Nord e Sud - anno XI - n. 59 - novembre 1964

I • Rivista mensile diretta da Francesco Compagna Manlio Rossi Doria, Il rilancio. della politica meridionalista - Claudio Risé, I centri del po- .tere - Francesco Compagna, Il fronte laico - Rosellina Balbi, La mistica della ''calza)) Giuseppe Galasso, Da Pisticci a Wolfsburg. e scritti di Aldo Canonici, Giovanni · Coda Nunziante, Franco Cuomo, Ettore De Giorgis, Mario Dilio, Domen.ico· Indellicati, Ernesto Mazzetti, Giuseppe Sacco, Antonio Vitiello. ANNO XI - NUOVA SERIE - NOVEMBRE 1964 - N. 59 (120) EDIZIONI SCIENTIFICHE ITALIANE - NAPOLI Bibliotecaginobianco

Bibliotecaginobianco ..

.... NÒRD ' .. E-SUD Rivista mensile· dirett~ da Francesco Compagna ANNO XI - NOVEMBRE 1964 - N. 59 (120) DIREZIONE E REDAZIO·NE: Napo I i - Via dei Mille, 47 - Telef. 393.3~ - 39.3.309... Amministrazione, Distribuzione· e . Pubblicità·: . EDIZIO.NI SCIENTIFICBE ITALIANE - S.p.A. . . - Via dei lv1ille, 47 - Napo 1 i - Telef. 393.346- 393.309 Una copia L. 400 - Estero L. 500 - Abbonamenti: Sostenitore L. 20.000 - Italia annuale L. 4.000, semestrale L. 2.100 ~ Estero annuale L. 5.. 0~0, semestrale L. 2.700 - Effettuare i versamènti sul 'C.C.P. 6.19585 Edizioni Scientifiche l taliane - Vi~ dei Mille 47, Napoli . . Bibliotecaginobianco

SOMMARIO Editoriale [3] Manlio Rossi Doria Il ril(lnC:i~,deÙa 0 p(!li#ca meridionalista [8] ' , ·, . . . Claudio Risé I centri del potere [19] '· N:ote della Rèdazione Cronache ·napoletane - La scelta impossibile - Micro-autonomismo e rt!:gionalis1no [38] Giornale a più voci Francesco Compagna Il « fronte laico » [ 45] Giuseppe Sacco Le grandi imprese americane in. Europa [50] ·Rosellina Balbi La mistica della « calza » [58] Antonio Vitiello L'avvocatura liberale al bivio [63] Mario Dilio L'industria e il porto [68] Argomenti G. Coda-Nunziante Investimenti e contratti agrari [73] Paesi e città Domenico lndellicati . La scuola a Taranto [86] Recensioni Giuseppe Galasso Da Pisticci a Wolfsburg [108]· Ernesto Mazzetti · : Napo-Zi, piaghe· e contraddizioni'.· [ 110] . . ' . . . . . Aldo Canonici Gli scalatori di Packard· [ll3J· . •. . . Franco Cuomo L'isola dell'utopia [ 116] · . . / . . Lettere al Direttore:· -:· ~ · ·· · · Ettore De 'Gio.rgis .. Ancorà sulla· ·sinistra democ·ristiana [120] \ Bibliotecaginobianco

Editoriale Gli anni di Kritscev, così sorprendentemente e repentinamente finiti, debbono in verità aver· mutato assai poco_della struttura -e della nàtura del regime sovietico. Nuove aspirazioni, timide speranze, fine degli incubi, lieta· consapevolezza del « disgelo »: t11tto ciò clie è stato scritto sulla Russia degli ultimi dieci anni da C(?loroche. vi sono stati e hanno reso con maggiore indipendenza e acume le loro impressioni concorre a delineare il quadro di mutamenti di ordine psicologico tutt'altro che trascurabili se riportati al clima di chiusura e di terrore che contraddistin- - . . gueva il « paradiso » sovietico negli anni in cui · i comunisti di tutto il mondo· (e quelli italiarii in primissima linea) guardavano a Mosca come al crogiolo e a Stalin come all'artefice del radioso futuro comunista. Ma l'esperienza, 'la lezione delle cose è qui ancora una volta ~ provare che la libertà non può risolversi in un fatto di costume, non· pu·ò éssere . . considerata equivalente ad alcun « disgelo »; l'esperienza, la lezione delle cose è qui ancora una volta a provare che la libertà - se deve avere significato e consistenza politica, se deve manifestare per intero la sua f~rza liberatrice, - ha bisogno di tradursi in istituti di cui sia ~ garantita l'auto•noma e spontanea azione. Dove impera il partito unico, dove il partito è arbitro di tutto nello stato e nella società, dove è arti- -colo di fede che la verità è una ed una sola e che il partito ne è l'unico e infallibile depositario, ivi il parlare di libertà o è superfluo o è esercizio sofistico di ·propaganda. Sarà, invece, sempre vero che chi domina il partito, domina tutto; e, quando i nodi verranno al pettine (e la vita e· la storia esigono che essi, una volta o l'altra, vengano al pettiné), allorq, tùtti gli ispirati discorsi sulla « democrazia sostanziale » saranno spazzati via dalla bruta eloquenza dei fatti e appariranno per quel· che sono, per una inane mascheratura democratica di una realtà totalitaria ed · oppressiva. Ecco perché. la caduta di K_ri,sc~v, ·se._,cicolpjsce e ci tocca come cittadini del mondo che ama.no ·za pàce e 'l'ordine internazionale e ne pqventano l'ev~ntuale turba1n.ento;· non ci colpisce poi affcitto come antichi e corivinti ·assertori della -natura tirannica e illiberale del comu- . . . ; nismo ·e della minaccià gravissima che ·il comunismo rappresenta per i regimi in cui ancl1e solo un poco di _libertà si sia · raggiunta e realizzata. I I • 3 Bìbliotecaginobianco

Editoriale Alla notizia della caduta di Kritscev i comu,zisti italiani, superando l'iniziale sbigottimento e disorientamento, hanno reagito affermando che era il « modo » con1e Kruscev era stato liqui.dato a renderli « preoccupati e critici » nei confronti del fatto. A questa banale affermazione bene hanno replicato i socialisti osservando che né la preoccupazione né la critica valgo·no alcilnché, se no11 si ha il coraggio o la capacità df tradurle in revisioni ormai indilazionabili nei confronti non solo di una realtà, ma di una dottrina. Noi spingerenzmo anche più ··avanti il discorso,· perché ci pare che, accettando il .piano sul quale lo pongono i co1nunisti, il frutto d'ella discussio·ne non possa essere. grande. Qui, infatti, non è questione di « 1nodo », nel senso che la cosa importa-nte sia il provvedimento adottato dalle alte gerarchie· sovietiche e la cosa discutibile sia la procedura segitita per adottarlo; o, tanto meno, nel senso che fosse possibile, nell'an1bito di un- regime come il comunismo sovietico, seguire una proceditra più soddisfacente per chi abbia vivo il senso della democrazia e sia ad esso incondizionatamente .fedele. Qi,i è questione precisamente di « mo-do », ma solo. se per modo s'intende in questo -caso lo spirito del regime, la sua -vocazione, la. sua .concreta maniera di essere. Coloro che hanno scalzato Kruscev non sono stati né più né. meno democratici di qitanto a suo tempo· sia stato Kruscev stesso 11.elloscalzare i Malenkov, i Molotov, i Kagano-vic; sono stati · quello che potevano_ essere, comunisti sovietici che agiscono nel quadro e secondo le possibilità del loro regime. L'errore dal quale bisogna in questo momento guardarsi è quello di considerare Kruscev come un campione della democrazia e i suoi avversari come nemici della democrazia. La grand-e importanza e la meritata popolarità dell'ex premier sovietico non erano dovute a questo; e tutti, nel mondo, lo sanno. L'impo·rtanza e la popolarità della sua figura derivavano unicamente dall'opera attiva e coraggiosa che eg'li fino in ultimo ha svolto in favore della pace, in favore di un tono più cordiale nelle relazioni internazionali, in favo re dello spegnimento di ogni eventuale tentazione proditoria nel seguire la sua politica di « coesistenza pacifica ».; E il suo merito è stato tanto più grande in quanto egli stesso -era stato tutt'altro ch·e alieno, fino a qualche tempo fa, dal praticare . la violenza e .le male arti della diplomazia sovietica tradizionale. Il soffocamento, nel sangue, della generosa rivolta itngherese nel '56 e l'irrespo.nsabile. avventura tentata a Cuba sei arzni dopo lo dimostrano. Ma nell'insiem~. aveva resistito perfìr1:oall'estrema tensione raggiunta dai_rapporti cino-sovietici e aveva consapevolmente affrontato il rischio di. un violento divampare delle forze centrifughe- del blocco comunista nella stessa Europa (vedi i casi dell'Albania e della Romania) pur di mantenere· fermo sulla questione 4 ' Bibliotecaginobianco

Editoriale principale, la questione della pace e della collaborazione internazionale. E per sostenere la .necessità della s.ua politica era andato mano a mano rinunciando alle giustificazioni ideologiche, alla preoccupazione di una formale -coere11za con la dottrinll ufficiale del suo regime . sulla natura irrimediabilmente diabolica dell'Occidente e del capitalismo; ed era andato sempre più ·affermando le ragioni dell'umanità più semplice e immediata, le ragioni del diritto alla vita da. parte di tutti, c·he una catastrofe nucleare avrebbe irrimediabilmente compromesso·, le ragioni della frater11a comunione di destini e di speranze. tra gli ito1nini, che nessuna ragione di stato o di classe può impunemente sovvertire. Aveva fi11it_operciò con l'aprire bene gli occhi sul mo-ndo e sulla realtà e, specialmente negli ultimi tempi, l'evasione dagli schemi ideologici gli aveva consentito di vedere, e confessare validi, aspetti della società occidentale· (perfino in campo politico); e negativi aspetti della società sovietica che in Russia erano sempre stati tabù. Perciò il mondo lo amava e gli perdonava molto: gli perdonava il sanguinario passato staliniano, la lotta senza quartiere scatenata contro i rivali post-staliniani, l'ordine tirannico restaurato a Budapest, il rischio corso a Cuba, i modi grossolani e no11 sen1pre opportunamen.te faceti, le sinistre profezie di seppellimento per i suoi avversari; e amava,- invece, il suo riso cordiale, le sue esplosioni di sincerità, l'ispirazione pacifica e distensiva d'ella sua politica, la tranquillante sicurezza della sua decisione a perseguirla. E quando perciò i comunisti nostrani si dicono « preoccupati e critici » sul « modo » onde Kruscev ha perduto il potere e intesson.o su questo tema i loro consueti e ormai stucchevoli sofismi, sappiano che il loro gioco (se è tale) non inganna più nessuno. Kruscev era . un dittatore comunista, rovesciato - .nel mo,do che. la sua tirannide comunista poteva permettere- - dagli altr.i aspiranti dittatori che il regime imman~ cabilmente e .inesauribilmente ha fatto e farà sorgere per la logica della sua natura; e la discussione sul « modo » onde Kruscev è caduto o investe la, natura· illiberale (perché priva di ogni strumento .di controllo e di garanzia costituzionalè) e antidemocratica (perché priva della dialettica che può nascere solo dalla libera contrapposizione di forze molteplicì) dei regimi che il comunismo ·ha saputo finora forgiare, o 11o·n significa nulla. Diremo con ciò che la dittatura comunista di Kruscev è stata in tutto eguale _aquella staliniana e che la reqltà politica della Russia è ri.masta in. questi dieci anni. immobile e identica a se stessa? Sarebbe evidentemente un errore, e noi non l.o commetteremo. È opportuno però precisare bene la presu_mibile natura e portata dei mutamenti inte:rvenuti nel regime sovietico, p.erché questi mutamenti sono - come si è detto -~ .5 · Bi'bliotecaginobianco

I I i t 'I Editoriale tutti di ordine pratico e psicologico e come tali vanno giudicati. Di istituzionale (e cioè di obiettivamente e democraticamente nuovo) non si è avuto nulla: il partito unico è rimasto Llnico, i.l suo dominio sul governo e su.l paese è rimasto lo stesso, le strutture dello stato di polizia non sono state neppure scalfite, la natura oligarchica del sistema -è stata semmai potenziata, le libertà private e pitbbliche dei cittadin~ sovietici sono rimaste le stesse, gli operai e i contadini sono rimasti alla mercè della ristretta classe niedia burocratica che il regin1e ha parto'rito, la vita intellettuale continua ad essere costretta nei dogmi aduggianti e superati del cosiddetto marx-leninismo, il processo di formazione della volontà politica è rimasto il medesinio e continua a scendere dall'alto verso il basso, l'opinione pubblica continua a non esistere come forza politica autonoma e a non avere occasione alcuna di manifestarsi come tale, la stampa e tutti gli strllmenti di informazione, così · ca.me la magistratura e tutti gli organi dello stato, continuano ad essere nelle mani dei potenti dell'ora. Ed- è perciò che la caduta di Kruscev, come anche si è detto, non può e non deve sorprendere in qua11to fatto inte-rno del regime sovietico. Sul terreno della prassi e sul piano psicologico i mutamenti sembrano invece esservi stati ed essere stati importanti. La prassi- è· stata più tollerante, più umana e meno arbitraria che sotto Stalin: è divenuto fin troppo freq-uente · e banale l'osservare che gli avversari di Kruscev sono stati bensì da lui eliminati, ma nqn .soppressi; che i cittadini sovietici hanno disimparato il terrore della Ghepeù irro1npente nella· notte; che discussioni pubbliche e private, orali e scritte sono divenute un po' più frequenti che nel passato. Sul piano psicologico ha avuto un'importanza storica enorme la denunzia kruscioviana della natura sanguinaria e tirannica del regime nel periodo staliniano. L'uomo fu veramente, in quella occasione, la voce non solo di se ·stesso, ma -del suo paese e d.el mondo. Il sipario così drammaticamente sollevato sulla realtà del regime sovietico non poteva essere e non è stato compensato da ·nient'altro. Le discussioni (e le promesse) sulla « direzio11e ·col.legiale », la « legalità socialista » (?), l'ortodossia leninista e così via sono valse quel ·che valgono (ossia: niente) di fronte al fatto essenziale- e determinante che, in un regime èome quel.Z.osovietico, la coincidenza. fra regime e opinione è • 1 ) ' fortuita e temporanea: ieonsegitita nel momento e nella. misura· in cui Kruscev 'si presentava e agiva come demolitore dello stalinismo, veniva 1 • auto,naticamente meno nel momento e nella misura in cui la demolizione dello stalinismo avrebbe comportato (per corrispondere alle aspettative, ai bisogni, alla maturità civile e umana di un grande popolo come è quello russo) una riforma effettiva e sostanziale del regime. Sotto 6 . Bibliotecaginobianco ' I

.. , ',, ,. Editoriale Kruscev questa sfasatura storicamente e politfcamente décisiva appariva compensata dalla personalità, del· leader, dal suo impegno per la pace e la collaborazione internazionale, dalle sue progressive ammissioni di ,.....,-- sempre nuove imperfezioni del regime. Sotto i suoi successori il paese appare vittlma di quella sfasatura. in modo gravissimo. Esso appart:, oggi disarmato· verso. tutto: verso il suo passato staliniano, al quale non vuole e non pitò tornare, così come verso la possibilità di una effettiva e i~tituzionale liberalizzazione, che il partito a.Zpotere non può e non saprebbe permettere. : _ . La crisi del _grande paese e del suo grande popolo s-ta proprio qui: una _g_rande nazione, all'avanguardia del progresso scientifico,· dotata di PP.tenti strutture economiche, colta e umana, viene mantenuta, da una minoranza di fanatici e interessati « demiurghi», in condizioni di sostanziale- minorità politica .proprio quando il regime si rivela più incapace di dominare e regolare se stesso e proprio quando, per converso, il paese 1 ne è. dive,:iuto più cosciente- e ha maturato ben altri bisogni e aspettative. Si tratta, probabilmente, di una crisi che è ·solo agli inizi e i cui sviluppi sono impreved_ibili. Se essa rientrasse e la cappa di piombo di un nuovo stalinis_,mo scendesse sul popolo -russo, che ne sarebbe più di . quelle speranze di libertà piena e perfetta che la riv.oluzione del 1917 pure nutrì e_çhe v~rba_lmente ( e solo verbalmente) ha continuato ad alimentare? Se invece e~sa_si ,approfqndisse e la sfasatura tra regime e paese diventasse più grave, ._qualepericoloso gioco di azioni e di reazioni si aprirebbe tra .la ragione dominatrice del partito e le esigenze popolari e quali ne sarel;Jbef.o le conseguenze sull'ordine internazionale e sulla pace_? ·: Sono interrogativi_.paurosi, che fanno risaltare vieppiù il vaniloquio .de} comunisti nostrani di.fro··nte ai fatti.di-.queste ultime settimane e il. ~oro -risibile tentativo di gabellare· per propria la- -vi.ttoriia ·dei laburisti nelle.. elezio.ni inglesi (significativamente -coi11-c-identi , con la caduta di. Krusç~v) e..di attrib·uire agli. altri. il proprio _« imbarazzo », per gli avve"l' nim_e.nti ·_so~ietici. Il -nostro augurio è che, da tutto ciò, nessun· danno venga ··'a?lap.-ace;_ che. il. popolo· russ9 possa, in un mo·do o n_ell'altro, trov~re al -più piesto te vie della libertà; e che gli stessi comunisti -italiani possaf!;O fare tesoro di tutte queste esperienze per maturare quella r.eviisio-neto-tale e· sincera delle l0ro dottrine-eh~ essi, ·con in.apprezzabile danno tanto per loro ..qrùànto-~per. la democrazia i italiana~. si ostina.no :a pro.cras tinare_~ -..;.-- ·. .._ .. ., . . ,.·: r - . • : ! ì I ' ' . l ' . · Bibliotecaginobianco I I I e

Il rilancio della politica meridionalista di Manlio .Rossi Doria Si è determinata i11 questi m·esi una situazione strana, contraddittoria e pericolosa. Il Governo di ceritro-sinistra si è impegnato, sia pure con le incertezze e le riserve ben -note, a presentare in temp-o debito alcune leg.gi fondamentali atte ad affrontare i grandi temi del rinnova1nento della politica economica e sociale del paese, quelle che 11el linguaggio comu11e sono chiamate le riforme di struttura. Su questi temi negli anni pàssati si era a lungo e chiaramente ragionato,-- ancl1e se il discorso su ciasct1no di essi avrebbe avuto bisogno di essere molto più seriamente approfondito e dettagliato. In attesa delle decisioni governative qu,esto discorso si è, viceversa, arrestato, o quasi, •O - peggio ancora - si è smarrito nelle supposizioni e· nelle polemiche su quello eh-e il Governo ha veramente intenzione e· capacità di fare. Le pro·babili conseguenze· di questa involuzio·Qe appaiono due: che· l'esame dei proble}JJ.i resti allo stato rudimentale, nel quale in molti casi la discussione degli anni precedenti lo aveva lasciato; e che i politici e i loro· uffici legislativi cerchino formulazioni e compromessi sul piano legislativo per politiche i cui dati e i cui· lineamenti non sono ancora sufficientem,ente chiari a loro stessi. Ho l'impressione che una situazio·ne di questo genere si stia determinando anche nel caso della politica meridionalistica, per la quale tali pericoli avrebb·ero• dovuto essere minori per il duplice fatto che le idee erano state in precedenza sufficientemente chiarite e che l'impegno goverr1ativo· appariva basato su di una intesa completa tra le diverse correnti e su esplicite e chiare dichiarazioni del Ministro resp-onsabile. · Passano, infatti, i mesi e la preannunciata legge di rilancio di questa politica tarda ad essere presentata, mentre che i11discrezioni e voci indicano l'esistenza di resistenze e difficoltà che, per il ~atto di essere ignote e sfumate, non sono meno gravi e consistenti. I meridionalisti di base, quale potrei con altri amici qualificarmi - élbituati come so·no a guardare ai fatti, e no·n alle parole, e ·per questa ragione propensi in generale ad appoggiare l'azione governativa nel Mezzo,giom•o e a non disturbare i manovratori - sono a questo punto costretti a chiedere la parola. --- 8 \ Bibliotecaginobianco

Il rilanc'io della politica meridionalista Non so se il discorso - che sto per fare sia sup·erfluo, come mi augurerei, allo stesso modo che ·non so a chi esso sia effettiva1nente rivolto, tanto indistinte e confuse-sembrano ancora le resistenze ad una pro·hta e ben qualificata appro-vazio-ne della lègge. Ma ho l'impressione che un discorso. chiaro e completo 11:on·sia stato ancora fatto, per lo .meno in pupblico, e che, pertanto, il dovere di farlo si imponga. *** Sul .rilancio della politica meridionalistica. per un periodo per -Io meno pari a. quello trascorso dal suo inizio nel 1950, il consenso è, o per lo meno sembra, universale. Sarebbe, infatti, una grossa sciocchezza lasciare andare alla deriva il gran4ioso sforzo fatto in questi ·anni, proprio quando molte delle cose avviate .e vicine a dare i loro frutti non .sono ancora mature e co•nsolidate. Su quattro ordini di questioni, tuttavia, i dubbi relativi ai modi · di questo rilancio -appaiono legittimi: 1) il rapporto tra questa politica e la politica di programmazione, 2) il rapporto tra questa politica e la preannunciata costituzione delle regioni a statuto ordinario, 3) la opportunità di mettere, se non sullo· stesso piano, su di un piano analo-go il problema di altre regioni ugualmente depresse, 4) le caratteristiche, infine, -che l'intervento straordinario· deve· assumere nel secondo periodo della politica meridionalistica. Sulle prime tre questioni non dovrebbe essere difficile l'intesa. È _ovvio che in avvenire la politica straordinaria di intervento nel Mezzogiorno dovrà essere inq-uadrata nella programmazione economica _ nazionale, allo stesso modo che essa dovrà favòrire la organizzazione regionale, assisterla e adattarsi ad essa, a mano a mano che si verrà concretando. È .certo, tuttavia, che ~ anche a prescindere dalle circostanze congiunturali e politiche che possono ritardare l'avvento effettivo sia della programmazione che dell'ordinaménto regionale - sia l'una che l'altro avranno bisogno ·di un ·certo· numero di anni .prima di divenir~ operanti realtà. Sarebbe, pertanto, pericoloso· e controproducente subordinare il rilancio della politica meridionalistica all'entrata in pieno vigore di una politica di piano e all'istituzione dell!ordinamento regionale. Così facendo, si -corre~ebbe~, tra l'altro, il rischio di ritardare, in conseguenza delle inevitabili esitazioni e _divergenze su quei temi fondamentali, l'iter parlamentare del provvedimento per il Mezzogiorno che ha invece bisogno di· entrare in vigore nello spazio· di p-oclii- mesi, nonché di arrecare confusione nella discussione su quei temi che ha principalmente bisogno di restare chiara) ossia concentrata sui I.oro 9 · Bi'bliotecaginobianco

• i • I i ; . ( ·· ·Manlio Rossi ·Daria · aspetti generali e specifici. Ovvia dovrebbe .apparire, quin.di, !'·opportunità di impostare e approvàre il provv·edimento per il Mezzogiorno subito e con esclusivo riferimento alle sue ·specifiche finalità, .co-n:l'intento di assicurare la contin4ità della politica meridionalistica come p.olitica di lungo periodo, .e con l'intesa ·che gli organ-i di..essa responsabili restino impegnati ad accordarsi con la programmazione nazionale in ogni attuale. e futura fase del suo sviluppo. La programmazione e l'instaurazione delle regioni non possono, pertanto, e non debbono costituire ostacolo alla pronta· approvazione di una legge di rilancio della politica ·meridionalistica. Sia l'una· ché .l'altra potranno, anzi, maturare più agevolmente e più seriame11te se questa politica sarà prontamente rilanciata nei termini - che in seguito vedremo - nei quali l'esperienza e ·la necessità permettono. di, form.ularla. Per. quanto riguarda il terzo dei problemi, non v'è dubbio· che, oltre che nel Mezzogiorno, lo sviluppo economico .del paese ha· messo -in luce in alcune altre regioni (es. U1nbria, Marche, F~riuli) l'esistenza di situazioni di ristagno e. di s·òttosviluppo tali che non possono essere rimosse se non attra,,erso un intervento .straordinario .. Nulla vieta, pertanto, che per altre regioni ben definite si forn1ulino delle -specifich-e politiche di intervento straordinario. È, tuttavia, essenziale non confondere queste situazioni con la situazione del· Mezzogiorno, e tanto -meno questa e quelle con la generale questione degli squilibri territoriali, che -inevitabilmente lo sviluppo econ.omico porta con sé in ·ogni parte del. paese . - · · Se è. vero, infatti, che lo sviluppo economico tende ad aggravare .·dovunque gli squilibri territoriali -- e .gravissimi sono quelli che a.nchè con, una vigorosa continuazione dell'intervento straordinario, si. sono'.:già determinati e si determineranno nello stesso Mezzogiorno - è• ·anche .vero che. lo squilibrio Nord-Sud. ha natura diversa e, a differenza. ·degli altri, può essere corretto solo dalla· co11tinuazione di un intervento strao•r"'!; dinario di -grosse proporzioni e di lungo periodo. Questo,, ripeto, può .essere ··vero, sia pure~ con diverse dimensioni, anche p-er poche,·altre :regioni italiane,· ma non ha nulla· a che fare· con· il· generale problema = del 1iequilibrio: territoria.le del ·sistema economico n·azionale, .che. non.· si .i • ·cura a, q·uel modo e non può,. qt1indi, ..essere· oggetto esclusivo· di--una ·i legg,e p·erché per la sua stessa natura è oggetto dellà integrale revisio·ne .. della legislazion-e e dell'intera politica edonomica. , ···, 1 •· , . · · , ,:_ • ·· • ,· , · ~ei riguardi dei problemi ,ora q.ccennati, bisogna, quind~, sgombrar~ il campo dagli equivoci e riconoscere obiettivamente · che n~ssun9 .di essi ·costituisce ostacolo· o ragione .d_iserie esitaziqni per ~I rilancio della politica meridionalistica. ✓,- , ti ~-.. . .. 10 Bibliotecaginobianco

Il rilancio. della ·politica· meridionalista Veniam·o così al quarto e principale .pro-blema :·-quello· d-ei m_odi nei quali questo rilancio deve ·avvenire. Anche a questo riguardo, c'e., anzitutto, un. grosso equivoco da to~ gliere di mezzo .. È stato detto che bisogna soprassedere- o addirittura rinunciare alla continuazione della poJitica meridionalistica; e .alla proroga dell'attività dei suoi organi straordinari, p•erché il :paese .non può continuare a restar diviso in due parti, l'una che si amministra con .le leggi _ordinarie e l'altra che si amministra con le· leggi straordinarie.. ··Non v'è dubbio che la politica degli anni cinquanta - estendendo a troppi settori e all'intero territorio del Me;zzogiorno· e· delle_ -isole · l'in~ervento ·della Cassa ~ si è allontanata dai suoi principi ispiratori . e ha dato un certo fondamento a questo tipo di pregiudiziale opposizione alla continuazione -della politica meridiona~istica. Invece di rappresen~ tare, infatti, una azione straordinaria. aggiuntiva rispetto a quella delle amministrazio·ni ordinarie, -l'azione della Cassa si è in considerevole mi~ sura trasformata così - come è stato più volte rilevato - -in una azio11e sostitutiva delle amministrazioni ordinarie, le quali hanno rallentato la propria attività o addirittura rinunciato ad assolvere molti dei compiti che erano loro propri. È quindi evid·ente che la prima caratteristica del rilancio -della politica meridionalistica -dovrà essere quella di restaurare chiaramente la distinzione tra intervento straordinario e ,intervento . . o.r.dinario. , _ ' ' ,• Molti dei settori nei quali ha operato la Cassa p.egli anni' passati dovranno essere integral_mente 1 restituiti alla responsabtlità d~lle·. ammi- . -nistraziqni ordinarie e queste- avra~1;1Ol'obbligo ~i arnmodern~re rapidamente e di rendere più_ efficaci, i loro servizi, .la. lor~ a~ione .·e gli stessi ·...strume,nti legislativi per affrontare. i molti e ·complessi proble1ni che la . trasformazione del. Mezzogiorno. vien~ ponendo. . . Ciò non toglie, tuttavia, che l'intervento delle amministrazio1=1i ordi- ..· narie non è di- per sé sufficiente. Per la sua· stessa natura -esso non .può, ~nfatti, _essere in grado di assicu;r<:1re·.a1 Mezzogiorno quella robusta spinta allo .sviluppo economico che .la Gassa ha dato negli anni cinquanta e· che· oggi,· in forme -auove, è anc.or'1:;più n~cessaria, perch,é se.nza ,di , f essa-(,il c·ontrast0 -Nord-.Sud si aggravereb.be ulteriormente._ . . ; , . : · L'esperienza degli- an~i · cin:quant~ -,ha ·dimostrato sempre, più .chiar-~mrente che· la .politica. di. sviluppo_. del M.ezzogiorno ha due aspetti·:· , quello della integrale r~alizzazione di ·:iJ.n~programma straordinario~~ di sviluppo rapi~o e intenso_ di· al~uni. -sett_ori -strat~gici .e quell9 -di un . ! graduale mutamento e riassetto q.i_ tutt~ la._rimanente economia. ·_ .. Questa. distinzione -no·n.era! chiara; all'i_nizio, _loè :diventata.jn seguito: la nuova legge, anzic·hé sfumarla., dq;vrebbe ·accentuarla. ll carattere di ll Bi.bliotecaginobianco I• j ' I • I • l ' I I

Manlio Rossi Daria intervento straordinario· dovrebbe essere riservato ai settori strategici e la politica di graduale 1nutamento e riassetto della rimanente economia meridionalistica dovrebb-e essere restituita ~Ila responsabilità delle a1nministrazioni ordinarie. Naturalmente una politica così concepita, camminando su due binari, ha particolare bisogno di coordinamento. -Coordinamento no11 può significare, tuttavia, una rinuncia o uno snaturamento dell'intervento straordinario, bensì una sua esatta delimitazione con corrispo·ndente delimitazione dei programmi e delle responsabilità .. Esso. comporta, d'altra parte, uno specifico impegno per le singole amministrazioni ordinarie, sia dello Stato che locali, di attuare la propria azio·ne -secondo piani pluriannuali nei setto-ri e i territori nei quali non si attua110 gli interventi straordinari. Il coordinamento tra gli uni e gli -altri potrà così rappresentare una prima co·ncreta applicazione della pro·grammazione economica nazionale traducendosi di fatto in un piano di sviluppo per questa considerevole parte del Paese. *** Quali siano i settori strategici per lo sviluppo economico del Mezzogiorno è oramai noto. La loro indicazione non si presta più ad equivoci, allo stess-o modo che non può prestarsi ad equivoci il fatto ché in questi settori strategici le amministrazioni or_dinarie e i loro- organi normali non possono essere in grado di attuare ciò che è necessario·, i11 tempo utile e con la dovuta energia e integralità. I settori strategici sono stati chiaramente individuati nei seguenti: 1) sviluppo dei grandi comprensori irrigui di trasfo-rmazione agraria integrale; 2) sviluppo delle aree di concentrazione industriale· ·programmata; 3) sviluppo dei distretti turistici di maggior rilievo-; 4) formazione rapi.la di mano d'opera specializzata e di quadri direzionali e intermedi; 5) regolazion·e dei grandi complessi fluviali; 6) costruzione e gestion-e della rete delle autostrade- e della grand-e viabilità interregionale; 7) costruzione e gestione delle reti acquedottistiche collegate; 8) costruzio-ne e gestione degli impianti di ·produzione e di distribuzione di energia elettrica; 9) ricerca e messa in valore di altre fonti di energia. Per questi settori l'intervento straordinario di lungo periodo è indispensabile. Ciò è dimostrato·, oltre che dall'esperienza fatta nel Mezzogiorno, dalle esperienze passate e in corso in tutti i paesi che cercano di attuare in tempo breve la realizzazione di uno sviluppo economicò rapido ed efficiente. Condizione di successo di questo i11tervento straordinario -è che in 12 Bibliotecaginobianco

.. { Il rilancio della politica meridionalista questi settori sia assicurata con estrema chiarezza l'itnicità· di co1nando e di responsabilità. Anche qiiesta no11 è una utopia di innovatori, ma il risultato della- esperienza sugli .interventi di questo genere in tutto il mondo. --·· ., Per ·alcuni dei settori elencati, gli organi adatti e pienamente responsabili, e di conseguenza la unicità· di comando, sono già realizzati. Per essi si tratta solo di concordare una chiara definizione dei programmi e ·dei tempi di attuazione~ È que·sto il caso delle autostrade e della grande viabilì~à · interregionàle, affidata nel nostro paese alla org.a·nizzazio·ne IRI-ANAS;··d-ella pro--duzione e distribuzione· di energia elettrica affidata all'ENEL; della regolazione ·dei grandi con1plessi fluviali, che deve restare . affidata al Ministero dei Lavori Pubblici (il quale, tuttavia - a differenza qi quanto ha fatto negli anni passati -, dovrà impegnarsi a studiare e realizzare organicamente i programmi relativi ai singoli complessi, inse-- rendone · le sucèe:ssive parti in un piano pluriarinuale, concertato in accordo con gli ..altri organi interessati alla politica meridionalistica). Per quanto riguarda gli acquedotti, l'esperienza maturata in seno alla· Cassa per il. Mezzog.ior·no fa di questa l'organo naturalmente respo·nsabile della continuazione di una politica, portata avanti negli anni passati in piena efficienza, co·n ottimi risultati. Analogamente- si dica ·per quanto riguarda la realizzazione di un programma di formazione di lavoratori specializzati e di quadri direttivi e ·intermedi, ·la cui responsabilità può essere anche affidata diretta".' mente alla Cassa. Questa, ·infatti,, ha maturato al riguardo negli anni passati una seria esperienza e creato alcune .istituzioni ad alto livello, da lei direttamente dipendenti, e· ha ormai tutti· i legami necessari a "'"delegare ad altre, adatte istituzioni la .parte di un tale programma che non .-ritenga possibile o· opportuno: attuare con lè proprie. Il problema· della scelta· degli organi. per la ·realizzazione della politica straordinaria si restringe, quindi, al campo dei grandi comprensori irrigui, delle aree di concentrazione industriale e dei .distretti turistici di gran rilievo. . L'esperienza fatta- negli ultimi anni è :decisiva al riguardo e non è più. -lecito far·si delle illusion.i contrarie.· Gli organi specifici _p_revisti dalla nostra legislazione per l'amministrazione· ,di questi settori non s·ono in grado.·di assolvere ai compiti di un rapido· ed efficiente sviluppo. 11 consorzio· di ·bonifica non ·è in grado di affro-ntare e risolvere· i prob.le·mi di una ·integrale -trasformazione -agraria dei grandi comp~ensori irrigui; i :cosiddetti consorzi· per. le aree :industriali -non sono in grado di guidare lq sviluppo programmato _delle.·gr~µ-di aree di -concentrazione industriale;·- gli enti· turistici. o~-i consorzi turistici affidati alle forze 13 Bi'bliotecaginobianco

Manlio -Rossi Daria locali non sono · in grado· ·di determinare t1n razionale sviluppo ·dei distretti turistici di maggior rilievo. Non lo sono- per una serie infinita di ·r:agioni estrinseche, ma principalmente per una essenziale ragione intrinseca. È ora .di abbattere una grossa· finzione che sta_·al di sotto del principio per cui •questi e solo questi dovreb.bero essere gli organì di attuazione .di quelle speci-. fiche politich-e di sviluppo .. Tu.tte e tre •quelle politiche, infatti, sono state -realizzate· in. passato e lo saranno in avvenire principalmente con me.zzi e forie provenienti da tutta la nazione; ed .è assurdo che la loro realizzazione sia affidata ai r.appresentanti dei cosiddetti interessi costituiti, i quali -in questi casi non rappres~ntano·· affatto le necessità ·e le spi11te reali, che ·sono qu~lle degli imprenditori che debbono ancora venire .. Ben poco· hanno, quindi, ·da dire,. nei rispettivi processi di sviluppo, i vecchi .proprietari fondiari n.el caso dei comprensori irrigui, o i primi imprenditori industr.iali che si son venuti a trovare nelle grandi ~ree in·dustriali, o i piccoli interessi locali tradizionali nei distretti turistici di maggior ;rilievo. Certamente uno dei compiti di una azione straordinaria di sviluppo in questi territori sarà-.quello ·di far crescere gradualmente una coscienza locale tale da far fare al più presto le ossa a efficienti consorzi irrigui, consorzi•· industriali e consorzi turistici, capaci di assumersi sempre più larghe responsabilità per -la .manutenzione e lo .sviluppo di quello che sarà creato. Ma la · iniziale azione di intensa e rapida creazio-ne del 11uovo non può essere· illusoriamente _affidata ai fittizi organi con questo nome che oggi esistono; i quali sono inevitabilmente incapaci della energia neces~aria all'assolvimento di tali compiti. · · Queste, ripeto,· non ·sono fantasie uscite dalla testa di qualche pianificatore idealista. Q·uesti sono dati incontrovertibili di una· esperienza maturata nel Mezzogiorno e maturata .in ogni altro- pa·ese del mondo che. voglia fare le cose sul serio·. - · Se così stanno le. cose, i lineamenti del rilancio della politica meridionalistica restano chiaramente definiti anche per quanto riguarda questi essenzi~li ·settori dell'intervento · straordinario. ·La-· responsabilità della pro_grammazione integrale dello sviluppo, della ·creazione~ ·e· gestione delle opere, degli -impianti e dei .servizi collettivi e ·quella délla promozione e dell'assistenza ·allè imprese nella trasformazione dei grandi: co-mplessi irrigui, nella ·crescita -delle aree di concentrazione :industriale e nella equilibrata evoluzione di pochi distretti turistici· di maggior -rilievo non può che essere affidata direttamente alla Cassa,! im•pegnando questa, per far fro-nte -a tali compiti, a modificare -la sua· ,struttura interna· e a- creare in ciascuno dei com14 Bibliotecaginobianco

Il rilancio. della politica · meridionalista prertsori,. delle aree.: e. dei distretti un agile ·complesso·. direzionale' ed ese~utivo-, capace· di .tutte le collabo~azioni necessarie, ma unitario· .nel comando -e nell~ •responsabilità. _~D- iciamolo francamente e,. subito.- Questo ora indicato dovrebbe costituire. appunto· l'aspetto inrtovativo- di.,,maggior ·rilievo del rilancio d~lla. ,politica _meridionalista .. È evidente che una ·politica· ·di questo genere è -una politica -coraggiosa che richiede scelte chiare e che non si pres_ta..a.d equiv.ocr e compromessi,. anche se richiede senso· dei limiti e una g.rande ..·saggezza nella.· realizzazione.-. , . "·- Pàe ~ono i_ punti ·delicati; __due .le çondizioni per ..il ·successo .di que~ta politica.-. . ·. ·· ... ·.- La prima è qùella-- -delle dirr1ensioni dell'intervento straordinàrio. Il succes·so_ di- un tale intèrvento· potrà esserci solo a condizione che . . esso · re·sti limitato· a·· poche aree; ·la · èui- posizione ·.e funzione .'..siano realmente· strategiche. -Non tutti i 700.000 ettari di futura irrigazione ~econdo ·•i~ ·pro-grammi ..della·· Cassa; dovrebbero entrare nei- comprensori irrigui di interve·nto straordinario;· m·a solo. quegli -- 8-10 ·comprensqri. principali, _n:eiquali sono stàti già realizzati (o lo saranno-) massicci investimenti in. -op~re pubbliche ·e nei quali, per il fatto: di comprendere ci~scuno -_alcune·diecine di migliaia di- ettari, l'azion-e di· messa a pu-nto del rep·erimento dei capitali, degli indirizzi tecnici della trasformazione e -della produzione,- della valorizzazione -dei prodotti~ ·della attràzione _-di forie -imprenditoriali esterne, e· così vìa> è inevitabilmente molto· com~ plessa. Non tutte le cosiddette aree e nuclei industriali elencati e delimitati negli ultimi anni, ma solo i prin·cip-ali: l'unico complesso campano di Napoli, Caserta e Salerno; l'unico complesso pugliese di Bari, Brindisi -e ·Taraµto;. _un nucleo. trasversale in· ,_Calabria tra- Crotone e S.; Eufemia; I l'urti_co complesso siciliano di Catania, Siracusa ·e Messina, e-. l'unico complesso ..sardo di rilievo· che si articolerà· ·in· due o tre nuclei t~a loro coordinati, e basta~ La. delimitazione stessa d·etle aree ..industriali prescelte :·dovrà essere probabilmente ristretta per comprendervi· .. i- soli· nuclei• di· effettivo· accertamento degli impianti con i relativi servizi,. rinuncian_do a quella delimitazione per intere provincie, che si è ·adottata finora e che non· ha aie.un _senso pratico. Lo stesso discorso andrà fatto .p.er i .distretti. turisti.ci ·da_ preRdere in-.·consideraziòne.~· che. d,ebbòno e.sclusivamente.- essere quelli ·-di-maggior ·rilievo: la penisola sorrentina_, il G.argano, un t~atto ,della .costa calabrese, il litorale orientale siciliano, la- costa·· settentrionale· sarda:--, . . . . -· . - ·: L~ -seconda condizione è quella di ass1curare - come ·si.,è detto·. ~ in queste ar.e·e di con.centra~ione. degli. sforzi una. direzione_ .ferm~, un comando ùnico, una·. responsabilità .èhiaramente -definita, .capace·~ ·tut15. Bi'bliotecaginobianco

Manlio Rossi Daria tavia, di restare aperta a tutte le collaborazio11i, e di operare sulla base della massima pubblicità dei programmi. È certamente questo il p_roblema più difficile. Co-me sempre per le cose necessarie, che non hanno altre alternative al di fuori della confusione e del ristagno-, è questo un problema che può e deve essere risolto dalla fermezza politica e dalla saggezza nella scelta degli uomini da chi avrà la responsabilità d! questa politica. Son certo che, se si avrà il coraggio di seguire la strada ora indicata, dovrebbero anche scomparire i· così detti conflitti di competenza dei quali tanto ci si -preoccupa. È ovvio che un Ministro dell'Agricoltura possa risentirsi se vede uscire dalla sua diretta competenza vasti. territori di sicuro avvenire, ma la sua autorità e la sua azione non sono diminuite se 2-300.000 ettari verranno amministrati nel modo indicato da un organo straordinario che, pur- non essendo- alla sua diretta dipendenza, resterà in continuo contatto con lui attraverso l'azione concertata col Ministro del Mezzogiorno. Lo stesso si dica per gli altri settori. Sarebbe,. invero, un brutto segno e una indegnità se una politica _di questo genere - sulla cui nec~ssità (come ho cercato di dimostrare) non ci possono essere dubbi - dovesse essere fermata (o costretta al ristagno da inaccettabili compromessi) per il fatto che il Ministro tale e tale,: o l'unò o l'altro- Direttore Generai~, sentissero dimi]J.uita la propria :sovranità dalla delega ad altri della responsabilità per qt1este circoscritte azioni straordinarie. *** Se queste che ora sian10 venute indicando sono le sole linee convenienti ad un rilancio della politica meridionalistica, ce ne sono àltre sulle quali con maggior facilità l'accordo dovrebbe essere raggiunto. Lasciando da parte la questione· degli organi centrali di direzione e controllo di questa politica - che, a quel che si dice, .sembra avviata a razionale soluzione con la - istituzione di un Ministerò del Mezzogiorno, a carattere politico, con fini di coordinamento ed esclusione di ogni compito esecutivo ed amministrativo - vediamo brevemente qualche altra minore conseguenza di questo sdoppiamento tra iri_terventi ordinari e interventi straordinari nella politica di sviluppo del Mez-. • zog1orno. -La politica del 1950 e degli anni successivi ha assicurato -al Mezzogiorno una serie di facilitazioni fiscali e creditizie, la cui applicazione non può certo restar limitata alle sole aree nelle quali si co11centrerà l'azione stra-ordinaria. Queste facilitazioni - riassuhte e coordinate final16 Bibliotecaginobianco

, Il rilancio · della politica 1neridionalista mente. in· un· testo· unico ----dovranno operare anche .al di ftioti • dellè '.ar.e·e · ·-·di-·concentrazione. dello- sviluppò ed· essere quindi· amm-ìnistràte·:·anche .da ·organi diversi---dall'organo straordinario. Quai.cosa di··simile- va <detto per le istituzioni di credito-· e ftnartziament0· indtistriale·;··1e- ·qùalì. 6•vv1a- .mente .potranno ·e dovranno -opètare anche· al di ·fuori· delle aree di intervento ·straordinario, purché-- ·si attengano ai criteri• e ai -·limiti che saranno fissa ti in· sede di· programmazione o ìmposti .da ragio·n:ev:oli previsioni di sviluppo·; L'ISVEIMER e i ·· duè· -Istituti regionali sardo e siciliano· corrispo-ndenti, p-ur restando necessariamente coordinati e - subo:rdinati al ·Ministero per il Mezzogiorno, potranno e dovranno operare così .a vantaggio di tutto il Mezzo-giorno e le isole. . La conseguenza di questo sdoppiamento· della politica e dell'azione corrispondente sarà che, negli stanziamenti per la politica meridionalistica, bisognerà chiaramente stabilire la parte da d-edicare alla politica straordinaria affidata alla Cassa e quella destinata, al di sopra dei b_ilanci delle singol~ amministrazioni, alla realizzazione delle attività di sviluppo al di fuori delle aree di intervento straordinario. Affinché, poi, non si ripeta quanto è avvenuto in passato, potrà essere opportuno stabilire - come è stato proposto - il principio che le singole amministrazioni ordinarie siano tenute a investire, includendole nei loro programmi pluriannuali, somme pari per lo meno al 40% di quelle da loro destinate complessivamente agli investimenti. A costo di ripetersi, è bene, concludendo, dire che la nuova fase di sviluppo del Mezzogiorno potrà contare non più co-me in passato sul solo in_tervento della Cassa, diminuito per effetto della diminuita entità ed efficacia dell'azione pubblica degli altri organi, ma su di una pluralità ài interventi coordinati da una politica di piano e chiaramente distinti in straordinari e ordinari. I primi, oltre· che dalla Cassa e dagli Istituti finanziari collegati nei modi, nelle aree e nei settori indicati, saranno realizzati nei settori· di loro competenza dall'ANAS, dall'ENEL, dal· Ministero Lavori Pubblici, _dall'ENI .e dall'industria facente· capo al Ministero delle Partecipazioni · Statali. I secondi saranno invece realizzati su bilanci consolidati e piani pluriannuali dalle amministrazioni ordinarie e locali sull'intero territorio del Mezzogiorno e delle isole, avvalendosi delle agevolazioni sancite dalla politica degli anni cinquanta, n1igliorate e coordinate. La divisione tra azione straordinaria ed ordinaria in tal m.odo risul- - terà chiara e non potrà certamente essere risentita dalle provincie del Mezzogiorno nelle quali l'intervento straordinario non si concentrerà, come una dir:ninuzione rispetto_ alla politica ·precedente. Siamo certi che, proprio per effetto di ·questa chiara distinz'ione tra l'ordinario ·e lo straor- : 17 Bibliotecaginobianco

Manlio Rossi Doria dinario, molti dei difetti riscontrati nel Mezzogiorno non solo sul piano amministrativo, ma sul pianò, ·vorrei dire, politico e psicologico, saranno eliminati. L'importante è, infatti, essere chiari e non tentare i compromessi laddove essi non hanno modo· di reggere. Il vero, legittimo e saggio compromesso deve essere trovato in un giusto equilibrio tra politica straordinaria e politica ordinaria e nella saggezza e moderazione di coloro che, dotati di pienezza di poteri, saranno incaricati di amministrare la politica straordinaria. MANLIO ROSSI DORIA 18 Bibliotecaginobianco

I centri del potere di Claudio . Risé In un precedente· numero di « -Nord e Sud)> (settembre) abbiamo passato in rassegna le principali tentazioni ideologizzanti e le più importanti infiltrazioni propagandistiche, in senso conservatore o in senso progressista, operanti nella discussione sul~a classe dirigente. Possiamo ora finalmente addentrarci nell'esame di due grandi variabili, del potere e delle classi, per vedere qu.ali aspetti occorra chiarirne se si vuole verificare la consistenza e la fisionomia della classe dirigente. Cominciamo dai problemi del potere. Si tratterà di esaminare quali siano oggi i centri di potere che hanno una effettiva influenza sulla direzione della vita del Paese, e quali siano le trasformazioni da essi subite, particolarmente per quanto riguarda il personale che_ne detiene il controllo 1 • Si dovrà cercare di chiarire alla luce di dati oggettivi questio·ni più che controverse: infatti, le teorie che tendono a negare l'esistenza di una· classe dirigente precisamente identificata o identificabile, così come quelle che sostengono la tesi contraria, hanno fatto sì che oggi l'intero dibattito venga impostato sulla valutazione delle trasformazioni avvenute nei centri di potere economici co·me in quelli politici, nonché dei -1oro effetti sulla classe dirigente. Quando, cioè, si dà per scontata l'esistenza di una class·e dirigente nel secolo scorso e nei primi decenni d_elnostro secolo .(a questo riconoscimento non si associa una parte della scienza politica americana che, come abbiamo visto, tende a creare una immagine mitica della società americana dell'ottocento, che avrebbe mostrato un esempio di mobilità_ sociale praticamente perfetta 2 ) si discute se i mutamenti verificatisi 1 È inutile ricordare che, data la natura essenzialmente schematica di questo lavoro (comunque bisognoso di approfondimento in tutti i sensi) i problemi e le direzioni di indagine verranno indicati (si cercherà poi di utilizzarli, per quanto lo permettano i dati oggi a disposizione, in una terza parte, dedicata al caso della classe dirigente in Italia) più che approfonditi. · · 2 Per una intelligente esposizione delle principali direzioni degli studi americani in materia di mobilità sociale, si veda G. GADDACONTI: Mobilità e stratificazione sociale, Torino 1959. --'19 · Bibliotecaginobianco

Claudio Risé nelle strutture e nell'orgaJ?.izzazione dei centri di potere siano stati tali da impedire che ormai-- ·se: ne· definiscano i detentori come appartenenti a una classe scientificamente identificabile, -oppure no. È opportuno riconoscere, a nostro avviso, che né la scienza politica né la sociologia politica sono riuscite a incanalare nelle pro·prie sezioni, e a chiarire coi propri strumenti, questo dibattito ormai singolarment{;! allargatosi: così, mentre la discussione sulle trasformazioni subite dai centri -del potere politico· tende a- disertare ·(forse anche -_perla scabrosità -degli argomenti· implicati) le· università. e le riviste scientificamente più- autorevoli per filtrare. nel giorn·alismo e negli uffici dei .partiti (e magari stagnarvi),· l'a·n·alisi delle modificazioni verificatesi nei- centri di potere economico e nel loro personale ·dirigente tende a passare nella letteratura più propriamen.te economica, governata dalle opzioni iniziali delle differenti teorie. economiche e in definitiva incapace di .avvalersi (malgrado l'innegabile tendenza a un'integrazione delle scienze sociali) di· quell'approach globale che tiene conto ··delle varie implicazioni dei fenomeni studiati e_ ·che avrebbe forse potuto essere garantito dalla scie11za politica. 1) LA BIPOLARIZZAZIONE DEL POTERE NELLA SOCIETÀ INDUSTRIALE . . Prima 'di esaminare le trasformazioni subite dal p~tere econom~co, e cercare di trarne ·una valutazione ai fini della possibilità o ·meno di d·efinizione della classe dirigente, cominciamo con lo sbarazzarci di una ' - questione che è spesso _agitata dagli scienziati sociali di quella corrente conservatrice che, come abbiamo· detto n'el precedente articolo, sostiene un'interpretazione panglossiana della società. La questione, cioè, se sia possibil~, nella moderna società industrializzata, di parlare di un « potere e·éonomico », come se i centri di decisione economica, cioè le imprese, possedessero un potere decisionale autonomo dai centri di . . potere pubblici e d_àl co-ntrol~o- della società intera 3 • Ora,_ a nostro 3 Questa tesi ~ sostenuta da due correnti sociologico-economiche che ne danno una differente spiegazione. La prima è quella di tipo psicologico, rappresentata tra gli altri da A. BERLEjr. (The 20th Century Capitalist Revolution, New York 1956), da D. E. LILIENTHAL (Big Business: A New Era, New York 1953) e dallo stesso D. RIESMAN (The Lonely Crowd, New York 1953). Secondo questi studiosi dell'autolimitazione della corporation, per così dire, il potere della corporation è gestito per conto della comunità. Altri, invece, esaminano i rapporti dj potere e ne deducono che il potere della corporation~ « per quanto' assai forte, ·è ·esercitato contro altri che sono abbastanza potenti da resistervi » ( è appunto la teoria esposta da J. K. GALBRAITII in America1:7-Ca[Titalism: The _con~ept -of Courttervailing-- Power, Bòston 1952, confutata /A tra l'altro nel recente: The Mzth makers, an essay on Powe.r and wealth, di B. D. U\ - NossITER,Boston 1964). -• . Bibliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==