaduto il carattere « transi– torio » del governo, dal momento che della transitorietà o meno decidono le vicende parlamentari, non un solo par– tito. 1! vero invece, che, qualitativa– mente, un governo cessa di essere transitorio, quando ha dentro di sé una sostanza, l'unica dei governi parlamen– tari, quella di un indirizzo politico che promana da un partito. In questo sen– so, allora, l'on. Pella continua a pre– siedere il più transitorio dei governi. Probabilmente, l"on. Pella lo sa quanto noi. li suo programma in tre punti, cosl vacuo (ordine pubblico, giu– stizia sociale, educazione della gioven– tù), vale molto meno della sua stessa amministrazione, che tira avanti senza infamia, e misurandosi con problemi troppo gravi per poter essere trattati unicamente da una piattaforma politica così librata nel vuoto. Ma che farci? Alla vigilia del 7 giugno, era un vezzo dire che eravamo noi, poveri untorelli, a «disturbare» l"equilibrio politico della democrazia italiana. A leggere quello che si dice al Consiglio Nazionale della Democrazia Cristiana, si capisce finalmente su quale vuoto poggiasse questo equilibrio. Ma non aspettiamo per questo che i commenta– tori legati alla fedellà ministeriale o quadripartita ci offrano un riconosci– mento. che è oramai nelle cose stesse, e nella mente di ogni uomo della strada. a11da10Iempre più romprimendo1i, la personalità dell'operaio, 11elle fabbrirhe, è morti/irata, avvilitala da 11naforma diff11sadi J,r,potere padronale, i lirenziamellli hanno ,rsitmto proporzioni rolo11ali e la mi11accia della di1occ11pazione oppri– me la vila q1101idia11a di 101enor– me 1111,nerodi pre1ta/ori d'opera,· 1ellori prod1111iviimf,orttmli e vi– tali si diba/10110 i11criJi delle q11ali 11011 Ii vede nemmeno l'ombra di 1111aJoluzione,· !t, maggio,· parie dei contralti di lttvoro, riguardanti va.sie categorie, non i Ila/a rinno– rala da anni. lo sriopero è il frullo di 11na Iiluazione Iindaralmenle Ialura, ne/. la q11ale "le Confederazioni e la /ora azione 1milaria, hanno aJJtmto 111,afunzione 11111a parlirolare. Gli LAVORO e SI ~DACJA.TI 0J1emi co11ti1111era11110 queita loro lo11a e imf!orra11110 rtlle ce111rali Ii11d,1caliuna piri netta po1izio11ee 1111a chiara J,olitica,· imJ,orranno lo JCiopero 11011 dimoilralivo, per Jel– lore, 11u1 IiJlemalico. Proprio d11e giorni JJrima rhe 11nt1parie 1101e1 oliIIi111t1 del noilro popolo i11<rorias11 le braccia a te– Itimonia11za ed a co11/er111a di ,ma urie d'errori, di ,ma politira di got•erno 1orial111enteed economica– mente i11S11ffirient,, /'011.Pella, nella IJta e1p0Iizione economico-finanzia– ria alla Camer,1, era perrenulo a conc/111ioni aJJai 011imi11iche. lA fari/011eriadel got•erno 11011 fa che ro11trib11ire alla insoddisfazione diff11sa dei lavor,itori, ad a11111e11- tare il JellIO di incerlezza in tm a1111e11ire che, forJe, uel dopog11er– ,-a, mai si è preientt1/o cosJdenso di difficoltà. L'o11.Pellrt hrt de/lo rhe il ,·eddito '"'zio11al• ha 1eg11,110 1111 I PUNTO CO~TRO PUNTO I M ENTRE la censura governativa sta distruggendo i fermenti di rin– novamento di cui era pieno il cinema italiano del dopoguerra, e Renzi e Aristarco sono reclusi a Pe– schiera per avere proposto un < sog– getto> scandalosamente vero sulla guerra fascista, il Sottosegretariato dello Spettacolo consente che si dif– fondano - sotto il logoro manto del patriottismo - documentari di pret– ta marca fascista. Di recente abbiamo avuto occa– sione di vedere quello dedicato al– l'opera del conte Dc Michcli, notis– simo esponente della Confindustria, in Tripolitania, per la valorizzazione agricola d'un lembo di quel territo– rio nel clima imperiale. Mentre i no• stri poveri « cafoni > continuavano a discendere la scala del livello so- Pubblicità gratuita ciale e l'Italia tutta rinunciava spar• tanamentc al burro per i cannoni (di legno), il regime spandeva e spendeva i miliardi dei contribuenti italiani per consentire la miracolosa trasformazione di alcuni chilometri quadrati di deserto tripolino in col– tivazioni di frutta: scr\'cndosi, allo co11/Ù1110 aume,110 dal '48 in poi. Giuslamenle. /'on. Di Vi11orio com• men/ara: « il Pruide11/e del Conri- 11/iodo,-rebbe spiegare perrhé /' i11ri– de11zadel lavoro u,I reddito 11t1zio11t1- le è stata rido/la del 3%, 11,gli11/ti– mi anni e perché la Ileu,, inridenzt1 del lavoro s:,/ reddito 11e//odell'i11- d111Jria è diminuito di circtt il 6% ». li Preside111e del Co11siglio11011 ha certo la faccia di co/11iche 11oglù1 fomire spiegazio11idi rose rhe lo interessano rela1i11mne111e. Tullo va per il meglio! la side– rurgia agonizza e 1irt1 tlt'tlllti... licen– zitmdo; /' ind111trù1 e11ile11011 regge la concorrenza Illi mercali eileri ed il mercalo iulerno 11011offre una co11venie11/e linet1 di rif,iegmnenlo. I consumi, in compleuo limi/ali, J0• 110. in i•aJliJiime con/rade del mez– zogiorno e delle ùole, i111ig11ifica11- 1i. Nono1ta111eciò, il II0I/ro ùuom– parabile Pre1idmte del Co11siglio ci viene a dire che 111110 1 1 a a gon– fie 1•ele e che è 011imiJ1a.lnlanlo, i reti operai, co111adi11i, 111piega1izi Io/frono, 111e111re il reddito a11111e111a a 1•a11taggio dei groJJi ind111/rialie dei monopoli, mentre i lire11ziame11- 1i vanno ttd accrescere le file già 1111111ero1e d i 1e11zalavoro. E gli investimenti? Il governo no co11ti- 1111a parlare e 11eIJ11110 ne sente i benefici. li Sig. Costt1, poi, si J,reorr11f!a dei lavora/ori e Ioitiene che gli t111111e111i dei Ialari provocherebbero gli a11me111i dei roSli di produzione , quindi i111oste11ibili d fjico/1,ì alle aziende che 1,1rebbero co1trette ad ulteriori, doloroJi lictnziamenti. Afa 1e il reddilo è aumentato, per aperla ttmmiJJione dell'o11. Pella, perché non do, rebbe aumeu– lare il tenore di I ila delle catexorie laroralrici? Non ri lrl1/la di creare 11110,,e diffiroltà alle illd11striero11 i migliorm11e111i richie11i dai lt11·0- ralori. Si Ira/la di comJ,ri,nere gli e11ormi f!rofiui di ta/11nise/lori pro– duttivi, di imprimere IIIMmaggiore dinamica t1/l'econo111ia, di ,,f,pro/011- dire il 111erct1lo i111cn10. Si t,·t1ll!t,in breve, di ra111bù1re rolla in J,o/itira ero11omlct1. scopo, dei vari Dc Michcli, i quali - inutile dirlo - non si ponevano pro• blcmi di costi (dato che c'era chi pagava), ma si ponc\'a no ~erto pro• blcmi di rendite (penonah). Cosl è giusto che nell'anno VII 1 della democrazia (pardon, nell'anno XXXI dcll'E. F.) si giri un docu– mentario in cui si additano al di– sprezzo del paese i « pavidi > e i « pallidi » che non credettero al clima imperiale; e si descrivano come gli anni della lotta, della conquista e della vittoria quei fatidici '33, '34, '35, '36 che getta– vano l'Italia allo sbaraglio - nella repressione della libertà e nella guer– ra di Spagna. Oggi, Dc Micheli è tornato in Africa; oggi, come allo• ra, egli appunta con solenne ma fra• terna cerimonia, le medaglie di be· ncmercnza al petto dei coloni, in• ca/liti e riverenti; ancora, le austere rovine di Leptis Magna e gli archi imperiali testimoniano della grandez– za di Roma. L'Italia è stata caccia– ta dall'Africa, gli sfoni e i sacrifici assurdi d'intere geJ\Crazioni sono fi. niti nel nulla. Ma che importa? Al– ta e vibrante risuona la tradizione imperiale: e dietro la sua ombra, an• che gli affari riprendono rigogliosi. Les affai,·es so11t /es affai,·es: anche a Tripoli. R ECENSENOO il volume di Gaeta– no Salvemini su < Il program– ma scolastico dei clericali >, Ci– viltà Cattolica del 15 agosto ha ma– nifestato una carica di « humour > che non ci saremmo attesi dalla pa– ludata compostezza dei gesuiti. Udite udite! « t dal Salvcmini de– finita laica quella scuola che noi, semplicemente, pensiamo scuoi~ cat– tolica. Intendiamo, però, razronale non per razionalismo, ma per equi• librato uso della ragione e della lo– gica, e per ciò critico: Poiché Dio ha dato all'uomo la ragione per com– prendere la realtà: e Dio ha rivela– to anche realtà superiori ma non contrarie alla ragione.... Non è né critico né razionale falsare o dccur• tare la verità; e cioè )a rivelazione divina .... La scuola, fondata su que– sti principi critici e razio11ali, è scuo• la, è cattolica, e non è né un'a~tra• zione né laica. Con questa rettifica il libro del S., moderando non la sostanza ma alcune acerbità forma• li, potrebbe essere stato scrit_to eia un cauolico e anzi da un clericale >. Capito? Poiché r~zionale non__va inteso per razionalismo, e critico vuol significare conformista, appare evidente che laicismo è sinonimo di confessionalismo e che la ricerca critica e razion;le (in cui Salvcmini identifica il carattere essenziale della scuola moderna) altro non è che ri– velazione divina. Ne consegue che, a parte le asperità di linguaggio (quel vecchietto non vuole diventare un po' più castigato!), Salvemini è un gesuita vestito da laico, come appun• to leggiadramente conclude lo spi– ritoso recensore: < E leggendo cat– tolicesimo dove egli scrive laicismo, qualche ameno spirito potrebbe per– fino spingersi a veder frate il pro– fessore Salvemini ». Basta appunto rovesciare il senso delle parole. Che deliziosa confes– sione! LIBRI li RllllSTli Notiziario Bibliografieo .M,nsile. Sot– to 1li auspici dei Servizi Spdlaeolo Informazioni e Proprield lnt1ll1llual1 della Presidenza del Co,ui1lio d,i .Mi• nistri. 2 la più completa e aggiornata Ri– vista bibliografica italiana. Si pubblica ogni mese e contiene un sunto breve e obiellÌ\'O di tutte )e riviste culturali e di tutti i più importanti studi politici pubbljcati in Italia, nonché: un Indie, Biblio1ra/ico completo di tutti i libri che si stampano ogni mese, redatto in base alle e copie d'obbligo » consegna– te per Legge alla Presidenza del Con– siglio. Direzione: Casella Postale 247 • Ro– ma. Abbonamento annuo: L. 1.500.

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