Un borghese piccolo piccolo Avrei qualcosa da dire a proposito della vostra inchiesta « Carissimo finocchio » apparsa sul n. Il. Carissimi culattoni, (mi rivolgo innanzitutto ad Angelo Pezzana ed Alfredo Cohen) vorrei innanzitutto chiarire che non voglio condannarvi, se avete voglia di rompervi il culo, fate pure, non me ne frega proprio niente delle vostre « naturali abitudini sessuali »; se non volete essere emarginati, fate pure la vostra lotta, sono d'accordo con voi. Ma c'è un punto da chiarire. L'omosessualità io la ritengo una cosa dettata dalla natura come d'altronde l'eterosessualità. Molti di voi invece, il vergineilo se lo vanno a cercare, e guarda caso capita sempre a tiro un ragazzino di borgata, sgranato, figlio di proletari che a loro volta si rompono sl il culo, però a forza di lavorare e magari cam. pano anche a malapena. Signori, ogni cosa sta al suo posto, se ci saranno dei volontari vedrete che vi arriveranno, non fate certe fesserie perché a questo punto vi auguro a tutti la fine che ha fatto il vostro caro Pasolini. Mi rivolgo a Muzak e non diret• tamente a Pezzana o Cohen, in quanto spero, se pubblicherete questa lettera di sensibilizzare e chissà, forse recuperare qualche compagno che potrebbe cadere nella trappola di questi borghesi di merda!! Alberto di Torino Stalin, Beria, Chepeu! Tipica lettera di destra mascherata da sinistra. Congratulazioni: tante banalità di cattivo gusto messe in fila sono persino difficili da immaginare. Verrebbe da scomodare la psicologia e affermare senz'altro che Alberto di Torino è un omosessuale represso che ha tanta paura della sua O· mosessualità da esorcizzarla in modi volgari e populistici. Ma tutto sommato non c'è bisogno della psicologia per stabilire che, come tutti i reazionari, Alberto è solo un cretino. G.P. Contro il governo, non basta una chiavata prognosi prognosi riservata... Il 2 aprile c'è stato a Macerata uno· sciopero provinciale degli studenti per protestare contro 26 denunce sporte dalle autorità inquirenti ad altrettanti compagni dei professionali di Urbisaglia e S. Ginesio colpevoli di aver oc. cupato la propria scuola all'inizio dell'anno scolastico per il 4. e 5. anno etc. etc. Durante il corteo, molto combattivo etc. etc. naturalmente si sono fatti solgan contro il governo Moro ma stranamente (o « diversamente ») quello classico in cui si invita il sudddetto a farsela dare in culo non è stato gridato una sola volta. Anzi appena ci ho provato (essendo un « du. ro » e « in linea » almeno negli slogan etc. etc.) un compagno « biondo e molto carino » del Cps dell'Itis di S. Severino m1 ha rimproverato che slogan contro gli omosessuali non si fanno. Nessun commento. Saluti a pu• gno chiuso, naturalmente, dal compagno Toni di Macerata. 2-3-76. Tanto nemico tanto onore Detesto le lettere ma la rabbia è grande. « La provocaziione poliziesca, sebbene intollerabile (bontà vostra), poteva essere respinta con fermezza e compattezza (!ca.- zo). Che qualcuno, invece là abbia accettata è grave (!) ... c'erano anche 5001 ... Ma è grave perché è un sintomo di più di una violenza, non giusta e non necessaria, sciocca perché non paga nemmeno sul breve periodo, pericolosa perché l'avventurismo da' fiato alla reazione e va distinto senza mezzi termini dalla giusta risposta e dal giusto sdegno di massa ... » e via dicendo. Ti coscono mascherina! Riformismo, revisionismo, opportunismo, paternalismo, giovanilismo, studentismo, pacifismo, democraticismo, ecc. ecc. Si spiegano così le pagine dei numeri scorsi sui servizi d1 ordine, le interviste ad « anli• fascisti militanti ». Esorcizziamo la violenza. W lo spettacolo della diversità. W la miseria della controcultura. W il Pane e le Rose (si dice ma non si fa). W i bei titoli. ... prima la copertina radicalfolk-populista, poi ci mettiamo: paternalismo per lo spettacolo omosessuale; pluralismo per la farsa gruppettara (e morte gli avvoltoi sul cadavere del movimento!); tanta buona musica popolare (di quella fatta in casa); (l'intellighentia borghese si appropria delle gemme di cultura proletaria se qualcuno non interviene la pianta non fiorirà). Tutti insieme operai archeomusicologhi & •Alan Sorrenti W Napoli, W il fumo negli occhi. Il jazz non manca (nuovo par. golo ~conformismo pduppino 7 unità proletaria, pipa, commissione femminile & Archie Sheep). Spruzziamo un po' di avanguardia (partendo sempre dal santo pop), e David Bowie? Spiccioli di mercato (ma quello è realmente Lou Reed?). Cultura prezzi: L. 1900.28003000-3500-3200-4000. Libri cazzo Cinema, bambini, autocoscienza, hifi & mercatino (un filo rosa lega tutti i deliri). « per chi fa sega a scuola » dicono i gestori. Tutto quanto è necessario per riappropriarsi della musica (distribuzione per l'Italia: Elettronica Lombarda S.p.A. Listen lo US (o U.S.?) vi ho seguito con devozione, sto capendo qualcosa. Il primo a sbagliare sono io. continuerò a seguirvi (l'ultimo modello è sempre il più conveniente) (compiacimento della contraddizione). I nuovi Durruti passeranno anche per Via Valenziani e nesna 500 salverà il bronzo Pintor dalla violenza (Violenza) rivoluzionaria (scherzo). « Moglie » rossa scavati la fossa (che ve ne pare di quella a destra a pag. 14 forse è dejà vu o è solo criptoconformismo?) ad uso e consumo interno della redazione meno superbia lo spirito di Mackmno passeg. gia a primavera preghino i CPS di non incontrarlo. con devozione Alberto non dirmi che leggo Bakunin non dirmi che leggo Malatesta non dirmi che leggo Vaneigen Dimmi che m'ami. Come sempre chi mena pugni in tutte le direzioni qualcosa colpisce. Touché! L.R. Se Muzak si chiamasse Politik ... Bene, egregia redazione, muJi. ca connessa a politica o politica connessa a musica, questo è l'eterno dilemma? Prima (before) su Muzak era la politica al servizio della musica, oggi invece è la musica al ser• vizio della politica, quindi non vedo perché oggi il vostro gior• nale si debba ancora chiamare Muzak, e non si chiama invece Politik o Compagnok. Tra l'altro è evidente che voi vi rivolgete a determinate persone e non alla massa che è ancora notoriamente analfabeta (senza offesa). Iq a stento riesco a capire i vostri articoli dopo 14 anni di scuola (senza contare l'asilo), figuratevi un povero proletario lavoratore. Premetto che non sono fascista (anche se mi piace il denaro e Dio me ne salvi), ma non credo nemmeno nella rivoluzione proletaria almeno in Italia, per va. ri fattori (sede pontificia, sede fascista, cultura classica). In compenso sono uno dei pochi che crede nel compromesso storico, tattica di oscura attesa democratica per uno spostamento a sinistra... . . un lettore di Salerno Per essere uno che si lamenta della troppa politica su Muzak (ma per favore fatevi venire in mente titoli alternativi un po' più brillanti) il lettore di Salerno dimostra una attitudine insperata al dibattito: in sola mezza pagina è riuscito a de/i• nire la sua posizione, analizzare i motivi per cui la rivoluzione non è alle porle e, addirittura, lanciarsi in un giudizio articolato sul tema del compromesso storico. Bravo. Ma perché dovremmo smettere per primi noi? L. R. Marco Fumagalli Marco Fumagalli, giornalista e critico musicale di Gong, poco più che ventenne è morto. Noi lo ricordiamo come collaboratore e amico, ai primi tem• pi di Muzak. Lo ricordiamo come critico lucido e puntuale, attentissimo sempre, intelligente e misurato. Marco era un uomo di pochis• sime parole, ma nelle riunioni di redazione, in un periodo travagliatissimo per il giornale, esponeva un suo punto di vista originale con fermezza e con fermezza e tranquillità lo difendeva, senza chiusure settarie ma senza cedimenti che riteneva dannosi per la linea, per il giornale nel suo complesso. Personalmente ricordo di aver avuto con lui uno scontro, in seguito al quale egli, con altti, abbandonò il giornale. Ebbene (proprio perché la morte, e una morte così tragica e cosl priva di senso, non appiana le persone quando in vita hanno contato) ricordo che in quel momento in cui tutti si scaldavano, Marco fu invece ancora una volta capace di controllare la sua rabbia, di difendere c01; assoluta pacatezza di modi e lucidità di argomenti il suo punto di vista. Credo che non fosse una questione di carattere. Era altresì la consapevolezza, la coscienza della morte, la necessità di vivere ancora poco ma in perfetta onestà e profonda dignità. Se la morte non appiana le persone, pur. troppo le fissa, le cristallizza: senza retorica mi piace ricordare Marco per questa sua assolutà dignità intellettuale e morale. G.P.
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