Dischi « Quant'è bello lu murlre acclso ,. Rea Invertendo i fattori il prodotto non cambia, e niente meglio di questo disco può dimostrarlo. Sono stati in molti, infatti, che hanno visto l'omonimo film, da cui queste musiche sono tratte, e hanno pensato che la colonna soriora fosse opera della Nuova Compagnia di Canto Popolare. E' un'impressione vera e falsa allo stesso tempo. A rigar di termini non si tratta della Compagnia. A cantare sono gli attori di Masaniello: Lina Sastri, Virgilio Villani, Tommaso Bianco e Francesco Tiano. Ma l'impostazione, la direzione artistica, arrangiamenti e composizioni, sono di Roberto De Simone. La confusione è giustificata, quindi. Il disco, anzi, dimostra in modo inequivocabile quale sia il peso di De Simone nel prodotto culturale chiamato Nuova Compagnia di Canto Popolare. Le differenze ci sono, ovviamente: i quattro interpreti di questa colonna sonora sono attori, non musicisti professionisti, ma le analogie sono tante ed è impossibile non rilevarle. Gli arrangiamenti sono simili, anche se, per una diversa utilizzazione, sono meno curati nei dettagli. Minore è anche l'impatto ritmico, ma anche per questo vale la differente utilizzazione; non si tratta, infatti, di musiche destinate alla fruizione viva, bensì ad accompagnare delle immagini. Paradossalmente, invece, è proprio l'atteggiamento da « attori ,. che dimostrano gli interpreti di « Quant'è bello ... » a giustificare maggiormente il confronto, dato che una delle principali caratte.ristiche del discorso della N.C.C.P. è proprio l'indissolubilità del fatto gestuale, visivo, da quello più specificamente musicale, e anche qui, evidentemente, bisogna leggere l'incidenza dell'impostazione di De Simone. Molto belle, comunque, confronti a parte, le composizioni e soprattutto la splendida e irriverente « Tarantella del cacare ». Ottime, inoltre, le interpretazioni dei quattro attori, tra cui emerge quella Lina Sastri che era già stata una sorpresa per tutti in « Masaniello ». Rimane solo da chiedersi perché De Simone non la smetta di farsi mediare da altri e non esca, infine, allo scoperto, con proposte svolte e realizza te in prima persona. Gino Castaldo ... QaMttéMo&t'ITliJl!ilrtacdjC' 'TttRr,,,_,,lw4'~1J.J.-,. •, ""'i'- ~~7t!,•~-.-• « Gultars,. Philip Catherlne Atlantlc (Wea) Dopo le tante pesanti banalità (con le debite eccezioni) che il pop ha riversato sulla chitarra, questa oggi tende sempre di più a diventare uno degli strumenti pilota delle nuove strade che la musica percorre. Se poi ci riferiamo al jazz-rock sembra anzi che questo molteplice fenomeno stia assolvendo, per strade traverse, alcuni degli assunti che il pop si è posto problematicamente ai suoi inizi, per poi perderli strada facendo, rifugiandosi nel già detto, nel già fruito e più volte riciclato. La chitarra, in particolare, in questi squarci di intelligenza musicale, si sta arricchendo di possibilità, sta scoprendo, anche se con la timidezza delle affer. mazioni arrivate in ritardo, le sue così poco sfruttate doti di medium climatico e inventivo. Sono in tanti ormai a parlare il nuovo linguaggio della chitarra: Larry Coryell, Ralph Towner, Terje Rypdal, Bill Connors, Derek Bailey e tanti altri, e infine Philip Catherine. Tanto più significativa è la cosa se si tratta, ed è il caso di Catherine, di musicisti europei. Le principali caratteristiche di Catherine (visto in Italia al fianco di Charlie Mariano) sono la versatilità, l'eclettismo, l'atteggiamento culturale sostanzialmente cosmopolita. La sua chitarra, in questo modo, è capace di variare stile, atmosfera, colori e suggestioni con estrema disinvoltura. Non a caso, la41 vara sui tempi brevi, esprimendo sfumature sempre diverse, tanto da potersi anche permettere il lusso di certe spiritose citazioni in stile vaudeville. In questo Catherine denuncia la sua seconda componente (dando per scontata la matrice davisiana) che è quella che si rifa al chitarrista europeo degli anni '30, Diango Reinhardt. Catherine, evidehtemente, vuole esplicitamente svolgere un discorso che sia essenzialmente europeo (al di là del cosmopolitismo culturale) seguendo due direzioni principali: da un lato la svolta davisiana, che pur essendo americana ha aperto la strada ad esperimenti autonomi e staccati dal contesto originario, e dall'altro il recupero della musica europea che in Reinhardt ha la sua preistoria (perlomeno nell'ambito jazzistico) la sua proposizione antelitteram. Gong Shamal Vlrgln Gino Castaldo Finita l'epopea delle teiere volanti di Daevid Allen, si conclude anche la breve parentesi salmonesca cominciata da Steve Hillage. Il sound acquatico che Gong aveva cominciato a sperimentare ultimamente era infatti strettamente legato alla chitarra piena di echi di Steve, echi che aveva recentemente cominciato a usare con entusia. smo e che avevano finito per diventare un'ossessione per il resto dei componenti della band. Il volume della chitarra, l'ultima volta che li abbiamo ascoltati dal vivo rendeva la vita difficile al sassofono-attore Didier Malerbe. Uno dei due doveva andare ed è andato Hillage. Stranamente nella fa. miglia Gong, uno dei gruppi più democratici e anti-star della scena pop, c'è sempre stato in pratica un capo. All'inizio il profeta e fondatore Allen che ora vive in Spagna e scrive un libro. Poi è stata la volta di Steve Hillage, chitarrista con un'ottima impostazione e un feeling sensuale, che come dicevamo, ha portato Gong dagli spazi interplanetari ad una dimensione subacquea. Ora, bene o male, il filo conduttore a livello di creatività musicale pare essere Malerbe. Più che giusto dato che Didier è uno dei membri fondatori del gruppo ed è uno strumentista dalla sensibilità rara. Didier è anche una persona molto mite e modesta e di conseguenza la sua direzione è assai più elastica delle due precedenti. C'è da dire pure che ultimamente l'organico Gong si è arricchito dell'ottima percussionista Mireille Bauer e del pianista Patrice Lemone. J:,' tornato anche il batterista Pierre Morlein (come la Bauer diplomato in percussioni a Strasburgo) e Gong possiede attualmente uno degli organici più potenti della scena inglese. Della scena inglese perché il gruppo è residente ad Oxford dato che in quanto a nazionalità il più inglese è Mike Howlett che è nato nelle isole Figi. Shamal è l'album più musicale della produzione Gong: larghi spazi sono dedicati all'improvvisazione (la pratica più cara a Malerbe) spesso, come in Cat In Clark's Shoes e Mandrake, con risultati veramente lusinghieri. Manca ancora per un gruppo che anche se elettivamente è in qualche modo vicino al jazz rimane essenzialmente rivolto ad un pubblico pop, un compositore dalla mano sicura e, oggi come mai, un vocalista che supplisca alle scarse possibilità di Howlett. Danilo Moroni Canzoniere Del Lazio Spirito Bono Intingo Questa è la terza fase nell'attività del Canzoniere Del Lazio. Il primo Lp del gruppo, Quando Nascesti Tune, rispecchiava un periodo dedicato alla ricerca sullo stile del ricalco delle melodie popolari tradizionali. Già le doti interpretative del gruppo davano una colorazione piuttosto personale al materiale eseguito. Arrangiamenti di chitarra, giochi sul ritmo e sull'ar-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==