Nord e Sud - anno XX - n. 158 - febbraio 1973

, NORD E SUD Rivista mensile diretta da Francesco Compagna Gino Pallotta, Il Parlamento 25 anni dopo - Autori vari, Il Mezzogiorno negli anni )70 - Francesco Brancoli Busdraghi, L)Europa in cammino - Ermanno Corsi, MSI: doppia faccia nella continuità - Pasquale Saraceno, Augusto Graziani, Mariano D'Antonio, La centralità del problema meridionale e scritti di Francesco Compagna, Girolamo Cotroneo, Pasquale Curatola, Tullio D' Aponte, Alberto Breccia Fratadocchi, Emma Giammattei, Annamaria Lombardi, Lùcio Susmel. ANNO ·xx - NUOVA SERIE - FEBBRAIO 1973 - N. 158 (219) EDIZIONI SCIENTIFICHE IT.ALIANE - NAPOLI .t

Librerie presso le quali è in vendita la rivista BOLOGNA Libreria Feltrinelli P.zza Ravegnana, 1 Libreria Novissima Via Castiglione, 1 Libreria Parolini Via U. Bassi, 14 CATANIA Libreria Castorìna Via Etnea, 67 Libreria La Cultura P.zza Vitt. Emanuele, 9 CORIGLIANO CALABRO Edicola France co Cosantino FIRENZE Libreria Rinascita Via L. Alamanni, 41 Libreria Marzocco Via de' Martelli, 22 r Libreria degli Alfani Via degli Alfani, 84/% r Libreria Feltrinelli Via Cavour, 12 LATINA Libreria Raimondo Via Eug. di Savoia, 6/10 MILANO Libreria Francesco Fiorati P.le Baracca, 10 Libreria Sapere Via Mulino delle Armi, 12 Libreria Internazionale Einaudi Via Manzoni, 40 Libreria Popolare C.so Como, 6 Libreria Feltrinelli Via Manzoni, 12 MODENA Libreria Rinascita P.zza Matteotti, 20-21 NAPOLI Libreria Fausto Fiorentino Calata Trinità Maggiore Libreria Leonardo Via Giovanni Merliani, l 18 Libreria Deperro Via dei Mille, 17/19 Libreria A. Guida & Figlio Via Port'Alba, 20/21 Libreria Fiorillo Via Costantinopoli, 76 Libreria Treves Via Roma, 249 Libreria Guida Mario P.zza dei Martiri, 70 Libreria Macchiaroli ·Via Carducci, 57/59 Libreria Minerva Via Ponte di Tappia, 5 PALERMO Libreria Domino Via Roma, 226 Libreria S. F. Flaccovio Via R. Settimo, 37 PARMA Libreria Feltrinelli Via della Repubblica, 2 ROMA Ildefonso De Miranda Via Crescenzio, 38 (agente per il Lazio) SIENA Libreria Bassi Via di Città, 6/8 TORINO Libreria Punto Rosso Via Amendola, 5/D TRIESTE Libreria Eugenio Parovel P.zza Borsa, 15 VERONA Libreria Scipione Maff ei Galleria Pellicciai, 12 VIAREGGIO Libreria Galleria del Libro V.le Margherita, 33

NORD E SUD Rivista mensile diretta da Francesco Compagna ANNO XX - FEBBRAIO 1973 - N. 158 (219) DIREZIONE E REDAZIONE: Via Chiatamone, 7 - 80121 Napoli - Telef. 393.347 Amministrazione, Distribuzione e Pubblicità: EDIZIONI SCIENTIFICHE ITALIANE - S.p.A. Via Chiatamone, 7 - 80121 Napoli - Tel. 393.346 Una copia L. 600 - Estero L. 900 - Abbonamenti: Sostenitore L. 20.000 - Italia annuale L. 5.000, semestrale L. 2.700 - Estero annuale L. 6.000, semestrale L. 3.300 - Fascicolo arretrato L. 1.200- Annata arretrata L. 10.000- Effettuare i versamenti sul C.C.P. 6.19585 Ediz. Scientifiche Italiane- Via Chiatamone 7, Napoli Bib!iotecaGino Bianco

SOMMARIO Gino Pallotta Autori vari F. Brancoli Busdraghi Ermanno Corsi Pasquale Saraceno Augusto Graziani Mariano D'Antonio Francesco Compagna Lucio Susmel Editoriale [ 3] Il Parlamento 25 anni dopo [ 6] Il Mezzogiorno negli anni '70 [ 13] L'Europa in cammino [21] MSI: doppia faccia nella continuità [25] Cronache meridionaliste La centralità del problema meridionale [33] Il Mezzogiorno d'Europa [ 49] Sviluppo industriale e difesa dell'ambiente nel Sangro [53] Argomenti A. Breccia Fratadocchi Lo sviluppo della chimica secondaria [60] Annamaria Lombardi Il porto e la sua organizzazione [ 68] Regioni Tullio_D'Aponte Il porto di Napoli [74] Documenti Pasquale Curatola Il Pubblico Ministero [95] Saggi Girolarno Cotroneo Marxismo e anarchismo: un dialogo difficile [ 107] Letteratura Emma Giammattei La costanza di Arbasino [119]

Editoriale Negli anni scorsi, acriticamente ed enfaticamente, si diceva che i governi devono « recepire la domanda che sale dal paese »; e ci si riferiva con l'uso e l'abuso di questa formula ad ogni sorta di rivendicazione settoriale, anche se corporativa. Ora, da un'altra sponda, si dice che questo governo deve « recepire » una domanda che pure « sale dal paese » e che si configura come domanda di ordine, se non addirittura di repressione: sia nei confron.ti dei crimini che diventano più numerosi e più gravi, sia nei confronti dei disordini che ancora turbano la vita delle città e che suscitano un malessere sempre più diffuso nella pubblica opinione, concludendosi spesso in episodi sanguinosi e anche mortali. In particolare, a proposito del fermo di polizia - che il governo ha proposto alle Can1ere di reintrodurre nella nostra legislazione e con il quale non si tende ad assicurare alla giustizia chi presumibilmente ha commesso un reato, ma ad irnpedire che si realizzi l'intenzione di commetterlo, « desunta, questa intenzione, da elementi di sospetto affidati esclusivamente alla valutazione degli ufficiali ed agenti di pubblica sicurezza » - si è perfino detto e scritto che, qualora le Camere non volessero reintrodurlo, si dovrà « recepire » per altri canali, anche extra-legali, l'esigenza dell'ordine, la richiesta di sicurezza che la società vuole comunque soddisfatta. Chi ha visto, e apprezzato, un recente film: La polizia ringrazia, ben i"ntende a quali canali si allude, a quale tipo di polizia, surrogatorio di quella che serve la legge e la legge soltanto. Ma, a nostro giudizio, il compito di una classe politica, degna di questo non1.e, non consiste nel « recepire » e nemmeno nel « mediare ». E d'altra parte il problema dell'ordine e della sicurezza non deve essere iormulato tendenziosamente per quanto riguarda la forma e ricattatoriamente per quanto riguarda la sostanza. In uno Stato democratico l'ordine e la difesa dalla violenza dipendono dall'applicazione rigorosa della legge e non dal « manganello » dell'ultra-destra o dell'ultra-sinistra, intese l'una a « punire » l'altra, e viceversa. Non sono quindi ammissibili, da parte di chi deve garantire l'applicazione della legge, cedimenti di sorta o meno che mai vuoti di potere per coprire i quali si finisca poi con il ricorso a poteri arbitrari della polizia. Ma tale già sarebbe ogni facoltà conferita alla polizia di limitare la Ubertà individuale in casi 3

Editoriale che non siano « eccezionali di necessità ed urgenza, indicati tassativamente dalla legge» (così l'art. 13 della Costituzione). Come ha detto Oronzo Reale, in un'intervista all'« Europeo », questi casi non possono essere « elastici, sfumati »; e· qualora, in luogo di casi « indicati tassativamente dalla legge », si volessero prendere in considerazione, casi di volta in volta stabiliti dall'agente dell'ordine, e quindi non predeterminati, ma indeterminati, saremmo fuori dell'ambito costituzionale. Di qui la nostra posizione molto critica nei confronti di un disegno di legge come quello presentato dal Governo: una posizione critica che si fonda su un preciso riferimento alla Costituzione: il potere di fermare un cittadino dev'essere non solo ristretto nella durata del fermo, n1a anche e soprattutto applicabile soltanto in casi obiettivamente riscontrabili, « per i quali non ci sia discrezionalità ». Nel disegno di legge presentato dal Governo si conferisce invece agli agenti dell'ordine un vero e proprio « potere di sospetto »; e il fermo di polizia applicato sulla base della presunzione che un cittadino « stia per commettere un delitto » non corrisponde certo al fermo in casi « tassativamente » indicati dalla legge. Si aggiunga che il fermo di chi si presume che stia per commettere un reato non può confondersi con il fermo di polizia giudiziaria, già previsto nel nostro codice di procedura penale per chi sia indiziato di avere già commesso un reato. Questo istituto solleva problemi relativi alla libertà del cittadino, ma solo nel senso delle garanzie che all'indiziato, e quindi al fennato, devono essere accordate (assistenza del difensore, interrogatori da parte del magistrato, ecc.); e a queste garanzie si è provveduto, rafforzandole,_ con la legge n. 952 del 1969 ( che ha risolto anche problemi posti da decisioni della Corte costituzionale in questa n1ateria). Ma il fern10 di polizia previsto dal nuovo disegno di legge per i sospettati di voler commettere un reato solleva problemi relativi alla libertà del cittadino nel senso della privazione, sia pure per 48 ore, di questa liberta: sulla base, appunto, di un « potere di sospetto ». Certo, gli strumenti di pubblica intimidazione possono anche essere ritenuti di qualche utilità al fine di mantenere sotto controllo persone o gruppi che insidiano l'ordine e la sicurezza. Ma questa considerazione è compensata da un'altra, di Reale (si veda un'altra sua intervista, a « Tempo illustrato »): « i fatti drammatici della cronaca nera ( rapine, esto_rsioni, sequestri) difficilmente sarebbero impediti dall'introduzione del fermo », e di quello che abbiamo definito un « potere di sospetto »; · gli autori di crimini, infatti, « non. si rivelano anticipatamente con atteggiamenti che destano sospetti ». E a chi ritenesse che ii fermo di chi è 4

INDICE DELL'ANNATA 1972

INDICE DELL'ANNATA 1972 SOMMARIO DEL N. 145 (206) Editoriale . . . pag. 3 F1ancesco Compagna - Dopo l'elezione del presidente . » 9 Girolamo Cotroneo - Mille e un socialismo . » 24 Vittorio Barbati - La sicurezza europea ieri e oggi » 35 GlORNALEA PIÙ VOCI Italo Talia - L'industrializzazione contestata . Ugo Leone - Abn1zzo, raffinerie e sottosviluppo Guido Compagna - Politica e libertà PROFILI Giovanni Tranf aglia - Rocco Scotellaro e « l'uva puttanella» . . CuNVEGNIE CONGRESSI Elio Manzi - Geografia utile ed inutile . DOCUMENTI Giorgio Nebbia - La società dei rifiuti . Autori Vari - Napoli ecologica SOMMARIO DEL N. 146 (207) » 55 » 60 » 64 » 69 » 80 >> 89 » 106 Editoriale . pag. 3 Alfonso Sterpellone - Tito e i nazionalisti croati . » 9 Oddo Biasini - Scuola secondaria superiore: ipotesi di riforma . . . » 24 Luigi Compagna - Leadership e democrazia . . . . . » 35 III CONTRIBUTI Silvano Labriola - La crisi e 1 suoi rimedi GIORNALEA PIÙ VOCI Clotilde Marghieri - Nicola Chiaromonte Tullio D'Aponte - Un porto per la Regione Maurizio Mistri - Il costo della « non programmazione » ARGOMENTI Vittorio Barbati - La sicurezza europea domani Sergio Conti - Le scelte meridionali della Fiat CIWNACHE E MEMORIE Alfonso Scirocco - Napoli 1943-1953 DOCUMENTI Autori Vari - Bagnarsi a Napoli SAGGISTICA Francesco de Aloysio - Gli intepreti di Croce . . . SOMMARIO DEL N. 147 (208) » 44 » 50 » 53 » 58 » 61 }) 77 » 91 » 111 » 122 Editoriale pag. 3 Girolamo Cotroneo - L'anticultura di destra » 6 Vittorio Barbati - L'equilibrio asiatico » 21 GIORNALEA PIÙ VOCI Rosellina Balbi - La « Critica Sociale » e l'Europa » 40 Alfredo Testi - La nuova legge per· la montagna . . » 42

Vgo Leone - Un aeroporto per la regione . . . . . . . ARGOMENTI Marcello Marin - Le Finanziarie Regionali . . . . . . RLGIONI Italo Talia - «Nuova» e « vecchia » industrializzazione in Campania . . . . . . . Giampaolo Zucchini - Sudtirol: provincia autonoma o Regione? . . . . . . . . FRONTIERE Pietro Jozzelli - Gli Stati Uniti nel Mediterraneo. . . . . Sergio Pistone - La Germania e l'Europa ... DOCUMENTI Francesco Compagna - Napoli tra passato e futuro . . . » 46 » 52 » 77 » 91 » 104 » 109 » 120 SOMMARIO DEL N. 148 (209) Editoriale . . . . . . . . pag. 3 Girolamo Cotroneo - Una dichiarazione di fallimento » 7 Riberto Berardi - Il mito liceale del diluvio . . » 14 Autori Vari - Il Piano economico 1972 » 20 GIORNALEA PIÙ VOCI Lanfranco Orsini - Il tempo contato . . . . . . Ugo Leone - Un'energia più pulita . . . . . . . . Sergio Talia - Il trasporto gratuito . . . . . ARGOMENTI Vittorio Barbati - La questio~ ne mediterranea . . . . . REGIONI Angerio Filangieri - I centri antichi della Campania . . » 26 » 28 » 31 » 34 » 51 IV SAGGI Manlio Di Lalla - Croce tra fascismo e antifascismo DOCUMENTI : Felice Ippolito - Geologia e pianificazione in Basilicata SOMMARIO DEL N. 149 (210) » 69 » 116 Editoriale . . . . pag. 3 Renato Ghiotto - Una sinistra senza illusioni . . » 9 Girolamo Cotroneo - Il giaco~ binismo culturale . . » 15 Vittorio Barbati - Il costo dell'equilibrio . . » 23 DOCUMENTI Francesco Compagna - La forza del dubbio ARGOMENTI Autori Vari - La politica regionale della Comunità Europea . . . . . G. G. Dell'Angelo -· La comunità montana . . . . . Tullio D'Aponte - I porti turistici . Vgo Leone - Le fonti di energia e l'Italia . . PAESI E CITTÀ Michele Guerrieri - Passato e presente di un comune meridionale . . . . REGIONI Maria Marra - La pesca in Campania ...... . Lorenzo Lupo - L'organizzazione del territorio in Basilicata . . . . . . . . . SOMMARIO DEL N. 150 (211) » 42 » 56 » 61 » 71 » 79 » 95 » 104 » 122 Editoriale . . . . . . . . pag. Girolamo Controneo - La ri3 7 voluzione improbabiie ))

Roberto Berardi - I meridionali nelle scuole del Nord . Tullio D'Aponte - L'industria chimica fra due Piani CRONACHEMERIDIONALISTE Paolo Sylos Labini - Il malessere dell'economia F1ancesco Compagna - La crisi economica, il Mezzogiorno, il programma . . Nino Novacco - Congiuntura e Mezzogiorno . Ftancesco Compagna - Politica meridionalista e « azioni » settoriali . SAGGI Manlio Di Lalla - Antifascismo e postfascismo . . . GJORNALEA PIÙ VOCI Antonio Laganà - Durkheim e la sociologia . . . . Sebastiano Maff ettone - Economia e sviluppo umano Maria Laura Gasparini - Da Annarumma a Ciriaco TESTIMONIANZE Franco Bernstein - La violenza fascista nelle scuole . . ARGOMENTI Autori Vari - L'occupazione nel 1971 Vittorio Barbati - La politica della difesa PAESI E CITTÀ Mario Cataudella - Gli albanesi del Pollino . . . LETTEREALDIRETTORE Antonio Répaci su Facta . Il giudizio » 16 » 25 » 36 » 40 » 44 » 46 » 51 » 78 » 82 » 85 » 91 » 97 » 103 » 117 » 124 SOMMARIO DEI Nn. 151-152 (212-213) Editoriale .. . . . . pag. 3 V Aldo Garosci - Massimalismo, trasformismo, riformismo . Ennio Ceccarini - La sinistra e il terrorismo . . Autori Vari - Il disegno di Carli . . . CRONACHMERIDIONALISTE Pasquale Saraceno - Il Sud nel sistema economico italiano ed europeo . Sandro Petriccione - Gli strateghi del sottosviluppo Francesco Compagna - L'occasione metropolitana CRONACHEPARLAMENTARI Bruno Visentini - Dall'IGE all'IVA . . . GIORNALEA PIÙ VOCI Adriana Bich - Istruzione tecnica e formazione umana Maria Laura Gasparini - I meridionali nelle scuole straniere . Adolfo De Cecco - Da Fossacesia a Gaeta . . . . . REGIONI Mario Del Vecchio - Trasporti, Mezzogiorno e Regioni . Vittorio Barbati - I nodi delle Regioni M-. Balestrieri Terrasi - Le Regioni e il Programma . INCHIESTE Claudia Vinciguerra - L' Acquario fra 1 marosi IN'DUSTRIA Italo Talia - Una ristrutturazione lunga un secolo Tullio D'Aponte - L'Europa dell'etilene Giuliana Martirani - L'industria del cuoio e delle pelli TESTIMONIANZE Luigi -Mendia - L'età dell'ambiente . . . . » 6 » 17 » 27 » 37 » 54 « 61 » 65 » 78 » 81 » 84 » 89 » 98 » 111 » 125 » 149 )) 161 » 192

PAESI E CITTÀ Ugo Leone - La « riserva » del Molise . . . . . . . Elio Manzi - I Regi Lagni CRONACHE E MEMORIE Ernesto Mazzetti e Fabio Felicetti - Un'industria e un quartiere alla periferia di Napoli . . . . . . . . . SOMMARIO DEL N. 153 (214) )) 204 )) 216 )) 232 Editoriale pag. 3 Girolamo Cotroneo - La libertà « ridefinita» » 8 Tullio D'Aponte - I resti del piano chimico . » 15 CDONACHEPARLAMENTARI Antonio Del Pennino - Le pensioni della crisi . . » 26 GIORNALEA PIÙ VOCI Giulio Caterina - I problemi della navigazione interna Antonio Perna - L'esodo dalle campagne nel Lazio Francesco M. Greco - Gli accordi petroliferi . TESTIMONIANZE Elio Giangreco - L'Ateneo calabrese: tappe e prospettive DOCUMENTI Maurice Le Lannou - Lo sviluppo economico delle zone costiere e 1 problemi del- · » 33 » 40 » 42 » 49 l'ambiente . » 68 André Vigarié - L'organizzazione delle fasce costiere » 75 SAGGI Luigi Compagna - La modernità di Tocqueville . » 84 VI CRONACHE E MEMORIE Ermanno Corsi - Da Fanfani a Scelba . SOMMARIO DEL N. 154 (215) Editoriale . . Girolamo Cotroneo - Il battesimo di Marx . Autori Vari - L'autunno Sindacale Vittorio Barbati - Le riforme di premessa . CRONACHEMERIDIONALISTE Romano Prodi - Come creare l'imprenditore . . . Francesco Compagna - Prime impressioni sui « progetti speciali » • • Sandro Petriccione - Il metodo dei « progetti speciali » • ARGOMENTI Tullio D'Aponte - Montedison: geografia di una ristrutturazione DOCUMENTI Renato Scognamiglio - Lo sciopero fra libertà e autorità Scipione Caccuri - Statuto dei lavoratori e medicina . !~CHIESTE Claudia V inciguerra - Il microscopio elettronico nelle baracche REPLICHE Guido Bacci - L'Acquario fra 1 marosi LETTERE AL DIRETTORE Giovanni Aliberti Gli Europei di Napoli LETTERATURA Caterina De Caprio - Il ritorno del « feuilleton » . )) 95 pag . 3 )) 6 » 15 » 23 » 34 » 38 » 40 » 46 » 62 « 79 » 94 » 105 » 117 » 123

SOMMARIO DEL N. 155 (216) Editoriale pag. 3 Alessandro Amati - rll « vertice » di Parigi . . » 7 Luigi Compagna - Il marxismo come teologia . . . . » 15 Fabio Narcisi - La politica territoriale degli incentivi . » 21 Autori Vari - Congiuntura e Mezzogiorno » 28 CRONACHEPARLAMENTARI Nino Novacco - Le scelte per la· chimica » 34 GIORNALEA PIÙ VOCI Mario Centorrino - La laurea del sottosviluppo . . . » 42 Vincenzo Litta - Le nuove tariffe telefoniche urbane . » 48 Fabio Narcisi - Contraddizioni per il Mezzogiorno . » 52 Annamaria Gentile - Lo sviluppo delle « pipelines » m Europa. . . . » 54 ARGOMENTI Maurizio Mistri - Il «leasing» Mario Pacelli - Luci ed ombre della « riforma per la casa » CRONACHEPARLAMENTARI F1ancesco Compagna - Mezzogiorno e partecipazioni statali . . . . GIORNALEA PIÙ VOCI Giulio Caterina - La piccola industria Lanfranco Orsini - Da Mastriani a Viviani Giovanni Russo - Ricordo di Flaiano. Italo Talia - L'occupazione industriale tra 1 due cens1men ti FRONTIERE Vittorio Barbati - La strategia del riavvicinamento AP.GOMENTI Fabio Narcisi - I nostri mari Tullio D'Aponte - Il gas naturale nell'Europa occidentale immobiliare. . . . . » 60 OPINIONI E DISSENSI Antonino De Arcangelis - Il saldo regionale di vitalità . » 79 Francesco Lucarelli - La legiINDUSTRIA Tommaso Luce - Un'industria per l'energia elettrica . TESTIMONIANZE Vibio Bongini - Un giornalista contro l' « Ordine » SAGGI Manlio Di Lalla - 1 nodi del liberalismo » 88 » 94 » 101 SOMMARIO DEL N. 156 (217) Editoriale . . . . . pag. 3 Ugo Leone• - Quale sviluppo? » 5 VII slazione sui fondi rustici Simonetta Piccone Stella - Numeri e mobilità di classe CDONACHE E MEMORIE Maria Chiara Acciarini - Il capitale americano m Italia, I'« Avan ti! e l'Unità » • • DOCUMENTI Luigi Mendia - La lotta per la protezione ambientale LETTEREAL DIRETTORE Mario Canino - La politica territoriale degli incentivi . Francesco De Angelis - Ancora su Facta . . . » 12 » 21 » 31 » 36 » 38 » 40 » 45 » 58 )) 71 » 84 » 95 » 101 » 118 » 123 » 127

INDICE DEI NOMI Acciarini M. Chiara, 156 (217) p. 101. Aliberti Giovanni, 154 (215) p. 117. Amati Alessandro, 155 (216) p. 7. Bacci Guido, 154 (215) p. 105. Balbi Rosellina, 147 (208) p. 40. Balestrieri Terrasi Marinella, 151-152 (212-213) p. 111. Barbati Vittorio, 145 (206) p. 35; 146 (207) p. 61; 147 (208) p. 21; 148 (209) p. 34; 148 (209) p. 23; 149 (210) p. 23; 150 (211) p. 103; 151-152 (212-213) p. 98; 154 (215) p. 23; 156 (217) p. 45. Berardi Roberto, 148 (209) p. 14. Bernstein Franco, 150 (211) p. 91. Biasini Oddo, 146 (207) p. 35. Bich Adriana, 151-152 (212-213) p. 78. Bongini Vibio, 155 (216) p. 94. Caccuri Scipione, 154 (215) p. 79. Canino Mario, 156 (217) p. 123. Cataudella Mario, 150 (211) p. 117. Caterina Giulio, 153 (214) p. 33; 156 (217) p. 31. Ceccarini Ennio, 151-152 (212-213) p. 17. Centorrino Mario, 155 (216) p. 42. Compagna Francesco, 145 (206) p. 9; 147 (208) p. 120; 149 (210) p. 42; 150 (211) pp. 40 e 46; 151-152 (212-213) p. 61; 154 (215) p. 38; 156 (217) p. 21. Compagna Guido, 145 (206) p. 64. Compagna Luigi, 146 (207) p. 35; 153 (214) p. 84; 155 (216) p. 15. Conti Sergio, 146 (207) p. 77. Corsi Ermanno, 153 (214) p. 95. Cotroneo Girolamo, 145 (206) p. 24; 147 (208) p. 6; 148 (209) p. 7; 149 (210) p. 15; 150 (211) p. 7; 153 (214) p. 8; 154 (215) p. 6. _ D'Aponte Tullio, 146 (207) p. 53; 149 (210) p. 71; 150 (211) p. 25; 151-152 (212-213) p. 149; 153 (214) p. 15; 154 (215) p. 46; 156 (217) p. 71. De Aloysio Francesco, 146 (207) p. 122. De Angelis Francesco, 156 (217) p. 127_. De Arcangelis Antonino, 155 (216) p. 79. De Caprio Caterina, 154 (215) p. 123. De Cecco Adolfo, 151-152 (212-213) p. 84. IX Dell'Angelo Giangiacomo, 149 (210) p. 61. Del Pennino Antonio, 153 (214) p. 26. Del Vecchio Mario, 151-152 (212-213) p. 89. Di Lalla Manlio, 148 (209) p. 69; 150 (211) p. 51; 155 (216) p. 101. Felicetti Fabio, 151-152 (212-213) p. 232. Garosci Aldo, 151-152 (212-213) p. 6. Giangreco Elio, 153 (214) p. 49. Greco Francesco, 153 (214) p. 42. Ippolito Felice, 148 (209) p. 116. Jozzelli Pietro, 147 (208) p. 104. Labriola Silvano, 146 (207) p. 44. Laganà Antonio, 150 (211) p. 88. Le Lannou Maurice, 153 (214) p .68. Leone Ugo, 145 (206) p. 60; 147 (208) p. 46; 148 (209) p. 28; 149 (210) pfl 79; 151-152 (212-213) p. 204; 156 (217) p. 5. Litta Vincenzo, 155 (216) p. 48. Lucarelli Francesco, 156 (217) p. 84. Luce Tommaso, 155 (216) p. 88. Lupo Lorenzo, 149 (210) p. 122. Maffettone Sebastiano, 150 (211) p. 82. Manzi Elio, 145 (206) p. 80; 151-152 (212213) p. 216. .Marghieri Clotilde, 146 (207) p. 50. Marin Marcello, 147 (208) p. 52. Martirani Giuliana, 151-152 (212-213) p. 161. · Mazzetti Ernesto, 151-152 (212-213) p. 232. Mendia Luigi, 151-152 (212-213) p. 192; 156 (217) p. 218. Mistri Maurizio, 146 (207) p. 58; 155 (216) p. 60. Morra Maria, 149 (210) p. 104. Narcisi Fabio, 155 (216) p. 21 e p. 52. Nebbia Giorgio, 145 (206) p. 89. Novacco Nino, 150 (211) p. 44; 155 (216) p. 34. Orsini Lanfranco, 148 (209) p. 26; 156 (217) p. 36. Pacelli Mario, 156 (217) p. 12. Perna Antonio, 153 (214) p. 40. Petriccione Sandro, 151-152 (212-213) p. 54; 154 (215) p. 40.

Picone Stella Simonetta, 156 (217) p. 95. Pistone Sergio, 147 (208) p. 109. Prodi Romano, 154 (215) p. 34. Répaci Antonio, 150 (211) p. 124. Russo Giovanni, 156 (217) p. 38. Saraceno Pasquale, 151-152 (212-213) p. 37. Scirocco Alfonso, 146 (207) p. 91. Scognamiglio Renato, 154 (215) p. 62. Sylos Labini Paolo, 150 (211) p. 36. Sterpellone Alfonso, 146 (207) p. 9. X Talia Italo, 145 (206) p. 55; 147 (208) p. 77; 151-152 (212-213) p. 139; 156 (207) p. 40. Talia Sergio, 148 (209) p. 31. Testi Alfredo, 147 (208) p. 42. Tranfaglia Giovanni, 145 (206) p. 69. _ Vigarié Andr~, 153 (214) p. 75. Vinciguerra Claudia, 151-152 (212-213) p. 125; 154 (215) p. 94. Visentini Bruno, 151-152 (212-213) p. 65. Zucchini Giampaolo, 147 (208) p. 91.

Editoriale sospettato di star per commettere un reato si potrebbe applicare ai contestatori-guerriglieri che hanno le automobili con il portabagagli carico di sbarre e di catene, o portano a tracollo il tascapane carico di altre « armi improprie », si dovrebbe obiettare che costoro potrebbero essere fermati non solo in quanto « indiziati » di reato, ma anche per il reato di detenzione delle armi improprie: questo infatti è già un reato. La formulazione e la dizione del disegno di legge sul fermo di polizia sono dunque troppo ambigue per non condividere il giudizio che ne ha dato, sulla « Voce repubblicana », Paolo Ungari: di tutto si può parlare, nel caso della facoltà conferita alla polizia di fermare il cittadino sospettato di stare sul punto di commettere un reato, tranne che di indicazione « tassativa » di casi eccezionali: « basta riflettere al dubbio in cui verserebbe il magistrato chiamato a ricostruire il processo psicologico dell'agente di polizia per stabilire in sede di convalida se la illazione di quest'ultimo fosse più o meno fondata». E comunque il « potere di sospetto» è in contrasto con l'art. 13 della Costituzione che dichiara eccezionale ogni misura restrittiva della libertà personale, « circondandola di garanzie che ne escludano l'impiego su basi latitudinarie, o magari per conseguire gli effetti un tempo tipici della decimazione». C'è, infine, al di là di ogni considerazione sulla legittimità costituzionale del fermo di polizia in base al « potere di sospetto », il problema della sua legittimità etico-politica. In 1nateria di tutela della libertà individuale, « nessuna diffidenza è troppo gelosa». L'esperienza storica ci insegna quanto costi ai popoli barattare questa libertà con l'ordine. Ecco: da questa posizione, che nega la convenienza e la legittimità di un conferimento alla polizia di poteri arbitrari, noi ribadiamo, tuttavia, il convincimento che nessun potere di farsi ragione da sé può essere più o meno tacitamente concesso a bande private, anche se tale potere, questa o quella banda, volesse arrogarselo nel nome dell'antifascismo e per dare una risposta alle provocazioni dei fascisti. Come ha scritto Giuliano Vassalli, « contro i fautori e gli autori della violenza fisica e morale, di qualsiasi colore e di qualsiasi ideologia, non c'è che elevare a poco a poco una barriera di isolamento e di unanime riprovazione morale». _Noi non abbiamo atteso le aggressioni a Schiavinato e a li igezzi per accomunare nel giudizio di riprovazione morale ultra-destra e ultra-sinistra: ci bastò l'aggressione a Trimarchi per capire quanto fossero sin1.ili ai fascisti coloro che lo avevano aggredito. 5

Il Parlamento • 25_ anni dopo di Gino Pallotta A 25 anni dall'entrata in vigore della Costituzione, la democrazia pone a se stessa diversi problemi: si avverte, ampiamente diffusa, l'esigenza di una verifica di come gli istituti posti al centro del sistema democratico abbiano assolto ai loro compiti di fronte alle trasformazioni ed alle esigenze del paese. Questo rapporto tra società politica e società civile è spesso sollevato dalla destra, con intenti palesemente qualunquistici, ma non può essere ignorato, proprio per togliere spazio alle manovre di chi tenta di insidiare la democrazia italiana. D·'altra parte il discorso sulle istituzioni non investe solo il Parlamento, ma Governo e partiti e, al di là degli ordinamenti, lo stesso personale politico che, di fatto, è alla guida del paese, sia che si tratti di schieramenti di maggioranza che di opposizione. · ,Quando venne promulgata la Costituzione ( è passato, ormai, un quarto di secolo, percorso da intensi avvenimenti politici), certo si avvertiva un « clima » diverso. Si era ancora sulla scia dei grandi avvenimenti che, dalla caduta del fascismo, avevano portato alla Resistenza, alla nascita della Repubblica e alla Costituzione. In sede costituente, la riaffermazione del sistema parlamentare era stata sottolineata con forza e fiducia: come ripulsa al fascismo che l'aveva deriso e calpestato fino a giungere alla dichiarazione di decadenza e alla persecuzione dei parlamentari oppositori e poi alla grottesca Camera dei fasci e delle corporazioni con gli « onorevoli» in camicia· nera che concludevano le sedute al grido dj « Viva il Duce! » e cantando « Giovinezza ». L'angosciato e fiero grido: « Viva il Parlamento! », lanciato da Emanuele Modigliani in risposta alla minacciosa affermazione mussoliniana di trasformare l'aula in un « bivacco » per i suoi manipoli, risuonava ancora nell'aria, a Montecitorio, quando i « padri costituenti » vararono gli articoli dedicati al nuovo ordinamento dello · Stato. Invero l'opera di denigrazione del Parlamento, portata dal fascismo alle estreme conseguenze, era in corso da vari decenni, prima ancora di Mussolini. Ad esempio, il Parlamento era stato 6

Il Parlamento 25 anni dopo bersaglio dei nazionalisti, i quali, con le loro teorie, dettero al fascismo un prodotto già confezionato e che servì per porre « sotto accusa » il sistema parlamentare e, con esso, la democrazia. L'assassinio di Matteotti, come quello di Giovanni Amendola, la decadenza dal Parlamento dei deputati aventiniani, questi ed altri episodi di violenza, compresi l'arresto di De Gasperi e l'incarcerazione di Gramsci, avevano avuto le loro premesse ideologiche nella campagna denigratoria condotta, con diverse tonalità, contro il Parlamento e i suoi esponenti. Ben si sa che, in se stesso, il Parlamento è l'antitesi dell'autoritarismo e dei fascismi d'ogni tipo. E, anche per questo, occorre garantire che, effettivamente, l'istituto funzioni, e che sia veritiera, il più possibile, la classica equazione che vuole il Parlamento sintesi o specchio della volontà popolare. Diversamente, gravose conseguenze possono prodursi nel tessuto dello Stato. Persino V.E. Orlando aveva osservato che era possibile che il Parlamento potesse non esprimere più, in certi momenti, la « volontà popolare »: e, in tal caso, affermava, sono le rivoluzioni ad entrare in scena. Il vecchio statista non considerava l'altra eventualità: cioè che fosse il fascismo, o fossero altre forme di autoritarismo, a trarre profitto da una eventuale crisi del Parlamento per proporre, o meglio per imporre, la loro alternativa autoritaria. Evidentemente il problema del rapporto tra istituzioni politiche e paese, rilevato anche da Alberto Sensini sul « Corriere della Sera », chiama in causa i partiti. Eccoci ad una delle forme nuove, più evidenziate nella nuova realtà politico-costituzionale. I partiti, sotto tale profilo, appaiono organizzatori e mediatori della volontà popolare, impalcature portanti del sistema democratico, a fianco de] Parlamento e degli organi costituzionali. Ne deriva, rispetto al passato, una maggiore loro responsabilizzazione. L'esigenza d'una vita democratica all'interno dei partiti diventa, indirettamente, condizionante per lo stesso sistema generale. Inseriti nella Costituzione con l'art. 49, che li consider~ come partecipi all'elaborazione della politica nazionale ( « Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere, con metodo democratico, a determinare la politica nazionale » ), sono i partiti ad avere, di fatto, la gestione delle elezioni. A questo punto è chiaro che la selezione dei <, quadri », e quindi dei parlan;ientari, da parte delle forze ·politiche, assume un aspetto che interesserà - a legislatura aperta - anche per ciò che concerne 7

Gino Pallotta l'azione delle Camere, il loro funzionamento. Più che ,dai regolamenti, il funzionamento delle Camere dipende infatti dai partiti: per un problema di volontà politica, certo prioritario, e anche per un problema di uomini. Il fatto stesso che nuove formazioni politiche, dopo qualche sortita, trovino difficoltà ad affermarsi (esperienza del Manifesto, del PSIUP e di altre formazioni), perché si ha, in generale, una sostanziale fedeltà degli elettori ai partiti detti « storici » (le oscillazioni elettorali, anche quando sensibili, avvengono normalmente in questo quadro), sta a dimostrare che c'è parecchio di artificioso nella polemica aprioristica sulla partitocrazia: ma ciò deve rendere i partiti più sensibili ai problemi delle istituzioni che sono il cardine dell'ordinamento democratico. Cosa si vuole che il Parlamento sia, lo specchio del paese (s'intende, attraverso la mediazione dei partiti come organizzatori del voto popolare) o un « braccio » (privo di propria, effettiva capacità deliberante) degli staff dei partiti? Si sa che si discute molto, e non da oggi, su questo interrogativo, inteso in senso globale. Il problema del rapporto tra partiti e gruppi è andato assumendo sempre più rilevanza. In certi ambienti politici, per questo problema, si è pure manifestata una sensibilità crescente. Alcune osservazioni a questo proposito, sebbene frammentarie. Storicamente assurge in primo piano anzitutto la funzione dei gruppi. Sono loro ad essere consultati dal Capo dello Stato durante le crisi di governo. La prassi costituzionale venne quindi a dare particolare risalto ai gruppi parlamentari, anche attraverso questi meccanismi. Si arrivò a cristallizzare addirittura una finzione perché l'origine della volontà politica (i partiti) finiva col non avere voce ufficiale durante le crisi. Saragat ·corresse questa procedura e convocò al Quirinale, nelle crisi di governo, anche i segretari dei partiti, con una giusta innovazione procedurale. Di fatto le deliberazioni dei partiti banno avuto sempre un primato rispetto a quelle dei gruppi. Sono i partiti a fare le crisi di governo, eccetera. Più di recente, per·ò, c'è stata la tendenza dei gruppi parlamentari· a rivendicare di più un proprio diritto di scelta, pur senza porsi, s'intende, in una posizione di antitesi rispetto a quella del partito. Ma, evidentemente, l'influenza politica dei gruppi, sebbene non in alternativa, ma in armonia con le scelte dei partiti, è anche un problema di uomini. È stato detto, anche dal socialista Giolitti, che la selezione dei parlamentari avviene con un « filtro » sbagliato. La realtà è che, 8

Il Parlamento 25 anni dopo spesso, dirigenti e funzionari di partiti diversi (più ampio è il partito, più forti sono gli apparati), anche se meritevoli di riconoscimento politico, vedono la conquista di un seggio in Parlamento come il coronamento (di diritto) d'una lunga carriera. Senza voler arrivare al paradosso di De Mita, secondo cui spesso « vince chi pensa meno », il problema esiste. Personalità illustri della sinistra, da Parri a Santi, hanno avuto occasione di sollevarlo. Parri, in un convegno del Movimento Salvemini, rilevò « la tendenza dei partiti a una selezione relativamente in basso » e « a scartare le personalità che possono disturbare ». E prospettava il requisito della personalità del parlamentare come una potenziale capacità di rappresentanza, rilevando inoltre l'abbassamento dei livelli sopravvenuto dalla Costituente in poi. Dei funzionari di partito, o almeno d'un loro « cliché », un ritratto severo, e forse eccessivo o troppo unilaterale, veniva fatto da Giampaolo Pansa (« La Stampa», 9 novembre 1971): « Studi irregolari o non finiti. Orecchianti specializzatissimi soltanto nella macchina del partito. Spesso cinici nei confronti delle idee e, talvolta, anche degli uomini (chi non si può comprare?). Verso la cultura hanno diffidenza o rapporti strumentali. Un solo, vero rispetto: quello per il potere ». È un giudizio che non tiene conto anche degli aspetti positivi dell'opera svolta da chi lavora negli uffici dei partiti: ma il problema esiste. E troppo spesso, con1unque, s'è avuta l'identificazione tra il funzionario e l'eletto alla carica rappresentativa: dal Comune al Parlamento. Ne deriva che la selezione dei parlamentari avviene, per lo più, tra chi è del giro degli apparati, degli staff dirigenziali del partito (a livello nazionale o provinciale), escludendo quegli uomini che, pur essendo dello stesso partito, abbiano una propria· personalità, conquistata con anni di impegno in campo civile, culturale ed anche politico. Semmai, in taluni partiti, si preferisce « pescare » una personalità esterna, un dissidente da un altro schieramento, con una certa strumentalizzazione che dovrebbe essere fuo_ri moda negli anni settanta. Una diagnosi attenta venne fatta, a suo tempo, da Fernando Santi sulla questione del rapporto tra parlamentare e partiti, nonché sulla funzione del parlamentare. Sé:tnti diceva che era una « pi~- tosa bugia » l'art. 67 della Costituzione ( « Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mapdato ») e giudicava « scarsàmente democratici » i rapporti tra partito e parlamentari per la « mancanza di indipendenza » 9

Gino Pallotta da parte di questi ultimi. Probabilmente, al rilancio dèlle istituzioni parlamentari, alla loro vitalizzazione, contribuirebbe una maggiore autonomia da lasciarsi ai parlamentari, in forme ·corrette. D'altro c_antonon è escluso che la proliferazione delle « leggine », fenomeno ampiamente lamentato, possa anche dipendere dal fatto che il parlamentare, non potendo dedicarsi ad una effettiva funzione di controllo e di indirizzo politico, si « scarica » con la presentazione di proposte di legge che, arriveranno, al più alla « presa in considerazione ». È ben vero che la mancanza di efficaci leggi generali, o di riforme, facilita la tendenza a produrre « leggine », ma è anche vero che sfornare « leggine » l'una dietro l'altra aggiunge confusione al disordine legislativo già esistente e favorisce solo interessi settoriali. E circa 2 mila proposte di legge presentate nella VI legislatura, nel giro di pochi mesi, sono poi la prova, dato l'alto numero, di come l'iniziativa legislativa (principio-cardine del sistema parlamentare) sia considerata alla stregua di una facile ginnastica che si disperde su marginali elementi (dall'autorizzazione per immettere un trombone nella banda municipale alla legge che è ritenuta necessaria per far dare il non1e ad una qualità di formaggio). Di fronte a queste situazioni, deve dirsi che dovrebbe essere il parlamentare stesso a dare un giusto indirizzo e significato alla sua presenza in Parlamento. Presenza o assenza? Ecco l'altro quesito. Certo, l'assenteismo non è fenomeno di oggi. Già nei primi tempi del Parlamento subalpino suscitava· rimbrotti da parte della Presidenza. A suo tempo, anche Terracini, alla Costituente, qualche fervorino fu costretto a farlo. Ma gli appelli di ieri come quelli di oggi, le sfuriate di Pertini come gli inviti di Fanfani, o dei loro predecessori, restano disattesi. I dibattiti sono seguiti da meno de] 10 per cento dei componenti delle assemblee. Solo in sede di votazione si varca il limite del 50 per cento, a meno che non si sia il « plenum » delle votazioni di fiducia. I dibattiti a tre (ministro, oratore e presidente) non sono infrequenti. I dibattiti sui bilanci vanno tra i più deserti. L'inizio della settimana, quasi un rito (interrogazioni), vede, da anni o decenni, i banchi deserti. Le interrogazioni, oltretutto, anche se le presidenze cercano di superare questa abitudine, vengono discusse a distanza di mesi da quando l'evento in . questione avvenne: nessuno, quasi, se ne ricorda più. È vero che l'assenteismo s'è diffuso dappertutto, nelle fabbriche, nei corpi statali, nelle università ecc., ma il Parlamento stesso, che 10

1 Il Parlamento 25 anni dopo ha meriti e diritti, potrebbe dare l'esempio intimando lo stop a questa tendenza. Per un certo tempo, i parlamentari si sono difesi bene, appellandosi ai doveri da svolgere in Commissione, o ad altre incombenze legate all'attività del Parlamento. Le Commissioni, in effetti, hanno un buon ritmo di lavoro, ma ciò non basta a spiegare tutto. Più semplice sarebbe dire che ci sono i doveri di partito o, come si fa a quattr'occhi, che è perdere tempo stare ad ascoltare discorsi scontati in partenza e che altro non appaiono che un disco, sentito più volte .. 11 parlamentare (in generale, ma evidentemente non per tutti è così) sa che la sua forza, la sua influenza, la possibilità di « ritornare », dipendono non solo e non tanto dal fatto che egli operi bene o male in Parlamento, ma soprattutto dal rapporto che avrà tenuto con lo staff del partito, a vari livelli, o della corrente. E tutto ciò contribuisce a spiegare l'assenteismo ed anche il tipo di attività che, quando viene svolta, impegna il deputato o il senatore. Escluso praticamente dalle grandi scelte, questi cerca una rivalsa in un'attività che Ferrarotti definì «sublimatrice» (leggine, interogazioni, ecc.). Tale condizione finisce poi quasi per far rivalutare l'antica figura di certi « notabili » che, con tutte le loro pecche, e pur rappresentando un mondo che è decisamente superato, almeno davano un senso attivo al loro mandato parlamentare. A parte ciò, non a caso si sono avute esortazioni autorevoli a convogliare di più in Parlamento « ricche esperienze e intelligenze » (tra gli altri, il Capo dello Stato, Leone, 20 clic. 1972). In sostanza, a 25 ani dalla promulgazione della Costituzione, la democrazia italiano può e deve porsi questi problemi, s'intende senza confondersi con le tendenze ostili alle nostre istituzioni politiche. La diagnosi può essere severa, proprio per togliere spazio alle critiche fuori del sistema. Sicché il funzionamento delle istituzioni implica un problema di volontà politica e di uomini, oltre che di accorgimenti tecnici. D'altronde, oggi la sinistra fa i conti con se stessa, con le lacune stesse della sua iniziativa. Abbiamo i codici inquinati di norme fasciste, ma quante centinaia di leggine sono state presentate in due decenni e mezzo su argomenti tra i più marginali, anziché puntare, sul serio, sulla rifo~a dei codici? · Oggi si avverte l'esigenza di un discorso riflessivo sulle istituzioni politiche e sui reciproci rappor~i tra questi organi (Parlamento, partiti, Governo) per rendere più incisiva la loro opera, sincronizzandola sulle esigenze rapide della società in trasforma11

Gino Pallotta zione. Il Parlamento resta, più che mai, il cardine del sistema democratico: non è solo una questione storico-sentimentale. E, in pari tempo, nessuna dele nostre istituzioni, cioè Parlamento, partiti e Governo, può essere indebolita senza che anche le altre ne abbianc un contraccolpo. A ciò si aggiunga il ruolo nuovo delle Regioni. Lo stesso problema del controllo politico che spetta al Parlamento, si articola oggi, data l'espansione (a volte farraginosa) delle strutture pubbliche, in modo diverso dal passato. Investe anche l'economia, le grandi imprese di Stato, ma, anche per ciò, propone in modo diverso l'attenzione con cui affrontare i colossali problemi della spesa pubblica. Paese contraddittorio, con vaste zone industrialmente moderne e altre disperatamente borboniche, l'Italia porta anche nelle sue strutture politiche tale contraddizione. Il sistima, basato sulla libertà, ha « tenuto » in questi 25 anni difficili che hanno visto la libertà soccombere in altre aree geo-politiche, ma le istituzioni democratiche sono di fronte a nuove prove che impegnano strutture e uomini. Avere la consapevolezza di questi compiti è la premessa per sbarrare la strada alle inconsistenti fughe in avanti o a pericolose velleità autoritarie. GINO PALLOTTA 12

Il Mezzogiorno negli • anni di Autori vari :iIl settimanale Mondo Economico ha dedicato il rapporto mensile del dicembre 1972 al Mezzogiorno negli anni '70. Tale rapporto risulta composto di tre parti e precisamente nella prima parte viene presentata una sintesi statistica di alcuni principali indicatori economici ricavati da un confronto tra i dati dei censimenti 1951 e 1971 e da un'indagine della SVIMEZ (Associazione per lo sviluppo dell'industria del Mezzogiorno) volta ad aggiornare al presente le tavole statistiche della SVIMEZ stessa che coprivano il periodo 18611961. La seconda parte del rapporto riporta i giudizi su alcuni aspetti di fondo del problema del Mezzogiorno di tre « uomini rappresentativi » del Sud come vengono definiti da Mondo Economico N. Novacco (presidente dello IASM), E. Giustino (consigliere della Confindustria delegato per il Mezzogiorno) e G. Orlando (presidente della Confederazione generale italiana del Commercio e del Turismo). L'ultima parte, infine, raccoglie alcune « testimonianze » - ottenute tramite intervista - di alcuni imprenditori pubblici e privati che hanno intrapreso un'attività produttiva nel Mezzogiorno. Lo scopo della presente nota è quello di illustrare i dati del rapporto sopra indicato e di ricavare qualche considerazione dai pareri dei cosiddetti tre « uomini rappresentativi » del Sud (in particolare dei pareri di Novacco e Giustino), mentre per quanto riguarda l'ultima parte del rapporto non crediamo sia il caso di soffermarsi, perché le testimonianze ci sembrano da ascrivere a quel1' attività di « pubbliche relazioni » che i rappresentanti di tutte le grandi imprese svolgono. Per quanto riguarda i confronti tra i censimenti del 1951 e del 1971 dobbiamo premettere alcune brevissime considerazioni. Il confronto tra il 1951 e 1971 al n1o"mento attuale è lungi dall'essere soddisfacente perché per il censimento 1971 si dispone di dati molto aggregati per cui non è possibile scendere molto in dettaglio, pur tuttavia per quanto c'è di disponibile è possibile avviare il con- * Questa nota è stata redatta a cura di alcuni ricercatori del Centro di Specializzazione e Ricerche economico-agrarie per il Mezzogiorno dell'Università di Napoli (stesura a cura di S. Vinci). 13

Autori vari franto. Per quanto non completo il confronto acquista una particolare rilevanza dal momento che esso riguarda due date significative del processo di sviluppo del Mezzogiorno e precisamente il 1951 si può assumere come anno iniziale dell'intervento pubblico straordinario per facilitare lo sviluppo del Mezzogiorno, mentre il 1971 segna una svolta nella attività della Cassa per il Mezzogiorno. In sostanza quindi il confronto 1951-71 ha una certa importanza nel tentativo di formulare un giudizio sulla politica economica per il Mezzogiorno perseguita in data precedente all'instaurazione di un nuovo tipo di intervento. Per quanto riguarda la popolazione residente si registrano nel periodo 1951-1971 le seguenti variazioni: Nord Centro Sud Variazioni 1971-1951 +3.756.480 (17,75%) + 1.637.115 (18,90%) +l.l16.079 ( 6,30%) I dati mostrano un incremento di circa un terzo per il Mezzogiorno rispetto all'incremento verificatosi nel resto del paese, e que- · sto non tanto per un più basso tasso di crescita naturale quanto per il fatto che la crescita naturale della popolazione del Mezzogiorno è stata ridotta a causa del movimento migratorio; è da notare inoltre che suddividendo il periodo in due parti e cioè 1951-61 e 1961-71 si ha che l'incremento si è per la· gran parte avuto nel primo periodo, mentre tra il 1961 e il 1971 la popolazione residente al Sud è aumentata solo di 225.502 unità. Se da un lato può sembrare un fatto positivo la riduzione demografica (riduzione relativa) del Mezzogiorno, dall'altro, c'è da notare che l'emigrazione interessa in larga parte le classi di età più giovani e più produttive per cui qualora fossero disponibili i dati per classi di età risalterebbe anche l'aspetto negativo del ridotto peso demografico del Mezzogiorno nel senso di un maggiore peso delle classi di età più anziane. Infine la disponibilità di dati relativi all'intero Mezzogiorno non consente di evidenziare per alcune regioni (ad esempio la Basilicata) che la situazione è molto più grave di quanto risulta dai dati globali. Alla luce di dati disaggregati per" singole province o comuni risulterebbe forse evidente l'oziosità di certe polemiche se l'industrializzazione debba essere perseguita per tutto il Mezzogiorno o 14

VARIAZIONI PERCENTUALI DELLE REGIONI DEL MEZZOGIORNO NEL PERIODO 1951-1971E CONFRONTO CON LE VARIAZIONI DELL'ITALIA IN COMPLESSO --- Variazioni % 1971 su 1951 I .... Cl) <1l <1l ~ ro Indicatori .... ..... e:: N cn e:: ro ro ·e ~ N .... ro .... u .... 00 ::so. "@i :.::: ..D - Cl) I-< o ro ·a "Cl ..D :E E ::s ·.;; -;;; ..... I-< < Cl) ~ i:>.. ro u (J) ro u i:Q I (J) Popolazione residente -11,9 16,3 10,6 - 4,0 - 4,0 4,0 15,1 Popolazione residente attiva -28,1 -9,7 -8,4 -28,3 -23,1 -11,1 -2,8 Occupati in complesso -17,1 3,9 7,3 -17,6 -15,3 3,7 8,4 Popolazione scolastica 25,4 69,8 69,3 63,3 48,3 61,5 58,4 Posti letto in ospedali pubblici 116,3 39,9 114,4 302,7 54,5 42,9 59,4 Reddito complessivo 464,4 539,3 604,0 530,4 455,1 586,1 519,9 (milioni di lire) Reddito agricoltura 126,3 236,8 248,2 130,1 118,0 182,4 258,2 Reddito industrie e attività 749,7 562,2 909,1 1.157,3 810,8 876,7 562,3 terziarie (private) Reddito Pubblica Amministrazione 629,8 530,4 610,4 818,3 598,3 770,4 928,1 Fonte: Mondo Economico n. 51 del 23 dicembre 1972. o e:: < I-< - o ...:i "So < o f-4 N - N Cl) ~ 6,3 13,7 -13,7 --4,2 - 0,6 4,9 60,0 53,6 62,8 29,4 545,4 542,4 194,6 149,2 734,7 643,0 655,1 609,8

Autori vari concentrata solo nelle zone dove c'è ancora popolazione e forza lavoro disponibile. In sostanza qui si vuol dire che ci sono alcune zone, e forse anche intere regioni, dove volendo installare una grande impresa industriale non si trova in loco manodopera disponibile, dal momento che la gran parte della popolazione in età lavorativa ha abbandonato la regione per cercare lavoro al Nord o all'estero. Quando si passa dalle grandezze demografiche al confronto tra grandezze economiche si registra un lieve miglioramento. A questo proposito riportiamo una tabella preparata dalla SVIMEZ nella quale vengono messe a confronto le variazioni tra il 1951 e il 1971 di alcuni indicatori economici relativi alle singole regioni del Mezzogiorno con le variazioni degli stessi indicatori dell'Italia nel suo complesso. Dai dati delle ultime due colonne della tabella si deduce che per gran parte degli indica tori le variazioni nel Mezzogiorno hanno superato le variazioni medie nazionali. Tuttavia anche in questo caso il confronto tra il dato aggregato del Mezzogiorno e il dato nazionale occupa il fatto che per alcune regioni meridionali la situazione si è ulteriormente aggravata. Se si osservano ad esempio i dati sul reddito complessivo si vede che solo per la Puglia e la Sicilia la variazione percentuale è superiore a quella dell'Italia nel suo complesso; per Campania, Basilicata e Sardegna si è avuto un lieve regresso. Tale regresso è marcato nel caso delle regioni Abruzzi e Molise e Calabria. Dai dati sopra esposti appare evidente ·che se è vero che miglioramenti nel Mezzogiorno sono stati realizzati, è altrettanto vero che questi miglioramenti non sono stati tali da comportare una riduzione sostanziale del divario che separava il Mezzogiorno rispetto al resto del Paese. Si è avuto soltanto un mantenimento delle distanze tra regioni meridionali e resto del Paese, e questo non era certamente quanto si attendeva e si sperava al momento dell'intervento straordinario nel Mezzogiorno. Altri dati riportati nel rapporto mensile di Mondo Economico riguardano le unità locali e gli addetti i cui risulta ti sono riprodotti qui appresso. Dai dati sopra si può notare che se è vero che c'è stato un aumento nel numero degli addetti in tutte le regioni del Mezzogiorno,. non in Calabria, questo aumento è stato inferiore a quello medio nazionale fatta eccezione per la Puglia. Osservando poi le variazioni percentuali del numero delle unità locali si osserva che a 16

Il Mezzogiorno negli anni '70 IMPRESE INDUSTRIALI NEL MEZZOGIORNO: UNITA LOCALI E ADDETTI ALLE UNITA LOCALI U Il i t à locali Addetti o o - o o - .... .... o li") .... .... . ~~ Regioni e i:: o O\ e e Q) - Q) - - Q) - Q) - - E li") E r- r-i ::s E li") E rN ::s ro ro ..... O\ ..... O\ ..... V) ..... O\ ..... O\ ..... V) V) - V) - ~- V) - V) - ~- e e ro r- e e ro rQ) Q) > O\ Q) Q) > O\ u u - u <..) - Abruzzi e Molise 25.291 22.066 --12,8 71.042 103.639 +45,9 Campania 49.226 44.027 -10,6 207.467 285.385 +37,6 Puglia 40.435 47.142 +16,6 129.682 219.532 +69,3 Basilicata 9.739 8.000 --17,9 22.639 29.398 +29,8 Calabria 27.156 19.121 -29,6 68.940 60.395 -12,4 Sicilia 56.878 51.194 -10,0 165.438 202.191 +22,2 Sardegna 15.556 15.206 -- 2,3 68.501 86.419 +26,2 Totale ITALIA 691.426 818.031 + 0,2 4.241.901 6.527.973 +53,9 fronte di un lieve incremento della media nazionale si osserva, esclusa la Puglia, una riduzione in tutte le regioni meridionali. Mettendo insieme i due tipi di dati si può avanzare la seguente conclusione. Nel periodo 1951-71 sono stati costruiti alcuni grandi impianti industriali che hanno accresciuto il numero di addetti nel settore industriale, ma nel contempo un certo numero di piccole unità produttive hanno cessato la loro attività. In ogni caso comunque l'incremento di occupazione industriale è stata nell'intero Mezzogiorno inferiore all'aumento registrato nell'intero paese. Soltanto la Puglia ha avuto un'evoluzione più favorevole rispetto alla media nazionale, mentre la Calabria è la regione che ha visto peggiorare la sua condizione. Per questa ragione non si può parlare solo di peggioramento relativo, ma si deve parlare di regresso vero e proprio dal momento che il numero di addetti industriali è caduto di oltre 8.000 unità. Venian10 ora alla seconda parte del rapporto in discussione e cioè alle risposte ad un quesdonario intervista della rivista in discussione rese da Novacco e Giustino 1 • Se i dati in precedenza esposti ci hanno fornito sinteticamente un quadro « quantitativo·» delle variazioni registrate nella condizione delle regioni meridionali nel periodo 1951-71, le opinioni di Novacco e Giustino pos1 Tralasciamo l'intervista di G. 01;-Iando perché meno rilevante ai nostri fini. 17

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