Nord e Sud - anno VI - n. 58 - settembre 1959

Rivista mensile diretta da Francesco Compagna ANNO VI * NUMERO 58 * SETTEMBRE 1959 Bibliotecaginobianco

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Rivista mensile diretta da Francesco Compagna .Bibliotecaginobianco

SOMMARIO Editoriale [ 3 J Spartaco Anania Il turismo come << terza dimerzsione >> dello sviluppo eco11omico [7] Francesco Compagna I liberali e il quadripartito [31] GIORNALEA PIÙ VOCI N.d.R. Carlo A11toni [36] Antonio Palermo Aldo Durante Michele Pris,co Francesco Compagna Giuseppe Galasso Ritratto di utia generazio11e [38] I meridionali e gli altri [ 42] Cinema senza radici [ 46] DOCUMENTI Città vecchie e ceritri industriali nuovi [SO] L'emigrazione e lo sviluppo del Mezzogiorno [65] CRONACHE E MEMORIE O. Gavioli e N. Tranfaglia La sta1;1palucana del dopog14erra [89] LETTEREAL DIRETTORE Ennio Ceccarini Il Gattopardo [112] RECENSIONI Angiolo Bandinelli I.. /urbarzistica e l'avvenire della città [119] Una eopia L. 300 • Estero L. 360 Abbonamenti 1 ItaUa umuale L. 3.300 •emeatrale L. 1.700 Eatero annuale L. -6.000 1emeetrale L. 2.200 Effettuare i •enamenti •al C.C.P. n. 3/34.552 inteatato a .Arnoldo Montla•eri Etl!tore • Miùmo Bibliotecaginobianco CRONACALIBRARIA [125] DIREZIONE E REDAZIONE: Napoli - Via Carducci, 19 - Telefono 392.918 DISTRIBUZIONE E ABBONAMENTI: Amministrazione Rivista « Nord e Sud• Milano - Via Bianca di Savoia, 20 Telefono 851.140

Editoriale Siamo ormai pervenuti alla vigilia del tanto atteso congresso democristiano. È doveroso riconoscere che i 1naggiori ti1nori àei 1nesi scorsi, relati.vi al pericolo di una più o metio defin,itiva cristallizzazione a destra della situazione italz"anas, i sono alquanto attenuati dopo il discorso antifasc•,:stadel 3 luglio dell'on. Moro, e dopo clie si è visto come i negoz,iati per l'ttnificazione di «iniziativa>>hanno preso una certa piega, non del tutto favorevole al tipo drz·maggioranza sul quale si regge il governo dell'on. Segni. Lo stesso on. Gui -- e siamo verame1ite lieti di dargliene atto - ha dichiarato che l'appoggio delle destre coniincia a pesare troppo; e l'on. Andreotti, che ancora una volta sii era scopertamente dichiarato fautore di una definitiva svolta a destra del partito di magg·ioranza, è rimasto isolato: si può dire insomma che la maggioranza organizzata, e politicamente qualificata, del mondo cattolico italiano è sembrata onestamente intollerante quando è stata messa di fronte alla possibilità di una stabilizzazione della realtà politica che era seguita alla caduta del Gabi1ietto Fanfani. E i11 questo senso ci sembra che da tutte le vicende risulta ridimensionata la figura del Presidente del Consiglio, a suo tempo considerato uomo di grande affidamento per i democratici e una specie di padre nobile per la corrente di << iniziativa de1nocratica » della Democrazia cristiana. Noi fu1n,.. mo molto severi nel 1957 con il sen. Zoli; non possiamo non riconoscere che rii comportamento recente dell'on. Segni (e in particolare il suo discorso di Policoro) ha riabilitato quello del sen. Zoli, se 110naltro a causa delle patenti di buona volontà e di legittimità de1nocraticarilasciate alle destre e della interpretazio11eche l'on. Segni ha dato del cosiddetto << stato di . ' necessita ». [3] Bibliotecaginobianco

Si è avuta dunque una reazione antifascista della maggioranza della Democrazia cristiana. E di qui~ come dicevamo, un'attenua.zione di quei timori, di una decisiva e defin1 itiva svolta a destra, che dalle pagi1ie di questa rivista avevamo manif e.itati co11particolare i11te11siteà co11v, ivissima apprensione. Ce ne rallegriamo, natitralmente. Attenuazione, però, non significa liquidaziotie di quei timori, e del pericolo che è alla loro origine. Sbaglierebbe, cioè, ch,i ritenesse che, data la reazione antifascista dei quadri democristiani, il tentativo di svolta a destra risulta fa/lito e si prepara ora una svolta a sinistra, quell'<<apertura a sinistra>>,cioè, che dovrebbe rappresentare utia vera e propria << alternativa di potere>>,capace di isolare da un lato i comunisti e di esautorare dall'altro gli A ndreotti e i Gedda. Questo è l'obiettivo che noi ci proponiamo (in pieno accordo, ci sembra, I dopo le non inutili discussiorzidella scorsastagione su << apertura>>e «alternativa>>,con Il M~ndo e con La Voce Repubblicana); ma la distanza per raggiungerlo è ancora considerevole, sia per i democristiani, sia per i socialisti. Può darsi, cioè, che gli on.li Fanfani e Nenni si propongano di coprire al più presto questa distanza; ma in,tanto a ciò fa11noimpedimento non trascurabili forze democristiane e non trascurabili forze socialiste, interessi e pregiudizi dei clericali, iriteressi e pregiudizi dei massimalisti. Si deve aver consapevolezza, pertaritoj del fatto che l'apertura a sinistra non può essere un'operazione unilaterale: i de1nocristiani i11iziativistidevono sapere che è un'operazione condotta anche co11trola loro destra (si rendono conto i Colombo, i Gui, i Morlino, gli Ardigò, ecc. ecc. che essi devono scegliere tra Fanfani ed Andreotti e che, quando essi no11s, i schierano risoluti dalla parte di Fanfani, si schierano di fatto, sostanzialmente se non formalmente, da/,/aparte di Andreotti?); e i socialisti autonomisti devono sapere che è. un'operazione condotta a1ichecontro i carristi (e il cui compimento presup.. pone quindi l'accantonamento di alcuni tipici motivi del tradizionale << patriottismo di partito >> dei socialisti). Di questo carattere non unilaterale dell'apertura a sinistra, in quanto operazione politica diretta a realizzare la « alternativa di potere>>d, eve inoltre rendersi conto anche e soprattittto la sinistra democratica, da La Malfa a Saragat, che potrebbe, volendo e sapendo, veramente cotidurre e accelerare tutti i tenipi del gioco politico che mira a determit2are la nuova situaziotie. Questo anche voleva1nodire quarido nel mese di luglio (i11un articolo , . [4] Bibliotecaginobianco

di Giuseppe Ciranna) abbiamo mosso alla sinistra democratica la critica « di essersi comportata co,ne se non vi fosse altra prospettiva se non quella indicata dai so.cialisti a Napoli>> ; di aver giocato, cioè, tutto sulla possibilità di una « reazione della base democratica e antifascista della D.C., qualora i dirigen,ti si fossero visti costretti a rivolgersi a destra>>;di aver rischiato troppo quindi quando si è voluto rovesciare il governo di centrosinistra e togliere alla D.C,. ogni possibilità di collaborazione a sinistra. All'on. Nenni (in un articolo sull'Avanti! del 26 Luglio) è sembrato che una critica del genere, formulata << mentre la crisi di chiarificazione afferra alla gola i democristiani>>, nei giorni cioè del discorso dell'on. Moro e del Convegno di Firenze delta corrente di sinistra (la Base) della D.C., « sa di partito preso». Diamo subito atto all'on. Nen1ii che in quel suo articolo - magari anche al fine di dimostrare che gli appunti mossi· al P.S.I. e alla sinistra democratica da Nord e Sud sanno di « partito preso >>- si sono lette molte cose se1inate, che ci trovano pie11amente co11senzienti. Ma quando egli afferma che << la situazione è seria perchè, in rapporto a/,la attuale contingenza econornica e sociale, il settore più combattivo del capitali·smo si incontra, come nel 1912-22, con il settore più arretrato dei cattolici, nella decisione d,i schiacciare e di mortificare lo sviluppo della vita democratica delle masse», onde « l'insistenza nostra [del P.S.I. cioè] perchè non si sottovaluti il clerico-fascismo », quando l'on. Nenni afferma questo, allora non ha più senso che egli qualificlzi· come viziate per « partito preso>>le nostre critiche alla sinistra democrati·ca e le nostre preoccupazioni· per la svolta a destra, determ.inatasi anche come contraccolpo alle conclusio11i del Congresso di Napoli dei socialisti (chi ha letto gli articoli di Missiroli e di Gentile non può avere dubbi su questo). A nostro gi·udizio, infatti, anche il Congresso di Napoli dei socialisti e anche gli atteggiamenti di taluni ambienti della sinistra democratica all'it1domani di· esso ( basti _pensare al M.U.I.S. e all'Espresso) hanno sottovalutato il clerico•• fascismo. E il nostro « partito preso » è consistito in questo proprio, nell' « i1isistere », come fa l'on. Nenni, « perche non si sottovaluti il clericof ascismo >>. Aggiungevamo però, e aggiu1igia1no a1zcoraoggi, insistenti raccomandazioni anclie in altro senso: no1i si sottovaluti il massimalz'smo socialista, la sua capacità e la sua volontà, 11,onmeno ferma di quella dei clerico-fascisti, di inipedire che il socialismo diventi veramente << dispo1iibile per le grandi riforme di strutture>>. [S] Bibliotecaginobianco

Noi insomma sia1no di quelli che vogliono l'apertura a sinistra e la vogliamo come alternativa di potere; ritetiiamo che per ottenere quello che vogliamo sia necessario mettere iri condizione di no.n nuocere la corrente di «primavera>>, e le sue propaggini, tra i de1r1ocristiani, la corrente dei carristi, e le sue propaggini, fra i socialisti. È difficile che la prima, anche se dovesse risultare sconfitta e isolata a Fire1zze,. lasci il partito; basterà però averla isolata, appunto, perchè non possa più nuo.cere, essere di ostacolo al formarsi di un nuovo schieramento e di una nuova maggioranza; e in questo senso le principali responsabilità - di fronte a tutta << iniziativa deniocratica >>- ricadono sui « dorotei » ( quanto ali'on. Scelba, egli sarà magari co1itrario a una politica di apertura a sinistra, ma non lo si può certo considerare un clerico-fascista, alla stregua dei Pella e degli Andreotti; anzi lo si deve considerare come un uomo che potrebbe doma11i essere prezioso, per il suo aritifascismo e per il suo anticomunismo, come garante dell'auspicata apertura a. si12istra).Ai carristi, invece, i comunisti hanno dato la consegna di non seguire l'esenipio di Tonetti, di restare comunque nel P.S.I." per poterlo paralizzare all'i1zterno qualora non fosse possibile ricondurlo ali'ortodossia frontista; qui1zdi i carristi potrebbero 11uocereanche come minoranza; e ii-2questo se1zso le 1naggiori responsabilità - di fronte a tutta la sinistra ital,iana - ricadono, ancora una volta, sull' on. Nenni e sui suoi amici. Bibliotecagino~ianco . [6]

Il turismo come " terza dimensione" dello sviluppo economico di Spartaco Anania I. STRUTTURA DEL TURISMO MODJERNO 1. - Il turismo come attività economica. - Solo da pochi decenni, l"aumentato potere d'acquisto di strati sempre più vasti della popolazione favorito dalla riduzione degli orari di lavoro, dal generalizzarsi delle ferie pagate, dal progresso dei mezzi di trasporto sempre più rapidi ed economici, ha permesso all'industria turistica di diventare una delle attività fondamentali delle economie moderne, accanto a quelle tradizionali del- !' agricoltura, dell'industria, del commercio. I fattori che spiegano la rapida crescita del turismo - e cioè il progresso economico e culturale delle masse ed il progresso tecnico nei trasporti - sono ben lungi dall'aver esaurito il loro slancio: il turismo è quindi destinato a crescere d'importanza più rapidamente di altri settori economici tradizionali. Negli Stati Uniti (paese che, per essere il più av~nzato, tecnologicamente, dell'Occidente, rappresenta per così dire lo stadiopilota di quelle che saranno le condizioni economiche e sociali più generali nel prossimo futuro) la spesa turistica si avvia rapidamente a superare il reddito netto dell'agricoltura (nel 1958 è stata di 15.000 miliardi di lire); e si calcola che, al ritmo di crescita attuale, nei prossimi cento anni, tale spesa dovrebbe moltiplicarsi di oltre 30 volte. Comunque, anche senza previsioni ottimisticamente spinte fino a cent'anni di distanza, è chiaro che il turismo è destinato non solo negli Stati Uniti, ma in tutto il ·mondo, e quindi anche in Italia, a compiere rapidissimi progressi. Nonostante ciò, la relativa novità del fenomeno turistico, sviluppatosi [7] . Bibliotecaginobianco

appunto 11egliultimi decenni, spiega come, almeno in Italia, si abbia una certa riluttanza da parte di economisti e di politici a considerarlo sullo stesso piano dell'industria o dell'agricoltura, fra le principali attività produttive del paese. In realtà il turismo, non solo in Italia, è, fra i grandi settori economici, quello meno noto e studiato dal punto di vista teorico e quello meno organizzato sul piano operativo. Non deve quindi far meraviglia il fatto che in Italia, fra tutti i problemi dello sviluppo, quelli del turismo siano stati trattati con la più empirica e dilettantistica approssimazione, non solo dalla stampa e dai tecnici, ma anche dalle amministrazioni pubbliche. Si è fatta molta retorica e molta letteratura di colore, cosa del tutto superflua, perchè nessuno pensa a negare il valore del turismo come fattore di reciproca conoscenza fra i popoli e neppure che le bellezze naturali, artistiche e archeologiche dell'Itàlia siano -un incentivo al turismo. Ciò che del turismo viene generalmente trascurato è precisamente il punto essenziale, e cioè l'aspetto economico. In realtà con il pretesto di non voler « avvilire )) il turismo a fatto meramente e bassamente economico, la classe politica e burocratica italiana - di formazione, prevalentemente umanistico-giuridica finisce col trattare i problemi ,di sviluppo del turismo secondo un'impostazione per così dire estetizzante, e, di conseguenza, con ben scarsa efficienza. In questo campo, come in qualsiasi attività economica, si tratta viceversa di ottenere un risultato massimo (nel caso particolare, la massima spesa turistica totale nell'area considerata) con l'uso dei mezzi necessariamente limitati a disposizione della comunità rispetto a cui si pone il problema. Ciò implica logicamente una pluralità di scelte possibili nell'impiego dei limitati mezzi a disposizione, e quindi una priorità fra le possibili scelte, da stabilire in base alla produttività marginale delle scelte medesime. Questo criterio non vale solo per gli operatori privati che investono fondi in attività direttamente connesse al turismo (alberghi, ristoranti, trasporti ecc.), ma anche per la Pubblica Amministrazione, nel duplice campo che le e proprio in questo settore, e cioè la creazione di infrastrutture e la incentivazione dell'iniziativa privata. È appunto in materia di priorità nelle scelte che l'attività svolta dalle Pubbliche Am·minisrazioni, da luogo alle maggiori critiche. Bibliotecaginobianco [8]

2. - Ordine di grandezza del fenomeno turistico. - Un brevissimo cenno all'ordine di grandezza del settore turistico in Italia, darà un'idea della sua reale importanza, anche in relazione agli altri settori economici. La spesa dei turisti stranieri in Italia è certamente superiore ai 300 miliardi ufficiali calcolati dalle autorità valutarie, ma la spesa dei turisti italiani è certamente almeno doppia. (1) Si tratta quindi di un volume di spesa di circa 1.000 miliardi annui, in rapido aumento, anche e soprattutto per lo sviluppo del turismo interno, dato che occorre considerare che la spesa turistica è in funzione diretta del reddito e del grado di istruzione. Per meglio valutare il valore di queste cifre, è opportuno aggiungere che il divario fra il reddito italiano e quello degli altri paesi occidentali è co.m11nq11e destinato a diminuire. Inoltre il potenziale ricettivo italiano appare ben lontano dalla saturazione; si registra infatti, in Italia un'affluenza di 143 turisti stranieri per 1.000 abitanti, contro 760 in Svizzera, 593 in Irlanda, 405 in Austria, 279 nella Norvegia ecc. Rispetto all'occupazione 11el settore turistico risultano in Italia impiegati in atti vita del genere (esclusi i trasporti) circa 500.000 addetti (più del doppio, ad esempio, dei dipendenti di tutto il complesso I.R.I.). In~ludendo gli addetti ai trasporti ci si avvicina ad 1.000.000 di addetti, cifra che viene largamente superata se si considerano anche coloro che sono impiegati in attività connesse più o meno indirettamente al tu- . r1smo. 3. - Analisi della spesa turistica. - Il punto di partenza per la comprensione esatta dei problemi economici del turismo è l'analisi della ripartizione della spesa turistica. Generalmente si è portati a prendere in considerazione solo gli alberghi, i ristoranti ed i mezzi di trasporto, lasciando fuori altre pur importantissime quote di spesa. In mancanza di precise (1) La presenza di turisti nazionali negli alberghi è all'incirca doppia di quella degli stranieri, ma occorre considerare che una percentuale certamente non trascurabile dei nazionali non viene rilevata, in quanto si ferma in casa di parenti o amici pur effettuando in loco spese di carattere q.1ristico. Negli Stati Uniti le percentuali accertate sono le seguenti: durante il viaggio il 26% dei turisti si ferma presso amici o parenti, e, giunti al luogo di destinazione, il 46 % risiede presso amici o parenti. Presumibilmente j dati italiani non dovrebbero essere troppo diversi. [9] Bibliotecaginobianco

rilevazioni italiane, daremo qui di seguito le medie accertate in occasione di varie inchieste straniere : . 22% spese per trasporti • • • • • • • • spese per alloggio (alberghi, pensioni ecc.) • • • 21% spese per alimentazione (ristoranti, negozi ecc.) • • 27% spese per svaghi, spettacoli ecc. • • • • • 11% spese per articoli da regalo o di uso . • • • • 14% spese per servizi vari (medici, sarti, lavanderia, ecc.. • 5% 100% Il turista (intendendo per tale chiunque per motivo di svago o di lavoro si trovi temporaneamente f11ori dalla sua residenza abituale (2) è quindi acquirente di tutta una serie di servizi e di beni, di cui due gruppi (trasporti ed alberghi) sono esclusivamente acquistati da lui e caratterizzano appunto il settore turistico, mentre gli altri sono utilizzati anche dai residenti. Ne consegue che alberghi e trasporti, che sono gli elementi essenziali per l'esistenza del fenomeno turistico, assorbono meno del 50~~ circa della spesa turistica totale. Il resto della spesa stessa è impiegato nell' acquisto di tutta una vasta serie di servizi, di cui alcuni possono essere forniti dagli alberghi (es. ristorante, lavanderia ecc.) mentre altri devono essere forniti dalla comunità (spettacoli, articoli da regalo, trasporti locali, servizi medici ecc.). Il turismo economicamente definibile come una fornitura di complessi servizi, unificati dall'acquirente, non arreca benefici solo alle attività specializzate (trasporti, alberghi e ristoranti, che richiedono investimenti iniziali specifici) ma potenza tutta una serie di attività locali di varia natura. La spesa turistica rappresenta quindi un'iniezione di danaro fresco nella comunità, praticamente senza contropartite, che attraverso la redistribuzione finisce col tonificare tutte le attività locali. (2) Nel caso che la permanenza fuori sede non dia luogo ad un pernottamento, cioè praticamente se è inferiore alle 24 ore, si parla propriamente di escursionisti. Nelle statistiche occorre tenere distinti j due casi. [10] Bibliotecaginobianco

4. - Il turismo fattore di industrializzazione. - Ricordando quanto accennato nel paragrafo precedente riguardo alla composizione della spesa turistica per servizi offerti da numerosi settori della comunità interessata, che consumano prevalentemente materie prime locali (quando non siano prestazioni di lavoro e professionali), è chiaro che l'apporto di denaro fresco nella comunità si traduce immediatamente in un potere d'acquisto addizionale, e considerando la concentrazione della spesa stessa in aree territorialmente molto limitate, anche in possibilità di risparmio e di autofinanziamento. Dato il tipo dei servizi richiesti, si ha una I forte spinta verso la produzione di qualità, che non solo si traduce in un miglioramento del livello tecnico-professionale, ma anche e soprattutto nella creazione di tutta una serie di capacità piccolo-imprenditoriali. Questo fatto è troppo ovvio ed importante perchè sia necessario insisterci. D'altra parte il rapporto che necessariamente si stabilisce fra i residenti ed i turisti, appartenenti ad altre civiltà, è un potentissimo fattore di rottura e di aggiornamento di equilibri sociali stagnanti ed, in definitiva! un potente incentivo culturale, e, si potrebbe aggiungere, una spinta verso una cultura di tipo « economico >>. L'unione di questi due fattori, e cioè dell'aumentato potere d'acquisto e dell'aggiornamento culturale-economico ed imprenditoriale della comunità, costituisce appunto la condizione di base e la premessa per l'industrializzazione in una economia di mercato. 5. - Il turismo fattore di redistribuzione automatica del redditi. - È questo un punto sul turismo che non ci sembra sia stato posto finora nella dovuta evidenza. Turista, come si è detto, è per definizione chiunque per svago o per lavoro si sposti verso i luoghi diversi dalla sua residenza abituale, effettuandovi delle spese di varia natura. Con l'estendersi del turismo, si ha quindi un interscambio fra le varie zone e fra le varie nazioni, ed, in particolare, fra aree depresse ed aree sviluppate, sia nell'ambito nazionale che in quello internazionale. Poichè la spesa turistica, nulla per le categorie a reddito più basso, cresce appunto con il crescere della cultura e del reddito e più che proporzionalmente al crescere di questo, ne consegue che, nell'interscambio turistico fra zone a diverso svilupp9 economico, i turisti originari delle zone ricche che si spostano verso le zone povere non solo risulteranno più numerosi dei turisti delle zone povere (11] . Bibliotec~ginobianco

che si spostano in senso contrario, ma spenderanno individualmente molto di più dei loro colleghi « poveri >>. La bilancia dei pagamenti turistici, quindi, tende automaticamente a favorire i paesi poveri. È anche da considerare che, generalmente, il livello dei prezzi tende, nei paesi depressi, ad essere più basso del livello dei prezzi nelle zone economicamente sviluppate, e ciò costituisce un ulteriore incentivo per il turismo. Infine le situazioni di sbilancio nei pagamenti turistici tendono a perpetuarsi anche quando le distanze economiche siano raccorciate. Infatti nel frattempo si saranno costituite nei paesi di destinazione delle strutture e degli interessi turistici ed alberghieri floridi ed organizzati, capaci di un'attiva azione rivolta a mantenere o addirittura estendere la clientela (si pensi, ad esempio, alla Svizzera). 6. - Caratteristiche dell'industria alberghiera. - L'attività alberghiera rappresenta la necessaria premessa per l'esistenza di correnti turistiche di una qualche consistenza (esclusi quindi gli << escursio11isti »). Le caratteristiche tecniche dell' « industria >> alberghiera sono molto interessanti, in . . . . . quanto presentano questi aspetti pos1t1v1: - basso investimento fisso per dipendente) oscillante, per le categorie medie di alberghi, fra i 2 e i 3 milioni; ~ limitatissime esigenze di capitale di esercizio, in quanto i pagamenti dei clienti avvengono in contanti, e le materie prime sono quasi esclusivamente locali ed acquistabili a credito a brevissimo termine senza sensibile aumento del costo. Presentano però anche questi due aspetti negativi: - stagionalità delle correnti t·urisliche. Nel 1957 il complesso degli esercizi alberghieri italiani ha registrato un minimo di presenze in gennaio di meno di 2 milioni di presenze, contro un massimo in agosto di oltre 12 milioni. In alcune aree il flusso dei turisti è esclusivamente stagionale; - alta vul11,erabilità dovuta alla rapida (ed in buona parte incontrollabile) variazione del mercato., dovuta ad una serie di fattori che vanno dalla congiuntura economica dei luoghi d'origine del flusso turistico al cattivo andamento metereologico, dalle complicazioni politiche internazionali al cambiamento dei gusti della clientela in seguito a varìazioni di mode, ecc. (12] Bibliotecagino~ianco

Accanto ai vantaggi costituiti dai bassi investimenti si ha quindi una forte percentuale di rischio. Da ciò deriva il carattere particolarmente conservatore e chiuso della categoria degli esercenti gli esercizi alberghieri, che, per difendere dalla presunta concorrenza le proprie, anche limitate, posizioni locali, dimentica spesso che la concentrazione degli esercizi in una data area facilita l'acquisizione ed il mantenimento di correnti turistiche relativamente stabili hel tempo, e, ove si traduca in organizzazione comune o coordinata di quella che viene detta promozione (promotion) e della pubblicità, funziona da elemento moltiplicatore. Come in qualsiasi attività industriale, la concentrazione (elemento del resto essenziale e connaturale all'industria) è particolarmente necessaria quando si tratti di organizzare il ·mercato, cosa possibile solo ove le dimensioni degli operatori siano molto grandi. In effetti, una caratteristica importante dell'industria turistica è la difficoltà di dimensionamento rispetto alla domanda, data la stagionalità delle correnti di traffico. Si calcola che ben raramente l'industria alberghiera lavori mediamente durante l'anno al 60% della capacità. Tale media risulta però dalla somma di un periodo piuttosto breve (in Italia dalla metà di luglio alla metà di agosto) in cui si ha il tutto esaurito - con conseguente impossibilità di accogliere le domande in eccesso (e quindi con perdita di potenziali affari) - e di un periodo (la cosiddetta cc stagione morta )) in cui l'occupazione può arrivare vicino allo zero, fino a consigliare la chiusura stagionale dell'esercizio. In effetti oltre il 12 % degli esercizi italiani resta chiuso durante la stagione morta o bassa stagione. Da ulteriori calcoli risulta che per assicurare una gestione economicamente attiva occorre almeno lavorare al 35-45 % della capacità per gli alberghi aperti tutto l'anno, ed al 45-55% della capacità per gli esercizi stagionali. È ovvio che in queste ·condizioni, l'optimum sarebbe rappresentato dal1' estensione della cc stagione ))' o, in altre paroìe dall'utilizzazione dì buona parte della capacità durante la cc bassa stagione >>. Ciò implica in pratica la necessità di una coordinata azione di propaganda sulla clientela - relativamente poco numerosa e molto dispersa - formata da coloro che viaggiano durante la bassa stagione - e, al li1nite, la necessità di creare una domanda turistica per la e< bassa stagione )). L'impresa è evidentemente [13] .Bibliotecaginobianco

difficile e molto piu costosa della normale pubblicità per il mantenimento della clientela ordinaria. Può quindi essere intrapresa solo attraverso l'azione collettiva di molti interessati, o da grandissime organizzazioni alberghiere, molto rare nei nostri paesi. 7. - Convenienza economica degli interventi pubblici nel settore turistico. - Un intervento diretto dello Stato per favorire il turismo è assolutamente desiderabile, e l'investimento di fondi pubblici in programmi di sviluppo turistico è economicamente giustificato ed ortodosso anche a considerare il problema a breve scadenza. Non solo infatti i turisti stranieri apportano nuova valuta senza esportazione di contropartite, ma le so1e tasse pagate dai turisti direttamente ed immediatamente allo Stato (nel caso dell'Italia con l'I.G.E.) coprono normalmente la spesa governativa nel settore; a parte la creazione o l'aumento di reddito nelle aziende dei settori connessi al turismo,· anch'esso tassabile a non lunga scadenza. Ciò che si dice per lo Stato riguardo alle correnti turistiche straniere, vale anche per le amministrazioni locali riguardo al turismo in genere, interno ed estero. Nel caso dell'Italia le imposte di soggiorno, di competenza di alcuni enti soprattutto locali, hanno dato nel 1957 un introito di oltre 1.600 milioni, che è presumibile siano pressochè raddoppiati nel 1958 in seguito all'inasprimento della misura del tributo, recentemente disposto. Da quanto esposto consegue che i governi dei paesi che abbiano i requisiti indispensabili per divenire mete turistiche (e cioè sopratutto un clima favorevole, attrattive naturali, artistiche od esotiche, ecc.) dovrebbero porre ogni sforzo nel potenziamento del turismo, anche indipendentemente dalla considerazione esposta nel precedente paragrafo, e cioè che esso è un fattore di industrializzazione. L'intervento dello Stato in favore del turismo assume normalmente, nei paesi ad economia di mercato, due forme principali: a) il finanziamento diretto della propaganda turìstica soprattutto all' esteroJ limitato alla pubblicità o esteso alla (( promotion ». Circa la redditività dei programmi di promozione del turismo finanziati con fondi pubblici, non si hanno cifre di fonte italiana. Un'indicazione può essere data da alcune cifre di fonte· straniera. La Commissione Pubblicità dello Stato della Florida ottenne un incremento di 125 dollari nella spesa [14] Bibliotecagino~ianco .

turistica per ogni dollaro investito in promozione; e le finanze dello Stato incassarono, corrispondentemente, 6,36 dollari di tasse addizionali per ogni dollaro speso attraverso la Commissione. Si tratta, nel caso citato, di un programma di promozione (e non solo di pubblicità) efficiente e ben studiato. È ovvio che un'alta qualità tecnica è essenziale in questo genere d'attività, e che programmi necessariamente generici, come quelli svolti dall'E.N.I.T. nel quadro di una routine burocratica non collegata alla pubblicità specifica svolta dagli interessati, sono piuttosto lontani dallo standard necessario. Fra l'altro il carattere generico e non localizzato della pubblicità dell'E.N.I.T. impedisce di effettuare quell'essenziale controllo dei risultati che permette in pubblicità di aggiustare il tiro, correggendo gli errori non prevedibili, e da cui dipende in definitiva l'efficacia della campagna. Comunque, nel caso dell'Italia non si tratta solo di mancato coordinamento con la pubblicità privata, o di non-specializzazione rispetto ai diversi mercati di lingua comune. Si tratta anche e soprattutto, di deficienza di mezzi. L'Italia è certamente fra i paesi del mondo che spendono meno per la politica di promozione del turismo: si calcola infatti che ogni presenza di tur.ista straniero costi al governo jugoslavo 255 lire; al governo inglese 164: al danese 124; al belga 117; al tedesco 93; allo svizzero 87 ed al governo italiano solo 27,10 lire. Per fortuna) in questo dopoguerra, la propaganda in Italia è stata facilitata da tutta una serie di fattori, indipendenti dalla pubblicità ufficiale, e che vanno da alcuni films d'ambiente italiano alle canzoni, dalla moda alle vittorie delle auto da corsa, ecc. Ciò ovviamente, non può costituire la regola. b) Aiuti diretti all'industria alberghiera. Tali aiuti, che assumono normalmente la forma di facilitazioni creditizie e fiscali, si presentano necessari quando la attrezzatura ricettiva risulti gravemente sproporzionata alla domanda potenziale e sembrano giustificati da una serie di motivi, che però possono ridursi fondamentalmente al seguente: l'industria alberghiera rappresenta la condizione necessaria per l'esistenza del fenomeno turistico, ma non riceve più del 25% della spesa turistica totale, ed è direttamente esposta ai rischi connessi alle oscillazioni del flusso dei visitatori. Sembra quindi giusto che la collettività nazionale o locale, che beneficia del resto della spesa turistica, si assuma il costo della incentivazione all'industria alberghiera. Il dosaggio fra le due forme di intervento suaccennate e, soprattutto, il giudizio su quando in realtà le attrezzature si presentino gravemente sproporzionate alla domanda potenziale, presentano dei problemi interessanti, soprattutto se si considera la già accennata caratteristica dell'industria alberghiera, e cioè rirregolare distribuzionè del flusso turistico durante l'anno. Comunque si guardino le cose, sarebbe un grave errore concludere che, [15] . Bibliotecaginobianco

considerando la complessità dei problemi e la tendenza a lungo termine del turismo ad operare come redistributore dei redditi, lo Stato debba soltanto stare a guardare, limitandosi a creare infrastrutture, o cose, spesso molto ottimisticamente, ritenute tali. Poche industrie hanno altrettanto bisogno, di interventi anticongiunturali quanto il turismo. Basti ricordare come questo settore sia vulnerabile da manovre valutarie o influenzabile dalla tensione politica internazionale. D'altra parte poche industrie hanno come il turismo bisogno di interventi di fondo e di una politica chiara da parte dello Stato quanto il turismo. Il suo sviluppo, infatti, dipende da troppi fattori su cui il singolo non ha che uno scarso controllo, mentre un relativo, sufficiente controllo è pienamente possibile per i poteri pubblici. Rimane comunque indubbio un punto di fondamentale importanza: il peso del turismo nel quadro di una politica di sviluppo economico risolve qualsiasi dubbio sull'opportunità dell'intervento nel caso di Paesi che, come l'Italia, abbiamo vaste zone depresse turisticamente valorizzabili. Ciò è pienamente riconosciuto negli Stati Uniti. La Camera di Commercio degli Stati Uniti in uno stu.dio del 1955 così scriveva; « lo sviluppo del turismo è un fattore chiave in ogni programma di sviluppo regionale, statale e locale. Vi sono tre mezzi per attirare denaro ed attività economiche in una data area: sviluppare l'agricoltura, l'industria o il turismo. Lo sviluppo del turismo è probabilmente la via meno difficile e quella che dà frutti a più breve scadenza ». Negli Stati Uniti in effetti, tutti i programmi di valorizzazione di zone arretrate fanno un posto più o meno ampio al turismo, inteso appunto come « terza dimensione >> allo sviluppo economico accanto, all'agricoltura ed all'industria, e come fattore di preindustrializzazione. È molto· significativo che le competenze governative in materia di turismo spettino all'Office of Area Development del Dipartimento del Commercio; inquadramento questo che appare molto più logico e funzionale di quello vigente in vari paesi europei. 8. - Per uno studio della domanda turistica. - Definito il turismo come attività economica e, più precisamente, come l'attività rivolta a fornire quel complesso di servizi di cui e acquirente il turista, ne consegue logicamente che qualsiasi programma di sviluppo turistico in un sistema di economia non socializzata deve necessariamente partire da uno studio sufficientemente preciso ed approfondito del mercato turistico. È infatti pacifico che qualsiasi attività economica di mercato, ed il turismo è certamente tale, si propone di adeguare una offerta ad una domanda effettiva o potenziale. Nel campo industriale, tanto per fare un esen1pio paradossale, sarebbe considerato assurdo impiantare una fabbrica di ombrelli dove non piovesse mai. Ma poichè in materia di turismo generalmente si hanno [16] Bibliotecaginobianco

ancora delle idee non troppo chiare, e soprattutto, non si ~ ancora abituati a considerarlo come un fatto economico, non sorprenderà certo cl1e non solo un tale studio della domanda non esista affatto, ma anche che le autorità proposte al settore non abbiano sentito il bisog.no di avviarlo. Del resto, anche in altri Paesi si comincia solo ora a fare delle inchieste con adeguati mezzi finanziari e con metodo sufficientemente aggiornato. In Italia esistono delle statistiche, invero piuttosto accurate, sul movimento turistico, ma non esiste nulla che somigli a un'analisi approfondita della domanda turistica; ma tale analisi, pur partendo logicamente dai dati statistici, dovrebbe però tener conto di molti altri aspeti del problema, su alcuni dei quali solo accurate inchieste di mercato, di opinione, e motivazionali, possono fornire delle indicazioni praticamente utilizzabili. L'utilità di un tale studio non è solo logicamente evidente, ma è ammessa da alcune delle più serie organizzazioni e personalità del ramo. Ai fini di una pianificazione dello sviluppo turistico meridionale è essenziale. Il suo costo potrebbe ammontare a pochi milioni, e permetterebbe di evitare alcuni di quei macroscopici casi di sperpero di pubblico denaro nel1' esecuzione di piani economici, per cui la critica « liberista >> ha così spesso potuto ridicolizzare l'iniziativa statale, coinvolgendo il principio con la . . cattiva esecuzione. L'oggetto di un tale studio è comunque molto ampio, e non può essere esattamente precisato in anticipo. Faremo qui di seguito alcuni esempi, dei molti possibili. Le statistiche ci danno una importantissima indicazione quantitativa sullo sviluppo del turismo negli ultimi anni. Ma è certamente altrettanto importante interpretare i dati e conoscere i fattori che hanno determinato la situazione attuale. Se, ad esempio, il forte incremento turistico registrato in una data zona ed in un dato periodo di tempo risultasse dovuto più alla congiuntura economica, o ad una « moda >>, che non ad un « trend >> permanente e ad un serio sforzo organizzativo, le conclusioni pratiche sarebbero molto diverse ai fini di un programma di interventi e di investimenti. Conoscere i fattori che hanno determinato una certa situazione è essenziale per poter prevedere le probabili variazioni della situazione stessa a seguito di prevedibili variazioni dei fattori determinanti. In altre parole, l'elemento « rischio >> nella pianificazione vienè ridotto a termini tollerabili. Altrettanto importante è conos~ere i gusti della clientela potenziale, [17] · Bibliotecaginobianco

per decidere se e còme questi gusti si possano tradurre in effettiva domanda, e cioè in possibilità di spesa. Da inchieste straniere campionarie risulterebbe che almeno 100 milioni di europei vorrebbero visitare l'Italia. Che questo desiderio si traduca però in realtà dipende da molti fattori, alcuni dei quali oggettivi, e cioè la possibilità di disporre del denaro e del tempo necessari. L'assenza di questi fattori non permetterebbe di considerare questi 100 milioni di europei come clienti potenziali. Viceversa, uno studio americano ci dice che oltre 14 milioni di famiglie hanno il reddito ed il tempo sufficiente per visitare l'Europa, e so110quindi dei clienti pontenziali. Qui si tratta ovviamente di una situazione diversa; ed il problema è come e con quale costo orientarne praticamente i gusti e la domanda verso l'Europa o l'Italia, piuttosto che verso il Messico o gli stessi Stati Uniti. Lo studio dei mezzi di trasporto impiegati dai turisti è ovviamente di grande importanza. Nel caso dei trasporti aerei, marittimi e ferroviari, le distanze, entro certi limiti, hanno minore i1nportanza finale. Nel caso dei trasporti stradali, privati o in servizio pubblico, la distanza assume una particolare importanza; e la presenza lungo il percorso di sufficienti attrezzature ricettive e di conforto, e di attrazioni artistiche o naturali, è assolutamente essenziale. Si formano così degli « itinerari >> o « circuiti >> turistici obbligati su cui si concentra gran parte del traffico, soprattutto quello organizzato « in partenza >> da agenzie turistiche e di trasporti. Poichè il trasporto stradale costituisce oggi il 70% del totale ed è in continuo aumento, e poichè il turismo organizzato in partenza dalle agenzie è pure in aumento, è evidente, per quello che si è detto sopra, che la valorizzazione di zone turistiche decentrate rispetto ai circuiti attuali (come sarebbe air punto il caso del Mezzogiorno) non può essere affrontata che con criteri fondamentalmente diversi da quelli che possono essere o sono stati im.. piegati in zone che risultano già collegate, o più facilmente collegabili, agli itenerari turistici affermati. Per esempio una strada cosiddetta « turistica >>, che colleghi una località, magari interessantissima per bellezze na ... turali od artistiche, ad un grosso centro che non sia esso stesso una meta turistica, risulterà pressochè inutile economicamente, anche se potrà costituire una benemerenza elettorale o una ideale pista per i lambrettisti locali. Il problema risulterà pertanto un problema globale, da risolversi con la creazione di correnti di traffico turistico sufficientemente concentrate su pochi itinerari determinati, lungo i quali localizzare inizialmente le [18] Bibliotecaginobianco .

attrezzature. Da questi pochi itinerari principali potranno poi diramarsi, soprattutto per iniziativa degli enti locali, itinerari secondari, in numero illimitato. Si arriva cos1 facilmente al concetto di <<piano regolatore tustico >> meridionale, su cui ritorneremo in seguito, con la distinzione di circuiti e zone turistiche principali, da un lato, di « variabili >) ai circuiti e di zone di interesse turistico, dall'altro lato. Un altro aspetto importante della domanda turistica, è lo studio della sua elasticità rispetto ai prezzi (soprattutto alberghi e trasporti). Una tale indagine è particolarmente difficile e complessa in quano non esiste una sola <<,categoria » di turisti con carattere ben determinato. Il turista viene da categorie sociali, da paesi e da culture le più varie; e la astrazione necessaria ad inquadrare a fini pratici i milioni di turistici <<individui>> in pochi tipi ben determinati, presenta un alto grado di arbitrarietà. Certamente le differenze di comportamento delle varie categorie sono enormi. Ad un estremo abbiamo un tipo di turismo snobistico, che reagisce negativamente alla riduzione del prezzo, in qt1anto ciò normalmente significa un abbassamento del tono della clientela, anche a parità di standard di trattamento. All'altro estremo si ha una categoria di turisti per cui il basso , prezzo è essenziale. Parzialmente connesso con questo argomento e quello dello standard minimo richiesto dai vari tipi di turisti. Anche qui le differenze sono notevoli, e vanno da coloro per cui la fastosità dei locali e essenziale, fino a coloro che ne sono intimiditi, anche se, in fondo, si tratta di un lusso a buon mercato. Un altro punto spesso trascurato è il seguente; la spesa turistica è ricorrente, nel senso che il turista che è stato pienamente soddisfatto dalla sua permanenza in un dato luogo tende non solo a ritornarci, ma a divenire una fonte gratuita di pubblicità. Un sondaggio di opinior1e fra i turisti rivolta ad accertare i motivi veri o presunti della loro soddisfazione od insoddisfazione sarebbe quindi utile non solo per gli operatori economici del settore, ma anche per le autorità che hanno competenza in materie connesse al turismo. Una tale inchiesta potrebbe ad esempio portare a confermare l'importanza di un migliore addestra1nento professionale degli addetti al turismo a tutti i livelli; e forse anche ad una revisione delle leggi e regolamenti nazionali o Ìocali in materia turistica. In genere ciò che indispone il turista, come qualsiasi altro uomo, è ogni menomazione vera [19] . Bibliotecaginobianco

I o presunta del suo senso di importanza ed il timore - purtroppo particolar1nente acuto per gli stranieri che vengono in Italia, e per i turisti settentrionali che si spingono nel Mezzogiorno - di essere « truffato >) : e cioè, non tanto di perdere del denaro, quanto di non apparire agli altri ed a se stessi abbastanza intelligenti e furbi. A tale proposito potrebbe risultare opportuna una più funzionale organizzazione dei residui controlli polizieschi, e di frontiera, oltrechè precise disposizioni sulla fissazione e pubblicità di c~iari e leggibili prezzi massimi (veramente comprensivi di tutte le percentuali di servizio: riscaldamento, tasse ecc.). È noto infatti che una delle osservazioni più comuni fra i turisti stranieri è infatti la difficoltà pressochè insormontabile di sapere in anticipo a quanto in realtà ammonterà il conto. In molti casi la sicurezza e la costanza del prezzo è più importante dello stesso livello dei prezzi. Gli esempi di cui sopra, comunque, non esauriscono certo l'oggetto di un eventuale studio sulla domanda turistica: co1ne già accennato, un tale studio è il necessario presupposto per la formulazione di un serio piano di sviluppo turistico nel Mezzogiorno. II. ASPETTI DELLA CONGIUNTURA TURISTICA 9. - Primi elementi per un programma di sviluppo turistico del Mezzogiorno. - Vi sono alcuni eleme11ti da considerare per una prima pianificazione provvisoria dello sviluppo turistico del Mezzogiorno. Ove infatti fosse possib~le attendere con pazienza i risultati di uno studio del tipo di quello accennato nei paragrafo precedente, necessariamente lungo e costoso, e di un'altra indagine, atrettanto importante, da condurre successivamente, sulla possibilità di ottenere collaborazioni e finanziamenti esteri ad un dato programma di sviluppo del turismo nel Mezzogiorno, si potrebbe forse delineare un programma preciso, anche se flessibile. Data però l'urgenza di iniziare comunque un'azione di promuovimento, sarà opportuno delineare le possibiii li11eedi tale azio11e, sulla base di alcuni punti programmatici, e di alcune ipotesi, costruite sulla considerazione di alcuni aspetti del movimento turistico internazionale ed interno. È pertanto necessario prendere le mosse proprio da alcune caratteristiche della congiuntura turistica. Bibliotecaginobianco l20J

10. - Alcuni aspetti della politica turistica internazionale. - Quanto si è detto precedentemente sul turismo come fattore di redistribuzione automatica di redditi fra zone ricche e zone povere fornisce una prima indicazione di quella che dovrebbe essere, a più o meno breve scadenza, la politica turistica internazionale. I vari governi sono oggi in1pegnati piuttosto nella protezione delle attività turistiche nazio11ali, in con,correnza con quelle degli altri paesi; ma vi sono chiari sintomi che prima o poi il turismo estero sarà favorito dagli Stati più ricchi, via via che si farà strada il convincimento che l'elevazione del tenore di vita nelle zone depresse è la condizione di base non solo per il mantenimento della pace, ma anche della stessa prosperità dei paesi più sviluppati. A questo proposito l'esempio degli Stati Uniti e indicativo di quello che sarà l'atteggiamento comune di domani. Gli Stati Uniti rappresentano geograficamente un continente che riunisce in sè i più vari ambienti naturali ed umani; e sono quindi in grado di soddisfare gran parte dei gusti dei propri turisti. Vi è quindi stata, e vi è tuttora, una vasta propaganda da parte dei vari Stati dell'Unione per accaparrarsi una buona fetta della spesa turistica dei cittadini, togliendola non solo agli altri Stati, ma anche al Centro America ed all'Europa (lo slogan collettivo è See America First). Si sta però di recente sviluppando presso il Governo Federale un atteggiamento estremamente favorevole all'ampliamento della spesa turistica americana verso quei paesi esteri che presentano per gli Stati Uniti un maggiore interesse politico ed economico, e che essi sono quindi costretti a sostenere finanziaria1nente, oltre che militarmente. Infatti una maggiore spesa turistica privata americana costituisce un ottimo surrogato a quel piano governativo di aiuti economici diretti che il Governo Federale trova sempre più difficile fare approvare dal Congresso. Ultimamente il Governo Federale ha trovato in questa sua posizione l'appoggio di grossi gruppi finanziari di pressione, ed in primo luogo quello delle grandi compagnie di trasporti aerei. L'entrata in servizio, presso le flotte aeree della P AA, TW A ecc., dei quadrireattori commerciali ha una eccezionale importanza non solo in quanto mette fisicamente alla portata del turista medio americano (che ha normalmente solo 2 / 3 settimane di ferie pagate annue) nuove e lontane destinazioni; e non solo in quanto prelude ad una riduzione dei prezzi: ma anche perchè impone, per permettere l'ammortamento delle residue flotte ad elica, una riduzione globale dei costi di gestione, otteni- [21] Bibliotecaginobianco

bile con l'aumento del traffico a pieno carico, e, probabilmente del charterage. Sintomo di questa nuova posizione americana, è un recente studio, finanziato direttamente dal Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, in 16 Paesi del Pacifico (inclusi Australia, Giappone, Filippine, Indonesia, Nuova Zelanda ecc.): ivi i vari Governi collaborano per un incremento del turismo intercontinentale, incre1nento di cui, ovviamente, saranno i turisti nord-americani a fare le spese. Gioverà qui ricordare che la spesa dei turisti nordamericani all'estero nel 1957 è stata di 1.950 miìioni di dollari (1.280 miliardi di lire) di cui 93 milioni di dollari (58 miliardi di lire) in Italia. Tali cifre sono certamente suscettibili di largo sviluppo. Incidentalmente noteremo - salvo a ritornare su questo punto più tardi - la convenienza per l'Italia di inserirsi in tempo utile i~ questa fase di progettazione organica del turismo internazionale sostenuta dagli Stati Uniti: non solo per tentare di aumentare la sua fetta di turismo nord-americano, -ma anche per evitare di vederla ridotta da altre iniziative concorrenti, magari europee. Per quanto riguarda poi il turismo intereuropeo, il progresso dell' organizzazione del MEC dovrebbe influire positivamente sull'espansione di esso, semprechè non si verifichi una frattura economica fra MEC e restanti paesi dell'OECE, con conseguenti restrizioni valutarie, che però difficilmente avrebbero un'1nfluenza decisiva sul turismo verso l'Italia. Noteremo che l'OECE ha un suo Comitato del Turismo, che raccoglie dati e formula suggerimenti ai vari Governi sui passi opportuni per ridurre gli ostacoli allo sviluppo del turismo intereuropeo. Su questo piano si e avuta negli ultimi anni una notevole attenuazione delle restrizioni valutarie ed una semplificazione delle procedure di frontiera. Dalle .statistiche si apprende poi che l'interscambio turistico con gli altri paesi dell 'OECE è per quasi tutti i paesi membri superiore al 75 % del turismo estero totale. D'altra parte, in quasi tutti i paesi membri, vi è un diretto appoggio dello Stato al Turismo nazionale. Programmi comuni europei di propaganda turistica sono stati svolti infine nel Nord-America, per cifre però molto limitate (e cioè circa 250.000 dollari annui). Per stabilire un termine di confronto si può ricordare che la spesa per la pubblicità turistica fatta singolarmente dai vari paesi membri dell'OECE negli Stati Uniti ammonta a circa 3.500.000 dollari, mentre quella fatta dai vari Bibliotecaginobianco · [22]

Stati dell'Unione è di oltre 16.000.000 di dollari ed il valore totale della pubblicità turistica negli Stati Uniti è calcolata ad oltre 100.000.000 di dollari (cioè oltre 16 miliardi di lire). 11. - Caratteristichedel movimento turistico europeo. - Il rapporto pubblicato nel 1956 dall'OECE sul turismo intereuropeo offre comunque spunti molto interessanti, e di cui occorre tenere il debito conto. E si deve tener conto in primo luogo di questa considerazione: « la caratteristica essenziale delle correnti turistiche intereuropee è la tendenza assai netta verso i paesi dell'Europa meridionale, tendenza che si rafforza considerevolmente ogni anno; ormai il turismo verso le regioni del sole non è limitato ai mesi d'inverno, ma si sviluppa ugualmente d'estate>>. Parlando di Europa meridionale il rapporto si riferisce, oltre chè all'Italia, anche alla Spagna, alla Grecia ed alla Jugoslavia, paesi verso i quali si è ultimamente verificato un forte incremento di correnti turistiche. La seconda considerazione importante è la seguente: cc l'aumento del numero delle presenze presso alberghi e pensioni e superiore a quello degli arrivi di turisti alla frontiera, da cui si può concludere che vi è un aumento della durata media del soggiorno; d'altra parte all'interno di uno stesso Paese il movimento turistico è caratterizzato da una maggiore mobilità, per cui il soggiorno nelle singole località tende a divenire sempre più corto >>. La spiegazione sembrerebbe data da un lato dalla sempre crescente importanza dei mezzi di trasporto stradali (auto private, motocicli, torpedoni) e dalle nuove forme di turismo, i campeggi, le roulottes (caravan) ecc., che lasciano una grande libertà d'azione ai turisti, e, d'altra parte, dal ruolo sempre più importante rappresentato dalle agenzie turistiche, che organizzano viaggi, collettivi o singoli, su lunghi percorsi prestabiliti, particolarmente ricercati dai turisti a reddito modesto che si recano per la prima volta all'estero, e che quindi desiderano vedere il maggior numero possibile di località famose. Altra importante constatazione è quella relativa alla stagionalità delle correnti turistiche che risulta sempre molto accentuata sui mesi estivi. Nel primo trimestre dell'anno si svolge infatti il 10% del movimento turistico europeo total~; nel secondo trimestre il 26%; nel terzo (giugno-agosto) il 49 %; nel quarto il 15 %. Non è prevedibile che tale tendenza possa essere sostanzialmente cambiata a breve scadenza. A tale proposito può però [23] . ibliotecaginobianco

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