Muzak - anno III - n.13 - giugno 1976

fede') sulla « neutralità ». L'ideologia padronale non ha offerto al «suo » apparato militare in Italia ideologie di ricambio; in USA, per esempio, hanno da tempo superato i miti della patria, dell'eroismo, etc, e hanno dato vita a una « azienda », efficiente, tecnologica, etc, e tutto è « professionale » (finita la guerra in Vietnam non ci sono più soldati « di leva »). L'isolamento è rotto per tutto, in qualche modo. Anche per gli ufficiali più « vecchi », e qualcuno cambia magari, ma - occhio! - a non confondere i « gattopardi » (quelli che si infiorano la bocca di « Resistenza », e poi ...) con i pochi « sinceri ». Verificare, controllare, tenere orecchi e occhi spalancati... Soldati organizzati, diritto di 'cantare'? Molto è « entrato dentro » le caserme, da 'fuori ', molto è « uscito ». Un soldato mi diceva che, per lui, il passo da fare (per rompere per sempre l'isolamento) era comportarsi ' dentro ' come si fosse ' fuori ' (assemblee, riunioni, feste al limite) e « fuori » come se non si fosse soldati (libera uscita ì'n abiti borghesi per tutti etc). Sono d'accordo: è più giusto, e più «sovversivo», partire da me come ' essere umano ', che non da me come 'soldato'. Certo, sono, siamo soldati in lotta. Ma mi ricordo che a una festa della sinistra (villa Borghese) quando arrivammo, decine di compagni, si strinsero intorno a noi gridando « soldati organizzati, diritto di lottare ... ». Ma in quel momento io non ero lì come « soldato », e non volevo esserlo; non volevo urlare il mio essere « soldato » per far vedere a tutti che non ci sono solo i Miceli, Spiazzi, Maletti, etc, e che - non si sa mai - (se quel momento viene) « la classe operaia saprà su chi contare ». Io ero invece alla festa per scherzare, discutere, cantare, dire « divisa vattene! »: dire « la classe operaia sa con chi cantare ». E non è una battuta, è altrettanto importante stare assieme quando si è felici, che quando si è in lotta, incazzati. Un compagno che era militare con me, e si è congedato prima, mi scriveva le sue riflessioni su quest'anno bello-brutto con la divisa addosso. Diceva: « La solidarietà umana che nasce dentro le caserme non è dello stesso tipo di quella che univa gli ebrei a Mathausen. Fra i soldati che lottano c'è la fierezza e l'orgoglio di aver trovato una strada nuova per essere protagonisti della propria vita, in una situazione in cui - più di tutte - cercano di portartela via. I soldati che lottano sentono fortissimo questo orgoglio di essere avanguardie non solo del movimento, ma anche della storia. Cioè le cose che fanno loro, non le ha mai fatte nessuno. I soldati lo sanno e lo sentono ... Mi ha colpito come una rivelazione folgorante, una verità che invece è semplicissima, banale. Dov'è la nostra forza se non nel fatto che ciascun componente della massa è cambiato un po'? Perché avevamo sofferto insieme, avevamo lottato insieme, e al- ---------------------------------~-+ « Generale, il tuo carro armato è una macchina potente, spiana un bosco e sfracella cento uomini, ma ha un difetto: ha bisogno di un carrista. Generale, il tuo bombardiere è potente, vola più rapido di una tempesta e porta più di un elefante, ma ha un difetto: ha bisogno di un meccanico. Generale l'uomo fa di tutto, può volare e può uccidere, ma ha un difetto: può pensare». (Bertold Brecht - dal bollettino dei soldati democratici di Civitavecchia). • Il dilagare del movimento tra i quadri inferiori delle F.A. trae le sue origini dalla crescita democratica della società e nella progressiva identificazione dei lavoratori in divisa nel più generale movimento· democratico e antifascista» (I/ militare democratico, del Coordinamento Democratico sottufficiali alta Italia - luglio 1975). « Quest'esercito non ci piace. Non ci piace perché manca completamente la democrazia; se si mangia la merda, se si muore nelle infermerie e in esercitazioni non esiste nessun modo "legale" di far valere i nostri diritti. Non ci piace perché è pieno di fascisti ... De Lorenzo e Birindelli sono pure finiti in parlamento ... Miceli e Fanali sono in libertà; per non parlare di Maletti che è stato addirittura promosso ... Non ci piace perché è un esercito stupido, repressivo, anti-democratico e totalmente asservito agli Usa, fa comodo solo ai padroni. .. Tutto questo non ci piace •· (Non ci piace, giornale dei soldati democratici di Novara, febbraio '76). « E allora capisci che insieme si può vincere, che contro un plotone unito le gerarchie sono con il culo per terra, che anche in un posto schifoso come la caserma puoi instaurare con gli altri soldati un rapporto... non basato sulla divisione ... ma fondato sul rifiuto collettivo della vita militare, sulla lotta, sulla unità tra i soldati. .. Ci riprendia. mo cosl, giorno per giorno, una parte della nostra vita, della nostra umanità ... (Il colonnello in slip, giornale dei soldati democratici di Brescia). « Al mattino seguente, subito dopo la sveglia ci sono marinai che corrono su e giù per le camerette avvisando che i muri del cesso sono pieni di scritte ... Nel frattempo, nella bacheca di compagnia erano spuntati volantini. .. Avevamo vinto!• (Non siamo tutti nella stessa barca, giornale dei proletari della Marina Militare, gennaio '76). « Mi ricordo cosa vuol dire un minuto di silenzio. Vuol dire che un minuto vale a,mi. Si può aver dato decine di volantini, discusso per mesi, ma quel minuto lì, mentre i soldati in piedi gustano l'ebete impotenza degli ufficiali e nel silenzio tremendo sentono la propria forza e capiscono di stare facendo una lotta collettiva e lasciano cadere paure e barriere psicologiche che avevano resistito a cento volantini e si rendono conto di essere protagonisti e da questo punto di vista cominciano a ragionare, quel minuto vale anni...» (lettera di un soldato di Forlì a un altro compagno - 1976). « Dove andiamo? Marcia o crepa. Marcia o crepa ... [ ... ] Niente da fare se dobbiamo sparare sui fratelli. Noi ci si rifiuta di sparare non possiamo sparare non possiamo prendere la mira il fucile è otturato il grilletto arrugginito le cartucce bagnate Niente da fare ... niente da fare ... Niente da fare» (J. Prevert) (da un bolletino dei soldati di Modena). NOTA: ovviamente le pubblicazioni dei soldati e dei sottufficiali democratici, sono - almeno in teoria - «vietate», mentre le prime (quelle dei generali e delle associazioni d'arma sono anche pagate dai soldi dello stato.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==