dovrebbe sempre comprendere vari generi d'espressione (una volta aboliti la musica leggera e il teatro tradizionale), che vanno dalla musica popolare di riproposta, al jazz, alla nuova canzone politica urbana, fi. • no alle varie forme d'animazione. Dovrebbe esprimere, insomma, tutte le forme culturali più vitali e avanzate. Il prezzo del biglietto dovrebbe sempre essere contenuto entro minimi accettabili da tutti, se non abolito del tutto (compensato da varie formule di sottoscrizione) » G. C. Luigi Cinque « Bisogna partire dalla nuova situazione musicale italiana. Per molti anni abbiamo subito una vera e propria colonizzazione. Ora si sta scoprendo la possibilità di un'autonomia ma bisogna evitare che le mistificazioni continuino. Oggi, per esempio, si punta al ballo come dimensione di coinvolgimento e di partecipazione, ed è giusto, ma non deve essere fatto acriticamente. Il ballo, il movimento, non sono di per sè validi; bisogna vedere di quali valori sono por· tatori. Per evitare molte delle ambiguità più ricorrenti bisogna •rifarsi alla funzione sociale delle feste popolari. Sarebbe utopistico e sbagliato volerle riprodurre così come erano e sono tuttora, in qualche caso. Le feste di cui parliamo hanno una diversa collocazione, ma soprattutto si rivolgono ad un diverso tipo di comunità. Quello che bisogna recuperare è il rapporto di funzionalità che le feste popolari hanno con la comunità da cui vengono prodotte. La cultura, in questo caso, non viene portata dall'esterno, nasce dalla comunità e viene vissuta come fatto socializzante. Si intende, da questo, che la festa oggi deve rispondere ai bisogni della collettività, non sovrapposti ad essi. Si capisce perfettamente quale sia l'importanza del ruolo degli organizzatori troppo spesso accettati come semplici tramiti. E' evidente, invece, che dalla conzione organizzativa di una festa dipende gran parte di quel rapporto di funzionalità di cui parlavo prima ». Patrizia Scascitelli « In una città come Roma poter organizzare una festa che impegni globalmente tutti i cittadini è difficile anche se usi come luogo di riunione Piazza Navona. Quando ho iniziato a suonare organizzavamo concerti nelle borgate o nelle scuole dove io insegnavo e qui vi trovavamo un'ottima adesione popolare. L'ideale rimane la festa senza limiti di tempo dove alla musica si uniscono tante altre manifestazioni. Al di là di ogni struttura sociale rimane sempre la cosa fondamen32 tale: il rapporto umano. Ed è proprio il musicista, l'attore che devono capire le esigenze della gente, e spiegare cosa lui pensa della vita, della musica riuscendo cosl a stabilire un immediato contatto. Il musicista non è più visto come qualcuno che fa qualcosa fuori dalla propria realtà quotidiana, bensl come l'interprete della vita di tutti i giorni. Lo artista sofisticato crea una barriera fra lui e il pubblico·. Non sono d'accordo sul fatto che tutti debbano fare musica, è questo un campo aperto a tutti ma bisogna imparare e non credere che solo suonando si partecipi al concerto attivamente ». Demetrio Stratos « Sono contro le feste viste come involucri vuoti dove in otto e più ore di lavoro non esiste altro che un palco e individualità separate fra loro. E' un'autoghettizzazione a cui porre fine. La mia proposta è l'happening, la musica deve essere vissuta da tutti e non solo da chi sta sul palco, bisogna togliere i ragazzi dalla posizione di spettatori a cui sono stati abituati. Noi siamo contro il monologo e per il dialogo. La musica oggi è discussione e questo tipo di discorso noi lo abbiamo iniziato con il terzo disco verificando che lo spettatore è realmente coinvolto. Oggi il pubblico vuole sentirsi musicista ed è giusto, specificatamente nei concerti pop il senso unico deve essere abolito ». Walter Marchetti « Sono nemico dell'organizzazione, non mi propongo niente con questo fine perché voglio lasciare liberi tutti mentre parlare di una festa in questo senso vorrebbe inevitabilmente dire fare delle gerarchie. Non mi pongo nemmeno il problema di organizzare i miei suoni, niente mi fa più schifo. Non sono d'accordo sull'idea di festa, a me interessa solo fare la festa a qualcuno o a qualcosa, sappiamo tutti quali sono i nostri nemici. I miei, vanno dalle ideologie, all'arte, e a tutte le istituzioni ». Tony Rusconi « Il problema della festa popolare è riproponibile solo in base al lavoro della zona o del quartiere, è il risultato del lavoro politico e culturale su certi temi in collegamento con gruppi spontanei. La festa la fai dall'lnterland se preceduta da un dibattito, inutili sono le esperienze simili a Parco Lambro. Bisogna ricollegarsi al concetto di decentramento valido particolarmente nei grandi centri. Decentramento non inteso come insieme di attività ma come luogo di coagulo per iniziative politiche e culturali. Con questi fini io lavoro attivamente nella zona dieci di Milano dove esiste il Teatro Officina ». e
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