Muzak - anno III - n.13 - giugno 1976

Musica Ohlillylilly none ntarmi trope palle C'è polemica sulla ques\ione dei cantautori: e a noi piace sempre intervenire nelle polemiche, soprattutto quelle che riguardano musica e politica E che si tratti di un problema musicopolitico non v'è dubbio alcuno. La nuova canzone d'autore, anzi, per sua scelta precisa, si regge su un triangolo dai vertici tutti degni di grandi discussioni ognuno per proprio conto, figuriamoci poi quando sono combinati assieme come appunto succede per la nuova canzone. Il triangolo è quello formato da parole, musica e politica. Stiamo parlando ovviamente di quei cantautori non direttamente impegnati nella militanza politica (laddove il discorso sarebbe molto più lineare e meno ambiguo), quelli cioè che puntano più al rinnovamento qualitativo e contenutistico della canzone d'autore come mezzo a sé stante che non sull 'e◄pressione diretta e immediata delle lotte politiche. La polemica non è solo sul ruolo politico che questi cantautori hanno in senso stretto, ma •anche sulla effettiva validità del diséorso, dando per scontato che un reale rinnovamento sarebbe comunque un fatto progressista, (anche se giocato sul terreno dei problemi poetico - umani - amorosi - individuali - interiori - all'interno del ri11novamento privati ecc.), collocabile cioè all'interno det rinnovamento culturalpolitico che più in generale porta avanti la sinistra, intesa nella sua accezione più unitaria possibile. Non saremo certo noi a negare che il privato sia anche politico. Sappiamo bene che un buon discorso sull'amore può essere più rivoluzionario di un cattivo comizio. Rimane da verificare, casomai, fino a che punto il privato specifico dei cantautori (che per definizione è ' pubblico ') sia anche politico, quanto lo sia, cioè, e come. Chiariamo. Non vogliamo certo impostare una fobica caccia alle streghe alla rovescia, pretendendo di scovare il reazionario che si nascende in ogni cantautore o, ancora peggio, di « stalinizzare » selettivamente il circuito misicale. E' semplicemente un'esigenza di chiarezza. Esigenza che deriva da alcuni fatti. I cantautori, in primo luogo, per loro stessa ammissione, pretenderebbero di muoversi ' parallelamente ' al movimento, senza viverlo dall'interno, ma rispecchiandone dall'esterno le tendenze e gli assunti fondamentali. Queste canzoni, in secondo luogo, hanno una diffusione che va ben al di là del circuito politico giovanile e i casi di Venditti e De Gregori in cima alle classifiche sono solo degli esempi clamorosi, ma non isolati, di una tendenza, propria alla maggior parte dei nuovi cantautori, a vivere contraddittoriamente tra movimento e mass-media e cioè tra domanda di base e coercizione massificatoria. E' indubbio, in terzo luogo, che i nuovi cantautori sono diventati bene o male, un emblema di una parte del movimento giovanile di sinistra, forse proprio perché ne rispecchiano incertezze, ambiguità e contraddizioni. Non si tratta allora di una discussione sul sesso degli angeli (come per esempio andare a vedere se Rimmel è una canzone di detra o di sinistra) quanto piuttosto un problema molto più ampio e complesso. Il fatto è che moltissimi giovani si riconoscono in queste canzoni, vuoi per adesione culturale, vuoi per 19 identificazione poetico-umana, vuoi infine per suggestioni varie. Ma quale ideologia sottintendono queste canzoni? Che cosa si intende esattamente per rinnovamento? E' evidente per questo che, ad esempio, non ci preoccupiamo affatto di un Lucio Battisti, almeno in questa sede. Nel suo caso si tratterebbe di vedere dove può andare a parare un'ideologia travestita da finta innocente evasione. Nei nuovi cantautori il problema è esattamente inverso. Si tratta di vedere, cioè, se quella che è una pretesa di impegno ideologico non sia invece il mascheramento di una pseudocultura di evasione. Cosa percepiscono i giovani da canzoni come ' Lilly ' di Venditti o 'Bufalo Bill ' di De Gregori, tanto per fare degli esempi? Semplicemente una musica piacevole o, come preferirebbero gli autori, i segni inconfondibili di una nuova cultur'a? Gino Castaldo

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