Teatro MarJuana: chemaleti Fo? La prima impressione è quella di una grande confusione. Come dice il titolo si tratta di uno spettacolo sul problema della droga, ma seguire il filo del discorso,' ritrovarlo in mezzo alle mille battute di Fo non è sempre facile. La « storia » di questo spettacolo· è già abbastanza nota. Luigi, giovane operaio, tornando a casa un giorno scopre che la mamma e il nonno fumano. Non solo, ma per procurarsi la roba i due hanno organizzato un piccolo spaccio familiare con tanto di coltivazione, all'insegna dello slogan « dal produttore al consumatore ». All'interno di questo ribaltamento delle parti, all'interno di questa casa trasformata in una piccola serra, vengono pian piano inseriti gli altri personaggi. L'eroinomane, amico di Luigi (e da lui salvato dalle sprangate del « Comitato contro la droga »); Antonino, tipico esponente dei nuclei antidroga e il prete, promosso sul campo - in modo decisamente improvvisato - mafioso siciliano e grosso spacciatore. Come sempre tutto è bene Darlo Fo recita contro le droghe quel che finisce bene e così poliziotto e mafioso finiscono fuori dalla finestra, la mamma e il nonno confessano al sempre più perplesso Luigi di non aver fumato mai, di aver messo in piedi questa incredibile messinscena per dimostrare ... « Questo spettacolo ci è stato praticamente imposto, richiesto da operai, studenti e anche da ricercatori, da studiosi che si occupano del problema». « Il problema della droga è legato ad un . problema di cultura », « è un problema politico e culturale » sono frasi che ricorrono spesso e nel finale Franca Rame, ancora nelle parti di Rosetta la mamma, spiega la tristezza ma « soprattutto la solitudine » della vita nei quartieri e nella città, nella realtà di quella « vita di merda » che l'amico di Luigi dice di rifiutare bucandosi. Ci sembra una conclusione un po' misera per uno spettacolo che si propone di essere uno strumento al servizio di chi deve fare i conti giorno per giorno con il problema della droga. E' vero che dalle pieghe del racconto di questa incredibile famiglia di Luigi emergono pian piano altri elementi. I finti fumatori, il nonno e la mamma, sono la caricatura di un « vero hippy », quello, per intenderci, che ama riamato Re Nudo. Con tanto di orecchino singolo, fiducia nelle capacità terapeutiche del fumo come strumento di socializzazione e magari anche nelle sue caratteristiche « rivoluzionarie ». Con il risvolto che questa loro scelta - visto che tutti e due sono proletari e comunisti - li ha portati a « non pensare più a niente», come sottolinea scandalizzato il figlio. « a non fare più politica » o come dice la mamma « a parlare di meno e a fumare di più ». La nuova legge, la repressione, la complicità della polizia, i suoi legami con la mafia, l'uso della droga per fregare il movimento, la diffe. renza tra le varie sostanze sono tutte cose che vengono man mano spiegate. Ma già il fatto che chi le spiega, nonno Dario in primo luogo, sta recitando una parte che non è la sua, sta impersonando quello che alla fine dice di non essere mai stato rende ambigue queste dichiarazioni. Gli « educatori della spranga » (così vengono definiti quelli del comitato contro la droga che picchiano l'eroinomane perché costretto a praticare il piccolo spaccio) sono da considerarsi tali, o in realtà solo l'hippy li considera, a torto, in questo modo? Ci si droga perché la società è di merda. La droga è di classe perché i « poveri » e i deboli ne rimangono schiacciati, mentre i ricchi e i furbi se la cavano e fanno gli snob. La polizia e la borghesia giocano sulla droga. La repressione non serve, bisogna « mettersi tutti assieme » per lottare uniti per la rivoluzione (questa l'unica efficace campagna antidroga). Così ci sembra possa essere riassunta la posizione di Fo sulla droga. E' un discorso, comunque, non chiuso e non dogmatico: nello spettacolo ciascuno può trovare i pezzi di discorso che vuole. E fa discutere. Mancano però le cose nuove che il movimento ha fatto e det• to sui rapporti vecchi e nuovi, sulla felicità, sulla rivoluzione culturale. Mancano il femminismo, i circoli giovanili, la sessualità, la critica della famiglia. Per questo dicevamo che le conclusioni ci sembrano un po' misere. Rimane la divertente provocazione che giriamo volentieri a tutti gli esaltatori acritici dello « sballo»: e se improvvisamente scopriste che vostra madre fuma tutto il giorno? Giovanna Paietta
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