Muzak - anno III - n.13 - giugno 1976

segue da pag. 21 La realtà è che per molti la musica rimane una realtà completamente avulsa dalla realtà, con potenzialità extrarazionali, intuitive. Con la musica, insomma, si arriverebbe tutt'al più ad un nirvana emozionale e spirituale. Con le parole invece no. Le parole le usano tutti, e tutti sono in grado di giudicarne il messaggio. Da qui la pericolosa tendenza ad estrapolare i testi dal_ contesto della canzone, per giudicarli come poesie, come strutture narrative ecc... Tendenza adottata anche da chi, ad esempio, sostiene che di musica, per i cantautori, non se ne può proprio parlare. Quelle musiche, cioè, sarebbero talmente banali e scontate, più o meno tutte, che un testo preso a caso potrebbe essere spostato da una canzone all'altra senza che i significati debbano necessariamente mutare. Anche questa ci sembra una posizione notevolmente sbilanciata. Da un lato non si può fare a meno di rilevare come la dissociazione tra musica e Antonello Vendlttl testo sia interna al costume compositivo della maggior parte dei cantautori con gravi limiti imposti alla loro attività Tutt'altro discorso è riportare qu!sta dissociazione in sede critica, laddove invece sarebbe più opportuno, metodologicamente, ipotizzare un discorso che tenda ad unificare i due fatti. Quello che è sempre mancato, insomma, è la tendenza ad analizzare la canzone come fatto autonomo in cui musica e parole arrivano ad una fusione che fa nascere un terzo linguaggio con una sua sintassi, con una sua ottica specifica che non può essere esaurita né da un'analisi di tipo letterario né da una esclusivamente musicologica. In altre parole, solo quando si comprenderà la specificità della canzone d'autore, la sua autonomia creativa e comunicativa, la si potrà agilmente riportare al rapporto col movimento e più in generale con la società che tutti oggi giustamente cercano. Gino Castaldo 24 Speciale cantautori Agit-pop Se avvenisse una « grande conciliazione» tra i « leggeri » e i « militanti »: ai primi ne potrebbe derivare di buono, una maggiore capacità di agganciare il proprio poetare e musicare ai problemi reali delle masse ...; ai secondi una maggiore capacità e duttilità nella comunicazione e nella individuazione di un nuovo linguaggio ... Se ' cantautor ' è colui che scrive (compone, immagina) la sua canzone e poi se la canta, la gran parte degli autori di canto popolare è costituita da 'cantautori'. All'interno di modi di produzione musicali (e, più in generale, culturali) che prevedevano la figura del singolo cantante solo come espressione di una collettività strettamente aggregata e con un alto livello di partecipazione, l'emergere della figura del cantante individuale costituiva un processo lento e non competitivo, affidato a momenti particolari della vita comunitaria (le feste, ad esempio) e che richiedeva un patrimonio consolidato di cultura misicale e letteraria. La gran parte del canto popolare (e di quello politico come sua parte) era frutto di elaborazione collettiva e, innanzitutto, attraverso la comunicazione collettiva (o quella individuale ma anonima) veniva diffuso. Si potrebbe parlare quindi, di ' cantautori ' massa, e tali erarw le aggregazioni spontanee (o sommariamente organizzate) che, dagli ultimi decenni del 19°secolo fino all'avvento del fascismo, nei luoghi di lavoro e di vita delle grandi masse subalterne, rappresentarono le cellule vivacissime e prolifiche di produzione del canto popolare e politico italiano. Successivamente (e per processi sociali ed economici ben noti che qui non intendo ricordare) lo sviluppo dei modi di produzioni musicali contemporanei, sintetiz-. zando figure antiche come quelle dei cantastorie ad altre più recenti, individualizzarono maggiormente il processo· di formazione del canto popolare e diedero centralità alla figura del 'cantautore'. (Qui non si vuole riprendere la discussione sul significato di ' popolare ' e sul-

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