L'introduzione della stampa e la crescente alfabetizzazione di massa sono le cause di un grosso cambiamento nella comunicazione popolare. E' un cambiamento che è ancora in atto, ma che ha radici molto lontane, se già dal seicento in Inghilterra, alle canzoni popolari trasmesse oralmente, si vengono affiancando i fogli vo lanti, le « broadsides », venduti per pochi soldi agli angoli delle strade. Gli effetti non si sentono solo sul piano della diffusione, perché nessun mezzo è « neutro » e tanto meno lo è la scrittura. Con il foglio volante, le canzoni popolari escono dalla autonomia della cultura orale ed entrano in modo subalterno nella sfera della cultura scritta. Il primo effetto - che non a caso coincide con la rivoluzione borghese - è che le canzoni adesso possono diventare merce. Cioè possono essere vendute e comprate, e spesso sono anche un buon affare - tanto che ci si dedicano personaggi importanti, come Benjamin Franklin che, tra un'invenzione e una trattativa diplomatica pubblicò anche un paio di sue canzoni su fatti di cronaca. Ma se diventano merce, allora possono avere anche un proprietario; a differenza delle canzoni popolari comunicate oralmente, che appartengono a tutti. Il proprietario, naturalmente, è l'autore. Così, il· venditore di fogli volanti assume autori su commissione, che su ogni pestilenza, impiccagione, orrendo delitto scrivono le loro rime, ad imitazione di quelle dei poeti « veri ». Naturalmente, non è che imitino le avanguardie: imitano le retroguardie, i detriti della cultura boghese, i suoi momenti più conservatori e sentimentali. Le canzoni popolari, le ballate narrative epico-liriche, sono concise, rigorose, affrontano i temi di fondo F.olk I cantiintasca Ormai le canzoni sono merce. Hanno anche, un genere, un proprietario. Nonostante i finti menestrelli l'epoca della canzone popolare, posseduta da tutti e trasmessa oralmente, è finita. della società contadina da cui nascono. Quelle dei cantastorie sono legate alla cronaca, e sono ridondanti nel linguaggio e moralistiche nei contenuti: ultime confessioni di criminali pentiti, delinquenti assicurati alla giustizia, delitti d'onore doverosamente connessi e scontati, carabinieri che alla fine intervengono e sistemano tutto. Naturalmente, sto schematizzando. Scambi fra le due tradizioni, quella classica orale e quella recente scritta, non mancano. Ma ogni 26 volta le canzoni vengono riadattate al nuovo mezzo: le versioni a stampa delle ballate tradizionali aggiungono un finale moraleggiante; le versioni orali delle canzoni da foglio volante spesso le sfrondano. Ma la forte presenza moralistica mostra un uso implicitamente propagandistico della canzone da foglio volante e da cantastorie. E' una propaganda di ordine e di promozione sociale, fatta da autori che si pongono come « intellettuali » perché compongono e serivono anziché improvvisare e ricordare. Ma a volte è fatta anche da poeti veri, come Ignazio Buttitta che trova in Ciccio Busacca il tramite ideale per parlare, da una piazza all'altra, della mafia e dell'emigrazione. A mano a mano poi impara a valersi anche di altri mezzi di comunicazione: in America, fin dagli anni '20, il foglio volente è sostituito dal disco. Personaggi come Carson Robison non si fanno sfuggire un deragliamento o un'inondazione: immancabilmente, producono la loro « disaster song », con tanto di formula moraleggiante che invita a rimettersi nelle mani del creatore. E le canzoni poi circolano sui dischi venduti ai contadini e ai minatori dai cataloghi per corrispondenza della Sears & Roebuck. A questa scuola d'altronde si formano anche i grandi poeti proletari, a partire da Woody Guthrie, che si serve con ben altra coscienza politica e poetica delle forme usate da questi cantastorie elettronici. L'uso del disco al posto del foglio volante, adesso si va diffondendo anche in Italia: basta guardare le bancarelle di qualunque festa di paese. A mano a mano, poi la scrittura diventa anche patrimonio della stessa base contadina e operaia. Penso a personaggi importantissimi sconosciuti, come Timoteo, Fusano, che pubblicava sui. giornali sindacali le sue ottave sull'occupazione delle terre; al poeta antifascista Giuseppe Paoleschi, di Carbognano, che andava a vendere le sue storie .ii pastodi della Maremma Laziale. E oggi i nuovi autori della canzone operaia contemporanea, i Bantelli, Malinconico, Pattume, Zurlo, fondano la loro coscienza della cultura tradizionale con la padronanza sempre p1u completa dei nuovi mezzi di comunicazione e con il loro consapevole uso politico. Sandro Portelli
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==