Il compagno e il potere Coicapelli tagliati 'al Lenin Rosa Luxembourg, o Carole Lombard, Marie Curie o Clark Gable, sembra che non ci sia poi una gran differenza. Per la televisione sono tutte carriere-vite. Tutte smunte, patetiche figurette. Sbiaditi santini Vanno di moda, in cinemateatro-televisione-stampa, le vite dei rivoluzionari: la Luxemburg in teatro, Majakovski in TV, per tacere delle ri<1vocazioni minori, e dei molti progetti in aria. Non c'è dubbio, le vite dei rivoluzionari «vanno ». Ma come le si tratta? Da tempo, la ricetta è, pressapoco, . sempre la stessa. Personalizzazione del personaggio, sulla scia delle biografie all'americana: quello che importa è la psiche, il dramma umano, il dilemma privato, in definitiva la scelta secondaria. Personalizzazione dei portatori di linee rivoluzionarie alternative a quelle del protagonista, con Io stesso criterio, che in genere farà di loro dei « cattivi » dato che tutta la simpatia dev'essere scaricata sul protagonista. Spersonalizzazione del contesto, della Storia: un po' di bric-à-brac cianfrusagliesco di oggetti auto, costumi, manifesti, musiche, ritratti dell'epoca sostituisce l'ambiente reale, che è, trattandosi di figure rivoluzionarie, fatto di masse e di conflitti politici, i quali però, nell'ottica dei mass-media, è bene rimangano piuttoresco sfondo spesso crepuscolare. Storie, dunque, di sentimenti piuttosto che di idee-azioni. Per cui non c'è poi una gran differenza tra Matteot45 ti, i sette fratelli Cervi, la Luxemburg, Madame Curie, Giordano Bruno, Clark Gable & Carole Lombard, Lenny Bruce. Si tratta di carriere-vite (attori - scienziati - artisti - politici - rivoluzionari ecc.) che hanno di fronte dispiaceri privati (amori che non funzionano, di solito) e pubblici (incomprensione, scontri con rivali, magari la morte). Personalità eccezionali comunque, e questo è quel che serve all'industria dello spettacolo, di tanto in tanto, quando è a corto di idee. Ma oggi i rivoluzionari funzionano meglio: la situazione di tensione sociale è quella che è, e ci stiamo tutti così dentro che è superfluo analizzarla: la sinistra « buona » è già da tempo se non al potere dentro il potere (es. la TV); c'è un pubblico - giovani, proletari, masse - che s'interessa a certi fatti e persone della storia della rivoluzione; e, soprattutto, c'è un problema da esorcizzare: per l'appunto quello della rivoluzione. E allora, tutte le condizioni essendo riunite, si procede al Prodotto, con qualche consulente che magari in tempi lontani ha avuto lentamente qualche lontana velleità di rivolta, « esperto » dunque in rivoluzione; e il gioco è fatto. Il fenomeno più che comprensibile, ennesima strumentalizzazione e castrazione di un'idea, di un progetto, di una sostanza storica. Il risultato di una paura, da parte delle classi dirigenti e dei loro lacché-cani da guardia intellettuali (intellettuali di professione, non perché abbiano un gran rispetto dell'intelletto, o perché di intelletto ne abbiano moto). Essi pensano che, esorcizzando il passato riconquistando le figure dei rivoluzionari in una dimensione « umana », «intellettuale», « democratica », si possa contribuire a esorcizzare il presente. Quando Rosa Luzemburg venne uccisa nel fondo di un carcere, gli intellettuali del potere applaudirono, e quelli con la coscienza infelice riversarono i loro sensi di colpa o i loro disagi in opere metaforiche, che parlano di altro per alludere a quel « fantasma aggirantesi per l'Europa ». Que&t'ultima era in fondo la strada migliore, per l'intellettuale o artista borghese scontento della sua classe della sua cultura delle sue compromissione, mentre l'intellettuale invece rivoh:- zionario o marxista narra\1.1 altro: classi, personaggi dentro le classi, in conflitti di classe, dentro la storia passata e soprattutto presente. Mai un Brecht, né un Toller avrebbero pensato a una vita di Marx, Lenin, o di Babeuf, o di Rosa, buttandosi invece giustamente nelle storie rappresentative illustranti un momento storico, un esplodere dei confiitti. e soprattutto le ragioni di questo esplodere. Lo spettacolo delle vite dei rivohizionari è dunque per più di un motivo un'operazione indegna e vile: perché serve a nasc.ondere i con- ➔
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