Muzak - anno III - n.13 - giugno 1976

ri e Rivalta si organizzano per impedire sabotazzi che non sono, come qualcuno sembra credere, la risposta disperata di gruppi dell'ultrasinistra, ma la risposta rabbiosa di chi, usando fascisti o corpi separati dello stato, vuole a tutti i costi mantenere il :;:,otere che il 20 giugno rischia di togliergli. Una volta di più, dunque, la Fiat è, in p1::colo, lo specch o di tutta la società: l'irresponsabilità arrogante, dei padroni, la difesa violenta di un potere. l'uso spregiudicato di qualsiasi manovra falsamente democratica o scopertamente antidemocratica, da una parte, la fermezza e la vigilanza degli operai, dall'altra. Si dice poi che sia il cancelliere tedesco Schmiàt, sia il segretario di Stato Kissinger, temano per il futuro democratico dell'Italia nel caso che il Pci vada al governo: e da che pulpiti, da quali fiorellini del prato « democratico » vengono questi timori. E' recente, recentissimo, il clamoroso caso della compagna Ulrike Meinhof « suicidata » in galera (ne sappiamo anche noi qualcosa dei « suicidi », come quello del compagno Pinelli), e recentemente sono anche venute alla luce le responsabilità della Cia e delFbi nell'uccisione del compagno Jackson, e l'ombra dei servizi segreti americani pesa (neanche tanto in ombra, tuttavia) sull'assassinio (I'« incidente», anche di in-. cidenti ne sappiamo qualcosa) di Alessandro Panagulis, nella Grecia « democratica » di Karamanlis. Fa bene Schmidt a darci lezioni di democrazia, visto che nelle sue galere può accadere di morire durante un'operazione di evirazione: operazioni aberranti di cui non è difficile riscoprire la origine in un regime che trentacinque anni fa, proprio in Germania, si gettò alla conquista del mondo e allo sterminio di massa. E bene fa Kissinger a ricordarci come si difende la democrazia, dopo aver ridotto a un cumulo di macerie il Vict-Nam, e a immenso campo di concentramento e di tortura il Cile, a immenso cimitero l'[ndonesia. E si potrebbe continuare: ma a che serve ricordare cose che tutti sanno, a che serve ricordare a questi signori che essi non hanno alcun diritto morale, prima che politico, per darci lezioni di democrazia? E allora il 20 giugno, credo, sarà proprio questa risposta, violenta e arrabbiata: non un voto di protesta, ma una volontà di cambiamento. E non certo, nemmeno a dirlo, con un voto a mazzieri di Almirante, o agli amici liberali di Sogno. Ma tanto meno a una Dc che mostra sempre di più la sua vocazione ad allearsi con i fascisti. E tanto meno ai social-Locwheed di Tanassi o agli amici efficientisti repubblicani di Guido Carli. Ma al Psi se non tornerà a fare il reggicoda del potere democristiano e clientelare, al Pci come grande forza trainante di un profondo rinnovamento, alla nuova sinistra unità perché essa rappresenta una forza non marginale ed essenziale, anche se non numericamente, per un processo di costruzione di una vera e piena democrazia socialista. Giaime Pintor

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