Muzak - anno III - n.13 - giugno 1976

Ricordiamo, tra i più famosi ad averlo fatto prima di Davis, i Weather Report e Santana. « Agharta "• comunque, rispetta quella che generalmente è la funzione dei dischi realizzati dal vivo: non dice niente di nuovo ma conferma, tutt'al più, sul terreno della comunicazione viva che per il jazz e il pop rimane una dimensione essenziale, risultati già espressi altrove negli studi di registrazione. che spesso, nell'ambito della ricerca di nuove tendenze, consentirono una maggiore concentrazione. Niente capolavoro, in conclusione, nel senso delle indicazioni che ogni opera importante deve offrire, ma un Davis all'altezza delle sue cose migliori a contatto col palcoscenico laddove la sua poetica va incontro alla verifica dell'incontro col pubblico. Gino Castaldo Chlck Corea « The leprechaun » Polydor (Phonoaram) Armando « Chick » Corea, tastierista americano di origine italiana, è uno dei musicisti jazz più in voga del momento. E' molto conosciuto tra i giovani per essere uno degli esponenti di punta di quel jazz. rock che, come filone assai ampio e indeterminato, dimostra di essere una delle aree musicali più ricche e vitali. Dopo varie esperienze, più o meno solitarie, e soprattutto dopo il grande incontro con Miles Davis, Corea si era fatto conoscere per i dischi realizzati col gruppo « Return to forever' di cui tuttora è la princip~e « mente » creativa e organizzativa. Con « The leprechaun » sembra essere tornato a cercare una sua autonomia che va considerata come una pausa più che una scelta definitiva, visto che l'attività col gruppo continua egualmente. E' da supporre anzi, malgrado sul disco non vi siano indicazioni, che alcuni dei componenti del gruppo oltre che a tanti altri musicisti siano presenti anche in « The leprechaun ". Iu questo disco Corea prova a narrare una storia, anzi una fiaba in cui « The leprechaun ", ovvero lo gnomo, suona, medita e sogna per tutta la piccola gente, ovvero gli gnomi, e per la sua regina, fino a coinvolgere tutti nel suo sogno, ovvero nella sua visione. La metafora è evidente. Lo gnomo è Corea stesso che attribu)sce alla musica qualità magiche e visionarie. La musica cioè è un mondo costruito dal musicista per trasmettere a chi ascolta la sua visione del mondo. Il tema è svolto con la consueta sapienza da Corea-gnomo, che come al solito suona su diversi tipi di tastiere creando momenti e atmosfere molto diverse tra loro così come richiede ogni narrazione che si rispetti. Gino Castaldo GII Scott Heron The Flrst Minute Of A New Day Arista Ci siamo già occupati di questo artista un paio di numeri fa quindi non dovrebbe essere più una sorpresa (per il lettore attento si intende) leggere che Scott Heron è uno dei più grandi poeti di colore che si esprimano attualmente in America. La sua musica che appunto scaturisce dalla poesia è una risposta cosciente a tanti fratelli di sangue che « tutto quello che vogliono fare è ballare notte e giorno ». Lo stile musicale infatti pur risentendo delle svolte più recenti dell'ambiente musicale di colore conserva una sua scioltezza, una delicatezza nella scelta dei suoni e dei volumi che non forza, anche se il ritmo è cattivante, a alzarsi e a bai- • lare. Vogliamo dire che l'interesse rimane sulla voce dell'autore mentre la base musicale fa molto di più che fornire un tappeto ritmico alla melodia. In realtà Heron è molto più vicino all'ambiente jazz che non a quello del rhythm'n'blues e se da quest'ultimo ci porta di tanto in tanto qualche reminescenza la classe è quella di uno Stevie Wonder. Wonder torna alla nostra mente mentre ascoltiamo questo « First Of a New Day " ma è una similitudine che fa solo onore a Heron in quanto lo stile dei due sembra toccarsi proprio nei brani più ispirati. « Winter In America " col suo arrangiamento semplice ed efficacissimo (tutto il potere evocativo è consegnato a qualche rullo di tamburo e alcuni flauti) è probabilmente il nostro brano preferito: « è Inverno; inverno in america, e non c'è nessuno che combatte perché nessuno sa cosa salvare». Le canzoni di Scott-Heron sono tutte di liberazione. Non si tratta di brani rivolti esclusivamente alla gente di colore anche se questo è senza dubbio il primo riferimento del poeta. La liberazione verrà per tutti, rossi, neri e verdi: « (. ..) ho visto le foglie diventare marrone dorato - Ho visto il sangue rosso della mia gente - Se hai visto il sangue rosso della tua gente - Allunga la mano - ti porteremo là: • rosso sta per liberazione ». 38 Scott-Heron è stato il primo artista preso sotto contratto l'anno scorso dalla allora nascente etichetta Arista: il primo di una serie di fortunati contratti in seguito ai quali la Arista ha potuto ottenere un aumento dei profitti operativi del 600 per cento. Danilo Moroni Francesco de Gregorl Bufalo Bill Rea Tante polemiche ha suscitato ultimamente De Gregori circa l'onestà del proprio impegno artistico e politico. Ma qual'è il motivo per cui queste polemiche hanno avuto ragione d'esistere e perché non se ne sono scatenate di simili, su Baglioni o su Venditti? Il motivo è senz'altro da ricercare nel fatto che Francesco, sentendosi ideologicamente vicino a certe idee, ha effettivamente suonato per i Circoli Ottobre di Le e in occasionì di festa e di lotta. Ora dire il vero, al di là delle critiche magari giustissime che possono essere fatte alla sua opera, ci sembra ingiusto che tra tanti cantautori in cerca solo di « buone vibrazioni ", l'ira delle sinistre si scateni proprio contro questo solitario esempio di artista che « nonostante » il grosso successo commerciale si è sempre preoccupato abbastanza di avere una posizione corretta di simpatizzante nei confronti del movimento. Nella lettera che ha scritto a Muzak De Gregori afferma di poter scrivere le sue canzoni nell'unico modo in cui è capace e questo non deve essere presa come una giustificazione ma come un atto di sincerità. L'artista afferma: « Io sono così. Amo esprimermi attraverso la metafora. Però cerco anche, pur non essendo un militante, di dare una coerenza politica al mio discorso». Considerando che dopo il successo non indifferente di Rimmel Francesco avrebbe potuto infischiarsene di avere una credibilità f~a i politicizzati. Sappiamo che i successi commerciali ad un certo livello non hanno • nel nostro paese bisogno per continuare di alcuna credibilità politica. Eppure con que• sto Bufalo Bill (pronunciato e scritto volutamente all'italiana con una effe sola) il discorso musicale e poetico di De Gregori continua coerente a sé stesso e nello stesso tempo arricchito di un tocco di chiarezza e di stile in più. Niente ammiccamenti spudorati al commerciale come nel caso di Venditti e ancora una collezione di canzoni suonate e cantate meglio rispetto alla produzione precedente. De Gregori sembra aver imparato molto dai tempi del suo esordio, specialmente per quello che riguarda l'interpretazione. La sua tecnica diventa qui solida e anche come cantante dimostra in più episodi che De Gregori « esiste ». Ancora una difficoltà nell'ascolto nella passione dcì)la metafora che chi scrive non è mai stato capace di cogliere al volo. Così può capitarmi che un brano scorra sul mio giradischi senza che io catturi il significato pregnante di un pezzo. Eppure il pezzo funziona lo stesso. E' stato il caso di Babbo Natale che ho dovuto veramente studiare per comprendere, ma che fin dai primi ascolti era uno dei brani più ricchi di charme. Come Santa Lucia, molto criticato per via della scelta di questa mediazione col cattolicesimo anche se in un elemento formale (Santa Lucia è la Santa Protettrice dei ciechi), e che forse è il brano migliore. Danilo Moroni

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