Muzak - anno III - n.13 - giugno 1976

Mc Coy Tyner • Trident » Mllestone (Cetra) Mc Coy Tyner è notoriamente tra coloro che furono i fedelissimi dl John Coltrane. Il suo nome, infatti, è rimasto legato al quartetto • classico » che Coltrane guidò nella prima metà degli anni '60, nel quale oltre a Coltrane ai sassofoni e Tyner al piano, c'erano )immy Garrison al basso ed Elvin Jones alla batteria. A quell'epoca Tyner trovò una piena armonizzazione stilistica col sassofonista, sorreggendo i « modi » coltraniani con accordi aperti e polivalenti. In seguito quando superò definitivamente le modalità e l'armonia, Coltrane preferì a lui la pianista Alice Mc Leo (diventata poi Alice Coltrane). Da allora è cominciata per Tyner una carriera solitaria che lo ha portato a diventare uno dei più apprezzati pianisti del momento, anche in Italia dove ha suonato più volte negli ultimi tempi. Gli ultimi suoi dischi hanno avuto tutti una notevole diffusione e soprattutto « Sahara » che è stato un vero e proprio best-seller. La ricerca di Tyner si è incentrata sulla pienezza del suono di gruppo, e quindi su armonie ampie e allargate e su ritmi complessi e trascinanti. « Trident » è, in un certo senso, il ritorno ad una maggiore essenzialità di linguaggio. Il_disco è inciso in trio da Tyner insieme a Ron Carter (noto per aver fatto parte di uno dei più c~ri quintetti di Miles Davis) al contrabbasso e Elvin Jones (un altro ex fedelissimo coltraniano) alla batteria. li dialogo tra i solisti è più serrato ed incisivo che in altre esperienze. Una maggiore lucidità improvvisativa, in ultima analisi, che però va a discapito della forza di impatto che i gruppi di Tyner generalmente sono capaci di provocare. Gino Castaldo Rolling Stones Black and blue Wea Dopo tredici anni di carriera il suono degli Stones mantiene la carica ribelle che possedeva tredici anni fa. Naturalmente la situazione economica della band è cambiata, è cambiata la loro forza contrattuale. Ora possono permettersi di incidere otto brani in cinque mesi provando e riprovando nei minimi particolari mentre i primi tempi dovevano fare tutto in fretta e in mono. Naturalmente ora c'è Billy Preston che suona le tastiere in un brano e Nicky Hopkins in un altro a seconda della necessità. Ma sono o non sono gli Stones la migliore band di rock'n'roll? A nostro avviso per molti versi si. Perché non si sono mai fermati a guardarsi la punta dei piedi e non hanno mai smesso di suonare quello che sanno suonare. )agger e compagni non si sono mai permessi sterzate brusche nello stile (fatta eccezione forse per Theyr Satanic Majesties) perché quello stile era ed è la loro personalità senza artifici. Ora qualcuno viene a dire che questo è solo 'un altro disco di reggae'. Solo perché contiene un brano, Cherry Oh Baby, ispirato al reggae. Ma Cherry Oh Baby è uno scherzo, un allegro tributo alla Giamaica e al reggae stesso fatto senza alcuna volontà di imitare. il ritmo è infatti reggae, ma si tratta di un reggae rallentato e funkizzato dall'interpretazione densa d'umorismo di Jagger. Alcuni brani sono· stati accusati di essere musica da ballo. Ma forse gli Stones avevano bisogno di ispirarsi alla recente discomania per imparare a fare ballare il proprio pubblico con soul. Erano sempre Richar e Jagger gli autori di quella Satisfaction interpretata da tutte • le stelle del rhythm'n'blues. Evidentemente hanno sempre avuto qualcosa a che fare con la musica nera. Hot Stuff, Hey Negrita e Hand Of Fate sono 39 brani personalissimi nello stile più duro della band. Il suono s'è tra l'altro indurito per la sostituzione della chitarra accuratissima di Mick Taylor con i licks ritmici e scuri di Ronnie Wood. Stupendi e due brani lenti e la swingante Melody. Danilo Moroni Queen A Night At the Opera Emi Nel filone che vede sovrani Supertramp e Ten CC i Queen si inseriscono con un rock più duro, fantasioso anche se non sempre pieno di gusto, a volte ripetitivo. Qualche branò comunque non è privo di un certo fascino alla Mc Cartney. Oculata la scelta dei suoni. Oltre chitarra basso e batteria, piano acustico e, spesso, voci arrangiate. Bette Midler Songs For the New Depression Wea Pensate se Barbra Streisand fosse divenuta improvvisamente tanto « hip » da cantare « Buckets Of Rain » con il controcanto di Bob Dylan. li tipo di operazione che fa Bette Midler è quello solo che il suo • kistch », la sua musica leggera, è rivolta ad un tipo di pubblico differente e più ibrido. Musica leggera ma imbastardita di jazz, music-hall, country & western con uno stile così raffinato da rendere il prodotto una gemma del suo genere. Osibisa Welcome Home Bronze Osibisa è il primo dei complessi che suonano questo genere che può essere definito « afrorock». Simile al latin-rock nel modo di assorbire elementi folkloristici e appaiarli a sonorità rock anche la musica di Osibisa è costellata di motivi commerciali. Pure resta incontaminato un certo spirito che si manifesta negli arrangiamenti di brani della tradizione nigeriana tipo • Densu », una filastrocca che nomina tutti i pesci che possono essere pescati nelle acque di un certo fiume, o « Kolomashie ». Fripp & Eno: Evening Star (lsland Help) Vicini al linguaggio di alcuni musicisti contemporanei (Terry Riley e l'elettronica tedesca), Fripp & Eno hanno composto un'opera non distante dal loro primo No Pussyfooting, aperta, sfaccettata e facilmente comprensibile da chiunque voglia intuire le variazioni minute del suono attraverso la ripetizione costante di un modulo. La magii:ior difficoltà che i due artisii hanno incontrato nella stesura è di certo la scelta delle sonorità e delle altre caratteristiche del suo no. Difficoltà facilmente superata se si ascolti l'opera con la cura dovuta, non certo per passare sopra le note senza ascoltarle veramente. Third Ear Band: Experiences (Emi Harvest) Da tempo fuori catalogo, i tre album della Third Ear Band hanno segnato un capitolo importante nell'evoluzione del pop britannico. In ricerca delle tradizioni esterne all'Inghilterra stessa, in bilico fra esperimento e perfetta comunicazione, il gruppo si è aperto a una forma espressiva che va ai primordi della scienza musicale. Ci sono spunti di musica orientale e mediterranea (principalmente egizia), e fortunatamente la raccolta è compilata con estrema cura, offrendo davvero il meglio di questo misconosciuto e grandissimo gruppo. Jerry Garda: Reflections (Round Records) Il chitarrista dei Grateful Dead sembra aver completamente smarrito la propria vena creativa, ma in compenso ha maturato un modo d'esprimersi che gli permette di sopravvivere anche in queste condizioni. Accompagnato da tutti i membri dei Dead e dal suo attuale gruppo, Garcia suona un rock semplice e pulito, ma che purtroppo manca della convinzione che aveva fatto del suo primo « solo » un capolavoro. Carnei: Moonmadness (Decca) Gruppo di recente fama in Inghilterra. Suona pop abbastanza avanzato nelle idee e negli arrangiamenti, peccando però di quell'autonomia espressiva che distingue i punti di forza del pop inglese. La raccolta è segno di una stasi che investe il pop britannico, troppo incerto fra espedienti di commercio e soluzioni di maggior impegno, cioè realmente comunicative. Albion Country Band: Battle of the Field (lsland Help) A quasi tre anni dello scioglimento del gruppo (che fu uno dei massimi esponenti del folk rock britannico) esce questa raccolta di inediti, matura nel linguaggio, poliedrica in ogni sua parte. Un album che riesce al limite delle possibilità espressive del folk rivisitato almeno quanto le migliori opere degli altri gruppi guida del fenomeno.

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