Nord e Sud - anno V - n. 39 - febbraio 1958

Rivista mensile diretta da. Francesco Compagna .. ANNO V * NUMERO 39 * FEBBRAIO 1958 . Bibloteca Gino Bianco : . •.

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I \ Rivista mensile diretta da Francesco Compagna I Bibloteca Gino Bianco

'\ . SOMMARIO Renato Giordano Tullio De Mauro N. d. R. R. B. Giovanni Terranova Nino Mozzillo Editoriale [ 3] Crisi atlantica e politica tedesca. [7] Analisti in Italia. [20] GIORNAT,E A PIÙ VOCI La <<ripresa»comunista. [37] Ritorna la GIL? [ 41] Reddito agricolo ed anomalie distributive. [ 45] Il grembiulino del Direttore. [50] CRONACHEE MEMORIE Giuseppe Ciranna Partiti ed elezioni in Basilicata nel secondo dopoguerra. (I) [54] DOCUMENTIE INCHIESTE Giulio Salvi Difesa e bonifica del Polesi11e. [81] Bruno Isabella Una copia L. 300 • Estero L. 360 Abbonamenti 1 Italia annuale L. 3.300 semestrale L. 1.700 Estero annuale L. 4.000 semestrale L. 2.200 Effettuare i versamenti sul c.c.P. n. 3/34552 intestato a Arnoldo Mondadori ~ditore • Milano PAESI E CITTÀ Maratea. [99] DIREZIONE E REDAZIONE: Napoli - Via Carducci, 19 - Telefono 392.918 SEDE ROMANA: Via Mario dei Fiori, 96 - Telefono 687.771 DISTRIBUZIONE E ABBONAMENTI Amministrazione Rivista Nord e Sud Milano - Via Bianca di Savoia, 20 · Tel. 85.11.40 Bibloteca Gino Bianco

Editoriale In un recente numero di Nord e Sud scrivevamo che per i sei Paesi del Mercato Comune la Banca degli Investimenti - « come ca11aledegli investimenti e come strumento di redistribuzione dei prestiti contratti>> - potrà rappresentare una forza di unificazione politica e una possibilità di sviluppo economico, quale a nessun altro organismo europeo è stato mai dato di poter di'sporre dai tempi del Piano Marshall. Aggiun,gevamo che la Banca, in quanto « pensata esJenzialmente come strumento per il sollevamento delle aree depresse>>p, otrà rappresentare altresì la pittaforma di una politica di intervento europeo nel Mezzogiorno e gettare u1i ponte fra le due prz·ncipali prospettive di consolidame1ito della democrazia i·taliana, l'industrializzazio11e delle regioni· meridionali e l'integrazione con i Paesi . europei. Considerazioni analoghe hanno accompagnato su taluni organi· della Jtampa italiana la designazione dell'on. Campillz· a Presidente della Banca degli Investimenti. E certamente tale detsignazione sembra voler sottolineare un rapporto ,preciso, di conti·nuità e di coordinamento, fra la politica àella Cassa e la politica della Banca, fra l'intervento dello Stato italiano e l'if!tervento del capitale europeo ai fini della industrializzazione del Mezzogiorno; e sembra pure voler indicare una garanzia per quanto concerne l'impegno con cui la Banca tenterà di slargarele prospettivee accelerare i tempi di una politica di sviluppo della più vasta e più rappresentativa area depressa del territorio continentale de·i Sei. Infatti l'on. Campilli conosce i problemi e potrà acquistare, come uomo di governo europeo, quegli stessi 1neriti che, come uomo di governo a'ta/,iano,da pi,ù parti gli sono stati rico- [3) BiblotecaGino Bianco

nosciuti, proprio. per l'attività svolta alla direzione della politica meridz·onalista. Ma quale rapporto corre oggi· fra integraziotie europea e industrializzazione del Mezzogiorno? È vero che c'è conflitto fra l'una e l'altraj come àa alcitnz·si è affermat0. 1? O è vero che la prima allarga le prospettz·vee accellera i tempi della seconda, come la funzione attribuita alla Banca degli Investimenti farebbe riten_ereJsémpre che tale funzione possa essere pienamente assolta? S'è detto cheJ in presenza dei problemi che derivano dal Mercato Co1nune, risulta più imperiosa ed urgente la necessità di incrementare la produtività del nostro sistema industria/,e,di rafforzare la sua capacità di re.!(- gere alla concorrenza, di as,,sicurarela sua modernizzazione integrale; e che quindi, più che all'aumento. dell'occupazione nelle zone depresse, gli investimenti industriali devono essere indirizzati, d'ora in poi, principalmente alla riduzione dei costi, e pertanto localizzati nelle regioni sviluppate, dove sono -appunto ubicati gli impianti da modernizzare. Inoltre, tali investimenti devono assicurare una magg·iore intensità di capitale prima di una 1naggiore diffusione dell'o.ccupazione. Di qui un confiitto fra esigenze di incremento della produttività, rese più urgenti dai problemi di concorrenza che derivano dal Mercato Com-une, ed esigenze di incremento dell'occupazione; e un confiitto anche fra integrazione europea e industrializza.zione del Mezzogiorno. Nel suo rapporto al Presidente del ·Consiglio sul/01 « Schema di sviluppo e il Mercato Comune Europeo», il prof. Saraceno, presidente del Comitato per lo sviluppo dell'occupazione e del reddito, ha già messo, però, in evidenza i termini del rapporto fra esigenze di incremento della produttività ed esigenza di incremento dell'occupazione, quale SU-. è delineato negli ultimi anni anche indipendentemente dalla prospettiva del Mercato Comitne: non è necessariamente un rapporto fra obiettivi contrastanti, purchè si attui una efficqce politica di incremento del risparmio e di controllo degli investi-- menti. Dovrebbe essere << aumentata la quota di reddito nazionale che è destinata al risparmio >>; così il risparmio addizionale, del quale si verrà in tal modo a disporre, potrebbe essere « u~ilizzato prevalentemente per investimenti di tipo estentivo, dire~ti alla creazione di nuovi posti di lavoro, a12cliee soprattutto nelle zone attualmente meno industrializzate del Pae- [4] Bibloteca Gino Bianco

se». Il problema dell'orientamento degli investimenti diventa quindi il problema fondamentale della politica economica italiana e i Governi dovranno impegnarsi in questo senso « in modo più diretto che nel passato». Inoltre, dopo aver affermato l1 efJ:genza di una politica economica ,italiana capace di orientare gli investimenti nazionali· seco.ndo le opportune priorità, il rapporto del prof. Saraceno afferma la necessità di richiamare sul Mezzogiorno, attraverso adeguati incenti.vi, l'attenzi'one << di operatori di altri Paesi del MEC che dispongono di forti possibilità di espan'tSione,ma di limi·- tate risorse di manodopera»; e aggi·u1ige che, « se una direttiva di tal genere sarà coronata da successo, il Mercato Comune potrà diventare un fat-- tore di grande rilievo per la soluzione del problema meridionale». Qui dunque risulterebbe che, a determinate condizioni· di politica economica, il rapporto fra integraz1:one europea e industrializzazione del Mezzogiorno non si pone in termini di confiitto; ma anzi che la pri·ma può essere << fattore di grande rilievo » per la rea/,izzazione della seconda e che la Banca degli Investimenti può efficacemente concorrere a orientare verso il Mezzogiorno gli operatori degli altri Paesi del MEC << che dispongono di forti possibilità di espansione»; così come il fondo europeo per la manodopera lascia d'altra parte « prevedere effetti favorevoli del Mercato Comune nei termini di una intensificazione e stabilizza:mone delle correnti . migratorie, con alleggerimento· della pressione esercitata· all'interno del- !' offerta di lavoro ». Si tratta cioè della doppia prospettiva che de1·ivadal fatto che il Mezzogiorno rappreisenta oggi << l'unica considerevole riserva di manodopera inittilizzata >>:prospettiva d' emi graziane di questa manodopera verso i Paesi transa/,pini e prospettiva di emigrazione dei capitali europei verso il Mezzogiorno. A proposito di quest'ultima, è pure da ricordare quello che si è letto tJel rapporto dell'OECE della primavera scorsa, perchè si tratta di considera~ioni che valgono a confermare la .possibilità che la «direttiva>> indicata dal prof. Saraceno possa e.,ssere << coronata da successo>>.In quel rapporto·, "infatti, constatata la deficienza di manodopera che si è manifestata nei Paesi di piena occupazione, si faceva esplicito riferimento all' eJigenza di impostare una politica che potesse efficacemente << favorire l'impianto di nuove fabbriche in quelle regioni nelle quali la popolazione agricola è in eccedenza »; e questo perchè, << fra gli altri vantaggi accessori, una politica Bibloteca Gino Bi neo

del genere attenuerebbe le difficoltà di alloggio che sovente ostacolano la mobilità. della manodopera>>. Si vedano qui le recenti dichiarazioni di Erhardt: « Gli sforzi dell'Italia per eliminare il problema meridionale perseguono un obiettivo genuinamente europeo ... Il Govertio federa/e offre dl'iniziativa delle imprese tedesche ogni possibile appoggz·o affinchè possano dare la loro collaborazione allo sviluppo economico del Mezzogiorno ... Sono stati messi a disposizione 50 milioni di marchi per il finanziamento di imprese che operano e opere.- ranno nell'Italia meridionale ... Proprio in qitesti ultimi mesi si registra una maggiore partecipazione e collaborazione di imprese tede,sche a importanti, progetti di sviluppo economico iti Italia ... Vorrei auspicare che la collaborazione italo-tedesca, dal settore della ricerca e dello sfruttamento delle fonti di energia, possa este11dersiin crescente misura -a tutti: i settori dell'industria e dell'agricoltura». Anche qui una conferma della importanza di una direttiva come quella indicata dal prof. Saraceno e dalla prospettiva che si apre per il Mezzogiorno i11conseguetiza della· apertura del Mercato Comune, in generale, e della istituzione della Banca degli investimenti, in particolare. Il problema politico immediato consiste dunque nel fissare quella direttiva e nell'approfondire questa prospettiva: sul piano della politica estera e su quello della politica economica; sul piano della Banca degli Investimenti e su quello del Comitato dei Ministri .per il Mezzogiorno; sul piano del Governo e su quello dei partiti. Non è vero dunque che ci sia un conflitto fra integrazione europea e industricdizzazione del Mezzogiorno: anzi la prima può favorire la .reconda. Documenti come il rapporto del prof. Saraceno, il rapporto dell'OECE, le dichiarazioni di Erhardt, sono più che significativi in questo senso. Ma il conflitto, e sarebbe conflitto grave e funesto, potrebbe prodursi per insufficienza dell'azione di governo. Ed è lecito a questo punto avanzare il dubbio che governi come questo dell' on. Zoli - sottoposti alle più contrastanti pressioni parlamentari ed antiparlamentari, condizionati cioè fuori del Parlamento dai gruppi di pressione che rappresentano potenti interessi verticali, così come sono condizionati in Parlamento dai voti monarchici e fascisti - possano seriamente impostare e condurre avanti una politica che tenga effettivamente conto degli indiriz~i auspicati dal rapporto del Presidente del Comitato per lo sviluppo dell'occupazione e del reddito. [6] Bibloteca Gino Bianco

Crisi atlantica e politica tedesca di Rènato Giordano La conferenza della NATO a Parigi ha· mostrato chiaramente i sintomi di una crisi grave dell'alleanza atlantica. Ci si può sempre consolare, asserendo che la conferenza è stata utile perchè è servita a portare alla ribalta i motivi di contrasto; ma non si cambia per questo il problema, nè se ne sminuisce la gravità. Il dato di fatto è che una riunione, indetta per sancire l'accordo . sull'impianto dei missili a media portata nei paesi europei, si è conclusa con una risoluzione, il cui punto principale consiste nella richiesta di negoziati con l'URSS. Il Governo degli Stati Uniti, rappresentato dal Presidente Eisenhower, aveva affrontato la conferenza con l'idea che gli europei fossero più che ansiosi d'ottenere l'installazione degli impianti per il lancio dei missili; ed ha dovuto invece constatare che alcuni di quei governi europei volevano evitare impegni precisi, guadagnare tempo, cercare le strade del dialogo con Mosca. Il Canceliere Adenauer, che finora aveva sostenuto con assoluta intransigenza la tesi di non subordinare nessuna iniziativa costruttiva dell'occidente all'attesa di un illusorio nuovo corso sovietico, è parso trasformarsi nell'assertore più convinto della necessità di aprire nuovi negoziati con i russi. In realtà, proprio l'atteggiamento di Adenauer è, a nostro avviso, il fatto veramente nuovo della Conferenza di Parigi, e senza dubbio l'elemento più grave, per lo meno potenzialmente più grave. C'è nello svolgimento della riunione della NATO, un che di paradossale. È dalla primavera del '55, dalla Conferenza di Ginevra tra i Quattro Grandi, che si è levata, in numerosi circoli politici europei, la l [7] Bibloteca Gino Bianco

protesta contro una politica di intesa diretta russo-americana sulla testa degli alleati europei. A partire da quella data, gruppi fino ad allora neutralisti - come quelli espressi da Le Monde - cominciarono a n1utare di rotta e ad accusare gli USA non più di bellicismo, ma di appeasement e di abbandono dell'Europa per un ritorno all'isolazionismo. Queste critiche sono venute crescendo d'intensità negli ultimi due anni e sembravano aver trovato clamorosa conferma prima nel famoso Piano Radford, poi nell'atteggiamento americano durante la crisi egiziana. Il Piano Radford, basato sull'ipotesi dell'importanza relativa delle alleanze europee per la strategia globale USA (la cosiddetta strategia periferica), sembrava dover ribadire l'atteggiamento di accresciuta passività del Governo di Washington verso gli altri membri della NATO ed appariva come il risultato sul piano militare dell' agonizing reapprai'sal di Dulles all'indomani della liquidazione della CED all'Assemblea Nazionale francese. Allo stesso modo la politica americana durante la crisi di Suez (l'equilibrismo equidistante durante l'estate prima, il voto favorevole alla mozione afro-asiatica per l'immediato ritiro delle truppe dopo, il rifiuto di Eisenh_ower di ricevere Eden e Lloyd, infine) dette la sensazione che Washington si allontanava psicologicamente sempre più dalJ l'Europa, alla ricerca di un accordo diretto con i russi e di una posizione di favore presso i popoli di colore. Si badi bene, l'allentamento, anzi il deterioramento dei rapporti non si limitava ad investire solo Francia e Gran Bretagna, ma riguardava tutta l'Europa. E se ne fece portavoce per la Germania il vecchio Cancelliere, nel discorso di Bruxelles dell'ottobre del '56, quando affermò che, visto il crescente disinteresse degli Stati Uniti per i paesi europei, questi ultimi dovevano convincersi della necessità di far da sè e lanciò un appello alla Gran Bretagna per il rafforzamento dei suoi legami con il Continente. Un discorso, questo, che seguiva del resto di poco più di un anno il viaggio a Mosca del Capo del Governo tedesco, un viaggio sull'importanza del quale torneremo tra poco, ma che - gioverà mettere in risalto fin d'ora - aveva seguito di solo qualche mese la Conferenza di Ginevra dei Quattro Grandi. . Il 1957 è stato caratterizzato dagli sforzi, effettuati dalle due rive dell'Atlantico, per cercare di ;icostruire i ponti, ristabilendo un'operante [8] Bibloteca Gino Bianco

intesa tra i partners dell'allea~za. Dall'incontro delle Bermude in poi, la diplomazia anglo-francese si è sforzata di riannodare i vincoli dell'intesa ed a ricreare un'atmosfera di cordialità, allo stesso modo che l'atteggiamento attendista e prudente del Governo americano sul problema algerino attutiva la principale delle ragioni di attrito tra Washington e Parigi. Si noti che la liquidazione della cosiddetta <<. frazione antipartito )) ai primi di luglio non dava luogo in Europa a nessun particolare entusiasmo, e l'opinione diffusa dalla propaganda moscovita che l'eliminazione di Molotof e Malenkov dovesse preludere ad un ammorbidimento della politica sovietica all'estero ed all'interno non trovava credito nemmeno presso Le Monde, pronto invece a denunciare la ripresa di metodi staliniani al di là della cortina. A partire da quel momento, anzi, la scena internazionale ha mostrato una costante tendenza all'irrigidimento; e l'autunno si annunciava con il fallimento della Conferenza per il disarmo a Londra, il colpo di Stato in Siria, il lancio dei missili intercontinentali e del ·satellite artificiale, accompagnati dalle tracotanti dichiarazioni di K.ruscev,mentre la potenza di Zukov, l'amico di _Eisenhower, era già diventata soltanto un ricordo. La Cor1ferenza della NATO a Parigi è stata convocata in questo clima di ripresa di guerra fredda, mentre si erano venute creando le condizioni di un rafforzamento dei vincoli politico-militari tra le due rive dell'Atlantico. Infatti, il ritardo degli Stati Uniti nella costruzione dei missili intercontinentali accresceva l'importanza dei missili a media gittata, rendendo quindi indispensabili le basi europee per una eventuale · rappresaglia atomica contro l'URSS. Ad un anno dalla crisi di Suez, i leaders americani toccavano con mano la preminenza strategica dell'alleanza europea nella politica globale degli USA. L'America non è solo legata all'Europa da comuni ideali politici e civili, ma dipende dall'Europa per la sua stessa sicurezza nella lotta per la supremazia ffiondiale con l'Unione Sovietica. L.t..l- La Conferenza di Parigi sembrava dover significare che l'Occidente, riunendo ed organizzando tutte le sue forze, raccoglieva la sfida lanciata dalla « luna rossa)). Doveva essere la conferenza della riscossa; ne è scaturita la volontà di appeasement. Doveva essere una Conferenza che sancisse un rinnovato impegno, senza riserve, degli americani in [9] Bibloteca Gino Bianco

Europa; e gli europei hanno chiesto di guadagnar tempo, prima di decidersi ad ospitare i missili USA (1 ). Quali sono le ragioni di questo improvviso mutamento? Sebbene sia difficile dare fin da ora una risposta precisa, non v'è dubbio che l'atteggiamento europeo sia stato dettato tanto da considerazioni di fondo , quanto da preoccupazioni di opportunismo tattico; e che tali preoccupazioni e considerazioni siano essenzialmente il. risultato, diretto o indiI retto, dei presunti nuovi rapporti di forza stabilitisi dopo il lancio dello « sputnik >>. Paradossalmente lo stato d'animo degli europei trovava la sua espressione migliore nelle parole di un americano, l'ex ambasciatore a Mosca George Frost Kennan. In sei conversazioni alla BBC, tenute alla vigilia della Conferenza della NATO, l'autore della teoria del containement si era fatto portavoce dell'opinione che: a) la corsa al riarmo porta al suicidio universale; b) occorre, quindi, negoziare con l'URSS; e) non si può sperare di trattare e risolvere i problemi generali, ma si devono invece affrontare questioni particolari, ben definite; d) la smilitarizzazione della Germania, della Polonia e della Cecoslovacchia è la meta da perseguire nella prima fase dei negoziati. L'impostazione di Kennan non schiude certo nuovi orizzonti. Sebbene espressi con lucidità ed anche se si risolvono nel loro insieme in un quadro della situazione definito in tutti gli aspetti principali, alcuni dei suoi argomenti non reggono in nessun modo alle confutazioni dei critici, anche i più benevoli. Il Times, per esempio, che pure ha dato il- più ampio rilievo all'opinione dell'ex-diplomatico americano, non ( 1 ) Esula naturalmente dal nostro tema discutere l'opportunità della Conferenza di Parigi in sè. A noi sembra chiaramente un errore l'aver voluto discutere l'impianto delle rampe dei missili come se si trattasse di una decisione politicru. Sarebbe stato necessario considerare invece l'impianto delle ran1.pe come una misura mili.tare di competenza del comando militare, dato che i 1nissili sono soltanto un altro strumento di difesa, sia pure il più moderno, accanto alle forze convenzionali, alle forze atomiche tattiche ed all'aviazione strategica, di cui già dispongono gli eserciti atlantici. Probabilmente la decisione di tenere una altisonante Conferenza al livello politico è da attribuire alla volontà di Spaak di dimostrare il carattere collegiale della NATO · (per dissipare l'impressione del condominio anglo-americano) ed inoltre alla personalità di Poster Dulles, sempre favorevole alle solenni proclamazioni di principio. [IO] . Bibloteca Gino Bianco

ha avuto difficoltà a sottolineare in un editoriale alcune delle grossolane ingenuità in cui era caduto Kennan. E tuttavia l'eco, che le sue conversazioni hanno avuto in Europa, era chiaramente sintomatica di un'atmosfera ampiamente diffusa, ostile al riarmo ed incline ai negoziati, scon- .. volta dalla prospettiva imprevedibile di una gara senza sosta per la supe- . . ' . r1or1ta atomica. In un editoriale, pubblicato una diecina di giorni dopo la fine della Conferenza, « The Danger of Isolationism in Europe », il New York Herald Tri'bune ha scritto che il punto di vista degli europei è stato profondamente trasformato dal lancio dei missili intercontinentali da parte dei russi, poichè l'esistenza di tali missili fa degli Stati Uniti una specie di trincea avanzata, liberando l'Europa dalla triste prerogativa avuta finora. Secondo l'autorevole quotidiano repubblicano, gli europei sarebbero spinti verso una direzione di neutralismo pacifista e dilazionerebbero l'impianto delle basi dei missili a media portata per evitare di tornare a occupare di fronte ai russi una nuova trincea avanzata dell'Occidente. Le ragioni di fondo, che hanno spinto gli europei a guadagnare tempo, si possono dunque riassumere in due punti: I) l'intenzione di porre un freno nella corsa al riarmo atomico; 2) la volontà di sottrarsi al pericolo di diventare obiettivo di prima linea d'una eventuale offensiva atomica russa. .. Questa affermazione di ordine generale deve però essere approfondita e chiarita se si vuole cercare di dare una risposta in qualche modo soddisfacente ai quesiti aperti dalla Conferenza di Parigi. C'è in primo luogo da osservare che gli statisti, riuniti a Parigi, non hanno preso le loro decisioni db,bedendo soltanto ai propri convincimenti, ma anche e soprattutto tenendo conto del clima politico del loro paese, delle tendenze e delle richieste dell'opinione pubblica. Quelle che abbiamo appèna definito « ragioni di fondo» non sembrano corrispondere alla intima persuasione di Adenauer, Mac Millan, e Pineau, ma riflettono piuttosto le tesi, largamer1te popolari, di Ollenhauer e di Bevan, de Le Monde e de L'Express. In secondo luogo, si è fin qui adoperata per esigenza di semplicità, la parola «europei>>, ma lo si è fatto impropriamente, poiché l'atteggiamento inglese è stato profondamente diverso [ll] Bibloteca Gino Bianco

da quello francese; poichè la posizione tedesca richiede un discorso a parte; poichè il Governo italiano ha tenuto una linea distinta da quella delle altre delegazioni europee. Il dibattito ai Comt1ni, che ha già avuto luogo all'indomani della Conferenza della NATO~ ha mostrato come in un microcosmo i temi della polemica che infurierà in tutta Europa nei prossimi mesi. I partiti socialisti, e l'opinione << Ji sinistra >> in generale, stanno trasferendo la loro mitologia avveniristica dal piano della palingenesi sociale a quello della pace universale. Essi sfruttano a fini elettorali il tragico ma inevitabile paradosso della nostra era, di un'era, cioè, volta alla conquista degli spazi, ma che non può contemporaneamente non tener conto delle leggi, che non sono mutate, della politica internazionale. Bevan, profittando di non avere responsabilità di potere, chiede il disarmo ed i negoziati, dimenticando di aver egli stesso riconosciuto a Brighton, al Congresso laburista di ottobre, la necessità che la Gran Bretagna costruisca bomb~ H, e fingendo di ignorare che il fallimento della Conferenza del disarmo a Lo11dra fu dovuto al ritiro dei delegati russi, successivo al lancio del n1issile intercontinentale sovietico. L'ipotesi di una riunione ad altissimo livello che sancisca il pri11cipio della pace universale è una tipica illusione del socialismo ideologico ed avveniristico. Fino a quando il mondo sarà diviso in potenze o in gruppi di potenze avversi, la pace mondiale sarà necessariamente b~sata su un equilibrio più o meno stabile, più o me110 precario, tra il sorgere di nuove zone di attrito e la soluzione di vecchi problemi pendenti. Il compito dei governi e delle diplomazie non consiste nel ricercare e nell'operare azioni miracolistiche, ma nello spegnere volta a volta i focolai di incendi, mano a mano che si vengono manifestando, e nel cercare di impedire che la bilancia del potere subisca alterazioni e squilibri troppo bruschi. Il sig. Mac Millan, che ha in sostanza appoggiato, sia nel dibattito ai Comuni, sia a Parigi (non senza qualche concessione alla richiesta franco-tedesca di negoziati con Mosca), la politica americana, non può . non constatare che l'opinione pubblica inglese è piuttosto dalla parte di Bevan che non dalla sua. Una Gallup Poll ha mostrato, infatti, che il 49% degli inglesi si oppone ai voli dei bombardieri muniti di bomba H in pattuglia sulla Gran Bretagna;· mentre soltanto il 36 % ha dato tispol 12_1 Bibloteca Gino Bianco

sta favorevole. Allo stesso modo il 35 % degli inglesi è contro l'impianto di basi per missili in Gran Bretagna, mentre solo il 31 % è d'accordo. Infine i 38 voti di maggioranza ottenuti dal Governo ai Comuni, a conclusione del dibattito sulla Conferenza della NATO, formano un margine di maggioranza 111inoredi quello di cui normalmente il Governo di Mac Millan dispone. Comunque, il Governo di Londra ha continuato con assoluta coerenza nel perseguimento degli obiettivi che si è posto; e cioè : rafforzare i vincoli particolari di alleanza anglo-americana nel1' ambito della NATO, e dare all'Inghilterra, grazie al possesso delle armi atomiche, una posizione difficilmente discutibile di « Terzo Grande>> della scena mondiale. Il consenso ai negoziati con Mosca assolve, d'altra parte, la duplice funzione di conservare intatti i ponti con gli alleati europei e di cercare di battere i laburisti sul loro stesso terreno (1 ). L'atteggiamento di Adenauer richiede invece un discorso a parte, e rispecchia senza dubbio una situazione più complessa ed irta di pericoli. Finora, infatti, non era mai mancata nella Repubblica di Bonn una opposizione di sinistra e di destra all'intransigente politica atlantica del Governo. Ma il Cancelliere era sempre stato fermo sulla posizione che con Mosca bisogna trattare da una posizione di forza e che sarebbe stato un errore fatale rinunciare al rafforzamento militare, economico e politico dell'Occidente per inseguire il miraggio delle proposte pseudopacifiste sovietiche. Non che Adenauer proponesse di rifiutare ogni negoziato con Mosca; ma egli sosteneva che, pur lasciando la porta aperta alle trattative, occorreva non rallentare gli sforzi di difesa atlantica e di integrazione europea. Q,uesta volta, a Parigi, il Cancelliere è sembrato per un momento capovolgere la sua posizione abituale. Tale è certamente l'interpretazione che ne hanno dato gli ambienti neutralistici tedeschi - come per esempio il giornale Dz·e Welt - i q11ali non hanno lesinato ad Adenauer l'approvazione ed il plauso. Il fatto è tanto più notevole, in quanto si verifica ( 1 ) La proposta Mac Millan per un patto di non agressione con rURSS, e la successiva precisazione del Farei gn Office diretta a minimizzarne il valore, rientra perfettamente in questo quadro, anche se nel fare la proposta stessa il Premier badava particolarmente alle ripercussioni delle sue parole nei paesi del Commonwealth, e specialmente in India. [131 Bibloteca Gino Bianco

a solo qualche mese di distanza dal trionfo elettorale del Cancelliere, e riesce quindi difficile pensare che la preoccupazione per l'atteggiamento della opinione pubblica abbia potuto pesare tanto da persuadere il Capo del Governo di Bonn ad un capovolgimento radicale di posizione. La spiegazione deve essere più complessa. Adenauer, cioè, utilizza l'ondata pacifista dell'opinione e dell'opposizione tedesca per perseguire certi suoi obiettivi politici. Questi obiettivi non devono essere confusi con la tesi della neutralizzazione di Kennan, che è poi la tesi della maggior parte dei neutralisti europei da Bevan a Mendès-France, dall'Observer a Le Monde. La differenza tra i neutralisti ed Adenauer è che i primi credono nella possibilità che i russi abbandonino la Germania orientale, mentre il Cancelliere evidentemente non lo ritiene possibile; i primi vogliono un negoziato con i russi nella speranza di risolvere o il problema generale della pace o il problema limitato della Germania; il j Cancelliere, invece, domanda i negoziati solo per rafforzare la posizione ,. di Bonn nell'ambito dell' dlleanza atlantica, smascherando al tempo stesso ~ la r.nalafede sovietica. U--a.Jllt Come abbiamo accennato, Adenauer è nella linea, iniziata con il viaggio a Mosca nel settembre del '55. Anche allora fu applaudito dal1'opinione neutralista e fece parlare alcuni circoli atlantici di una svolta nella politica estera di Bonn, della vigilia di una nuova Rapallo. Ma, in realtà, la visita in Russia, anche se servì da monito al Governo di Eisenhower che aveva inaugurato qualche mese prima la diplomazia dello ((spirito di Ginevra», valse, in definitiva, a rafforzare la posizione del Cancelliere in Germania, e della Germania in Occidente, ma non implicò in nessun modo un allentamento dei vincoli di Bonn verso gli altri paesi della NATO. Sembra che a Parigi Adenauer abbia voluto nuovamente sottolineare una particolare posizione di forza della. Germania di Bonn nel1'ambito del patto atlantico. Il Governo tedesco è rimasto, infatti, libero di accogliere o respingere l'impianto delle basi per missili nel territorio della Repubblica Federale: questo significa che, senza rinunciare per ora ad alcun possibile beneficio militare (i missili non potranno essere pronti ancora per molti mesi), I~ Germania ha avocato a sè il ruolo di mediatrice con l'URSS. In effetti, il sig. Smirnov, che è il solo amba- . [ 14] Bibloteca Gino Bianco

sciatore che Adenauer abbia ricevuto prima di andare alla Conferenza di Parigi, ha annullato la sua licenza natalizia per poter rimanere a disposizione del Cancelliere al ritorno di quest'ultimo a Bonn. Che Adenauer sia lontano dalla tesi Kennan-Bevan-Mendes-France è dimostrato, tra l'altro, dal netto rifiuto che egli ha opposto al piano polacco per una zona di disarmo atomico in Europa centrale (2 ). Nell'opinione di Kennan, la « libera zona atomica » dovrebbe essere la prima e migliore possibilità di un concreto negoziato con l'URSS, e dovrebbe spianare la strada al successivo accordo per la smilitarizzazione della Germania. La secca opposizione del Canceliere al Piano Rapacky dimostra che egli non crede ad una effettiva possibilità di accordo con Mosca su un problema specifico, meno che mai su una questione che preluderebbe all'unità tedesca, ma tende soltanto a dimostrare ai governi degli altri Paesi che a Bonn si tengono le fila della politica mondiale e non si può quindi pensare di trattare la Germania di Bonn come una potenza di secondo rango. Vorremmo dire, fatte le debite, ovvie distinzioni, che v'è nella posizione del Cancelliere una svolta alla Stresemann, uno Stresemann beninteso che dispone di mezza Germania soltanto e che non ignora i rapporti di forza tra Bonn, Washington e Mosca. È nostro convincimento che Adenauer non reggerà a lungo nella parte di « Friedemacher )), e che tra qualche mese annuncerà all'opinione pubblica ed all'opposizione che, falliti tutti i tentativi di ragionevole negoziato con Mosca, non rimane che battere la strada del rafforzamento dell'intesa occidentale. Tuttavia non ci si deve nascondere che la nuova politica di Adenauer lascia perplessi: il Cancelliere ha sottovalutato, sembra, le conseguenze negative che l'atteggiamento di Bonn ha avuto su tutto lo schieramento euro-atlantico. I francesi hanno immediatamente lanciato l'idea della Conferenza a (2) Il fatto che il Ministero degli Esteri di Bonn abbia, ai primi di gennaio, emesso un comunicato, in cui si afferma che il Governo della Repubblica federale studierà con molta attenzione il piano polacco, non ci spinge a mutare la nostra interpretazione. La risposta iniziale, del Cancelliere (il piano polacco « è irreale») corrisponde, a nostro avviso, al suo intimo convincimento; il comunicato del Ministero di Bonn obbedisce all'esigenza di conservare l'atmosfera diplomatica interessata e polarizzata sul problema tedesco. [15] Bibloteca Gino. Bianco

Cinque (da cui sarebbe naturalmente esclusa la Germania, mentre sarebbe inclusa la Francia) e si sono sentiti incoraggiati nella loro resistenza all'impianto delle basi per i missili, forse anche per poter meglio « trattare >> l'atteggiamento americano sul problema algerino; la delegazione italiana, che era partita seguendo criteri di ortodossia atlantica, si è immediatamente adeguata al clima di detente; gli scandinavi hanno esultato; ed i più autorevoli giornali repubblicani di New York hanno denunciato la défaz'llance del più forte bastione atlantico in Europa. La posizione del Cancelliere ha insomma scatenato le forze centrifughe dell'alleanza. E, cosa più grave di tutte, ha dato ai tedeschi la sensazione, per falsa che sia, che la politica di Bonn è. mutata, che Adenauer antepone le trattative con Mosca alla riorganizzazione della difesa atlantica, che c'è un contrasto tra Stati Uniti e Germania, risolto dalla Germania in funzione di interessi preminentemente nazionali. Anche se i russi bloccano la possibilità di una politica pendolare tedesca, rifiutando di ritirarsi dalla Germania Orientale, la politica del Cancelliere apre lo spiraglio sul vecchio miraggio di un maggiore dinamismo politico, che i nazional11eutralisti tedeschi sognano da sempre, il dinamismo fatto di un gioco sottile, di equilibrio e di mediazione, tra Oriente ed Occidente, secondo la formula che fu di Bismarck, prima, di Rathenau e di Stresemann poi, ed infine di Ribbentropp; una formula di cui il Cancelliere non ha smesso di denunciare la sterilità, ricordando che non si può fare la politica di Bismarck senza la potenza della Germania di Bismarck, come non si può fare la politica di Stresemann senza l'appoggio della Reichswehr di Seeckt; che il radicale capovolgimento avvenuto nei rapporti di forza sulla scena internazionale obbliga la Germania, pena il suicidio, ad una intesa permanente con le democrazie occidentali; una formula, tuttavia, che esercita ancora il suo fascino, e della quale c'è quindi il rischio che Adenauer si sia trasformato in inconsapevole fautore con la sua presa di posizione a Parigi. Pur profondamente diversa, ed in qualche misura opposta, che sia l'ispiraziofl:e del Cancelliere da quella di Kennan, non si può non considerare significativo il fatto che l'opinione nazional-neutralista tedesca abbia accomunato le due prese di posizioni nel suo plauso e nelle sue speranze. Sia detto tra parentesi, a questo proposito, che una parte della stampa democristiana in Italia si è ampiamente compiaciuta della « nuo- [16] Bibloteca Gino Bianco I

va >> politica del Cancelliere. Gaetano Baldacci si è fra gli altri fatto · portavoce della soddisfazione di ambienti dirigenti del partito di maggioranza ed è perfino giunto ad asserire che sul mutamento di Adenauer possano aver influito in modo decisivo le conversazioni avute con alcuni dei nostri maggiori leaders politici. A nostro avviso, il direttore de Il Giorno si sbaglia di grosso: ancora una volta. Innanzitutto, perchè Adenauer, per le ragioni appena esposte, non condivide le opinioni politiche che il Baldacci gli attribuisce; ed inoltre - e soprattutto - perchè il Baldacci mostra di non capire che « la svolta tedesca>>,se veran1ente ci fosse una svolta nei termini in cui egli la concepisce, sarebbe un avvenimento grave per l'avvenire di tutto il sistema occidentale. Una svolta simile potrebbe forse dare soddisfazione al nazional-neutralismo tedesco, ma sarebbe in ogni caso una perdita secca per l'alleanza occidentale, di cui fino a prova contraria l'Italia fa parte. Se poi il direttore del foglio milanese giubila, credendo di scorgere nella « nuova » politica di Adenauer un modello valido anche per l'Italia e che dovrebbe anzi dare una specie di crisma di legittimità alle recenti velleità neo-atlantiche della nostra politica estera, a noi sembra di poter scrivere in tutta tranquillità che il sig. Baldacci capisce il significato degli avvenimenti alla rovescia. La lezione che un paese come l'Italia deve trarre dalla Conferenza di Parigi è che gli atteggiamenti autonomi in un sistema come quello atlantico presuppongono chiare posizioni di forza; e non sono il risultato di estemporanee velleità di questo o di quel dirigente politico. È bastato che Adenauer mutasse il tono di , un discorso perchè tutto il corso della riunione della NATO cambiasse di significato. Ma quando si parlò lo scorso autunno di un nuovo corso politico italiano nel Medio Oriente, bastò il volo di pochi Globemasters verso la Giordania per far capire al nostro Governo la necessità di minimizzare gli aspetti politici dei contratti dell'ENI o del viaggio del Presidente Gronchi a Teheran. È comprensibile, naturalmente, che l'estrema sinistra italiana veda con favore il clima di « negoziati », che schiude migliori possibilità a « nuovi frontismi», e mette in difficoltà i socialdemocratici, nell'atto stesso in cui sembra conferire alla piattaforma di politica estera del PSI una validità che finora le era stata negata. f17] Bibloteca Gino Bianco

C'è da sperare che il discorso di Adenauer a Parigi non apra un << nuovo corso )) della politica estera tedesca; c'è da augurarsi che, come ce lo mostra una vignetta della Frankfurter Rundschau, il Cancelliere, mentre bussa alla porta di Kruscev con la destra, tenga la sinistra pronta sul grilletto dei missili e che la gioia dei nazionalneutralisti sarà di breve durata. Forse Joseph Alsop esagera quando considera la Conferenza della NATO come un sintomo di debolezza e di paura paragonabile solo alla politica di appeasement che condussse alla tragedia di Monaco. Tuttavia, c'è una chiara lezione da trarre dagli avvenimenti più recenti: se si permette lo scatenarsi delle forze centrifughe, i paesi della NATO si preparano al suicidio. Più i singoli membri dell'alleanza cercano di affermare il peso e l'autorità di ogni nazione in quanto tale, maggiori diventano i pericoli di disintegrazione e di conflitto. George Kennan ha osservato che, se non si giunge al disarmo subito, tra qualche anno le armi atomiche verranno in possesso anche di potenze di secondo ordine e quindi si moltiplicherà il rischio che esse vengano all'improvviso utilizzate provocando l'irreparabile. Per giusta che sia questa preoccupazione, essa urta contro il dato di fatto inconfutabile che finora tutti gli sforzi per raggiungere un accordo con l'URSS sono stati vani; e che quindi il problema non è quello di evitare che i francesi o i tedeschi dispongano di armi atomiche, ma è quello di impedire che la Francia o la Germania possano svolgere una politica autonoma al di fuori del Patto Atlantico. Quando Kennan propone l'unificazione di una Germania neutralizzata, cioè fuori del Patto Atlantico, egli sembra non rendersi conto che una Germania unificata alla lunga riacquisterebbe totalmente la sua indipendenza e diventerebbe automaticamente, grazie al suo potenziale economico e al suo dinamismo psicologico, la terza Potenza mondiale, che, libera da ogni alleanza, riproporrebbe al mondo, anche se in maniera più tragica, i problemi che per tre generazioni hanno avuto il loro solo sbocco possibile nella guerra. Se la Germania di Bonn nella NATO disporrà di missili, il pericolo di ·guerra non sarà molto maggiore di quanto non lo sia oggi con le pattuglie di bombardieri americani forniti di bomba ·H in volo sull'Inghilterra o sulla Turchiao Ma una Germania unificata, fuori della NATO, che costruisse i suoi missili, sarebbe una [ 18] Bibloteca Gino Bianco

costante spada di Damocle sulla pace del mondo, verrebbe, cioè, a costituire proprio il pericolo che Kennan ritiene che si debba evitare. Il giorno di Capodanno, il Times ha scritto che forse il 1958 sarà ricordato come l'anno in cui è entrato in vigore il Mercato Comune europeo. Non- possiamo 11011 associarci a questo augurio, ed aggiungere che la scelta di Hallstein alla Presidenza della Commissione del MEC rappresenta la prova migliore dell'impegno tedesco nell'integrazione europea. La protesta del General Anze1:ger contro la nomina del più europeista e più francofilo dei politici tedeschi all'alta carica europea costituisce per noi una prova di più che la vocazione occidentalistica del Cancelliere Adenauer non si è annebbiata. L'inserimento della Germania in Europa con la CECA, con l'EURATOM, con il MEC si avvia a diventare un fatto istituzionale. È comprensibile che Mosca cerchi d'impedirlo; sarebbe un errore fatale se gli europei, favorendo lo slittamento nazionalistico della Germania, si facessero strappare i frutti di tutta la politica del dopoguerr~. È forse vero che stiamo entrando nell'era dei viaggi interplanetari. Ma viviamo ancora sulla terra e dobbiamo difendere la nostra vita sulla terra. Con o senza satelliti artificiali, il d·ato di fatto è che l'Unione Sovietica, nonostante i sorrisi e le parole di pace, continua a consolidare la sua potenza militare e cerca nuove strade di penetrazione, di espansione e di conquista (la Conferenza afro-asiatica al Cairo ne è stata la più recente manifestazione). Servendosi della autorità della sua forza . crescente, l'URSS esercita sui paesi democratici uno sforzo di costante intimidazione ,che ha sortito a Parigi i primi frutti. Il problema del-. l'Occidente è oggi come ieri di essere forti per non essere schiacciati. . NoTA. - Questo articolo preparato agli inizi di gennaio suggeriva un'interpretazione della politica di Adenauer che gli avvenimenti successivi hanno confermato. Dal nostro punto di vista c'è da rallegrarsene: e in effetti i neutralisti hanno già cocominciato a gridare « al tradimento » contro il Cancelliere di Bonn. D'altra parte la evoluzione concitata della situazione internazionale ci ha indotti a conservare all'articolo la sua originaria redazione, a lasciare al futuro certi << tempi >> che avremmo dovuto mettere ormai al passato: in quei futuri v'era pur sempre un significato di polemica politica che sarà ben chiaro al lettore. [19] Bibloteca Gino Bianco ,

LA CULTURA ITALIANA E IL NEOPOSITIVISMO Analisti in Italia di Tullio De Mauro Si è già detto nella prima parte di questo scritto che la polemica contro lo storicismo e la tradizione culturale italiana, cominciata nel 1934 dal Geymonat e continuata nell'ultimo decennio da Norberto Bobbio e dal Rossi-Landi, è il motivo più profondo per cui a tutt'oggi non si è ancora costituito un movimento analitico italiano. Infatti, non solo quella polemica è causa di profonda divisione, ma in molti ha finito col costituire l'unico fine o quasi di ogni riflessio11e,come può vedere chi prenda in esame la vasta bibliografia italiana relativa alla filosofia analitica ( 1 ). Nei tre studiosi italiani poco innanzi ricordati la polemica contro lo storicismo e l'idealismo ha certamente valore soltanto contingente e .strumentale: prevale in essi l'attenzione per i problemi tipici dei neopositivisti e degli analisti; e_solo perchè ritengono di poter più facilmente ( 1 ) Una bibliografia completa degli scritti italiani relativi alla filosofia analitica e ai suoi problemi dovrebbe apparire entro l'anno nella << Rassegna di filosofia»; presto dovrebbe anche veder la luce il volume, da tempo annunciato, Società e filosofia di oggi in Italia, contenente fra l'altro due scritti panoramici di kBERTo PAsQUINELLI,sulla filosofia analitica, e di F. Ross1-LANDIe VITTORIOSoMENZI, sulla filosofia della scienza. Per ora, per più ampie informazioni bibliografiche, si rimanda ai seguenti scritti: per la filosofia della scienza, PAOLOF1LIASICARCANO, Rassegna di filosofia della scienza, << Rass. di .filos. », I (1952),I, pp. 14-26, e V. SoMENZI, Scritti italiani di filosofia della scienza, << Rivista critica di storia della filosofia», VIII (1953),6, pp. 702-717,IX (1954), 5, pp. 500-510, id., 6, p. 619 segg.; per la· giurisprudenza, oltre a U. ScARPELLI, Filosofia analitica e giurisprudenza, Milano, Nuvoletti, 1953 (specie i cap. II e III sugli studi di N. Bobbio e relative discussioni), V IRGILioG10RGIANNI, Neopositivismo, cit., passim; per la filosofia del linguaggio (oltre ai relativi paragrafi di V. Somenzi, cit.), T. DE MAuRo, Studi· i·taliani·di filosofia [20] Bibloteca Gino Bianco

introdurre in Italia tali oroblemi rimovendo l'influenza della tradizione .l filosofica idealistica e storicistica, essi intraprendono la polemica contro il Croce e il Gentile: la polemica è evidentemente il mezzo; il fine invece è la diffusione della filosofia analitica. Senonchè, chi esamina la letteratura analitica e neopositivistica italiana non stenta ad accorgersi che in gran parte di essa questo rapporto si è completamente invertito: i discorsi e le celebrazioni della filosofia analitica sono diventati un pretesto per poter polemizzare contro la tradizione filosofica e culturale prevalente in Italia. Ricercare come ciò sia potuto avvenire, sarebbe estremamente impegnativo, poichè importerebbe uno studio completo dell'intera vita intellettuale politica e morale italiana degli ultimi dieci e, forse, degli ùltimi trenta anni; perciò è possibile indicare appena, e soltanto in via di ipotesi, alcune fra le cause per cui la polemica antistoricistica è stata assunta a fine esclusivo di tanta parte della letteratura neopositivistica italiana, nella superficiale ed erronea interpretazione della formula gramsciana dell'Anti-Croce, nello scoramento dinanzi ~Ila severità ed alla asprezza delle discussioni e degli studi filosofici e storici, nel desiderio di adeguare la vita italiana ad una mitologica « cultura contemporanea >) ( 2 ). • del linguaggio (1945-1955), << Rass. di filos. », IV (1955); 4, pp. 301-329. A titolo d'informazione aggiungerò che, almeno stando al materiale che ho potuto_ raccogliere, il 1953 è stato· l'anno in cui più frequentemente sono apparse pubblicazioni relative alla filosofia analitica; i tre anni successivi hanno segnato una flessione sempre più accentuata, ma nel 1957 si sono avuti sintomi di ripresa. (2) È difficile dire quanto danno si sia arrecato in questo dopoguerra italiano alla memoria di Antonio Gramsci, ogni volta che la sua formula dell'Anti-Croce, formalmente equivoca, ma non nel suo fondo, è stata interpretata come un banale pretesto per (< parlar male >> (l'espressione è opportunamente a doppio senso) di Croce. Di versa cosa era l' A nti-Croce di Gramsci : << Bisogna che l'eredità della filosofia classica tedesca sia non solo inventariata, ma fatta .ridiventare vita operante, e per ciò fare occorre fare i conti con la filosofia del Croce; cioè per noi italiani essere eredi della filosofia classica tedesca significa essere eredi della filosofia crociana (... ). Un lavoro di tal genere., un Antz·-Croce (.•. ), varrebbe la pena che un intiero gruppo di uomini ci dedicasse dieci anni di attività (. . . . Ma (... ) un A ntz·-croce deve essere anche un A nti-Gentile; l'attualismo gentiliano darà gli effetti di chiaroscuro nel quadro (... ) >> (A. GRAMSCI, Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce, 5, ed., Torino~ Einaudi, 1953, p. 200). Effetto di superficialità, il << gramscismo » ed il con- (211 Bibloteca Gino Bianco I

Solo avendo presente queste· considerazioni è possibile trovare una . spiegazione per alcuni fatti. Iilllanzi tutto, se nella minore letteratura neopositivistica l'adesione alle teorie della filosofia analitica non fosse di puro comodo, non si spiegherebbe come mai a tali teorie vengano spesso, negli stessi scritti congiunti motivi derivati dal marxismo, dall'esiste11zialismo, dal sociologismo cattolico. La filosofia analitica, veramente seguente << sinistrismo » culturale sono diventati una delle cause principali di confusione nell'ultimo decennio; e con ciò hanno facilitato il fraintendimento e la distorsi~ne della polemica anticrociana del Bobbio e del Geymonat. D'altra parte, a << parlar male» di Croce e della tradizione storicistica e idealistica, inducevano altri due fatti: lo scoraggiamento dinanzi all'asprezza delle polemiche filosofiche e il mito della << contemporaneità ». Dello scoraggiamento, come causa diretta di avversione per l'idealismo e dell'adesione allo scientismo neopositivistico, dà testimonianza GIULIO PRETI, Il mio punto di vista empiristico, Roma, Arti grafiche A. Urbinati, s. d. (ma 1955 o 1956), p. 2: ((Quando ho cominciato ad occuparmi di filosofia la situazione non era quel bellum omnium contra omnes, quell'urtarsi, più che di posizioni, di ambizioni personali, di libidini di dominio e/ o di servitù, di chiacchiere a vuoto dietro cui si nascondevano pienezze di interessi non precisamente... [puntini dell'Autore] speculativi. ( ... ) Di qui un bisogno di trovare piani di discorso e metodi più positivi ( ... ). In questo stato di cose la seduzione della scienza è irresistibile ( ... ). La logica simbolica o matematica riusciva a introdurre una chiarezza, almeno discorsiva, là dove la cosiddetta (( Logica filosofica >>non introduceva che oscurità e confusione ... Esistenzialismo ed empirismo logico, le due nuove forme di pensiero filosofico che secondo me risolvono definitivamente questa crisi, agirono in due direzioni ( ... ) cospiranti>>. Dei resto il mito della sicurezza è alla radice della Characteristica universalis, creata la quale, <(quando sorgeranno controversie, non ci sarà più bisogno di dispute tra due filosofi, più di quanto ce ne sia fra due computisti; basterà che prendano la penna, si seggano di fronte all'abaco e vicendevolmente si dicano: calcoliamo! ». Tale il parere di Leibniz. Quanto al desiderio di essere <<contemporanei», che, giustificando la polemica contro la tradizione, domina la letteratura neopositivistica ed è ampiamente documentato, non solo nel titolo, dal recente volume di G1uL10 PRETI, Alle origini dell'etica contemporanea: Adamo Smith, Bari, Laterza, 1957 (in particolare p. 5 e segg.), sarà il caso di rammentare le giuste e ironiche parole, ancora una volta, del Gramsci (op. cit., P· 146): <(In ogni tempo c'è stato un passato e una contemporaneità e "contemporaneo" è un titolo buono solo per le barzellette .... Si racconta d'un borghesuccio francese che nel suo biglietto da visita aveva fatto stampare appunto "contemporaneo ": credeva di non essere nulla e un giorno scoperse di essere qualcosa, proprio un " contemporaneo" >>~ · [22] Bibloteca Gino Bianco

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