Muzak - anno III - n.13 - giugno 1976

e alle attività fisiche. « A sinistra è diffusa l'opinione che lo sport sia un affare da fascisti o comunque da qualunquisti. E' questa la prima posizione errata da battere ». Secondo i compa• gni che hanno organizzato questa società sportiva, il compilo prioritario oggi è quello di raccogliere una enorme domanda che viene soprattutto dai giovani e che ha permesso lo svilupparsi di una serie significativa di circoli e di società sportive popolari, che partendo dal• l'intervento sullo specifico sportivo sono riuscite a da• re significativi contributi su il terreno della lotta con• tro quella che i compagni del circolo Castello definiscono « l'ideologia sporti• va ». Non si tratta infatti di limitarsi ad analisi criti• che o sociologiche dello sport borghese, constatan• Inchiesta/spor/tinterviste Nello stadioin cui siamo A Oreste, del Buono, scrittore, critico cinematografico, direttore di Linus e acceso tifoso di calcio, Muzak ha rivolto alcune domande sulla violenza negli stadi. Muzak. Chi sono i giovani tifosi di oggi, in particolare quelli delle « Brigate Rosso-nere »? Oreste del Buono. Sono molto diversi dai tifosi della mia generazione. I giovani mostrano un'insofferenza nei confronti delle autorità. Una insofferenza che può provenire sia da destra che da sinistra, intendiamoci. Una volta uno di loro mi ha detto tranquillamente « noi se ci incontriamo fuori capace anche che ci spacchiamo il muso, ma qui è con l'arbitro che ce l'abbiamo». L'arbitro, l'impianto sportivo, sono i simboli di un'ingiustizia che viene perpetrata contro di loro. Muzak. Ed è un'insofferenza che si esprime con la violenza degli stadi ... OdB. E' una rivolta violenta. Il primo esempio -di guerriglia urbana a Milano. io l'ho visto alla partila Milan-Lazio, ben prima del '68. C'è una violenza che è cominciala negli stadi e poi si è est'.!sa. Ad Aversa. ancora agli inizi degli anni '60, c'è stata una delle prime invasioni di campo. una vera e propria batlaglia di massa. Allo stadio in fondo si raduna tanta gente, anche di più di quanta cc ne sia, o ce ne fosse allora ai comizi o alle manifes1azioni e quando sot10 c'è una situazione di tensione al primo fallo che viene ritenuto ingiusto tutlo si collega e scop'. pia la violenza. Muzak. Questa era la violenza degli anni '60, ma oggi con le « brigate » ... OdB. Si, può darsi che adesso, con i club e così sia, la situazione si sia radicalizzata. Del resto fa parte del tifo di questa generazione anche questa necessità di organizzarsi, magari in queste forme un po' cialtronesche per cui si tira fuori « Settembre rossonero» o le « Brigate Rossonere». Ma non è detto che questa violenza non possa andare da un'altra parte, non abbia forme di comunicazione con ciò che succede fuori dallo stadio. In fondo sollo la cialtroneria c'è anche un rispecchiamento di c_erte tendenze, io li ho visti alle manifestazioni questi ragazzi, li ho riconosciuti nei cortei con i loro giubolli neri con le rifiniture rosse. Muzak. Ma questa autorità con cui se le prendono da chi è rappresentata? OdB. Loro dicono che l'arbitro diventa il simbolo di tutto quello che non va. Ci sono reazioni a volte anche ingiuste, ma certo questa figura di « apostolo», questo arbitro che non prende soldi non può suscitare la simpatia della gente. Con i dirigenti se la prendono per lo stesso motivo, nessuno crede che facciano il loro lavoro solo per il tifo. Nei confronti dei giocatori invece è diverso perché la gente dice « voi prendete molti più soldi di noi, avete il dovere di fare molto di più di quello che fate». In ogni caso la figura più altaccata è quella dell'arbitro. Muzak. E l'antagonismo con le altre squadre, con l'Inter ad esempio? OdB. Prima c'era sempre una os1ilità precisa Ira Milan e lnte,·, 52 clone gli aspetti più indub• biamente negativi, la mer• cificazione delle manifesta• zioni sportive, il professionismo esasperato, la trasfor• mazione dello sport in spet• tacolo, la violenza esaspera• ta di tante occasioni sportive. « Bisogna riscoprire tutti i valori originari <lell'attività sportiva sportiva » dichiara Enzo D'Arcangelo ricordando l'importanza de• cisiva che assume la padro• nanza e la conoscenza del proprio corpo nella vita quotidiana, nei rapporti so• ciali e interpersonali, nei sentimenti stessi. « E' una conoscenza e padronanza che i rapporti di produzio• ne capitalistici negano con• tinuamente nei rapporti tra l'uomo e l'ambiente e ri• guardo allo stesso possibile sviluppo psicofisico della persona ». E' attraverso questo tipo di discorso che adesso si è sviluppata molto di più l'ostilità con le squadre delk altre città. Così ci sono gli scontri negli stadi in cui l'importante è impossessarsi del materiale degli altri, degli striscioni, batterie, magafoni o delle pistole lanciarazzi e delle trombe multitonali. E su questo piano devo dire che anche i giovani delle altre squadre, quelli del Torino ad esempio, sono estremamente violenti. In questi casi certo però la violenza che ne nasce è diversa da quello delle invasioni di camoo. da quella delle battaglie di massa. Un medianodi spinta a sinistra Centravanti del Perugia, ventotto anni, famiglia operala piemontese, Paolo Sollier ha fatto le sue prime esperienzt. politiche tra I cattolici del dissenso; ha lavorato per 6 mesi alla Flat Mirafiori, nel 1969, durante l'autunno caldo. Frequentando l'università, ha avuto rapporti con Potere Operalo, poi è entrato nel Collettivo Lenin e quindi In Avanguardia Operala. E' l'unico sportivo professionista a professare apertamente Idee di sinistra. Muzak gli ha rivolto alcune domande. Muzak. Come militante-cialciatore hai avuto delle grane nel mondo «al di sopra delle parti • dello sport? Sollier. Per quanto riguarda la mia personale esperienza, posso dire di non aver incontrato particolari difficoltà negli ambienti sportivi. Sono stati gli altri a scindere la mia vita di giocatore di calcio da quella di militante rivoluzionario. L'essenziale era che giocassi bene. Per il resto potevo fare e dire ciò che volevo. Credo, comunque. che in alcune società sportive la situazione sia diversa. Muzak. Ma non sta cambiando qualcosa con lo spostamento a sinistra del Paese? Sollier. Negli ambienti sportici c'è un po' di opportunismo, in questi ultimi tempi; molti seguono il vento del 15 giugno, e si dichiarano di 'sinistra'. Comunque, bisogna anche dire che l'arrivo di gente nuova, di giocatori giovani che sono cresciuti nelle lotte nella scuola e nella società di questi ultimi anni hanno intaccato questo mondo che era rimasto chiuso e isolato; hanno portato discussione e politicizzazione. Un esempio: l'Associaz!O· ne calciatori, che è ancora una struttura corporativa - anche se potremmo definirla di 'sinistra ' rispetto al mondo del calcio - potrebbe trasformarsi in un vero e proprio sindacato dei calciatori. Muzak. Come vivi il tuo impegno di sportivo non qualunquista? Sollier. Credo, naturalmente, che il compito fondamentale per me sia spingere per sviluppare lo sport di massa, a partire da una posizione critica nei confronti dello sport professionistico che porti a formulare proposte alternative. Lo sport professionistico è, in quanto tale, sport di élite e non di massa; è uno sport in cui solo i 'migliori ' hanno possibilità di successo li nostro compito è quello di battersi affinché lo ;port possa essere praticato da tutti: queslo significa legare la pratica sportiva alla vila sociale.

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