Muzak - anno III - n.13 - giugno 1976

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Redazione romana: Via Valenzlanl. 5 • 00198 Roma • Tel. 4956343-3648.Glalme ?lntor (direttore). Lidia Ravera (con• dlrottore). Carlo Rocco (capo redai· toro). Danilo Moronl • Gino Castaldo (capo servizi musica), Diana Santosuosso (Impaginazione). Marcello Sarno, Simone Dessi, Renzo Ceschl, Antonio Belmonte, Sandro Portelli, Mauro Radice. Danlel Caiml, Gianfranco Binari. Agnese De Donato, Sergio Martlnl (responsabile ufficio diffusione). Redazione MIiano: Glalme Plntor, Paolo Hutter. Giovanna Paletta. Coordinazione editoriale: Lidia Tarantini. Copertina di Ettore Vitale Contrappunti ai fatti Sondaggio elettorale diciottenni lii ••• Hanno collaborato: Gottredo 1-"otl. ,._fa. rio Schifano. Roberto Renzl. Marco Danl. Nino Vento. Bruno Mariani. Jacques Borrelll. Antonio Pescettl, Fosco Oiotallevl, Annalisa Usai, Carlo Capltta. Inchiesta militari . Autocoscienza di un uomo soldato Musica, Oh lilly lilly, non contarmi troppe palle Speciale cantautori Lucio Dalla Storia del jazz Lotta ai conservatori, Musicaanalisi Voce 'e lotte, Planet Waves Dischi Schede Il compagno e il potere Cinema libri Autocoscienza Inchiesta sport Porno-erotismo Inserto linus Compra vendi & informa Edizioni: Publlsuono • Via A. Valenzlanl, s • 00184 Roma • lei. 4956343-3648 - Amministrazione: Patrizia Ottavlanl - Pubblicità: Lydla Tarantini - Se• greterla editoriale: Elvira Sallola - Direttore responsabile: Luciana Pensutl - Abbonamenti (12 numeri): L. 5.500 - ccp n 1/55012 Intestato a: Publlsuono - Via Valenzianl. 5 • Roma - Un numero L. 500; arretrato: L. 800. Diffusione: Parrlnl & C. • Piazza Indi• pendenza 11/b • Roma • lei. 4992 - Linotipia: Velox • Via Tiburtina. 196 • Roma - Fotolito e montaggi: Cfc • Via degli Ausoni. 7 • Roma - Stampa: SAT • Roma. Giaime Pintor 9 10 13 Gino Castaldo 19 20 Danilo Moroni 27 Gino Castaldo 29 Giaime Pintor 30 Bruno Mariani 31 Simone Dessì 32 33 37 39 Goffredo Fofi 45 46 47 Lidia Ravera 50 Marcello Sarno 51 Lidia Ravera 56 Altan 58 62 3 In questo numero le foto ,ano di: Andrea Puccini. Aldo Bonasle. Sandro Becchetti. Carlo Rocco, Dfp MIiano, Darlo Bellini, Tano D'Amico. Fabio de Angells. Agnese de Donato. Per me si va ... Verso l'estate ( ...nella città del foco). Verso (per alcuni) il servizio militare ( ... fra la perduta gente). Verso la liberazione del corpo ingabbiato per tutto l'inverso (...nell'eterno dolore). E, Dante Ghibellin ritornato permettendo, verso le elezioni. Così vi diamo un giornale tutto estivo: nel senso da leggere con tenacia e sudore, con la mente libera, con gli esami alle spalle. E di fronte un'estate e un autunno che, se le previsioni non ingannano, sarà eccezionalmente stimolante. Libero corpo in libero stato, dopo aver votato a sinistra. Corpo sano, corpus domini, corpo elettorale, corpo di bacco, corpo separato, corporale, come corpo morto cade. corpo armato, ...a corpo d'idee ... Ultim'ora: per me si va anche In gah;ra. Siamo stati bravamente denunciati (codice Rocco alla mano) per aver offeso la sensibilità e moralità dei minori per l'inchles~a sul sesso uscita sul numl!ro 7 di Muzak. Ma, siccome siamo furbi, abbiamo già scoperto come evitare di finire in prigione per 3 anni (tale è la pena perii reato di corruzione). Infatti l'articolo nonsoché del C.P. recita che non si applica la pena quando la persona corrotta è già moralmente corrotta. Ora non vorrete mica negare di essere già moralmente corrotti? (Il processo si terrà a Roma li 30 Giugno).

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Sezione Arr,p//flcatore: Pote~a_ ~usicale su 8 Ohrn 2 x 16 w Curva d, "S/)osra 20 -;.. 20.()00 Hz Piatta en. tro + 1 dB DistÒrsiòne armonica a 1()00 Hz o, 2 % Senalbl//tj: ln9re54o rnicro 0,8 rnv su 200 Ohrn 1 "9re:sso Aux 40o rnv su so I( Ohrn Uscita registratore 100 rnv su lOO I(. Ohrn Sezione '9fllatratore: Risr,ostadi frequenlll 60 Hz. 12 50o Hz ;tJ, 5 dB Velocità 4,75 crn; secondo · Wow 0,259(, Cancellazione a 333 Hz 60 dB R!'PPo~o SIN con filtro PSofornetrk:o 45 dB D1afon1a20 dB Sezione tune, (/.A.s. 805/: Garnrna FM 88 -;.. 108 M Hz ~1:Jibilità ingre:sso 122,5l(H~ fS/N 20 dB/ B!'nda PBSSante40 -;.. 15.()00 ;t 2 dB D!storsione /f 22,5 l<Hz. 1()00Hz/ 1 % Diaf nia 25 dB Reiezione 19 I( Hz ~ dB

Posta Fuga da casa e dintorni Cazzo! Ma in che schifo di merda ci troviamo? Muoviamoci, aiuto! Non è una lettera, è uno sfogo, perché nessuno mi vuole più ascoltare e tutti fanni gli indiani e tu dai e non ricevi nulla! Ho tanta tristezza, no... disgusto, rabbia, rivolu:,:ione! I miei sono 2 cretini che mai mi lasciano la mia libertà: ogni uomo ha diritto all'essere libero fin dalla nascita e quei 2 non mi lasciano respirare. Quante volte ho tentato d'andarmene ... quante, quante, ma sembra che la polizia non abbia da far altro che ricercare gente libera! Ora che faccia? No, non mi rassegno, la merda che mi hanno appiccicato addosso voglio tirargliela in muso, a tutti quegli stronzi che vietano la libertà. Non credete che sia la lettera di una ragazzina che per la prima volta apre gli occhio, no! E' da tanto tempo che tento di vivere, da tanto tempo! Sl, perché io amo la vita perché mi serve ed io servo a lei, nonostante tutto ciò che mi è successo la amo ancora. Cosa fare? Esco, vedo facce ambigue, come sempre del resto; cerco qualcuno da amare, ma soprattutto continuo a cercare e a ricercare la vita. Io voglio la libertà subito, per il fatto che anche ora vivo e non sol tra 5 o 6 o 7 o 40 anni, cazzo, io vivo, vivo da cretina, ma vivo! Non so, non so più che fare! Andare, tentare un'altra volta? Ma come? Per cosa? Per essere riportata a casa, ripresa e riconsegnata nelle mani dei cari parenti d'ipocrisia come un cane sperso. No, ora basta: mi hanno preso il mio più caro amico, mi hanno rubato la mia libertà e la rivoglio, la rivoglio per poter fare ciò che voglio, per fare, magari, anche azioni inutili, la voglio soprattutto per lottare! Non esigo (?) risposta, voglio solo che leggiate ciò che ho seri Ilo senza scuoter la testa e... se potete, se volete, ditemi due parole per farmi capire che c'è gente che è vera e non pirla come tutti! Ciao rivoluzione. Patrizia PS: Non posso mettere l'indirizzo, scusate. Cara Patrizia, continua a scappare: si stancheranno di riacchiapparti prima o poi. Non lasciare impronte digitali dietro di le. Brucia la calza di nylon con cui hai strozzato la nonna. Portati via poche cose, leggeri si scappa facile: una sacca militare con due paia di blue-ieans, un libro che possa essere riletto almeno tre volte, ago e filo, cartine e tabacco, un maglione, il pezzo di sopra del costume da bagno e un taccuino con indirizzi di amici, compagni, organizzazioni per l'asilo del profugo alternativo, ostelli, gruppi extraparlamentari (elenco delle sedi). Rassegnarsi mai. Si potrebbe dire (buttando/a in metafisica) che, anche fuori di casa, non si diventa, per incanto, liberi. Da schiavi del mondo con la mediazione di papà, a schiavi del mondo e basta non è che cambi poi molto. Ma questo, appunto, metafisicamente. A quattr'occh/ si può anche dichiarare che liberarsi della famiglia è un passo importante nella direzione della liberazione complessiva. Magari non basta, ma rende almeno possibile quel rapporto con sé stessi, quel recupero della propria individualità, della propria capacità e volontà di decidere, che, senz'altro, fa vivere un po' meglio e un po' piil giusti. Naturalmente liberarsi dalla famiglia non è cosi facile. Non basta chiudersi dietro le spalle la porta di casa e imparare a fare a meno della bistecchina gratuita a mezzogiorno. C'è una famiglia che ci portiamo lutti dentro, ed è la dipendenza, il bisogno-del-padre, il privalo separato dal pubblico, l'autorepressione. Siamo tutti condizionati dalla introiezione profonda delle nostre rispettive piramidali autoritarie famiglie, microcosmo della società. E allora? Combattere su tanti fronti, né solo scappare, né tanto meno disarmare. E si tratta pure di un buon metodo per « trovare la vita» (visto che Patrizia la cerca), per sopportare le « facce ambigue », per conquistarsi almeno la libertà di lottare per la libertà e per « vivere subito », perché è vero che « aspettare 5 o 6 o 1 o 40 anni », non solo non è possibile, ma è anche un rischio da non correre. L. R. 6 Compagna solitudine: non sei sola Scusa il foglio di quaderno, ma appena ho letto alcune lettere sul n. 12, ho deciso di scriverti subito. Io è poco che compro Muzak, dal n. 11, ma appena letto, mi sono trovata benissimo non solo perché siete compagni ma specie per la comprensione verso gli omosessuali. Sono una omosessuale anch'io, e vorrei rispondere alla lettera di una gay che si è firmata « Solitudine» nel n. 12. Vorrei poter avere il suo indirizzo, parlarle, perché i suoi problemi sono anche i miei, e di tanta gente come noi. lo sono inserita politicamente, sono attivista fervida, ma nonostante l'inserimento nel gruppo, non sono stata ancora accettata dagli altri come omosessuale. Sono una « diversa », oltre che drogata e sovversiva, specie in un paese piccolo, con una mentalità provinciale, sono considerata pazza e tutti ridono di me alle mie spalle. Io sono costretta ad usare una maschera di fronte agli altri, e non sono mai ciò che vorrei veramente essere. Per fortuna ho la mia ragazza, l'amo e sono felice con lei. Di questa società fottuta che cerca di impormi l'eterosessualità (c'è stata gente che pretendeva di curarmi perché mi considerava malata) non me ne frega un cazzo, ho capito che la vera gays revolution si realizza con la rivoluzione individuale, dobbiamo cambiare questa mentalità schifosa non vergognandoci della nostra omosessualità, ma cambiando individualmente i nostri rapporti con gli altri non solo con congressi ma con le nostre azioni di ogni giorno. Lo ammetto, anch'io non sono completamente liberalizzata dal condizionamento degli altri, devo baciare la mia ragazza di nascosto, eppure vorrei dirti di non ucciderti, di non essere cosl drastica, siamo tanti, non sei la sola, cerca di credere nella rivoluzione degli omosessuali e cerca di attuarla prima dentro di te. Anche se non ti conosco ti capisco, passerai crisi pazzesche come me, e voglio dimostrarti la mia solidarietà, non ucciderti, non sei diversa, e non cambiare sesso, devi essere cosciente e felice di te come omosessuale, non aspettare che la società cambi, siamo noi che dobbiamo cambiarla. Direttore mi concede questa Mazurka Tutto cominciò all'improvviso quando 36 addetti di Stampa Alternativa e 12 simpatizzanti, assaltarono la sede centrale di Canzonissima '78, 15' puntata, cogliendo su fatto Mike Buondl, Raffaella Carretta e 8 pseudocantanti, tra cui Orina Bertolli, Rosanna Brother e Antonello Venduto, tutti vestiti a festa. I poveretti furono oggetto di lancio ed uno ad uno furono trasferiti nei lager alternativi, per essere ingrassa i, tagliati e spediti tramite coni ·assegno alla filiale 18 dell'Emirato della Tanzania. lntato nel co,·o-regia si erano rifugiati 8 vallette, 2 suore, 3 cani e 5 nani formato gigante, allo scopo di difendere l'onore di Mamma Rai e la testa di alcuni ospiti d'onore superstiti tra cui un cerio Edoardo Bennatto, la Premia Porneria Marcotti ed il loro re Mammone. Il tutto fu arronzato ir pochi minuti da 7243 camion dell'immondizia del comune di Pompei in sciopero da 435 ore per la mancata presenza di « Piange il termosifone » alla classifica di Hit Parade. Edoardo Bennatto fu spedito Ecquador per la costruzione di ditali portatili e mangiadischi formato Pasquetta, mentre la p.p.m. fu mandata per l'ennesima volta in U.S.A., ma da qui la presenza dei pseudo-freakcompagni fu smentita, mentr una segnalazione segreta forma to C.I.A. avvertl che essi e, no situati in una pensione di Canicattl sotto le spoglie di 5 benzinai in cerca di lavoro. Dallo studio « A » si udivano le urla di R. Carretta che cercava di sfuggire ad 8 simpatizzanti a digiuno sessuale da 15 anni, mentre i 36 addetti di S.A. con a capo Marcello, a cavallo di Mammone, circondavano R. Brother, che continuava a dire « Sono una donna, non sono una $anta » e ne facevano uso per 18 ore consecutive. Nel frattempo un manipolo di pulotti con tute gialle a pallini rosa, veniva assalito, sbranato e scotennato dalla redazione di Muzak, ad unico ed indipendente giudizio del collettivo redazionale. 3 Colonnelli furono fatti sfilare come modelli autunno-inverno ed Antonello Venduto fu affittato da Babbo Natale per le sue cantilene e quando Orina Bertolli fu vista girnre nuda, ci fu un attimo di confusione, poi si lanciarono su di lei 7 giganti formano nano e 5 negri super-dotati di « Rofso,. e di Orina ne rimase solo la peluria. Nel frattempo sopraggiunse Pannella, che per festeggiare l'avvenimento consegnò ai responsabili 12 kg di Hashish a testa ed 8 cylom, poi dette un segnale e si vide entrare il collettivo di un giornalino per i più piccini: « Ciao (marna) 2001 », con i relativi vestiti rosa, che si scusava per l'aumento del

prezzo del giornalino e poi cominciò a danzare. Dopo 8 Mazurke, 15 valzer e 7 giri di tango figurato tutti furono impacchettati insieme ai compaesani di « Gong » e spediti alla Taverna del lupo, per una intervista esclusiva-segretasolo a me con il famoso don Cicciotto Caparossa, cuoco di fame internazionale. Si seppe poi che il tutto andò in via di decomposizione. Dopo un bivacco di 6 giorni a base di fumo, stupri e dessert tutti imboccarono il sottopassaggio e scomparvero. Da quel giorno, per paura di nuove rappresaglie, alla tele ogni venerdì fu trasmesso il programma: « M, come Marijuana. Come avere una piantagione ». li professor Tubo In questi tempi oscuri ridere, far ridere, o tentare di far ridere sono sempre iniziative decorose, da incoraggiare e appoggiare incondizionatamente, an• che se la resa non è eccezionale. Consigli: non usare sempre la stessa tecnica par tirare la risata (per esempio l'esagerazione numerica), creare almeno con sei righe finteserie il clima per ogni iperbole, lanciarla con decisione e dare poi al lettore il tempo di riprendersi. Complimenti per alcuni fra i giochi di parola, per esempio Orina Berto/li, Antonello Venduto e Ciao (marna) 2001. Ma la redazione di Gong, invece di ballare sette mazurke, non avrebbe potuto ballare altrettante Muzarke? Compagno solitudine L. R. So benissimo che il voler far uso di una rivista e di un fermoposta per conoscere i compagni omosessuali è un modo di ricacciarmi nel ghetto, ma credetemi, anche se può sembrare un paradosso, nella mia condizione rappresenta il primo passo al di fuori di esso... un compagno . Roma Giustamente Lidia Ravera aveva concluso la sua risposta a « Solitudine » sul n. 12 dicendo « contiamo su/l'apertura di un dibattito che socializzi la sua tristezza, è cosl che si riesce a decidere di non morire"· Potremo girare la stessa frase al compagno di Roma: no, non è con il fermo-posta che si esce dal ghetto, ma con la lotta e con il riconoscersi in un progetto comune di liberazione e di rivo/u. zione. E invece una volta di più dalla tristezza e dalla solitudine si tenta con disperazione di usci. re individua/mente. G. P. Ci sono rimasto come un salame ... Più o meno d'accordo, Muzak cioè, con musica, politica, libera• zione, sesso, eccetera. E la grande inchiesta sul sesso tra i giovani. Ecco, su questa inchiesta ci sono rimasto come un salame: si dico, perché a seguir• la sui numeri del vostro giornale viene fuori una gioventù libera, emancipata che prima di arrivare ai 18 anni non ha più nessuna inibizione nei rapporti affettivi, che sì magari ha ancora qualche problema con i ruoli tradizionali di maschio e femmina che la società ha loro im• posto, ma che tutto sommato è avviata verso la piena gioia sessuale. Perbacco, ci sono rima. sto ben male: e allora io, pensavo, che ho finito il liceo senza avere rapporti sessuali completi e nella stessa situazione ho terminato anche il servizio militare, io che vuoi per lavoro, vuoi per studio riesco ad incontrare pochissime ragazze e che vivo pochissimo la mia sessualità? Già, ma poi pensavo: e tutti i miei amici e le mie amiche, i compagni e le compagne (sl, con sfumature varie tutti nella sinistra) che anche loro vivono pochissimo la loro vita sessuale, che sono rimasti fermi a pochissimi incontri d'a• more, qualcuno addirittura per nulla? Già, e poi pensavo: e quel compagno (extraparlamentare) che mentre stavamo assistendo alla stupenda manifesta. zione femminista di qualche sabato passato (sl, quella fatta a Roma dopo il voto dc-msi sull'aborto), constatava amaramente che tutto sommato se lui voleva incontrare qualche ragazza, conoscerla meglio ecc... toccava sempre a lui prendere l'iniziativa, avvicinarla, combinare gite, incontri eccetera, e io dovevo confermargli che lo stesso succedeva anche a me, pur in ambienti socialmente avanzati (tipo università, comitati di base vari). Già, ma poi pensavo: e tutte quelle infinite province italiane, quei paesini del sud, quelle periferie di città, in cui vedi malinconici gruppi di ragazzi che non hanno posti dove poter conoscere ragazze, quelle moltissime zone d'Italia dove non c'è neppure il consenso sociale alla conoscenza intersessi; e si tratta di ragazzi-e che non sanno cosa sia l'amore, l'incontro, la gioia del corpo (o addirittura, e sono molti, credete, la dolcezza d'un bacio). E dico, non è proletariato giovanile anche quello? Non sono tali forse gli studenti disoccupati del centro-sud, gli immigrati che lavorano al nord, le ragazze che esaurito il ciclo scolastico stanno a casa (già, per 7 loro non c'è neanche il bar), gli impiegati ventenni sbattuti nei miseri uffici dello stato? E quanti sono, in che rapporto quantitativo sta questa gioventù povera, con poco amore, con una voglia disperata di averlo ma con misere speranze di riuscirvi, perché glielo vieta un lavoro, una famiglia, una mentalità sociale? Sono tanti, compagni, veramente tanti; senz'altro molti molti di più di quei pochi fortunati che vivono nei Licei più avanzati di Milano e Roma (o Padova o Firenze o altro, ma comunque poche scuole). E' per questa gioventù povera e sola cosa dite? Cosa viene a questo non ancora cosciente proletariato giovanile dal vostro giornale? Cosa danno i vostri discorsi sui problemi del rapporto sessuale completo tra 16enni, sui liceali che hanno tanto amore quanto ne vogliono, cosa dicono questi discorsi a questa immensa folla di ragazzi-e incazzati, compagni, ma lontani mille miglia da condurre una vita che permetta loro di incontrarsi, di amarsi? Non è che per caso avete chiamato « giovani » (usando tale categoria nel senso di « gioventù italiana d'oggi») una piccola parte, più fortunata e libera, della grande massa di l 6-25enni che girano, anno 1976, dalle parti di questa penisola ancora tanto repressa e povera d'amore, e che tale resterà per parecchio tempo (governo di sinistra o no)? Diceva Lenin: « Analisi concreta della situazione concreta». Saluti socialisti. Stefano Giu&lamente ci sei rimasto come, un salame, caro Stefano e, quanto a questo, anch'io, che a sedici anni mi avvicinavo al sesso con tutto il timore e tremore del caso. Infatti, nell'artico/o, era chiaramente connotato il campione: giovani scafati della capitale. Ci interessava contro/. lare (fra l'altro) una nostra tesi (agghiacciante), quella del mutamento di modelli autoritari, dall'autoritario destro della verginità in via di absolescenza, all'autoritario sinistro della supersensualità. Indubbiamente si tratta di un aspetto della realtà giovanile, una tendenza, una dinamica che, se per ora è limitata, potrebe diventare centrale. Questo non esclude la necessità di allargare l'inchiesta alla realtà della provincia italiana (l'altra faccia della medaglia: quella non americana), alla paura del bacio e del braccio nudo, a sessualità ancora bloccate alla fase della prima repressione. E raccogliamo volentieri l'invito del signor Lenin: per una futura dettagliata « analisi concreta della situazione concreta ». L. R. Così è, ma non mi va Amatissimi compagni, leggendo le classifiche del Referendumuzak sono rimasto mo]. to colpito da fatto che nella classifica dedicata ai fumetti « Diabolik » appariva tra i peggiori; ma ho la vaga impressione che chi ha partecipato e contribuito con il suo giudizio alla compilazione del Referendum, legga con scarsa fantasia e tanta superficialità questo fu. metto che io ritengo uno dei pochi interessanti perché affronta con raro coraggio e audacia problemi attuali che ci coinvolgono direttamente (noi giovani), per esempio se leggeste gli ultimi numeri potreste accorgervi con quanta acutezza e chiarezza affronti il problema della delinquenza, carceri, droga, ecc., una chiarezza da collocare sen• za remore a sinistra. L'ultima affermazione ancora più chiara del « diabolico» personaggio a fumetti è questa: Se fossimo in Cina non avrei ragione di esistere. Saluti da Ciro Cisterna (LT) In parte è vero: Diabolik è un fumetto di pseudosinistra in molte conclusioni e in molte situazioni descritte. Ma il problema è, ci pare, un altro. li problema cioè di dare connotazione «positiva» a un personaggio i cui miti (e il cui mito) hanno tutte le caratterizzazioni reazionarie: la violenza individuale, il cinismo, il denaro, le donne belle e un po' idiote, e tante altre cosette. Si potrebbe dire che Diabolik è un personaggio di destra che dice cose di sinistra: non ci risulta per altro, seppure gli piace la Cina, che faccia molto per gli sfruttati: ruba ai ricchi, d'accorao, anche perché rubare a un metalmeccanico non è, diciamocelo, così redditizio. G. P. Variazioni ( in do di petto) su canto De Gregoriano Amici, redattori, lettori, italiani! Prestatemi orecchio. Sono venuto a seppellire Francesco De Gregari, non a farne l'elogio. Il male che l'uomo fa, gli sopravvive; il bene, spesso, resta sepolto con le sue ossa. E cosl sia di De Gregori. Il nobile Pintor, l'ilare Gino Castaldo, il pensoso Roberto Renzi vi hanno detto che De Gregori è rarefatto, illeggibile, ermetico. Se lù è, ha gran colpa; e De Gregori la sconterà gravemente. Qui, col beneplacito di Pintor, di Castaldo, di Renzi, e degli

altri - ché Pintor, Castaldo, Renzi e gli altri sono uomini di cultura e di gusto, e anche gli altri, tutti uomini di cultura e di gusto - sono venuto a parlare in sua difesa. Giaime Pintor dice che De Gregori è ermetico ed è « tanto ermetico che le sue parole non si aprono a nessuna, ma nessuna interpretazione » (in Linus, marzo 1976). Stupisce tale ingenuità nel nostro direttore che sapevamo fine cultore di estetica, buon conoscitore di cose letterarie, assiduo nelle frequentazioni di umanisti e poeti. Ora, senza scomodare Galvano della Volpe, basterebbe Benedetto Croce (che nei buoni licei classici di una volta, quelli prima della contestazione, veniva ancora studiato) per sapere che non solo per quanto riguarda la poesia ermetica, ma per la poesia e la letteratura toutcourt, l'interpretazione delle parole (in versi o in prosa) non può essere quella ricavabile dalla attenta consultazione del Melzi, dalla comparazione sinottica tra testo e dizionario; versi e prosa hanno da essere colti oltre il loro stretto significato oltre la rigida connessione semantica tra parola e concetto. E perché, altrimenti, si farebbe letteratura? Basterebbero, e avanzerebbero, la politica, la sociologia o, che so? la geografia. E, d'altra parte, nemmeno la metafora - che pare essere l'unica concessione a una letteratura non convenzionale dei testi letterari che i critici in questione sembrano voler fare - copre tutte le possibilità che la parola (oltre ad essere, naturalmente, qualcosa di più della semplice proiezione figurata di una parola dal senso proprio) e nemmeno l'allegoria o l'analogia; la parola, in versi e in prosa, può essere piegata, e va piegata, a mille altre soluzioni, a molti usi, a svariate funzioni; può diventare suono, sciarada, nonsense; può esprimere strettamente un concetto o può negarlo, cosi come può stravolgerlo, distruggerlo, trasfigurarlo. Tutto questo è ancor più possibile (necessario?) quando la parola è costruita su una frase musicale, è testo di una canzone; è parte, cioè, di un'opera « letteraria • non immobile nè autonoma ma strettamente connessa e intersecantesi con una struttura che è quella musicale, per sua natura « ambigua », cioè variamente fruibile. E' per questi motivi che parlare di « interpretazione • a proposito della lettura di un testo cli canzone, già mi sembra operazione non so se più scorretta o ingenua. Da questo punto di vista, quindi, l'opera di distruzione sistematica e scientifica di \:'rancesco De Gregori messa in atto da codesta rivista, mi pare parta col piede sbagliato; in sostanza - si parva licei componere magnis - mi ricorda un po' l'atteggiamento di mia zia Maria Adelaide quando, sfogliando una raccolta di disegni di Picasso, diceva: « ma tutti questi segnacci, cosa vogliono dire?; questa, almeno, si capisce che è una colomba: c'ha le ali da colomba, la testa da colomba, è bianca come una colomba e rappresenta una colomba, parbleu! ». I nostri critici, quindi, l'illustre Pintor, il lepido Castaldo, l'aggrondato Renzi - ansiosi come sono di passare dall'arma della critica alla critica delle armi contro Francesco De Gregori - rischiano poi di farsi « scavalcare a sinistra » perfino dai più consunti vociani, alle loro tentazioni (zdanoviane?) verrebbe infatti da preferire Ar• turo Onofri quando dice: « la poesia non è né musica nè urna. nità né sentimento né nulla. La poesia tende ad eliminare da sé tutta la musica per ridarsi integrale sotto specie di immagine del verbo. Scandire le immagini: basta con le sillabe. Nella poesia non c'è nulla da capire, da st4diare, da spiegare, da tradurre, da commentare, da divulgare». Arturo Onofri è Francesco De Gregori? Francesco De Gregori è, dunque, un vociano? (consapevole o inconscio? innocente o malizioso?) Ma perché poi tulio questo casino? non sarà che in noi CO· mincia a serpeggjare l'ari,ma cattiva di quel Luzzatto Fegiz che, a proposito di una canzone di De Andrè, parlò di « un atto di nolontà nel senro ~chopenaueriano •? Francesco De Gregori è un cantautore, fa canzoni e k canta, cioè; spesso in sedi ,! occasioni politiche, perché uumo che si dichiara di sinistra e che vuole un rapporto col movimento. Ora è uscito il suo ultimo disco, « Bufalo Bill», che contiene alcune canzoni molto belle e altre meno belle. Alcune canzoni - quella che dà il titolo al disco, Giovane esploratore Tobia, Ipercarmela, Disa. stro aereo sul canale di Sicilia, rappresentano un passo in avanti nel lavoro di De Gregori; la metafora crepuscolare ha lasciato il posto a un'allegoria naturalistica, ironica e originale e si avverte una maturità - che si può chiamare « politica • - maggiore. Come dire, insomma, che questo ragazzo può fa. re molta strada. La colpa maggiore di De Gregori - in questo concordiamo con Pintor e gli altri - è di aver partorito i propri epigoni, quei mille e mille degregoriani che affollano il panorama musicale italiano. Ma possiamo attribuire a Carlo Marx la responsabilit:, dell'esistenza di Breznev, e a Gesù Cristo quella di Padre Eligio? Simone Dessì 8 Contrappunati fatti All'ombra dellelotte e dentrol'urne Fra poco, il 20 giugno, si voterà. E sarà, questo voto, forse il più significativo di 30 anni di Repubblica: simile (ma di segno opposto) a quello che il 18 aprile del 1948 permise alla DC la occupazione del potere. E' significativo non solo perché le masse popolari salderanno quel conto di cui il 12 maggio e il 15 giugno furono un acconto, ma perché emergenza della vita nazionale e degli equilibri internazionali stessi. Quella tendenza « a sinistra » che il '72 aveva in qualche modo invertito, è ripresa senza incertezze e ormai più che tendenziale è attuale. Certo, non è il caso di essere trionfalisti, di affermare cioè che certamente dalle urne il 20 giugno uscirà una maggioranza di sinistra, e dunque un nuovo governo, un modo popolare di governare, cioè una reale (o una più completa, almeno) applicazione dei principi democratici: ma certamente gli equilibri saranno mutati, e il paese avrà, anche al livello di istituzione (oltre che nella società civile) una dialettica maggiore e una maggiore possibilità di crescita. Non ci interessa davvero, qui, fare previsioni: né sui risultati, né sulle future maggioranze di governo. In realtà raggiunge la sinistra nel suo insieme il 49 o il 51% , quello che sicuramente le urne diranno è che non c'è spazio per avventure, per conculcazione delle libertà, per lo strapotere e l'arroganza incontrollata della Dc e dei padroni. Non c'è spazio, per esempio, per i vari Sogno, e non per l'intervento di questo o quel giudice, ma per intervento delle grandi masse, per loro diretta vigilanza. Emblematico e, a questo proposito il cas,0 Fiat: questo gigante della finanza italiana non solo è implicato nel tentato golpe di Sogno (a cui ha versato centinaia e centinaia di milioni) ma mentre impedisce al suo presidente di cambiar « cavallo » e di gestire, con la sua partecipazione diretta, il passagio di fiducia della borghesia della Dc al Pri, presenta l'altro Agnelli nelle liste democristiane. E tutto questo intrigo (che poi riporta sempre alla Dc e alle trame che essa coltiva nel suo grembo) mentre gli operai di Mirafio•

ri e Rivalta si organizzano per impedire sabotazzi che non sono, come qualcuno sembra credere, la risposta disperata di gruppi dell'ultrasinistra, ma la risposta rabbiosa di chi, usando fascisti o corpi separati dello stato, vuole a tutti i costi mantenere il :;:,otere che il 20 giugno rischia di togliergli. Una volta di più, dunque, la Fiat è, in p1::colo, lo specch o di tutta la società: l'irresponsabilità arrogante, dei padroni, la difesa violenta di un potere. l'uso spregiudicato di qualsiasi manovra falsamente democratica o scopertamente antidemocratica, da una parte, la fermezza e la vigilanza degli operai, dall'altra. Si dice poi che sia il cancelliere tedesco Schmiàt, sia il segretario di Stato Kissinger, temano per il futuro democratico dell'Italia nel caso che il Pci vada al governo: e da che pulpiti, da quali fiorellini del prato « democratico » vengono questi timori. E' recente, recentissimo, il clamoroso caso della compagna Ulrike Meinhof « suicidata » in galera (ne sappiamo anche noi qualcosa dei « suicidi », come quello del compagno Pinelli), e recentemente sono anche venute alla luce le responsabilità della Cia e delFbi nell'uccisione del compagno Jackson, e l'ombra dei servizi segreti americani pesa (neanche tanto in ombra, tuttavia) sull'assassinio (I'« incidente», anche di in-. cidenti ne sappiamo qualcosa) di Alessandro Panagulis, nella Grecia « democratica » di Karamanlis. Fa bene Schmidt a darci lezioni di democrazia, visto che nelle sue galere può accadere di morire durante un'operazione di evirazione: operazioni aberranti di cui non è difficile riscoprire la origine in un regime che trentacinque anni fa, proprio in Germania, si gettò alla conquista del mondo e allo sterminio di massa. E bene fa Kissinger a ricordarci come si difende la democrazia, dopo aver ridotto a un cumulo di macerie il Vict-Nam, e a immenso campo di concentramento e di tortura il Cile, a immenso cimitero l'[ndonesia. E si potrebbe continuare: ma a che serve ricordare cose che tutti sanno, a che serve ricordare a questi signori che essi non hanno alcun diritto morale, prima che politico, per darci lezioni di democrazia? E allora il 20 giugno, credo, sarà proprio questa risposta, violenta e arrabbiata: non un voto di protesta, ma una volontà di cambiamento. E non certo, nemmeno a dirlo, con un voto a mazzieri di Almirante, o agli amici liberali di Sogno. Ma tanto meno a una Dc che mostra sempre di più la sua vocazione ad allearsi con i fascisti. E tanto meno ai social-Locwheed di Tanassi o agli amici efficientisti repubblicani di Guido Carli. Ma al Psi se non tornerà a fare il reggicoda del potere democristiano e clientelare, al Pci come grande forza trainante di un profondo rinnovamento, alla nuova sinistra unità perché essa rappresenta una forza non marginale ed essenziale, anche se non numericamente, per un processo di costruzione di una vera e piena democrazia socialista. Giaime Pintor

« Vota~e-?·Bo', voterò a sinistra ».·:,/che vuoi che voti, voto Pci naturalmente ». « Io voto a sinistra, ma quando le sinistre staranno al governo, io starò all'opposizione». Quale opposisizione? Democrazia proleSondaggio diciottenni Figliolimiei marxistielettorali taria nelle frange più rosse, l'area dell'autonomia, o dell'anarchia o del socialindividualismo. Sì, però, dopo. Per l'appuntamento elettorale i giovani non hanno molti dubbi: primo dovere affossare defi10 nitivamente il potere democristiano. L'hanno dichiarato a Muzak 3000 studenti romani, in un sondaggiolampo effettuato, in 15 scuole: il 44,24% votò Pci, il' 20% Democrazia proletaria, mentre gli altri partiti si spartiscono le briciole, con percentuali un po' più rilevanti solamente per quel che riguarda Democrazia cristiana e il partito socialista, stranamente vicini (5,49% e 6,39%). Gli indecisi di sinistra sono appe-

Parioli ovevota l'avvoltoio L'ipotesi più allarmante è che gli studenti dei Parioli siano fascisti, al nove per cento circa; democristiani al 10 per cento e socialdemocraticoliberalrepubblicanl al 5 per cento. I voti non espressi, e non confessati, sono li 26 per cento, tantissimi. E in buona parte a destra. In questo modo il totale del voti dichiaratamente di sinistra precipita. Dal plebiscitario 71 per cento emerso nelle altre scuole di Roma si crolla precipitosamente al 48 per cento. li tonfo più forte lo fa li Pcl che dal 44 per cento dei voti crolla a quota 24. Democrazia proletaria arretra di tre punti e li Psi resiste con li suo scarso 6 per cento dei voti. L'estrazione di classe decisamente privilegiata e li terrorismo fascista che impedisce qualsiasi aggregazione democratica nel quartiere, hanno determinato un risultato preoccupante. DP PCI PSI Radicali PSI PRI DC PLI MSI Non lo sanno Non lo vogliono dire Scheda bianca 17,14% 23,92% 6,07% 1,07% 1,07% 2,85% 10,71 % 1,42% 8,92% 14,64% 7,85% 4,28% Al Parioli Il MSI è Il 4° partito na il ·4%, e quasi nessuno scriverà sulla scheda il potere nasce dalla canna del fucile, come altri neomaggiorenni, quelli maturati alla politica nello Sturm und drang del sessantotto, hanno fatto alle scorse elezioni politiche, nel 1972. Nessuno, se non i pochi cattolici vergognosi del loro voto di regime, ha l'aria di far caso all'elemento segretezza: dichiarano le loro preferenze apertamente, davanti a scuola, in pieno capannello. Tutta la stampa nazionale li dà, insieme alle neorisorte donne, come forza di spostamento a sinistra, inventando le « classi d'opinione», che, anche se teoricamente non sono proprio un inno alla correttezza, empiricamente risultano verificate. ~osì, sempre empirizzando, s1 può dire che i giovani a Roma sono « responsabilmente e civilmente » a sinistra: sommando le percentuali del Pci, del Psi e di Democrazia proletaria, mettendo i votanti tutti in fila, e chiedendo se preferiscono il governo delle sinistre o il compromesso storico, risulta che il 43,03% preferisce il compromesso storico contro il 32% di sostenitori di un autonoma gestione di sinistra della cosa pubblica. Il 25% casca dalle nuvole, ed è probabilmente quello che considera la scheda rossa ancora uno stato d'animo, un modo di far dispetto a papà, con un po' di disprezzo per la cronaca politica: « Per me è lo stessa, basta che non va più in culo ai proletari », ha dichiarato un ragazzino coi riccioli uscendo dal suo istituto tecnico. A milano contro il compromesso storico Ma a Milano il discorso cambia: la « capitale morale dei 1,a~se » è a sinistra del Pd p.:r il 31,06%, so11 stiene il Pci al 32,30% e, in questa sinistra aritmeticamente bipartita tra « nuova» e «vecchia» ·con l'aggiunta di un 14,60% di socialisti, si pronuncia al 64,43% contro qualsiasi cogestione del potere, e solo al 14,73% per il compromesso storico. li Msi, non disponendo di un feudo come i Parioli (vedi riquadro) non arriva neanche all'uno per cento. Nazionalmente omogenea, invece, la scarsa simpatia dimostrata ai radicali: « Roba da salotto», ha commentato una studentessa, « spettacolarità e tecnocrazia (partito repubblicano) vengono poco considerati ». I più sono felici dell'immagine di rossa compattezza avallata dalla pubblicistica democratica che danno di sé. qualcuno, per fare l'originale, dichiara di poter votare, in coscienza, soltanto sé stesso, ma sono in pochi, ormai, ad avere paura della strumentalizzazione, nessuno si sente« massa di manovra », come capitava sei o sette anni fa, quando i giovani stavano facendo i primissimi passi nel mondo pubblico della politica, fuori dal privato separato della famiglia, dei fidanzatini e dei consumi. E' un dato positivo, sintomo di una maturità acquisita in anni di lotte e di battaglie, è l'orgoglio e la sicurezza di contare, di essere importanti, magari dequalificati o disoccupati, ma fuori dal limbo tradizionale dell'infanzia. La corsa dei partiti alla conquista di questa nuova fetta elettorale, fin da quando la maggiore età è stata abbassata ai 18 anni, è stata evidente. Ma non sarà facile come vendere l'ultimo modello di blueje- •ans conquistare a un voto non rosso o anche ~oltamo a un rosso più sbiadito, le schiere dei nuovi mauiorenni. • Le tube I le con I d.:1: a pagina 12

Sondaggio voto 18 enni DATI MILANO OP 31,06% PCI 32,30% Favorevoli al compromesso PSI 14,60% storico Radicali 1,85% 14,73% PSDI 1,23% PRI 0,82% Favorevoli al governo DC 5,34% delle sinistre PLI 1,64% 64,43% MSI 0,82% Non lo sanno 9,05% Non lo sanno Indecisi tra 20,83% OP e PCI 1,23% , -._w.:5 .. tt"?i· ::➔ ".~ .... }-;~-: I - :,;q·.. ·--~-'P~r----. # ' DATI Sondaggio voto 18 enni OP 20,07% ROMA PCI 44,24% PSI 6,39% Favorevoli al compromesso Radicali 0,7 % storico PSDI 0,76% 43,05% PRI 1,26% DC 5,49% Favorevoli al governo PLI 0,51% delle sinistre MSI 1,21% 32,0_0% Sche bianca 1,72% Non lo sanno 3,9 % Non lo sanno Indecisi tra 24,95% . OP e PCI 3.9 % - -·

...Pochi gioni prima del congedo, discutevo sul giornalino della caserma; mi sembrava noioso, parlava solo della caserma e delle F.A., e invece bisogna dare la parola a tutti, scrivere su tutto. Adesso ho visto due giornalini « freschi »: Non ci piace (di Novara) e Il colonnello in slip (di Brescia); sul primo ci sono quattro Autocoscienza diunuomosoldato Pubblichiamo invece della tradizionale inchiesta, la testimonianza lunga, una specie di diario con più pensieri, di un soldato congedato due mesi fa. L'ha scritto in caserma, in un quaderno comperato allo spaccio in un momento di disperazione, e lo ha portato a Muzak « per far sapere che cos'è veramente vivere in grigioverde». pagine intitolate « E ora parliamo di sesso », sul secondo un giovane di San Giuliano raconta la sua espe? rienza con la droga e i soldati ne discutono; poi un soldato parla « delle donne », e le femministe gli rispondono; c'è una specie di « editoriale » che mi sembra poco « pomposo », ma molto vero: eccolo. 13 Mettiamo il colonnello in mutande « Riprendiamoci la vita ». Un giorno apparentemente come tanti, finito come pochi, anzi forse nessuno; uno squillo di campanello annuncia un signore in divisa con un pezzo di cartone azzurro in mano, con sopra scritto una data, il nome di una città e alcune sigle per il momento indecifrabili. Un mese dopo, appena sceso dal treno, sei avvicinato da alcuni soldati con una fascia rossa al braccio; con aria complice e un po' clandestina mormorano « Hai la cartolina», « Sì », « Bene vieni con noi ». Sali su un camion scomodissimo dove molti altri sono in

Poco dopo sei nel piazzale della caserma, circondato dall'attenzione dei soldati che hanno interrotto le loro occupazioni per andare a dare un'occhiata ai nuovi arrivati. Inizia la trafila che poi impareremo a conoscere bene; fureria - maggiorità • ufficio viaggi, sempre le stesse domande - chi sei, da dove vieni, cosa facevi nella vita civile, etc. - lunghe code, lunghe attese. Poi il ritiro del cubo: l'assegnazione del posto letto e, nel migliore dei casi, l'armadietto. Sei costretto a leggere e firmare una parte del regolamento e, guarda caso, la parte che riguarda la limitazione di tutte le libertà democratiche di cui godevi fuori. I giorni successivi ti riservano le prime adunate, i primi discorsi di « benvenuto » da parte del colonnello, le prime minacRiformati, rivoluzionari o rivedibili Sintetizzare, in poche parole, tutto ciò che è utile a chi deve fare il soldato, è impossibile. La lettura di alcuni libri, e soprattutto di giornalini di caserma (la visione del film • Marcia trionfale» invece non è affatto utile). Ecco comunque i consigli fondamentali per i « partenti » in tre diverse categoria; per chi la divisa proprio non se la vuole mettere; per chi si vuole garantire una buona « sopravvivenza »; per chi crede che, anche nelle F.A., occorre fare tutto ciò che è possibile per « cambiare questa società », per chi parte già deciso a lottare insomma. 1) MAMMA NON VUOLE, E PAPA' NEMMENO ... ce (niente politica, 01sc1pll· na, difesa dell'onore delle F.A.) le prime stupidaggini sui sani valori, patria, bandiera, fierezza di portare la divisa e essere al servizio della patria. Ti spogliano dei vestiti civili e ti vengono distribuite camicie, divise, scarpe sempre troppo grandi o troppo piccole, mai giuste. Si va intruppati dappertutto, a mangiare, in libera uscita, dovunque tranne - per fortuna - al cesso. Intruppati ci guidano dal ~rbiere che ormai abbiamo già imparato a chiamare ' Cochise '. Il taglio orribile ha lo scopo di toglierti anche nell'a~petto ogni individualità. Tutti uguali almeno nella parte delle teste che il basco lascia scoperte. Gli ufficiali ti cancellano continuamente, vogliono da te solo u-na ' obbedienza TENZIONE! bisogna fare per tempo la domanda e tutte le varie pratiche. (In questo senso ci dovrebbe essere tra poco persino una legge... Qualcuno la chiama « concorrenza sleale » al rapporto libero, ma così va lo stato). Ci sono poi motivi « regolari » per essere esentati, tipo essere orfani (di due, o un genitore), malattie, etc, ma anche qua ATTENZIONE! finiscono sempre per essere esonerati quelJi che non dovrebbero (ma « ammanicati ») e per fare il soldato molti che sono orfani, o malati (e parecchi di questi rischiano poi la pelle). Per sapere bene come fare le domande, a chi, etc, e per sapere tutto sul « serviizo civile » (che però è più lungo!) per gli «obiettori», c'è un libretto da leggere: «Contro il servizio militare» di Stampa Alternativa - Savello (lire 700). Tutto qua, con l'attuale legge. 2) IL BUON SOLDATO SCHWEICK ... Il metodo migliore per non partire è avere il papà (o la mamma) in parlamento, preferibilmente nella Dc o nel Psdi. In alternativa avere un papà ricco e/o potente (gli zii sono già meno sicuri). Ottime probabilità di non partire ci sono per chi è già sposato (quasi sicuro: in caso di un figlio), ma ATCome sopravvivere? Ci sono metodi, anche « legali » per farsi « avvicinare » a casa (motivi fa. miliari, di studio), pensarci anche qui per tempo, o l'avvicinamento ti arriva, insieme al congedo! Ci sono sistemi infallibili per avere licenze « straordinarie», o permessi: anzitutto esami di stato di ogni tipo (n1edia, elementare, maturità), per cui sono obbligatorie licenze di pronta, rispettosa e leale', cercheranno di insegnarti con le punizioni a dire sempre sì, ad essere una macchinetta agli ordini di tenenti, capitani, sergenti sergenti maggiori, colonnelli, marescialli con una, due o tre strisce, maggiori, aiutanti maggiori, sottotenenti, generali. etc. Ed ecco il gran giorno, un giorno tra i più attesi della vita militare, dopo il congedo: il giuramento! Atteso perché siamo ansiosi di gridare 'L'ho duro', e perché forse con questo stupido e ridicolo spettacolo teatrale durante il quale piangono solo gli ufficiali e qualche genitore particolarmente angosciato per la brutta fine del figlio, finisce l'epoca dell'addestramento formale. Quanta rabbia accumulata durante questo periodo, ma 7+8 giorni (totale 15, anche se cercano magari - arbitrariamen te - di dartene meno). Per gli esami di università NON è invece obbligatorio). Poi « licenze agricole» (d'estate), ma bisogna dimostrare di avere, in proprio, un pezzo di terra. Poi ci sono i « G.M.F. » (gravi motivi familiari) che possono essere di due tipi, veri o falsi. Per quelli veri conviene fare anche quante piccole soddisfazioni. Chi non si è tolto la soddisfazione di sbagliare apposta il passo, di battere in ritardo il piede sul riposo, di sbata.cchiare il fucile per bene al pie-arm, di rimanere sempre ultimo nelle marce. Chi n·on ha gioito nel vedere l'ufficiale rabbioso quando al posto di un unico colpo secco e marziale lo abbiamo costretto a sentire una sventagliata di colpi, l'uno dopo l'altro. Sono importanti momenti di rivalsa contro il sistema, ma anche contro certi ufficiali che si permettono di insultarti. Sono momenti importanti perché scopri che se sei solo tu a sbagliare il passo, l'ufficiale ti punisce; ma se è tutto un plotone che marcia fuori tempo, l'ufficiale la sua rabbia se la ingoia tutta intera. E allora capisci che insieme si può le corna, per quelli falsi ricordarsi che il « moribondo » deve essere parente di 1° grado (amici, fidanzate, zii lontanissimi non vanno); dieci giorni ( + viaggio, come sempre). In queste tre casi la licenza è obbligatoria. Obbligatorio « sarebbe » il permesso, o licenza breve » per i « concorsi di stato» (quindi, prima di partire, e durante naja comprare « Tutti i concorsi», e con 700 lire di carta bollata e la ricevuta, è tutto fatto), c'è qualche comando che fa finta di non saperlo, o cerca scuse; fare casino nei vari modi (scrivere ai giornali; fare volanini, etc.).

vincere, che contro un plotone unito tutte le gerarchie sono con il culo per terr·a, che anche in un posto schifoso come la caserma puoi instaurare con gli altri soldati un rapporto non basato sul 'nonnismo ', sulla divisione fra contingenti, reparti, compagnie come vorrebbero i nostri capi, ma fondata sul rifiuto collettivo della vita militare, sulla lotta, sull'unità tra i soldati di tutta la caserma. Ci riprendiamo così, giorno per giorno, una parte della nostra vita, della nostra umanità della nostra personalità che i regolamenti, la disciplina e gli ufficiali avevano cercato di toglierci. Il collettivo del 'colonnello in slip'». Cellula fascista o cellulite democristiana ? Mentre partivo mi chiedePoi ci sono le « malattie »; a parte le vere (che sono frequenti, attenzione soprattutto a quelle della pelle!) ci sono quelle false; ma sistemi come sfregarsi sugli occhi certe foglie per farsi venire false « congiuntiviti » etc. sono noti anche ai medici militari; si tratta a questo punto d vedere che tipo è il medico, c'è gente che chiude gli occhi su « focolai di malattie » dentro la caserma (spacci, gabinetti, etc.), però poi... ti manda in ospedale (primo passo verso la « convalescenza » ). Per le malattie vere, esiste la possibilità di fare vo: la « Rosa dei Venti », tutti sti fascisti infami cosa fanno: provocano o si mascherano? E io cosa farò? Come nasce una lotta in caserma, come si fa, in quanti? Ho capito ben -presto che la questione centrale non è se i « rosa dei venti » sono tanti o pochi, ma è la struttura e gli scopi complessivi delle F.A. Il «quadro medio » spesso più che fascista, ha la mentalità da 'ladro di polli '; mi spiego meglio. E' un tipico « funzionario democristiano », sopra ogni cosa gli interessa portarti via trecento lire (a testa) di roba da mangiare, riempire la sua auto di formaggio, mettere le sue galline dentro ' l'area riservata ' della caserma (è successo dove ero io), non darti i « rimborsi-viaggio ». Se lo attacchi su questo, usa il suo potere contro di te. Ma siccasino (se ti viene la gastrite, o cose più gravi, quando sei « sotto ») dopo il congedo, chiedere soldi, etc; bisogna però farsi fa. re una visita « completa » da medici pubblici, e seri, uno-due giorni prima di partire. Non ti garantisce la salute, ma almeno puoi farla «pagare» (in tutti come qui ci sono armi, e c'è chi - da sempre - si prepara par dare una 'lezione ai rossi ', anche il ' ladro di polli ' finisce per essere al.servizio di un corpo chiuso reazionario, nel suo complesso. Cellula fascista e cellulite democristiana, insomma. Ci portano a giurare in una altra caserma, enorme, importante. (La comandava uno, interrogato nell'inchiesta· su Valerio Borghese). La disciplina lì è mostruosa, sembra un altro esercito. Se casca il fucile, lo devi raccattare, baciare, fare trenta flessioni ai piedi dell'ufficiale (L'ufficiale democratico, mi dicono, si distingue perché almeno non ti mette i piedi in bocca mentre fai le flessioni). Deve essere uno dei pochi posti, oggi, che è così. Ma dieci anni fa era ovunque peggio. i sensi). Ci sono articoli del regolamento che ciene sapere, perché lì certo non te li dice nessuno (il 7, il 31, il 40, il 41, il 47, il 48 sono fra i più importanti) e possono essere parecchio utili; il regolamento completo è in appendice al libro « Bianco, rosso e grigioverde" (ed. Bertani, lire 3.700, ma - onestamente - le vale). 3) FAI OGGI IL TUO « POTEMKIN » QUOTIDIANO ... Dare consigli di lotta è un po' assurdo. Anzitutto tenere presente anche i consigli al numero 2; lottare ed essere « furbi » non è in contraddizione (e i martiri non servono). Il principio fondamentale comunque è che a lottare da solo... vai a Peschiera quasi sempre; in tanti si vince. Peschiera, Gaeta, etc. comunque vanno ridimensionate parecchio, perché negli ultimi anni non sono mai capitati casi di « politici » (in senso ampio) che ci sono stati più di un paio di mesi (diverso è se spari una cannonata a qualcuno; ovvio). Al contrario di quello che si può pensare, una lotta ben organizzata «dentro», se è di massa, non è pericolosa, mentre vedersi « fuori » (in dieci, dodici) per ciclostilare un volantino, fare una mostra, etc. è « rischioso » in quei casi in cui non c'è «controllo" (i nuclei più organizzati eseguono controlli, chicSono soprattutto gli ultimi tre contingenti (73, 74,75) a dare la ' spallata '. La naja è quella cosa che rende difficile il facile attraverso l'inutile. \Nella caserma c'erano scritte come: « Imitati forse, eguagliati mai», «L'Italia innanzitutto »; « Il soldato tedesco ha stupito il mondo, il bersagliere italiano ha stupito il soldato tedesco ». Imbecilli. La prima impressione è che il tempo si è fermato. Mi vengono in mente i film di fantascienza: dalla fureria uscirà un dinosauro? Il colonnello è Godzilla travestito? Il maresciallo un Dracula ingrassato? Quello che all'inizio mi scoraggia è lo « sbraco»; nei cessi è scritta una cosa vera: « la naia dono « garanzie » ai « nuovi »; nessuno se ne offenda!) {se sei « militante» di qualche organizzazione quindi, prima di andare a ..., fatti dare un po' di indirizzi di lì; serve a te, e a loro, per la « vigilanza », e ti serve se un giorno vuoi fare una doccia, un pranzo decente gratis, etc.). Anche in caserrr.a, ci sono. contraddizioni « in seno al popolo », e non, se quindi è giusta « la durezza » con le spie, ci vuole « dialettica » con gli « indecisi », gli « spoliticizzatisuper », persino (talvolta) con i « lecchini », la « forza " di un militante non è mai sapere tutto sulle F.A., ma un « Luon rapporto » con i suoi commilitoni (quindi chi storce il naso a parlare, o giocare a pallone con gli «spoliticizzati», finirà o con il non fare nulla, o per essere «odiato»). Le scritte in caserma in casi particolari (lotte dure) si possono anche fare (e si fanno), ma ovviamente sono pericolose; gli auto-adesivi sono forse meno spettacolari, ma efficacissimi, facili da attaccare, difficili da togliere, li metti in un secondo, nei posti pù impensati (e costano poco; bisogna però pensarci un po' di giorni prima, e richiederli, o farli stampare). « Come si fa» un minuto di silenzio è raccontato a parte; gli scioperi del rancio si fanno o restando tutti in camerata, o passando in mensa e prendendo solo pane e frutta. E in pratica non sarebbero nemmeno « punibili ». ➔

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