Muzak - anno III - n.13 - giugno 1976

la fine - tutti insieme avevamo vinto... Noi dobbiamo rivendicare con orgaglio quella che è la conquista più importante: di aver reso prevalente nella testa dei soldati, non la coscienza rassegnata di oppressi e maltrattati, ma la gioia di ritrovarsi classe in lotta. E molte volte, e per molti compagni diventati tali in divisa, la grandezza e la forza di questa scoperta travolge ben al di là dei muri della caserma, tutti i muri della oppressione borghese. Ho visto decine di soldati cambiare non un anno della propria vita, ma la propria vita ... Mi ricordo - come tu ricordi - cosa vuol dire un minuto di silenzio. Vuol dire che un minuto vale anni. Si può aver dato decine di volantini, discusso per mesi, etc, ma quel minuto lì - mentre i soldati in piedi guardano l'ebete impotenza degli ufficiali - quel minuto vale anni ». Tredici mesi di seghe? Mio padre, poveraccio, è un imbecille. E' uno di quelli che dice che il « soldato è Casanova », e che « la divisa fa battere i cuori ». E' incredibile sino a che punto si può ingannare se stessi. E' tutto il contrario. Parlare continuamente del sesso in caserma, raccontare magari avventure inesistenti (sul treno?!) è lo « sfogo » contro la paura dell'omosessualità. A Novara, in una caserma, per certi versi « avanzata », un gruppo di soldati quasi linciò, e consegnò a un ufficiale due omosessuali (colti « sul fatto»). Episodio doppiamente macabro e fascista; primo, per la decisa caratterizzazione antifascista di quei soldati, secondo per il generalizzalo « rifiuto al comando » (non ci si rivolgeva a un ufficiale, neanche per avere... « la licenza », che è spesso « la sporca ul_tima meta » per cui si fa di tutto!) e invece si corre dal «capo » per consegnargli due colpevoli ... di cosa? Il fatto è che - finora - si parla poco di sesso, qualche battuta (« qui c'è la autogestione di tutto, anche del coito: ovvero seghe su seghe »), qualche discorso in astratto, barzellette, e tanca-tanta paura. Nessuno ne parla a cuore aperto. Per questo è un bene se i giornalini di caserma lanciano la discussione. lo volevo andare col registratore nella mia camerata, e chiedere a tum {potevo tarlo perché eravamo veramente tutti am1c1, e si era lottato insieme) cose proprio provocatone: « è vero che chi ta 11soldato non ta l'amore'?», « lo sai che trenta coppie su cento s1 rompono, durante la naja », « quante seghe ti fai? », per pu bblicare le risposte sul g1ornalino. L'ingiustizia militare C'è una cosa poi che non capisco bene: questa storia dei tazzoletti. S1 va alle manifestazioni con i fazzoletti, e ci chiamano « banditi ». Si va senza, e ci arrestano. Poi beccano Miceli, Ricci, De Lorenzo - per reati molto più gravi con un mare di prove -- e li lasciano liberi. E noi dovremmo stare a guardare? Ho visto un film sulla Resistenza; i tedeschi scrivevano « Achtung banditi •>, dove c'erano partigiani. Certo che siamo « banditi » per chi vuole un esercito « nero » e antidemocratico, siamo banditi sl. Come i partigiani. Fate un nuoYo regolamento e sfileremo anche noi, a viso aperto, come abbiamo sempre fatto, con gli operai, gli studenti. « L'esercito farà di te un vero uomo», diceva mio padre. E in fondo qualcosa di vero c'è. Il giorno che mi sono ribellato, tredici mesi di lotta (anche con le sconfitte e le punizioni, certo) mi hanno maturato, ma non nel senso che diceva mio padre. Su un volantino abbiamo scritto « Se lo stato ci vuole soldati così, allora lo stato ci avrà partigiani ». e

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