la possibilità di attribuire tale qualifica a prodotti di intellettuali; ci basta ricordare che sempre, nella storia del movimento operaio, inni e canti di lotta furono opera di letterati e autori colti). Questo processo di individualizzazione, applicato alla musica leggera industriale, intorno agli anni '60, originò, con la coincidenza di altre ragioni sociali e culturali, quel fenomeno definito appunto dei • cantautori • di cui in queste pagine si parla; nel campo della canzone popolare e politica, produsse la schiera di autori che - a partire dall'esperienza dei cantacronache torinesi - arriva fino ai nostri giorni. E sono tanti e tanti. Ne citiamo alcuni: Ivan Della Mea, Paolo Pietrangeli, Giovanna Marini, Gualtiero Bertelli, Fausto Amodei, Rudy Assuntino, Alberto D'Amico, Diego De Palma - per limitarci a quelli che lavorano o hanno lavorato per il Nuovo Canzoniere ltaliano. In questi autori, la milizia politica, il legame reale con le masse popolari (legame diretto o mediato attraverso le organizzazioni di classe), la formazione culturale hanno spesso trovato una buona sintesi in produzioni di un livello artistico superiore, indubbiamente, a quello della produzione 'leggera', anche la più colta e intelligente. Abitualmente, quella produzione ' militante ' era caratterizzata dall'essere interamente politica, nel senso, forse, più riduttivo del termine; una tematica, cioè esclusivamente di lotta anticapitalistica, espressione coerente di una concezione della politica ancora agganciata, in prevalenza, ai suoi riferimenti e ai suoi canoni tradizionale (a parte qualcosa di Ivan Della Mea). La cultura giovanile antiborghese allora in formazione (siamo alla fine degli anni '60) si riconobbe solo parzialmente in quella tematica, Anonimo cantautore In una sezione del Pci 25 rimase disorientata e scelse (non l'evasione, come qualche sciocchino temette) il terreno impervio e vischioso di un uso politico del pop e, più di recente, della « nuova canzone », dei « nuovi cantautori ». Questi ultimi, oggi, sono - a mio avviso - di fronte alla necessità di una svolta. Percorso in lungo e in largo il 'personale', debbono trovare il 'politico ' e farne una sintesi, pena la loro condanna sempiterna al crepuscolarismo; intelligente, magari, ma sempre crepuscolare. Nel frattempo i ' politici', Della Mea e Pietrangeli innanzitutto, il ' personale' lo hanno ritrovato già da tempo (oltre ad aver intelligentemente ripreso qualcosa del pop negli arrangiamenti e nella strumentazione) e ne fanno un grande uso nelle loro più recenti composizioni, con risultati francamente buoni. Quello che, a questo punto, verrebbe da proporre sarebbe una ' grande conciliazione ' tra i 'leggeri ' e i 'militanti ': ai primi ne potrebbe derivare di buono, una maggiore capacità di agganciare il proprio ' poetare e musicare ' ai problemi reali delle masse, alle loro reali contraddizioni, al loro reale vissuto; ai secondi una maggiore capacità e duttilità nella comunicazione, nella individuazione di un nuovo linguaggio, nella scoperta dei contenuti che richiede quel pubblico di massa che affolla i concerti, le feste, i palazzi dello sport. Non ci si può sottrarre, insomma, ad alcune domante sgradevoli e imbarazzanti se vogliamo es, sere onesti e tener conto della clamorosa differenza di vendite tra un, poniamo, Della Mea e un, poniamo, De Gregori e dell'orientamento politico in larga parte omogeneo tra gli acquirenti dei disci di Della Mea e di De Gregori. Le ragioni di tutto questo sono evidentemente molteplici, complesse e non semplificabili, ma penso che Della Mea sia d'accordo con me nel ritenere giusto che si vendano altrettanti suoi dischi quan• to quelli di De Gregori (e anche questi, probabilmente, sarebbe d'accordo) e non semplicemente per ragioni commerciali. Quella dei ' pochi ma buo• ni ' non è stata mai una tattica vincente, e non c'è dubbio, d'altra parte, che la maturità delle masse giovanili oggi possa, insieme, far propri sia « Bufalo Bill » che « Ringhiera », dividen• do conscienziosamente, nel primo caso come nel secondo, il grano dal loglio. Simone Dessì
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