Nord e Sud - anno XV - n. 98 - febbraio 1968

I Rivista mensile d.iretta da Francesco Compag.na Massimo Annesi, Miti e paradossi della programmazione - Ernesto Mazzetti, L'Europa e le sue <(ported'oro>> - Mario Canino ed Enzo Vellecco, La Calabria difficile - Tarcisio Amato, Da Mack · Smith a Seton Watson e scritti di Silvio F. Arcidiacono, Corrado Beguinot, Raffaele Catalano, Giovanni Cervigni, Erma~no Corsi, Antonino· De Arcangelis, Giuseppe Galasso, Gustavo Minervini, Giusçppe Sacco. •t ANNO XV NUOVA· SERIE -FEBBRAIO 1968 - N. 98 (159) EDIZIONI SCIENTIFICHE ITALIANE - NAPOLI ,. ·Bi'briot~caginobi~nco

.. LIBRERIE PRESSO LE QUALI È IN VENDITA LA RIVISTA TORINO Libreria PARAVIA Via Garibaldi, 23 Libreria STAMPATORI Via ~tampatori, 21 NOVARA Libreria GIOVANNACCI Via P. Ferrari, 31 - DOMODOSSOLA MILANO Libreria ALGANI - - I - Piazza Scala Libreria C. CASIROLI Corso Vittorio Emanuele, 1 Libreria FELTRINELLI Via Manzoni, 12 Libreria FIORATI Francesco Piazzale Baracca, 10 Libreria IL TRITTICO Galleria Borella, 1 Libreria INTERNAZIONALE Via Manzoni, 40 Libreria RIZZOLI Galleria Vitt. Emanuele, 79 Libreria S. BABILA Corso Monforte, 2 VENEZIA Libreria AMICI DEL LIBRO Calle Acque, 4992 Libreria IL FONTEGO S. Bartolomeo, 5361 Libreria FIERA DEL LIBRO Viale Garibaldi 1/B - MESTRE Libreria GALILEO Via Poerio, 11 - MESTRE TRIESTE Libreria PAROVEL EUGENIO Piazza Borsa, 15 UDINE Libreria CARDUCCI Piazza XX Settembre GENOVA Libreria ATHENA Via Bensa, 32 r Libreria PATRINI Piazza Savonarola BOLOGNA Libreria FELTRINELLI Piazza Ravegnana, 1 Libreria NOVISSIMA Via Castiglione, J Libreria PAROLINI Via Ugo Bassi, 14 Bibliot· caginobianco ,· Libreria ZANICHELLI Piazza Galvani, 1/H MODENA Libreria RINASCITA Piazza Matteotti 20/1 ,PARMA Libreria BELLEDI Via D'Azeglio, 116 RAVENNA Libreria MODERNISSIMA Via Corrado Ricci, 35 REGGIO EMILIA Libreria MODERNA Via G. da Castello, 13 FIRENZE Libreria DEL PORCELLINO Piazza Mercato Nuovo, 6/7 r Libreria FELTRINELLI Via Cavour, 12 Libreria MARZOCCO Via Martelli, 22/R LUCCA GALLERIA DEL LIBRO Viale Margherita, 7 - VIAREGGIO PISA Libreria VALLERINI Silvano Lungarno Pacinotti, 10 SIENA Libreria BASSI Via di Città, 6/8 ROMA Libreria RIZZOLI Largo Chigi, 15 Libreria TOMBOLINI Via IV Novembre, 146 Libreria TREVI Piazza Poli, 46 LA.fINA Libreria RAIMONDO Via Bug. di Savoia 6/10 NAPOLI Libreria Fausto FIORENTINO Calata Trinità Maggiore Libreria LEONARDO Via Giovanni Merliani, 118 Libreria DEPERRO Via dei Mille, 17/19 Libreria A. GUIDA & FIGLIO Via Port' Alba, 20/21 Libreria FIORILLO Via Costantinopoli, 76 Libreria TREVES Via Roma, 249 . Libreria GUIDA MARIO Piazza Martiri, 70 Libreria MACCHIAROLI Via Carducci 57 /59 Libreria MINERVA Via Ponte di Tappia, 5 AVELLINO Libreria GIORGIONE RAIMONDO ARIANO IRPINO , SALERNO Libreria GIUSEPPE CARRANO Edicola CORSINI Via Mercanti, 55/R Largo Argentina - angolo Via del Libreria L'INCONTRO Sudario Via Fieravecchia 12-14-14a Edicola PORTICI DI VEIO Libreria RONDINELLA Piazza Colonna Cs. Umberto I, 253 - CAVA TIRRENl Commissionaria EDITORI SpA B A R I . Via Sardegna, 22 Libreria EINAUDI Via Veneto, 56 Libreria ERCOLI Piazza del Popolo, 11/E Libreria FELTRINELLI Via del Babuino, 39/40 Libreria KAPPA Viale Ippocrate, 113 Libreria LA BORGOGNONA Via Borgognona, 38 a/b Libreria MODERNISSIMA Via Mercede, 43 Libreria PAESI NUOVI Vi8 Aurora, 8." Libreria RINASCITA Via Botteghe Oscure, J Libreria GIUSEPPE LATERZA Via Sparano, 134 COSENZA LEONARDO MASSIMILLA CORIGLIANO CALABRO PALERMO Libreria DOMINO Via Roma, 226 Libreria S. F. FLACCOVIO Via R. Settimo, 37 Libreria LO CICERO '- Piazza Castelnuovo, 3 CATANIA / Libreria CASTORINA Via Etnea, 67

I .. I INDICE DELL'ANNATA ·1967 I Bi-bliotecaginobianco

-Bibliotecaginobianco

,I INDICE DELL'ANNATA 1967 • SOMMARIO DEL N. 85 (146) Editoriale . . . . . . . . Delio Mariot ti - Ricordare Palermo . . . . . . . . . Giorgio La Malf a - Le difficili scelte della Banca d'I talia . . . . . . . . . . Italico San toro - La corporazione dei giornalisti . . . NOTEDELLAREDAZIONE Orti e giardini - Riforma e controriforma a Scienze politiche - Melodia e stona ture GIORNALEA PIÙ VOCI Antonio Nitto - La frontiera alimentare . . . . . . . Marisa Càssola - La scuola media unica: un bilancio difficile . . . . . . . . Enea Pascucci - La « casbah » di Taranto . . . . . . . Girolamo Cotroneo - I filosofi a congresso . . . . . Salvatore Rea - La fame . . ARGOMENTI Mario Di Bartolo1nei - I sindacati ed il « complesso del nonno»· . . . . . . . . DOCUMENTI Francesco Compagna e Giuseppe Galasso - Autobiograpag. )) )) )) )) )) )) )) )) )) » fia di « Nord e Sud » • . . » I RECENSIONI Nicola Tranfaglia asburgico . . . Il crollo . . . . . Bibrotecaginobianco )) 3 8 17 24 35 41 45 50 54 57 81 116 Cesare de' Seta - Avanguardia al microscopio . . . . . Luciano G. Grasso - Un romanzo europeo . . . SOMMARIO DEL N. 86 (147) Editoriale . . . . . . . . Felice Ippolito - Il disordine idrogeologico . . . . . . Rosellina Balbi - Montanelli: dalla Sicilia alle Ande . . Francesco Barbagallo - Il sen- - so dello Stato . . . . . . NOTE DELLA REDAZIONE Le parole ed i fatti - Organizzazione, politica ed altro - Battuta d'arresto per l'area pag. 121 » 125 pag. 3 )) 6 » 19 » 27 della ricerca? . . . . . . » 38 III GIORNALEA PIÙ VOCI Massimo Finoia - La programmazione regionale . . . . » Manin Carabba - Brevetti e farmaci . . . . . . . . » Vincenzo Guizzi - L'Europa e gli zolfa tari . . . . . . . » G. Greco-Naccarato L'Università di r1p1ego . . . . » INTERVISTE Carlo Arnaudi - La politica italiana della ricerca scien47 53 56 64 tifica . . . . . . . . . » 70 ARGOMENTI Cesare. de' Seta - La terra desolata . . . . . . . . . » 76

FRONTIERE Massimo Galluppi - Le prospettive del comunismo francese . . . . . . . . pag. 91 Riccardo Petrella - L'interpenetrazione delle imprese nel MEC . . . . . . . . . » 106 RECENSIONI DOCUMENTI Manlio Rossi Daria - Una nuova politica del suolo . pag. 103 DISCUSSIONI Lucio Labriola-Dora Marucco Arturo Labriola e gli « storici polarizza ti » . • . . . » 116 Giacomo Del Massimo - La ristampa del Morandi . . . » 115 SOMMARIO DEL N. 88 (149) Luciano Dondoli - La critica di Procuste . . . . . . . Andrea Manzella - Politica es tera e forze occulte . . » 118 Editoriale . . . . . . . . pag. 3 Edgardo Bartoli - Le novità » 123 della Confindustria . . . . » 9 Antonio Rao - L'armonia e DOCUMENTI l'efficienza . . . . . . . » 16 Ettore Serio - Partiti in SiGiacomo Mancini - Il caso di Via Martucci . . . . . . cilia . . . . . . . . . » 27 » 126 SOMMARIO DEL N. 87 (148) Editoriale . . . . . . . . pag. 3 La Redazione - Le ombre della NOTE DELLA REDAZIONE An tiscarfoglio . ~ . . . . )) GIORNALE A PIÙ VOCI . « ripresa » . • • . • . . » 8 I tàlico Santoro - Il bilancio ed Francesco Barbagallo - Il legislatore inefficiente . . . . » Giuseppe Sacco - L'avvenire dell'Euratom . . . . » NOTE DELLA REDAZIONE Tiro incrociato sui. socialisti - Turbamento - Sdoppiamento e coerenza GIORNALE A PIÙ VOCI . . . . Federico d'Ippolito - Impegno e disimpegno . . .. . . . Giuseppe Giordano - Il Mezzogiorno e il metano . . . Tarcisio Amato Il motivo tecnocratico . . . . . . ARGOMENTI Cesare de' Seta e Sandro Petriccione - La città aperta Antonino De Arcangelis - La pappa reale . . . . . . . Bruno Lauretano - Scuola senza sul tani . . . . . . . Bibliot caginobianco )) )) )) )) )) )) )) il Piano . . . . . . . . » 16 Ugo Leone - Una « Rivalta » 1neridionale . . . . . . » 29 Antonio Nitto - Meglio la Spa46 55 58 61 68 80 91 IV gna che il Mezzogiorno . . » OOCUMENTI ' Aldo M. Sandulli - Governo e amministrazione . . . . . ARGOMENTI Bruno Isabella - Gli obiettivi » della politica energetica . . » RECENSIONI Guido d'Agostino - Lo storico e l'acculturazione . . . . » Federico Pica - I ,problemi della finanza pubblica . . » Marisa Càssola - Una vita romantica . . . . . . . » PAESI E CITTÀ Angerio Filangieri - Un piano per la penisola sorrentina » 36 44 46 50 53 60 81 86 91 94

I I PROFILI Giuseppe Galasso, Atanasio , Mozzillo, Domenico Rea - Il napoletano che non canta . pag. 109 LETTEREAL DIRETTORE Felice Ippolito - L'avvenire dell'Euratom . . . . . . » 127 SOMMARIO DEL N. 89 (150) Editoriale . . . . . . . . pag. 3 Giuseppe Sacco - L'instabilità delle istituzioni golliste . . » 7 Massimo Galluppi - Le contraddizioni dei comunisti francesi . . . . . . . . » 19 NOTEDELLAREDAZIONE Il seminario di Torino - Scarmagno - Il meridionalismo facile del PCI . . . . . . GIORNALEA PIÙ VOCI Eugenio Melani - Terapie parlamentari . . . . . . . G. Greco-Naccarato - Il ponte sullo Stretto . . . . . . Guido Donatone - Il nuovo tempo dell'Isveimer . . . Carlo di Roberto - La « specializzazione » delle Camere GENTE Antonino Di Gio1·gio - L'uomo in città . . . . . . . . ARGOMENTI Nuccia Portale - Il « leasing» )) )) )) )) )) » 32 39 44 46 so 58 e il Mezzogiorno . . . . . » · 78 RECENSIONI RASSEGNE Alfonso S terpellone - Il significato dell'Aventino . . . . pag. 113 LETTERE AL DIRETTORE Antonio Guarasci - L'Università di ripiego . . . . . » 122 Rainiondo Rivieccio - Una « Ri val ta » meridionale . . » 127 SOMMARIO DEL N. 90 (151) Editoriale . . . . . . . . pag. 3 Giuseppe Galasso - La pace è divisibile . . . . . . . » 7 Gustavo Zagrebelsky - La stabilità dell'esecutivo . . . . » 19 NOTE DELLA REDAZIONE Meno giornali, meno libertà - L'agitato immobilismo - Il rapporto dell'INEA al CNEL . . . . . . . . . » GIORNALEA PIÙ VOCI Antonio Rao - Il piano sesecondo Gava . . . . . . » Roberto Pane - L'occupazione dell'Università . . . . . » Felice Ippolito - Gli studi idrogeologici e la Calabria . . » Sergio Antonucci - I vitelli da mungere . . . . . . » Salvatore Rea - Napoli sgradita . . . . . . . . . . » A. De Arcangelis - Gli spartiacque dell'assistenza . . » PAESI E CITTÀ Sebastiano Di Giacomo - Lo sviluppo del Melfese . . . » RECENSIONI Tarcisio Amato - Storici del 41 50 57 59 61 65 69 75 Alberto Aquarone - Mussolini alla seconda tappa . . . . » 100 ventesimo secolo . . . . . » 92 Girolamo Cotroneo - Il sociologo perplesso . . . . . . Piero Craveri - Aron tra storia e sociologia . . . . . ··B•iqliotecaginobianco Raffaele Catalano - Marx in » 104 Italia . . . . . . . . . » 103 Giovanni Aliberti - Da Torino » 108 a Firenze . . . . . . . » 105 V

DOCUMENTI Francesco Compagna - La geografia applicata e la politica n1eridionalista . . . . pag. 112 LETTERE AL DIRETTORE Antonio Scarfoglio jr. - Antiscarfoglio . . . . . . . Giorgio Giannelli - La pappa reale . . .. . . . . . . Giovanni Calì - Orti e giardini » 123 » 125 » 127 SOMMARIO DEL N. 91 (152) Editoriale . . . . . . . . pag. 3 Francesco Compagna - La Fiat e l'Alfa . . . . . . » 8 Rosellina Balbi - I « cari » schemi . . . . . . . . » 15 NOTE DELLA REDAZIONE Il P·RI in Sicilia - Il kennedismo del PRI - Il PCI e il PSIUP . . . . . . . » 29 GIORNALE A PIÙ VOCI Antonio Rao - Il quasi colosso di Brindisi . . . . . . . » Enrico Musatti - Israeliti e israeliani . . . . . . . » Antonio Palern10 - La kern1esse dell'Avanguardia . . » DOCUMENTI Bruno ]ossa - La politica degli « sbocchi » . • • . • » FRONTIERE Riccardo Petrella - Una politica regionale « europea » • » ARGOMENTI Andrea Manzella - La logica giuridica del piano . . . . » CORR1SPONDENZE Bruno Isabella - Da . New York: l'industria americana 59 61 63 66 85 96 ed il K. R. . . . . . . » 107 Bibliotecaginobianco Enza Carbone - Da Milano: l'industria italiana ed il K. R. . . . . . . . . . pag. 117 RECENSIONI Piero Craveri - L'autobiografia di Sant'Ignazio . . . . Antonino De Arcangelis - Un purgatorio perd11to . . . . Francesco Barbagallo - ·Una rivoluzione a metà . . . . » 122 » 123 » 125 SOMMARIO DEI NN. 92-93 ( 153-154) Presentazione . . . . . . pag. 5 Augusto Graziani - L'industrializzazione efficiente . . » 8 Manlio ·Rossi Daria - Agricoltura e industrializzazione . » 22 Gustavo Zagrebelsky - Istituti e finalità delle regioni . . » 34 Italico Santoro - AI di là della protesta . . . . . . . . » 53 Calogero Muscarà - I primi passi della programmazione régionale . . . . . . . . » 63 INCHIESTE Augusto Graziani, Gaetano Marenco, Marinella Terrasi, Salvatore Vinci - La distorsione dei consumi in Italia » 76 GIORNALE A PIÙ VOCI Francesco Barbagallo - Costituzione e democrazia . . » 107 Girolamo Cotroneo - Gli scioperi manca ti . . . . . . » 114 V go Leone - L'Italia, l'industria aeronautica, il Mezzo- . giorno . . . . . . . . . » 116 DOCUMENTI Ernesto Mazzetti - Industrie in Campania . . . . . . » 120 ARGOMENTI Giorgio La Malf a - Problemi in vista per la bilancia dei pagamenti . . . . . . . Bruno Isabella - L'aria sporca ' VI » 141 » 150

I I RECENSIONI Guido d'Agostino - 40 anni di / idee . . . . . . . . · · Cesare de' Seta - Urbino • ' ·> v1vra. . . . . . • . . . Raffaele Catalano - Le grandi scelte degli Sta ti Uni ti . . Antonio Vitiello - Al servizio del lettore . . . . . . . FRONTIERE A1.assimo Galluppi - I contapag. 164 » 170 » 174 » 179 LE IDEE DEL TEMPO Giuseppe Galasso - Hic Rodus, hic salta - Strutturalismo e crisi morale - Raz..: • z1smo • • • • • • • • • DOCUMENTI Giovanni Cassandro - Liberalismo e liberismo . . . . PAESI E CITTÀ dini del Vietnam . . . . . » 183 Luigi Picardi - Il Molise centrifugo . . . . . . . . SAGGI Ettore Cuomo - La città politica di Guizot . . . . . Giovanni Aliberti - Il dazio sui consumi dopo l'Unità . LETTEREALDIRETTORE Giuseppe D'Alema - Il meridionalismo facile del PCI SOMMARIO DEL N. 94 (155) RECENSIONI » 202 Bruno Lauretano - Il dialogo di Calogero . . . . . . . » 218 Lucio Cigliano - Il romanzo della memoria . . . . . Marco Foresi - Le Partecipazioni statali nel Mezzo- . giorno . . . . . . . . . » 251 Sara Esposito La qualità metropoli tana . . . . . . CRONACHE E MEMORIE Editoriale . . . . . . . . pag. 3 Paolo Mario Sipàla - Napoleone Colaj anni e gli studi sulpag. 61 » 73 )) 84 » 96 » 102 )) 104 » 110 Francesco Compagna Le « forze di sostegno » . . . » 7 la Mafia . . . . . . . . » 115 Antonino Portale - Meridionalismo ed efficientismo . . » 23 SOMMARIO DEL N. 95 (156) NOTEDELLAREDAZIONE Due convegni per una politica - Il meridionalismo malagodiano - Cronache napoletane » GIORNALEA PIÙ VOCI Enzo Vellecco - Il credito agevolato . . . . . . . . . » Massimo Galluppi - Da Schumann a Lecanuet . . . . » Alberto Pascale - Divorzio: « de iure condendo» . . . » Italo Talia - Gli ottimisti di Bari . . . . . . .. . . » Ugo Leone - L'Italia, gli aeroporti e il Mezzogiorno . . » Editoriale . . . . . . . . pag. 3 Antonio Rao - Il « triangolo » asimmetrico . . . . . . » 7 Ettore Serio - Il ritardo si33 ciliano . . . .. . . . . » 22 NOTE DELLA REDAZIONE Il revisionismo di Colombo 42 La parte dei privati - Dopo l'area della ricerca . . . . 48 53 GIORNALE A PIÙ VOCI A.ntonio Palermo - Contesta55 · zioni e saldi . . . . . . Giuseppe Sacco - La Fiat e 57 l'industria aeronautica . . VII » » » 29 39 43 Bibliotecaginobianco

Mazzetti Ernesto, 92-93 (153-154) p. 120. Melani Eugenio, 89 (150) p. 39. Mozzillo Atanasio, 88 (149) p. 109. Musatti Enrico, 91 (152) p. 61. Muscarà Calogero, 92-93 (153-154) p. 63; 96 (157) p. 17. Nitto Antonio, 85 (146) p. 41; 88 (149) p. 50. Novacco Domenico, 96 (157) p. 114. Palermo Antonio, 91 (152) p. 63; 95 (156) p. 39. Pane Roberto, 90 (151) p. 57. Pascale Alberto, 94 ( 155) p. 53. Pascucci Enea, 85 (146) p. 50. Perrone Capano Renato, 96 (157) p. 108. Petrella Riccardo, 86 (147) p. 106; 91 (152) p. 85; 96 (157) p. 79. Petriccione Sandro, 87 (148) p. 68. Pica Federico, 88 (149) p. 86. Picardi Luigi, 94 (155) p-. 84. .Portale Antonino, 94 (155) p. 23. Portale Nuccia, 89 (150) p. 78. Rao Antonio, 88 (149) p. 16; 90 (151) p. 50; 91 (152) p. 59; 95 (156) p. 7. Rea Domenico, 88 (149) p. 109. Bibliotecaginobianco X Rea Salvatore, 85 (146) p. 57; 90 (151) p. 65. Rivieccio Raimondo, 89 (150) p. 127. Rossi Daria Manlio, 87 (148) p. 103; 9293 (153-154) p. 22. . Sacco Giuseppe, 87 (148) p. 29; 89 (150) p. 7; 95 (156) p. 43. Sandulli M. Aldo, 88 (149) ,p. 53. Santoro Italico, 85 (146) p. 24; 88 (149)- p. 44; 92-93 (153-154) p. 53. Scarfoglio Antonio, 90 (151) p. 123. Serio Ettore, 88 (149) p. 27; 95 (156) p. 22; 96 ( 157) p. 42. Sipàla Paolo Mario, 94 (155) p. 115. Sterpellone Alfonso, 89 (150) p. 113. Talia Italo, 94 (155) p. 55. Terrasi Marinella, 92-93 (153-154) p. 76. Testi Alfredo, 96 (157) p. 90. Tranfaglia Nicola, 85 (146) p. 116. Vellecco Enzo, 94 ( 155) p·. 42. Vinci Salvatore, 92-93 (153-154) p. 76. Vitiello Antonio, 92-93 (153-154) p. 179. Zagrebelsky Gustavo, 90 (151) p. 19; 9293 (153-154) p. 34. ,

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I I NORD E SUD Rivista mensile diretta da Francesco Compagna ANNO XV - FEBBRAIO 1968 - N. 98 (159) DIREZIONE E REDAZIONE: Via Carducci, 29 - 80121 Napoli - Telef. 393.347 Amministrazione, Dìstribuzione e Pubblicità : EDIZIONI SCIENTIFICHE ITALIANE - S.p.A. ·via Carducci, 29 - 80121 Napoli - Telef. 393.346-393_.309 Una copia L. 400 - Estero L. 700 - Abbonamenti: Sostenitore L. 20.000 - Italia annuale L. 4.000, semestrale L. 2.100 - Estero annuale L. 5.000, semestrale L. 2.700 - Fascicolo arretrato L. 800 - Annata arretrata L. 8.000 - Effettuare i versamenti sul C.C.P. 6.19585 Edizioni Scientifiche Italiane - Via Carducci 29,.Napoli Bibliotecaginobianco

SOMMARIO \ Editoriale [ 3] Massimo Annesi Miti e paradossi della programmazione: la « Cassa per il Settentrione»? [6] Ernesto Mazzetti L'Europa e le sue « porte d'oro» [25] Giovanni Cervigni Giuseppe Sacco A. De Arcangelis Ermanno Corsi S. F. Arcidiacono Note della Redazione La condanna di Sisifo - Terremoto sul presepe .. Un segreto di comodo [ 40] Giornale a più voci Cronacl1e meridionaliste [ 48] Università e « area della ricerca» [56] · L'omogeneiz.zato non omogeneo [60] Il Macello conteso [ 63] · Tre nuovi periodici [67] Le idee del tempo Giuseppe Galasso- Mito, storiografia e ragione storica - La questione del realismo [70] Inchieste Mario Canino La Calabria difficile [81] ed Enzo Vellecèo Gustavo Minervini ,Raffaele Catalano Corrado Beguinot Recensioni Una nuova costituzione per l'impresa [106] Dalla «bufera» ai nostri giorni [110] Il ruolo dell'ingegnere [ 116] Storia , I Tarcisio Amato Da Mack Smith a Seton Watson [120] Bibliotecaginobianco

I I Editoriale · Non si può negare che gli ultimi mesi del 1967 e l'inizio del 1968 abbiano visto un aggravamento della situazione internazionale, anche se mo-me11ti « caldissimi » come quelli della scorsa estate no·n si sono - fortunatamente - più ripetuti. Fatto sta che, mentre la guerra nel Vietnam non accenna a soluzioni effettive che si possano comunque considerare· prossin1e nel tempo, già ai confini di quel paese asiatico il Laos, la Cambogia e la stessa Thailandia so110 oggi assai più lambiti dalle fiamme di azioni guerreggiate di quanto siano mai stati durante gli ultimi anni. Al movimento· in questo scacchiere si sono poi aggiunti i recenti incidenti in Corea, mentre -' sempre per restare in Asia - la situazione medio-orientale continua a covare il fitoco di sviluppi imprevedibili sotto la cenere' di una calma più o meno sinistramente rotta da incidenti pit':lo meno gravi e frequenti; e a sua volta anche lo Yemen (dove una concreta speranza di pace si era aperta co11la conclu~ione di un accordo fra monarchici e repubblicani) vede sempre più incancrenirsi una situazione che, in determinate circostanze, polrebbe riservare drammatiche sorprese. Per una sua naturale e comprensibile tendenza l'opinione pubblica fa, in questi casi di tensione ristagnante o incandescente, il processo ai presunti o presumibili responsabili; e così accusa gli Stati Uniti di non voler chiudere la partita vietnamita e la Russia di insinuarsi subdolamente e pericolosamente in quell'area medio-orientale che fu già monopolio franco-britannico. Ma, altrettanto naturalmente e comprensibil- . mente, il processo ai presunti o presumibili responsabili, quando non si risolve in una denuncia moralistica o in una polemica faziosa, non può che toccare la superficie delle cose senza riuscire a penetrarne il fondo. È facile processare gli Stati Uniti per il loro impegno vietnamita; il difficile è capire che, al di là di eventuali eccessi ed errori che ogni politica può commettere e commet.te nella sua pratica esplicazione, l'azione degli Stati Uniti in quel settore obbedisce alla sollecitazione di fo·rze a cui non è facile sottrarsi. Allo stesso modo l'azione della Russia Sovietica net Medio Oriente è certamente contraria, in molti dei suoi _aspetti, a quelli che sono gli interessi evidenti della causa della pace e dell'equilibrio internazionale; ma chi potrebbe negare che il vuoto di potenza determinatosi nel Me.dio Oriente per l'eclisse francese prima e inglese poi rappresenti un'attrazione ·a cui la grande potenza comunista difficilmente potrebbe sottrarsi? 3 Bibliotecaginobianco

Editoriale Per noi, tuttavia, il discorso più importante da fare sarebbe sempre quello dell'Europa: un discorso che, per quanto lo si faccia, merita sempre di essere ripreso; un discorso che ha aspetti molteplici e complessi; un discorso per il quale la scelta del criterio di giudizio è in sé difficile, ma è resa ancora più difficile dalla frequente confusione di elementi ed aspetti che sarebbe bene tenere distinti. Di questi elementi ed aspetti, la svolta della politica inglese decisa negli ultimi tempi dal gabinetto Wilson è certamente, tra quelli recenti, il più importante. È noto che, per effetto di questa svolta, la Gran Bretagna abbandonerà, tranne qualche non considerevole eccezione, le sue antiche posizioni imperiali ad est di Suez assai prima del previsto. Non è qui il caso né di discutere, né, più semplicemente, di accennare i fondati motivi per cui il governo Wilson ha dovuto fare la scelta che ha fatto. La situazione finanziaria inglese è anch'essa quella che è, ed è anch'essa ben nota. Ma quel che più vale la pena di chiedersi è se la nuova dimensione internazionale che da ora in poi verrà a competere all'Inghilterra avrà ripercussioni di particolare momento per quanto più in generale riguarda la posizione europea nel mondo. Innanzitutto, non v'è alcun dubbio che la riduzione di potenza decisa dal governo inglese provocherà una proporzionale diminuzione delle possibilità di ascolto dell'Inghilterra presso le due grandi potenze mondiali e presso tutte le altre medie e minori potenze. Si è già visto ciò in occasione del viaggio di Wilson a Mosca. Le speranze di esercitare una concreta funz~one mediatrice tra i due campi, e di influire in modo concreto e immediato presso il governo di Mosca a proposito delle questioni vietnamite, si sono rivelate illusorie. Altrettanto. si dica della parte di mediatrice e pacificatrice che la Gran Bretagna sarebbe stata ben disposta ad esercitare nello scacchiere medio-orientale. La cruda legge della politica internazionale è che meno si è forti, meno si conta. L'Inghilterra di vent'anni or sono poteva ancora. pensare di rappresen-· tare una « terza forza » mondiale, magari modesta, ma effettiva. E che non fosse una mera illusione lo si vide nella parte che essa prese alla sistemazione delle questioni indocinese e coreana nel 1953-54. L'Inghilterra di oggi non può più pensare questo. È possibile, perciò, dire che la riduzione di potenza dell'Inghilterra segni insieme un danno per l'equilibrio mondiale (da cui per tanta parte dipende la causa della pace) e una ennesima, ulteriore diminuzione della presenza autonoma dell'Europa nel quadro della politica mondiale. È, tuttavia, da credere che, se questi due aspetti negativi fossero bilanciati da una accresciuta possibilità inglese di partecipare al processo (ancora così debole, ancora così limitato al primissimo stadio 4· BibliotecaGino Bianco

Editoriale iniziale) di unificazione europea, allora veramente sarebbe il caso di dire che non tutti i mali vengono per nuocere; sarebbe, forse, addirittura possibile dire che si è realizzato un guadagno, non essendo necessario spiegare quale grande elemento positivo sarebbe per l'equilibrio mondiale e per la presenza europea nel mondo l'azione di una comunità europea realmente ed efficacemente unità. Purtroppo, è proprio sotto questo punto di vista che, a giudicare dai primissimi indizi, la decisione del governo inglese rischia di sortire effetti meno soddisfacenti. È vero, infatti, che si è avuta da varie parti una non equivoca formulazione di auspici di una maggiore partecipazione britannica alla vita e alla politica europea. In Francia, poi, sia in via ufficiosa che nella stampa vicina agli ambienti di governo, questi auspici sono stati più calorosi e, dati tutti i noti precedenti, fino al recente veto all'ingresso della Gran Bretagna nel MEC, più significativi. Ma si è anche avuto modo di notare, subito dopo, che tutto ciò non è destinato a portare molto lontano, se rimane soltanto commento politico quotidiano, appoggiato magari a gesti formali di comprensione e di buoni rapporti diplomatici. Al punto in cui siamo, lo s(esso ingresso inglese nel MEC potrebbe, ormai, essere un episodio privo del grande valore che avrebbe avuto fino a qualche tempo fa; potrebbe essere, cioè, un fatto il cui valore si potrebbe esaurire nel suo, pur indubbio, significato sul piano della vita economica continentale. Al punto in cui siamo, sarebbe _necessario che, tra i governi di un certo numero di paesi europei, se essi veramente hanno e vogliono esprimere una politica europea, si cominciasse a parlare più concretamente di istituzioni politiche europee e della formulazione di una linea di politica europea comunitaria nelle grandi questioni internazionali. I frequenti aggravamenti della situazione mondiale dimostrano, per tutti, che il futuro può, da_un momento all'altro, rivelarsi assai più breve di quanto non si creda. E, d'altronde, più la formazione di un organismo politico europeo sufficientemente unitario viene rimandata nel tempo, minore certamente ne sarà la portat& per l'Europa e per il mondo. Da vent'anni le classi dirigenti dei paesi europei sono sorde a queste constatazioni, così evidenti da potersi definire addirittura banali, e per la loro sordità hanno pagato e pagano il prezzo che tutti sappiamo. Che le più recenti vicende inglesi possano essere, per esse e per l'Europa, un can1panello d'allarme efficace e ancora tempestivo. 5 BibliotecaGino Bianco

.. Miti e paradossi della programmazione: la " Cassa per il Settentrione,, ? di Massimo Annesi 1. Fatta astrazione da quelle critiche che erano frutto di una preconcetta opposizione, si può affermare che la legge 26 giugno 1965, n. 717, con la quale venne prorogato sino al 1980 l'intervento straordinario per il Mezzogiorno, ottenne, nel complesso, al momento della sua approvazione, un giudizio sostanzialmente positivo. Apparve infatti chiaro, ai più, che la nuova legge, pur nell'ambito suo proprio - volto essenzialmente alla razionalizzazione dell'intervento straordinario nel Sud e alla incentivazione delle attività produttive - creava taluni presupposti perché l'azione meridionalista dei pubblici poteri perdesse ogni residuo ·carattere assistenziale per divenire l'articolazione di una politica economica generale, avente co-me specifico obiettivo il superamento. degli squilibri settorialì e territoriali sui quali la « Nota aggiuntiva » dell'on. La Malfa ed il « Rappo-rto Saraceno» avevano richiamato l'attenzione del paese in termini che non lasciavano dubbi di sorta. Apparve anche chiaro,· però, che la nuova legge non poteva essere considerata come un punto d'arrivo, che avesse definitivamente risolto ogni problema dell'intervento straordinario-, ma piuttosto come una fase importante, ma interlocutoria, della politica di sviluppo per il Mezzogiorno. Né poteva essere diversamente-. La legge, infatti, era stata presentata al Parlamento senza una preventiva, approfondita intesa tra le forze politiche costituenti la coalizione di governo, e ·sot_to la pressione determinata dal pre~soché totale arresto dell'azione della Cassa per il Mezzogiorno, che fin dal 1964 aveva impegnato le residue disponibilità del primo pi~no quindicennale. Arresto tanto più grave in quanto la recessione congiunturale aveva già cominciato a far sentire - ed in misura purtroppo assai pesante - i suoi effetti negativi sull'econo·mia meridionale. Il carattere interlocutorio della nuova legge era del resto strettamente connesso a due suoi specifici profili: quello finanziario e quello istituzionale. Quanto al profilo finanziario, essa, mentre da un lato prorogava, per un quindicennio, l'intervento straordinario, dall'altro ne assicurava 6 Bibliotecaginobianco-

.. . I Miti e paradossi della programmazione: la « Cassa per il Settentrione »? il finanziamento solo per il quinquennio 1965-69, attraverso l'apporto di 1.640 miliardi : somma che ben presto doveva rivelarsi inadeguata alle concrete esigenze d'intervento, tanto che, con la successiva legge 21 giugno 1967, n. 498, si doveva provvedere alla integrazione della dotazione della « Cassa » con un ulteriore apporto di 260 miliardi per far fronte agli oneri derivanti dall'assunzione degli impegni di pagamento di interessi relativi ai finanziamenti industriali sca·duti dopo il 1969. Quanto al profilo istituzionale, è noto che la legge 26 giugno 1965, n. 717, pur inserendo l'intervento straordinario nel contesto della programmazione economica nazionale, veniva approvata in un momento in cui il « Programma economico nazionale » non aveva neppure iniziato il suo faticoso iter parlamentare, e quando né l'assetto istituzio:nale della politica di piano (ordinamento- del Ministero del Bilancio e creazione del Comitato interministeriale per la programmazione economica), né le procedure della program.mazione avevano ancora conseguito la loro definizione normativa. 2. Questa essendo la situazione in cui venne emanata la legge proroga dell'intervento straordinario, è più che logico che oggi, approvato dal Parlamento il Programma economico nazionale per il quinquennio 1966-70, approvato altresì il nuovo assetto del Ministero del Bilancio e della programmazione e - attraverso le leggi delegate del giugno 1967 - quella degli organi preposti alla politica economica programmata (pur m~ncando ancora la legge sulle procedure) si riapra il discorso sui criteri che debbono presiedere all'azione dei pubblici poteri nel Mezzo- • • giorno. Una intensa ripresa della discussione sul Mezzogiorno trova d'altra parte giustificazione anche in due circostanze di carattere obiettivo. Da un lato, !;avvicinarsi del 1969, e cioè dell'anno in cui verrà a scadere il finanziamento della « Cassa», assicurato, come si è detto, dalla legge n. 717 solo per il quinquennio 1965-69 e con un conferimento di disponibilità che già oggi possono considerarsi impegnate quasi integralmente. Dall'altro, il risultato delle recenti indagini sulla situazione economica del Mezzogiorno che hanno co-nfermato· che in questi ultimi anni il divario Nord-Sud, lungi dall'essersi attenuato, è di t1uovo aumentato, come inevitabile conseguenza di una notevole diminuzione degli investimenti (e di quelli industriali in particolare) nelle regioni meridionali. C'è, quindi, ampia materia per alimentare la ripresa del dibattito, il quale, stando alle prime sue manifestazioni, non sembra sottrarsi a quella che è· stata una caratteristica ·costante delle discussioni sul Mez- • zog1orno. 7 Bi ·1iotecaginobianco

Massimo Annesi -A ben guard-are, tutta la ~toria -della politica meridionalista, in oltre un secolo di vita unitaria, è infatti caratterizzata da sintetiche enunciazioni, a scadenza periodica, di obiettivi e di mezzi d'azio11e, tradottesi, alle volte, in vere e proprie parole d'ordine, che hanno finito con l'assumere il significato di altrettanti miti, sia pure del t1.1tto effimeri, ov- · vero risoltesi in vere e pro-prie « fughe in avanti ». Nel corso di un secolo, si è così passati, a seconda dei momenti storici, dal mito del « buoi;i governo » ( cioè dell'automatico sviluppo economico e civile del Mezzogiorno in conseguenza dell'unificazione normativa e della estensione al Sud delle istituzioni piemontesi) a quello delle costruzioni ferroviarie e stradali che avrebbero posto .fine, in conseguenza dell'unificazione del mercato, all'isolamento -del Mezzo-giorno, ed alle grandi aspettative riposte nella riforma del sistema fondiario, nella quotizzazione delle proIJrietà collettive e nelle « leggi speciali ». E, in tempi a noi più vicini, grandi aspettative di effetti risolutivi sono state riposte nella riforma fondiaria, nella preindustrializzazione, nella esecuzione di infrastrutture specifiche, nell'ordinamento del credito industriale e nella politica del « fattore umano-» .. Si è trattato, come purtro-ppo ciascuno può constatare, di concezioni talvolta fideistiche che, a tacer d'altro, hanno avuto il torto di investire singoli aspetti del complesso problema e di far completa astrazione dal. contesto generale in cui le specifiche misure di· volta in volta invocate sarebbero venute a collocarsi. 3. Anche oggi, la nuova fase del dibattito si è aperta intorno alla 11ecessità, implicitamente affermata, anche se non chiaramente enun- . ' ciata, di abbandonare le strad·e fi11ora tracciate (anche se non sempre concretamente e- razio-nalmente seguite) e di impostare l'azio-ne di sviluppo meridionale su nuove basi, rappresentate, per taluni, -dagli istituti della « contrattazione » e dai « blocchi di investimento » e, per altri, da una concezio11e che - richiamandosi alla politica di programmazione economica ed al nuovo assetto istituzionale determinato dal riordinamento del Ministero del Bilancio e dalla creazione del Comitato interministeriale per la programmazione eçono1nica - mette in discussione l'intero ·sistema organizzativo e funzionale dell'intervento straor- · dinario, con la co-nseguenza, più o meno consapevole, di arrivare alla eliminazione delle due fondamentali conquiste della legge 26 giugno 1965 n. 717: il razionale assetto istituzionale del complesso organizzativo preposto alla politica meridionalista e la concentrazione degli interventi della Cassa per il Mezzogiorno nei comprensori meridionali suscettibili di più rapido ed int~ro sviluppo. Questa nuova concezione in ordine al contenuto della politica me8 Bibliotecaginobianco

I Miti e paradossi della JJrògran1n1azione: la « Cassa per· il Settentrione»? ridionalista trae origine dalle O•pi11ioniespresse in varie sedi e, da ultimo, su il «Ponte» (ottobre 1967), da Manin Carabba - valoroso- studioso dei problemi del diritto pubblico dell'economia, ed esponente del1' équipe tecno-cratica che collabora attivamente con il Ministero del Biìancio e della pro,grammazione - che, ottenendo il consenso di autorevoli esponenti del PSU, ha sottoposto ad attento ed intelligente esame il profilo istituzionale della politica di intervento straordinario seguita a partire dagli anni '50, giungendo a conclusioni che debbono qualificarsi come radicali, e sulle quali è necessario richiamare l'attenzione di tutti i meridionalisti. 4. Le proposte « eversive » che vengono oggi avanzate, e sulle quali 110n sembra sia stata po.sta la necessaria attenzione, nascono da una dura critica degli strumenti attuali della· politica meridionalista e partono dalla premessa che gli strumenti essenziali ·di una politica di riequi- .librio - identificabili nell'intervento per la sistemazione del territo-rio (esecuzione di infrastrutture generiche e specifiche), nell'azione delle imprese pubbliche e negli incentivi alle attività private - hanno mostrato di non essere in grado di adeguarsi ai compiti di grande rilievo ad essi assegnati dal Programma economico nazionale. Da tale premessa - che appare quanto mai opinabile - si fanno discendere due ordini di problen1i: problemi di breve periodo, attinenti, cioè, all'azione da co-mpiersi nell'arco del primo Programma econo,mico, e problemi di · medio e lungo periodo, attinenti al secondo Programma eco11omico nazionale. Rientrano nel primo ordine di problemi, la riforma dell'istituto dei Consorzi di sviluppo industriale (rivelatisi inadeguati al' compito loro affidato d_ipredisposizione delle infrastrutture e dei servizi specifici per gli investimenti industriali), la gestione dei finanziamenti industriali age• volati, l'attività promozionale delle società finanziarie pubbliche (INSUD, S0.FIS, SFIRS), l'azione delle aziende a partecipazione statale, la titolarità del potere di direzione politica dell'interve11to meridionalistico. I pr~blemi di lungo periodo -deriverebbero, invece, dal « fallimento » della « Cassa per il Mezzogio,rno » come ente di gestione di interv~nti infrastrutturali nelle regioni m~ridionali e della politica d~ ince~ti~azio,ne. Di qui }a necessità di una profonda trasformazio-ne dell'ordin~- mento della «Cassa», che dovrebbe assumere, co·me competenza estesa a tutto il territorio nazionale, la fisionomia di ente pubblico economico direttament~ operante, o· di ente di gestione di partecipazioni, per la realizzazione di grandi interventi infrastrutturali: ciò in q~anto la re9 ~ibliotecaginobianco

Massimo Annesi cente evoluzione economica ìnsegna che non si può prescindere dal carattere imprenditoriale degli interventi infrastrutturali. Attraverso- l'unificazione dell'intervento per le grandi realizzazioni infrastrutturali di sistemazione del territorio in un ente funzionale, operante a livello nazionale, sarebbe possibile una manovra unitaria della politica delle infrastrutture, con la preclusione di ogni confusione tra intervento straordinario ed intervento ordinario: manovra unitaria che implicherebbe l'unificazione, a livello governativo, delle competenze per la programmazione, l'indirizzo, la vigilanza dell'attività di intervento infrastrutturale, con la conseguente so·ppressione della figura del Ministro per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno e l'attribuzione dei poteri di indirizzo e di vigilanza al Ministro per i Lavori pubblici, quale \( autorità » di governo per la politica di assetto territoriale, ferma restando la necessità di decisione, al livello di programmazione di settore, affidato al CIPE. Quanto alla politica di incentivazione, partendo dalla premessa del « fallimento » del sistema attuale, fondato sulla « Cassa » quale ente erogatore di contributi in conto interessi e quale ente finanziatore di primo grado degli istituti di credito mobiliare e degli istituti specializzati con competenza territoriale, Manin Carabba .perviene alla conclusione della « istituzionale inattitudine dell'intero sistema posto in essere ad adem- · piere ad una funzione di effettivo condizionamento delle s·celte di localizzazione delle imprese ». Donde la necessità di affidare agli organi del Piano la possibilità di una manovra unitaria delle risorse finanziarie pubbliche per una efficace « contrattazione » delle scelte di intervento della grande impresa privata, attraverso il « Fondo di sviluppo economico e sociale » come fondo speciale costituito presso un grande istituto di credito mobiliare operante a livello nazionale, e cioè presso l'IMI, la cui gestione dovrebbe esser affidata ad un Comitato « che potrebbe coincidere con alcuni Ministri del CIPE (quelli finanziari e i più importanti Ministri econ.omici) e con alcuni altri burocrati della economia pubblica (Segretario della programmazione, Governatore della Banca d'Italia) ». 5. Le idee centrali della concezione di Carabba - caratterizzate dal· riferimento, quasi ossessivo, alle esigenze di unitarietà, e da una fiducia assoluta nell'operatività delle strutture di programmazione - hanno avuto l'autorevole avallo dell'on. Giolitti e dell'on. Mancini. L'on. Giolitti, sia pure con molta cautela, ha sottolineato in più occasioni l'opportunità di porre il problema dell'assorbimento nel CIPE del Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno, proprio· per attribuire « alla respo·nsabilità primaria del governo nella direzione della politica 10 Biblio ecaginobianco

I • Miti e paradossi della programniazi~ne: la « Cassa per il s·ettentrione »? economica, il raggiungimento degli obiettivi del programma per quanto riguarda lo sviluppo· del Mezzogiorno ». Egli ha anche rilevato la necessità di promuovere un tipo di azione diversa, che superi la concezione del sistema degli incentivi, ed affro•nti il problema della promozione di · 11uove iniziative industriali, di grandi dimensioni, da realizzarsi sia attraverso le direttive alle imprese pubbliche che attraverso la contrattazione con le imprese private. Dal conto suo, l'on. Mancini, pur non entrando nel merito delle specifiche questioni istituzionali, ha affermato che un nuovo• meridionalismo « ha la sua ragione d'essere nel piano e nella politica di piano », basat·o sulla necessità di superare gli squilibri territoriali, umani, sociali ed economici del nostro paese. Di qui la necessità di rivedere tutti gli strumenti della politica m·eridio,nalistica, essendo cambiata, nel frattempo·, sul piano concettuale e sul piano politico, l'impostazione generale. 6. Quale che sia il giudizio di merito su questa nuova impostazione del dibattito meridionalistico, una cosa è certa: essa è stata posta in termini che, se non possono definirsi rigorosamente realistici, ed immuni da una certa contraddittorietà, so·no senz'altro espliciti, e non consentono risposte interlocutorie. Occorre perciò che gli ambienti meridionalisti si pronuncino su di essa ccJn altrettanta chiarezza. Proprio a precisare i termini del problema, e ad evitare equivoci, ten·dono queste note. Prima di entrare nel ~erito dei giudizi e delle proposte for1nulate, una premessa - che si potrebbe dire metodologica - sembra peraltro necessaria. Vogliamo, cioè, rilevare che, a nostro avviso, non solo non ha molto senso, ma deve considerarsi molto pericolosa la distinzione - relativamente all'intervento straordinario nel Mezzogiorno - tra problemi del breve periodo e problemi del medio e lungo periodo. La politica che verrà adottata a partire dalla nuova legislatura sarà veramente decisiva per la soluzione del problema meridionale o, come assai più impropriamente da taluno si preferisce dire, del problema del riequilibrio territoriale del paese. Il tempo a disposizione è, cioè, estremamente ridotto, e non può essere sciupato per attuare riforme a « singh.iozzo » - con le conseguenti, lunghe, ed inevitabili, pause di assestamento, di orientamento e di rodaggio delle nuove strutture e con gli inevitabili vuoti di potere - dell'ordinamento dell'intervento straordinario, alla ricerca della soluzione ottimale. Ci rendiamo ben conto che la· distiniione, sulla base di un metro meramente. temporale, dei problemi della strumentazione della politica meridionalistica, non è dovt1ta ad astratte valutazioni, o ad ossequio ad 11 Biblio· ecaginobianco

Massùno Annesi esigenze di puro raziocinio, ma è stata determinata da co·nsiderazioni che tengono conto sia delle opportunità che si offrono a non lunga scacle11za,sia della impossibilità di impostare un d~scorso così importante con riferimento ad un documento, il Programma di sviluppo economico, che, nella sua attuale formulazione, non offre molti punti di sostegno per la nuova concezione dell'azio,ne meridionalista. Da un lato, cioè, non può non aver avuto un ruolo rilevante la co11siderazione dell'occasione offerta dalla delega che la legge 27 febbraio· 1967, n. 48, concer11ente le attribuzioni e l'ordinamento del Ministero del Bilancio e della programmazione econo-mica e la istituzione del CIPE, ha conferito al governo, per l'emanazione, entro un anno dalla sua pubblicazione, delle norme necessarie per il riordinamento delle attribuzio11i e della composizione dei Comitati dei Ministri aventi competenza in materia economica e finanziaria. Riordinamento che - secondo i criteri direttivi fissati dalla tielega - dovrà attuare una revisione delle attribuzioni dei singoli Comitati, al fine di coordinarne l'azio11e con quella del CIPE, ovvero di sopprimere quei Comitati « le cui attribuzioni possono essere trasferite per identità di compiti o per più efficace svolgimento degli stessi, al Comitato interministeriale per la programmazione economica ». È appena il caso di osservare che 1~ norma di delegazione ha un contenuto così ampio che una legge delegata ben potrebbe - senza suJ~erare i limiti della delega - procedere senz'altro alla soppressione dell'attuale Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno, infliggendo, in tal modo, un formidabile colpo d'ariete all'attuale ordinamento dell'intervento straordinario e creando, nello stesso tempo, la premessa dalla quale far successivamente scaturire, come logica conseguenza, tutte le altre innovazioni proposte (abolizione della figura del Ministro per gli interventi straordinari, estensione dell'azione della Cassa al Nord, soppressione degli istituti speciali di credito del Mezzogio-rno, ecc.) che, 110n rientrando nei limiti della delega, dovrebbero essere attuate con successive leggi. Ma certamente no11 è stata solo l'intenzione di avvalersi, « intanto », della legge-delega, che ha indotto alla distinzione tra problemi (e soluzioni) di breve periodo e ·problemi (e soluzioni) di lungo periodo. A chi sostiene che l'ordinamento dell'intervento straordinario e la stessa concezione della straordinarietà l1a ormai fatto il suo tempo; che la strumentazione dell'azione meridionalista deve essere rivista e profondamente modificata in relazione alla programmazione econo-mica; che un meridionalismo moderno ha la sua ragion d'essere e la sua validità esclusivamente nel piano e nella politica di piano, basata sulla necessità di superare gli squilibri territoriali, umani, sociali ed econo·mici del 12 Bibliotecaginobianco

I Miti e paradossi della programmazione: la « Cassa per il Settentrione »? nostro paese: a costoro, dicevamo, non può essere sfuggito che discorsi d~ questo genere non hanno co,ntenuto concreto se riferiti al Programma attualmente in vigore. Non si afferma nulla di nuovo e non si può certo passare come oppositori della programmazio·ne eco·nomica, se si osserva che il Programma, per quanto concerne la indicazione dei settori di intervento e la precisazione della natura degli interve11ti occorrenti per il raggiungin1ento degli obiettivi meridionalistici da esso posti, è di una genericità sconfortante; e tale, comunque, da non poter certo essere assunto• a base di una nuova politica meridionalistica che - venuta meno. ogni distinzione tra intervento ordinario ed intervento· straordinario - dovesse trarre la sua ispirazione ed il suo contenuto esclusivamente dal testo dei documenti di programmazione. Ora, se, come riteniamo fermamente, l'intendimento di procedere per gradi alla soppressione dell'attuale ordinamento dell'intervento straordinario trova la sua spiegazione in tale tipo· di considerazioni, non si può non rilevare che esso vi trova anche il suo limite e le ragioni della sua inconsistenza sostanziale, sia pure sotto un profilo esteriore clel tutto razionale. È infatti frutto di una valutazione astratta e, vorremmo dire, velleitaria, il ritenere che il secondo Programma economico quinquennale, quello che dovrà guidare la politica economica del paese nella prima metà degli anni '70, possa essere molto diverso dal primo quanto alla sua struttura e alla strumentazione di cui potrà avvalersi. È facile anticipare che anche il secondo Programma non potrà non risolversi, stante la situazione politica del paese, nella indicazione di determinati obiettivi (che non potranno, ovviamente, divergere dagli obiettivi del Programma in vigore), dell'auspicabile ripartizione d-el reddito, delle opportune politiche d'intervento nei vari settori produttivi e dell'assetto territoriale da perseguire per assicurare uno sviluppo equilibrato del paese. Anche il nuovo Programma, in sostanza, non costituirà l'indicazione di ciò che « si farà» (nel settore pubblico dell'economia) e di ciò che, attraverso condizionamenti indiretti, si « indirizzerà a fare >> (nel settore privato); per l'uno e per l'altro settore, cioè, il Pro·gramma si risolverà· nella specificazione df quello che si « dovrebbe» fare per il raggiungimento degli obiettivi voluti. In tale situazione è di tutta evidenza che la so-ppressione dell'ordinamento speciale dell'intervento straordinario, e l'~ffi.damento delle responsabilità dello· sviluppo- del Me~zogiorn<? agli organi della programmazione, significherebbe rinunciare alla possibilità di una co-nsapevole azione, diretta o indiretta, dei pubblici pot,eri ai fini dello sviluppo del Mezzogiorno. 13 Bibliotecaginobiar)co

lv1assimo Annesi 7. Quali che siano le ragioni che hanno suggerito la scissione temporale dei problemi della politica meridionalista, non sembra, comunque, che si possa contestare l'esigenza - già: sottolineata - che il « nuovo corso », con l'eventuale soppressione dell'ordinamento dell'intervento straordinario, sempre che sia ritenuto· una soluzione di obiettivo interesse per il Mezzogiorno, venga attuato t1nitariamente, evitando dannose soluzioni di continuità. È ben vero che soddisfare questa esigenza di concettuale e funzionale « solidarietà » significa rinunciare alla « occasione » della delega concessa dalla legge n. 48, cui già si è fatto cenno. Ma è anche vero che innovazio11i così radicali non possono essere attuate surrettiziamente, richiedendo, al co-ntrario, un lungo ed approfondito dibattito, che consenta a tutti gli ambienti politici di rendersi consapevoli dei termini reali del problema e di poter assumere le conseguenti responsabilità. E quindi, qualora nel merito fossero conllivise dalla maggioranza, esse dovrebbero necessariamente essere introdotte attraverso leggi formali, discusse e votate dal Parlamento·. La imminente scadenza (marzo 1968) della delega, non deve perciò costituire motivo per attuare riforme parziali che sarebbero dannose anche nell'ipotesi in cui il contesto di cui fanno parte do-vesse essere ritenuto come la so-luzione idonea per il ·raggiungimento degli obiettivi di politica meridionalistica. I 8. Passando ad t1n esame di inerito della nuova concezione della politica meridionalistica, sembra 11ecessario, anzitutto, accertare la vaUdità delle premesse da cui si fanno discendere le soluzioni proposte. Tali premesse, come già si è accennato, attengono a questioni di natura diversa, che possono così sintetizzarsi: a) inadeguatezza, strutturale e/o funzionale, degli attuali strumenti di intervento ai fini dell'industrializzazione (Co11sorzi di sviluppo industriale; Cassa per il Mezzogiorno; Istituti di finanziamento; Società finanziarie; imprese pubbliche); b) impossibilità di una politica di programmazione economica unitaria, determir1ata dall'esistenza del Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno; e) incapacità della « Cassa » ad assolvere funzioni di ente di gestione degli interventi infrastrutturali per il Mezzogiorno. O.rbene, ad un esame obiettivo, non sembra che tali premesse critiche trovino sostanziale co-nferma nell'esperienza di questi ultimi anni. A guardar bene, di tutti gli strumenti indicati, solo per i Consorzi industriali si pone un problema di rifor1na strutturale: la loro attuale natura di consorzi amministrativi si è indubbiamente manife.stata del 14 Bibliotecaginobianco

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