Alcuni dicono che lo sport è guardare la televisione in cucina. Altri invece sostengono che è una cosa da fascisti e da cronometri. Tuttualpiù da calciatori: quindi una malattia, una iptossicazione da tifo, l'esaltazione di macchine da record. Fascisti o cretini? Questo si domandano, senza escludere il peggio, gli avversari più drastici di ogni manifestazione sportiva. Tanto più che squadre dichiaratamente missine esistono in molte specialità e che una presenza organizzata fascista, come esaltazione dell'ideologia dei primati e della forza fisica, è una realtà concreta. Quando non ci si trovi di fronte a vere e proprie forme di copertura ad attività e formazioni squadristiche. E poi invece ci sono i brigatisti giallorossi più giovani -e scatenati, che reagiscono alla mancanza di attrezzature sportive e sociali, di luoghi di aggregazione e di divertiInchiesta/sport Sonocontento diesserearrivatoultimo La società vuole calciatori qualunquisti e studenti storpi. Che cosa fare per riappropriarsi d~llo sport? mento, impossessandosi delle scadenze sporti ve per organizzare occasioni di « festa » e di collettività. E continuano a scorazzare sugli autobus cittadini con i bandieroni del proprio club sportivo, per trovarsi insieme a sostenere la squadra (e spesso anche il partito, o meglio la « parte ») del cuore, urlando dalle gradinate e dai finestrini. Ma l'Unità li ha scontessati gridando alla « provocazione guidata » e l'Avanti ha rincarato la dose: « Cosa vogliono dire i vari Commandos tigre, Commandos fos51 sa dei leoni e Settembre rossonero? - ha scritto il quotidiano socialista. Niente di p1u e niente meno che un invito ad adoperare la violenza, quella che conosciamo sin troppo bene, che opera nel nostro Paese da anni e che ha un solo nome: fascismo ». E intanto vengono organizzate da parte delle organizzazioni « ufficiali » del tifo sportivo (i vari club dei tifosi) vere e proprie squadre anti-teppisti, per difendere gli « interessi » delle rispettive società sportive da squalifiche e penalità. Non è chi non veda il carattue fortemente riduttivo con cui è stato affrontato da sinistra il problema della violenza negli stadi. Senza ricordare l'aperto invito alla repressione che molti giornali anche democratici hanno ritenuto necessario avanzare. E comunque è certo che il dibattito sullo sport, in questi anni, non è andato molto avanti. limitandosi alla ormai annosa polemica tra i sostenitori e i detrattori delle tradizionali partite di calcio. « Il problema dello sport e delle attività moto-- rie in generale è stato ingiustificatamente messo in secondo piano e sacrificato rispetto alla discussione che sta andando avanti invece sulla musica, sul sesso o sulla droga ». Così Enzo D' Arcangelo, presidente della polisportiva romana « G. Castello », condanna la situazione di grave ritardo culturale che esiste all'interno del movimento operaio su tutti i temi legati allo sport
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