Esercizio,Cardini.notturno A giudizio comune Castaldi è uno dei massimi compositori contemporanei. La sua opera si è rivelata fondamentale all'evoluzione delle tecniche compositive post dodecafoniche. Egli è arrivato a particolari conclusioni prima di Ligeti e di altri autori a torto più noti di lui. L'album inciso per la Elektra Es~izio, Cardini (Solfeggio Parlante), Notturno, raccoglie due sue composizioni per pianoforte del '71 e un solfeggio parlato eseguito dall'autore stesso, scritto nel '73. Esercizio è con Le/I, altra opera per pianoforte, la realizza. zione più bella di un anno quasi interamente dedito alla composizione e agli studi (il 1971), elaborata quasi di getto nel recupero della tradizione e nella voluta semplicità (o linearità) dello svolgimento. E' il sorgere di una nuova forma di comunicazione, che dovrebbe avere il senso proprio delle avanguardie ottocentesche, fattivo e non opprimente. A sue parole « Le composizioni che dal 1967 scrivo sono caratterizzate, già nella concezione di fondo, in altro modo: si potrebbe dire infatti che il senso di ciò che vi si ascolta è in generale differente dal senso di ciò che vi viene suonato. Si rimette, così, in forse come tutto quanto era stato premesso come pacificamente convenuto"· E anche Notturno, seconda composizione per pianoforte contenuta nel disco, è opera che vive di reale novità e va ascoltata come tale, come realtà, qui e ora. Un unico appunto: se Cardini, solfeggio parlante, trova spazio attivo in concerto (dove l'autore la fa sua più diretta espressione), può non averlo su disco. Non si deve perdere il consenso di chi si avvicina per la prima volta, alle musiche di Castaldi, comunicando poi a una solita elite di persone « dotte ,. o « musicalmente evolute ,.. Esse appartengono al passato. me avremmo dovuto essere», «come dovremmo essere», «come dovremo essere », « come non saremo viù»! Che cosa c'è di più metafisico dell'uomo? La sua quotidianità non appartiene forse ad un mondo immaginario? .::astaldi, affacciato al finestrino di un treno, trascrive quello che gli passa sotto gli occhi, con un nuovo modo di vedere. « Déja vu » sì, ma come non si era visto mai. La musica di Castaldi (come a volte succede a chi ripete sempre la stessa frase accompagnandosi sempre con lo stesso gesto), possiede un germe vitale inspiegabile; come il riso integrale. O meglio c'è in essa, per fare un paragone con altre musiche che avvertiamo come sintetiche, la stessa differenza che c'è tra le castagne vere e le « Castagne di Bosco » di quella ditta che fabbrica dolciumi, che posMauro Radice sono anche sembrare buone, ma fanno male e poi non sono castagne. 4) Quel calzolaio oggi si chiama Paolo Castaldi Concludiamo raccontandovi una breve e antica storiella. Mir Damad, un alchimista, vide un giorno un calzolaio « misero misero » e ne ebbe pietà. Posò allora la mano sul martello del poveretto, convertendolo in oro. « ...E adesso lo puoi vendere», disse Mir Damad. « Perché dovrei? » domandò duramente il calzolaio, « tu fallo tornare ferro, invece». « Perché l'hai mutato in oro, se non sei capace di riportarlo al suo stato naturale?». Mir Damad rimase stupito e mortificato. Provò, stranamente senza riuscirci. Al calzolaio bastò uno sguardo per riconvertire l'oro in martello. Mir Damad capì di trovarsi di fronte ad un grande maestro e gli chiese di diventare suo discepolo. Franco Battiato 39 Musicanalisi Fischia il watt Centodieci decibel, elettrificazione, distorsione timbrica: la nota non è più soltanto citazione chiusa nel rapporto gerarchico con la scala cui appartiene, ma sintesi di quello che sta succedendo, fatto. Questo è Jimi Hendrix, per esempio. E questo fa paura. Forse il più grosso ostacolo che un ascoltatore di musica pop incontra avvicinandosi al jazz (pre-Davis) è proprio nell'immagine del suono che in un primo momento appare scolorita, debole, insomma poco suggestiva. C'è chi a proposito parla di jazz come musica per pochi e di pop solo come merce per sottosviluppati; io parlerei piuttosto di linguaggi che si stabilizzano, nel senso che·gran parte della cultura musicale giovanile è segnata profondamente da un fatto abbastanza nuovo e particolare: l'elettrificazione dei suoni. All'interno di questa cultura l'elettrificazione non si identifica soltanto col problema originario e pratico della sonorizzazione, della riproduzione musicale per masse di pubblico e luoghi sempre più grandi (che è già un problema specifico del pop), ma diventa un momento portante del « nuovo suono », si carica di un valore estetico essenziale, entra come significato nelle forme di questa musica guidandone quasi completamente lo sviluppo strumentale. Dagli Yardbirds a Frank Zappa, dai Cream a Jimi Hendrix, la estetica del suono elettrico è vincente, e dichiara che la esigenza p1u profonda è quella di voler dire tutto e subito, di diventare un « fatto » immediato e forte. La musica diventa fatto quando elimina o supera (nel caso migliore) certe convenzioni linguistiche chiuse in se stesse per prendere direttamente il corpo, ed è in questa prospettiva che la elettrificazione ha avuto il suo ruolo portando il discorso strumentale a svolgersi intorno a certi momenti particolari. Il primo e più ovvio che viene in mente può essere quello del volume. Teoricamente infatti il volume, la particolare potenza del fronte sonoro, rientra nel problema pratico e « neutro » della riproduzione, ma se solo pensiamo alla spavalda eccessività dei centodieci decibel sparati dai Deep Purple, il discorso tocca già il senso di quella musica e la sua esasperata volontà di estremizzare il valore rituale, collettivo e gestuale del rock. La distorsione timbrica è anch'essa un fatto centrale e in essa stessa c'è una storia, c'è la polemica (cosciente o no) contro il « bel timbro »; la dimostrazione immediata e orgogliosa che l'energia nuova stravolge i vecchi suoni; ma soprattutto, c'è l'uomo, se pensiamo che al timbro distorto della chitarra elettrica è intimamente legata la tecnica single note o reed style cioè lo sviluppo sonoro degli strumenti a fiato che non possono suonare accordi ma solo una nota per volta, una nota che però ha la dimensione fisica dell'uomo, del suo respiro e della sua forza. Così è per il suono distorto elettricamente, che si allunga, diventa una voce che si svolge nel tempo, può cioè rimanere sospeso ad esprimere temporalmente la stessa quantità di energia in relazione al «nervo » con cui è lanciato. La decisione e il tocco nella convulsione della nota vibrata, la spinta offerta dal suono aggressivo
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