Nuova Repubblica - anno I - n. 4 - 20 febbraio 1953

NUOVA REPUBBLICA INCHIESTE E DOCIJHENTI I PROLETARI ITALIAN I non hanno • più speranza Un'inchiesta della "Doxa" rivela cianti, · di operai e di giovani governo e da ne,sun partito un si attendono qualcosa dai sindacati ( 10%) o dal « partito del popo– lo» (4%). Fra i partiti, il massimo dei fa. vori va al partito comunista (31 %) o ad· un partito socialista, non meglio identificato (6%), al socialismo (7%}, a un partito dei lavoratori. Ma vi è un numero enorme (40%) che non crede in nessun partito: 21 per cento dicono infatti che « nessun partito può aiutare» e 19 per cento che non san• no. L'atmosfera di disperazione e di sconforto domina anche in questo campo. che una maggioranza di brac- non attendono più da miglioramento della loro stizia analoga a quella dei braccianti. « Nessuno può aiutare>>, risponde il nucleo più consistente (33%), e quel– lo che viene subito dopo per entit:ì numerica (28%) dice: « Non so ». Lo stesso per i partiti : « Nessun par– tito può aiutare» risponde il 24 per cento; « tutti, se volessero », rispondooo 6 operai su 100; « non so», rispondono I 7 su 100. Pochi sperano nei sinda– cati ( t8%), ma ben 70 su 100 operai interrogati dicono che i sindacati non si devono occupare di politica, mentre so1o 16% dice il contrario; e forse la sfiducia nei sindacati deriva dal– l'abbinamento di queste due risposte. nessun sorte "Perduti gl' ideali e le speranze " L A categoria dei giovani dai 20 ai 23 anni è quella che impres– siona maggiormente. Solo il 3 per cento dei giovani interrogati ritiene sia facile trovare lavoro e il IO per cento lo ritie– ne abbastanza facile. Ma il resto lo ri– tiene difficile o molto difficile. E sul mo– do di trovar lavoro il giovane italiano non si lascia trarre in inganno. Ben il 36 per cento risponde che solo chi ha raccomandazioniriesce a trovare un la• voro. Analogamente i giovani non ignorana le cause reali delle difficoltà 3 dell'Italia: gu.-rra (34%}, sovtapopo-la– rione (20%), povertà del paese (10%), mancanza di materie prime (So/i-). mana,nza di la,-oro per tutti ( 7 o/é) e cosl via. Un giudizio complessirn si trova forse sintetizzato nella risposta di que– sto giovane disoccupato residente in una città della Sicilia, il quale mettt bene in luce come, a 0110 anni dalla Liberazione, tutti i sogni di allora sono s\·aniti: « Accetterei qualunque posto, anche come fattorino. e molto diffi– cile trovare un posto. Solo i "racco– mandati di ferro" ne trovano. Le nu– merose difficoltà !ono conseguenze del– le sconfitte e dei residui' fascisti. li Governo non può fare niente per i giovani. Essi sono scoraggiati, hanno perso ogni ideale e ogni speranza ». A. B. ] << Note sulle condizioni di vira di alcune categorie sociali » .J nel nostro paese, pubblicate sul Bollettino della Doxa dal suo diret– tore, Prof. P. Luzzatto Fegiz, su un'indagine svolta fra le categorie dei braccianti agricoli, degli operai dell'industria, dei giovani dai 20 ai 23 anni d'età e degli imprendito- 23 anni e degli imprenditori e pro– fessionisti, consentono di penetrare nel mondo segreto del lavoratore, oltre che io quello palese della sua condi– zione economica e sociale, e, sia pure limitatamente a « campioni » di ogni categoria che sono stati interrogati, ci rivelano illusioni e delusioni, che fan– no trasparire un·ombra di mestizia sullo stato d'animo del proletariato ita– liano. "Nessuno Ancora sconforto si nota nel fondo dell'animo del bracciante quando gli vien domandato se speri di diventare proprietario di un terreno in un fu. turo non troppo lontano, per esempio fra tre o quattr'anni. « I, impossibile, è ridicolo, non può succedere », ri– sponde il 44% degl'interrogati, •· se mia figlia fa un buon matrimonio, se vinco una lotteria », risponde un altro 6 per cento, « attraversoi miei risparmi o con la riforma agraria », risponde solo un quinto. LA BOLIVIA può aiutarmi " Colpiscono soprattutto le risposte dei braccianti. Su 100 di questi, solo 13 sono contenti delle loro at– tuali condizioni di vita, mentre 15 sono abbastanza contenti e 68 malcon– tenti; 4 non danno nessuna risposta. Fin qui non apprendiamo nulla di veramente nuovo, anche se constatia– mo la permanenza della situazione di miseria del bracciantato -agricolo in Italia. Ma più interessanti sono le rispo– ste sulle ragioni del loro malconten– to: « Paga bassa e molti bambini », dice un bracciante della provincia di Napoli; « si cammina colle scarpe rotte e non si guadagna niente », ri– sponde un altro della stessa zona; « non c'è abbastanza lavoro, e quando ce n'è, le paghe sono troppo basse», dice un interrogato di Bisceglie (Ba– ri}; « non mangiamo abbastanza », si dice a Piana degli Albanesi (Palermo); « non riesco a trovare lavoro, vado spesso a letto a stomaco vuoto, e così pure i miei bambini ». Questa sembra essere la situazione della mag– gioranza dei braccianti italiani. A chi attribuiscono la colpa delle attuali difficoltà? li 38%, naturalmente, al governo, ai democristiani, il 20% ai padroni, alle autorità locali, a « quelli che comandano»; c'è chi dice anche ( 10%) che nessuno ha colpa o che la colpa è della situazione attuale (7%). Ma quando si domanda chi po– trebbe aiutare i braccianti, oltre il go– verno, si comincia a penetrare in uno stato d'animo di mestizia e di dispe– razione che fa spavento. « Nessuno può aiutarci>>,dice il maggior nucleo di quelli interrogati (29%) e un altro terzo non sa rispondere a questa do– manda. Altri 25 per cento si attendono qualcosa dai proprietari e la loro rispo– <ta è così riassunta: « i proprietari do– vrt:bbero avert una (oscienza ». Pochi o Solo un quinto, forse lo 'stesso quin– to che spera ancora, non vuole stabi– lirsi in un altro paese, mentre il 43% risponde categoricamente di sì a que– sta domanda e 26% probabilmente sì. Quasi tutti quelli che desiderano emigrare vogliono andare in America o nei paesi democratici e solo il 3 per cento desidera di andare in Russia, anche perché in quei paesi hanno quasi tutti dei parenti già emigrati nel pas– sato. ' 4 Umiliati come uomini " N ON molto più lieto è lo stato d'animo degli operai dell'indu– stria, nonostante le loro condizioni economiche siano superiori a quelle dei braccianti. Solo il 15 per cento si djchiara contento e il 26 per cento ab– bast3J1zacontento, ma la maggioranza (56%) è malcontenta perché· ha una pa– ga insufficiente « Vita bestiale per una paga insuf– ficiente » dice un ope.raio di Modena; « si ha sempre paura di essere licen– ziati >>dice un altro di Livorno; « mol• ta paura di restare disoccupati » dice un operaio di V~nezia; « non guadagno abbastanza da mantenere la mia fami– glia, mia moglie deve lavorare, ho una casa troppo piccola, come uomo mi sento umiliato » dice infine un operaio milanese. La maggioranza attribuisce la colpa al governo, a De Gasperi, ai preti (33% ), ai proprietari, agl'industriali (15%), ai direttori, ai capi (6%). Ma parecchi non sanno a chi attribuir– la (21%) o non attribuiscono la colpa a nessuno (8%). Quando si domanda chi possa aiutnr~ :-.i ricade in una mt· • contro I Q UASJ 11eu11110 1 in I1alia, ha finora 111ost1·a10 di accorger1i della rivo/11. zione boliviana, che pure . co11il11iue una degli avvenimenti pirì 1ignificath i dell'anno 1952. li conformismq dei Co111i11formis1i non permei/e loro di riconouere come progreui110 neIItm movimento che 11011 1ia diretto da loro, o che a/111e110 non 1perino di dirigere, e quando, ne/. i' aprile scorso, i lavoratori boliviani rovesciarono con /'insurrezione la fe• roce di11a111ra che per mandalo delle oligarchie minerarie opprimeva il paese, la Pravda, scriue che in Bolivia era avven/1/o t1n colpo di sia/o fascista. E anche se pitl lardi, di fronte allo svoluppo degli at11 1 e11imenti, la 1/am– pa dei vari P.C. ha doVIIIO correg– gere questa inlerpre/azione, lo ha fat– to con la con.s11eta diJi,zvo/111,a « Jj. menticando », 6 11011 criticando, le sue affermazioni precedenti, ed ha prefe.-ito minimizzare quei fatti. Ma le correnti autunome della si• niJJraeuropea pouo110e debbo110guar– dare con fiducia ai fer111e11ti di ma nuova che in 11111i continenti espri• 1110110 la rii•o/Jadelle maue ai blocchi egemonici che dominano il mondo. La Bo/h•ia era uno dei paesi i11 cui le condizioni di vita delle maue popolari er,1110le più spa1•e11tou. l con1adi11iindiani, che co1tit11isco110 lfl grande maggioranza della popolazione, ,1 i110110 ancora in co11dizio11idi serzti feudali sollo il giogo di grandi lati– fo11diJ1i.Le gra11dimi11ieredi s1ag110; Ira le pitl importanti del mondo, as- 1ic11ravanol"uti dividendi a potenti!• simi trust, co11trolla1i dal capitale stra– niero, ma i minatori - 11omi11i, donne e ragazzi, coslrelli alle pi,ì beuiali fatiche in 1111 clima d 1 al1opia110in cui è difficile la sJessa respirazione - 1•i– ve11,1110 e 1110,-ivano ,#Ome deportati i11 campo di concentrameuto. A11che per gli i111elle11uali,e in genere per le ciani medie, .in una simile rtruttura Jociale non é erano che pros/,ellive di disoccupazione , di 111i– seria. Gli Hlti11ti 1,ellt' a1111ihanno IJÙto '" Bolfrùt i111peg1Mt11 d,1J>/nim,1 nel/" • • • gruppi egemon1c1 infelice guerra contro il Paraguay, JOr• ta dai co1111•t1J1i di oppoue compagnie petroliere; sconvolta poi da 101aserie di i,11urrezio11i e di repreuioni Iangui• uose. Si affer111,1110 ,mche, per qualche an- 1101 go1·er11iche 1i dichiarano socialisri e che si propo11go110 radicali riforme, ma eui finiICono per capilo/are di fronte agfi i,11ereJJidelle claJJi do– minanti, 11011osando di diJtruggerne il potere. Così il gover110 Villaroel, di mi faceva parte anche l't11111ale Preside11te Viclor P,,z E11e,11oro,rima1e al PO· /ere dal 1943 al 1946, 111t1, no11aven– do 1ap1110realizzare e11ergicame11te i suoi programmi di rim,ovamento so: eia/e, finì col perdere l'appoggio po– polare, finché le forze reazionarie si servirono del malco111en10 delle masse per rovesciarlo. Ma ormai le oliga,-chie, che ave11t111(} approfi11a10dell'i11rnrrezio11e del giu– g110 1946 per ristabilire il loro inco11- lraJtato potere, 11011 poter.1110puì go– rerna,·e tra11quil/ame11te 1m pae1e in cui i lavoraJori Ji moJtranmo Jempre pi,ì decisi a 11011 sopportare pitl oltre lt, loro trflgica JÌJJl(:tzione. Questa eia• 1perazio11edelle maue si e1primera al• trarerso il Movimiento Nacionalita Revolucionario, direi/o dtt Pa: Euen– soro, p,1rtito che a/tml'erJo po1izio11i ideologiche anai incerte, allrarer10 /or• mule speJJo simili a quelle del fasci- 11110 « di 1i11istra », rappre1e11tava /Jerò le aJpirazioni obbie11ivame11te democra• tico•rivol11zio11ariedella, grande mag– gioM11za del• po/1010 boli11ia110, quali po1eva110euere i111e,·pe1rate ti.a i,11e/let• tua/i 11azio11alùti. Acca1110 ,ti 1'1.N.R., benché con mi• nor numero di aderenti, a11et•a ,ma funzione di primo piano nella mobili– /azione delle maJJe il Partito Obrero Re\ 1 olucionnrio, lroJikiua, che diriger•a iu gran parie le organizzazioni 1i11da• cali. Nell'aprile 1951 le elezio11ipre- 1ide11zialidavano ima grande maggio• nmza a Paz E1te11soro,1101101/allle la rtazio11arialtggt tlt11oral, sfavoru·olt al lavora/ori. l\1a il Prtsiden/1 i11Cd1i– r,1. au1111111d,1 il Jl/11}/'0 elello di ttiert al serv1z10del P.C. (quasi inesis1e111e in Bolivia) si se111it•a in dovere di « 1alvare la democrazia» consegnando il potere ad 1111a reazionaria dillatura mi/ilare. Si i11te11sificava110 le ,,e{Jressio• ni e le penec11zio11icontro il movi• mo1110popolare. Ma a lungo andare le repreuioni 11011ba11a110. Nell'aprile 1952 l'i11rnrrezio11e po– polare, appoggiatt1 da una parie dalle forze armale, dopo q11a11ro giorni di guerra civile roveuiava la giunta mi• litm·e. Mentre Paz Estensoro, procla– malo Pre1ide11te,tor,uwa dall'esilio ed auumeva il potere, i lazioratori, memo· ,·i di precedenti esperienze, ri/it1ta• t•,mo di co,ueg,u1re le armi ed esige• l'ano la nazionalizzazione delle mi111ere e la riforma agrarù1. In questi me1i 11011 hanno mancato d, far1i sentire utl nuoro governo preSSioni di ogni genere, a c111 la de– stra del M.N.R. 11011 è stmbMt:t 111- sensibile. l\la la preJJione delle maJJe. che 11 e1prime altraverJo la JmÌJlra del M.N.R. dire/la da Ltchi11, ama– verso il P.O.R. e sopra/1111/0a11ra- 11ersola forle e deci!:f organi:zazionc sindacale, la Centrai Obrera Boliviana. ,·e11deoggi più difficili i comp,·omeJJi del paJJalo. lA 11azio11aliz.zazio11e d lle 1111111ere è stata proclamatt1,e subilo applicata dagli operai ,,rmati che ne hanno prno posuJJo. Con grandi ma11ifeJ1a• =ioni i contadini ,-ec/,111,a110 '" terra dei latifondi feudali. Il rereute com.Plouo ,011trorfrol11zio• nario dimostra ci,e le forze della rea– zione interna ed i11ter11azio11ale 10110 decise a ricorrefe a llttti i mezzi pu,– di riJJabilireil loro dominio. Ma qu,I complotto è Jtato r,1pidame11te1tro11- calo dalle forze popolari. Finché saprà consert'are la fiducia di q11e11e forze, nella misura in cui ne saprà soddi,fare I, aspirazioni, il go.er110 del 1\1.N.R. potrà resistere a 111/Jele preJJio11ied a t1111ii com– pio/ti. Se eIIO a11ràquesto co,-,,ggir;. la rivol11zio11e boliviaua aprirà a qurl pane , a qu,I (01llinn11,impr,r tdibtl, prorpmh,.

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