Muzak - anno III - n.12 - aprile 1976

Dalla partedilei Non è bella chi è bella, é bella chi si piace Su Muzak n. 11 è apparso nella rubrica Abbecedario un intervento sulla bellezza. Fosco Diotallevi ha espresso il punto di vista maschile. Gli risponde una militante femminista. Certo, esiste il « criterio estetico », un'idea della bellezza di cui tutti (ab-)usiamo per discriminare, scegliere, eliminare. Mi sembra però che affrontare il problema sotto questo aspetto sia inutile, oltreché riduttivo: questo tipo di questioni vanno in genere sotto il nome di « disquisizione sul sesso degli angeli », che poi vuol dire sforzarsi di fare analisi - puntuali e intelligenti perché no? - di « parlare sopra » e non dentro i problemi, di alzare il tiro per non vedere quanto certe realtà (essere belle o brutte) siano laceranti. Quale è allora il problema. F.D., dice che oggettivamente esiste la donna bella (perché di donne - chiaramente - si parla nell'articolo, non certo di quei tanti eccentrici culi maschili portati in giro con tranquillità, visto che è venuta la moda, anche per i maschietti di portare gonne midi, che ahimè, lasciano scoperte quelle splendide gambe villose). Comunque. Si parla di oggettività nel trovare « bello » un corpo sano / armonioso I forte I equilibrato, e questo può essere vero, anzi è vero. Ma non ci fa fare un passo in avanti nella comprensione del perché, poi, un corpo ci attrae, di un corpo ci innamoriamo, del perché un corpo (che può anche essere bello) ci ripugna, ci allontana. Proviamo a parlare allora della bellezza all'interno dei rapporti tra le persone, tra gli uomini e le donne, tra gli uommt e gli uomini, tra le donne e le donne. Il problema è difficile, tento di spiegare quello che penso facendo un esempio, che parte dalle pagine del Cavallo di Troia che F.D., non ha capito nella loro importanza. A mio avviso, quello che emergeva in quelle pagine, era che rughe, stanchezza, malattia, sporcizia - che sono in sé immagini che ci riportano al concetto di « brutto » - diventano « bellezza » se all'interno di un rapporto che sia innanzitutto di accettazione della totalità della persona, che durante la sua vita può essere magra e grassa, può essere molto stanca, con delle occhiaie profonde (perché la sua vita è lotta), che può essere anche felice e riposata. Questo mi sembra il primo punto: il corpo delle persone è un corpo dentro la real- ... Nazlatl. biondi, ricchi. bianchi. m91chl. aono belli. brutti. perch, lmmvtablll tà, che è anche lotta e angoscia; è un corpo allora deperibile, soggetto non solo alle intemperie fisiche (leggi alimentazione, malattia), ma anche a quelle più psicologiche, all'ansia, e al dolore, come alla felicità e alla gioia. Per estremismo, si può allora dire che i corpi del nord, nazisti, biondi, ricchi, bianchi, maschi sono bellibrutti perché immutabili nel loro essere sempre e comunque belli, nel loro essere inattaccabili dalla fatica e dall'angoscia, nel loro essere sempre protetti da soffici pellicce. Mentre i corpi sud, comunisti, neri, poveri, neri, donne sono brutti-bellissimi, perché affaticati, provati dalla lotta, sempre diversi, fra loro e dal giorno prima. Perché corpi espressivi del « diverso » della volontà di cambiare tutto, perché corpi giustamente malati. Questa argomentazione pe-

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