Muzak - anno III - n.12 - aprile 1976

chiudeva in sa.letta e scriveva. Noi questo tipo di scritte non le facciamo perché le nostre cose le tiriamo fuori alle riunioni del collettivo femminista, o magari quando facciamo il gruppo di autocoscienza. Le scritte che si fanno quest'anno sono diverse da quelle che si sarebbero fatte lo scorso anno; prima della nascita del collettivo femminista si scriveva « Rino mitomane » o « Raul frocio », ora si è arrivati a scrivere « libertà per gli stupratori di Cinecittà » o « Pelosi libero / Pasolini frocio » oppure « è meglio il culo gelato che un gelato al culo » o ancora « cazzo duro / stupro sicuro » e tanti altri ancora. Checco, 17 anni: io non sono del cusp però non mi sembra giusto fare il processo a questi compagni; siamo tutti repressi e ognuno lo sfoga in tanti modi: c'è chi scrive e chi si mangia le unghie ... Enzo: il discorso di Checco mi sembra paternalistico, io invece voglio ribadire che queste scritte del cusp vanno interpretate come una critica dell'atteggiamento ipocrita. Volevamo mettere in discussione tutto. A chiedere la condanna per gli stupratori di Cinecittà sono tutti d'accordo. Ma questo poi è vero o no? Rosina: avete fatto le scritte persino su Rosaria Lopez! Enrico: la moralè in questi anni è stata rimessa in discussione dalle lotte contro la miseria della condizione giovanile; il « proletariato giovanile » per i gruppi è nato il 19 settembre del '75 con la festa di Licola. Forse che prima non esistevano questi problemi? Quando l'anno scorso qualcuno scriveva « Raul frocio » io non credo che lo !criveva per fargli un complimento. Io non volevo esprimere la mia opposizione all'organizzazione delle studentesse, ma solo attaccare i modi di comportamento esistenti, il perbenismo. Anche se non si dice quasi tutti pensano delle cose che non confesserebbero mai. .. Giuliana: andiamo a vedere quello che avete scritto... Enrico: quello che ancora non mi avete fatto spiegare è che con quelle scritte io andavo a criticare innanzitutto me stesso; in ogni scritta c'era un pezzettino di me che impietosamente esponevo a tutti, soprattutto per autocriticarmi... Enzo: non ci sembrava che potessero esserci dei rischi in questo modo di comportarci, anche se poi è stato compreso e imitato così, certo non per mettere in discussione il proprio comportamento. Giuliana: anche oggi la discussione è andata come sempre, chi ha più sicurezza si è imposto e quindi le compagne hanno parlato poco. Rosina: per esempio sembra che quando fai una riunione delle compagne tutti siano d'accordo. In realtà non ci rispettate per niente; se vogliamo fare una riunione del cf e c'è una manifestazione o qualsiasi altra cosa, si continua a dire che siamo stronze, che è più importante fare quello che voi (a sinistra) una • riunione• del collettivo • uomini sporkl •. 22 avete deciso di fare. Giuliana: il femminismo è ormai una cosa « istituzionalizzata » che tutte le organizzazioni accettano anche ufficialmente e tutti i compagni fanno i comprensivi. Questo è l'atteggiamento più grave, perché così non ci si mette in discussione mai. E' questa la violenza più grave che ci fate. Questa straordinaria capacità che hanno i compagni di non acquisire mai i problemi avanzati dal movimento, di rimanere sempre così come sono. E non capire che invece devono trasformarsi. Mi stanno sul cazzo i compagni che si dicono femministi: non c'è giornale o compagno che non parli di noi eppure continuano a comportarsi tutti come prima. Rosina: mentre prima ti scontravi con atteggiamenti di rifiuto ora accade il contrario. Rino o Raul parlano dei nostri problemi e sottolineano l'importanza del femminismo a tutte le riunioni. Ma permetti che di queste cose me la vedo io! Come se potessero essere loro a capire le mie contraddizioni. Enrico: la cosa più ·importante del femminismo è proprio questa, la volontà di non delegare a nessuno la soluzione dei propri problemi, per creare situazioni fi. nalmente umane. Nel femminismo vediamo un movimento che si pone di fronte ai problemi che tutti hanno quotidianamente, una volontà di liberazione e di costruzione di situazioni fi. nalmente umane. E questo è lo stesso discorso del collettivo uomini sporki. .. Giuliana: il cusp è stato un alibi per usarci violenza! Enrico: mi faccio autocritica, perché il cusp l'abbiamo fatto con gente sbagliata che non ha capito il significato reale della nostra provocazione. Rosina: non sono d'accordo. Nelle nostre riunioni di autocoscienza noi cerchiamo di tirar fuori le cose che sentiamo, le nostre esperienze, i nostri problemi. Non ci riusciamo completamente perché rimangono sempre delle forme di difesa. Abbiamo cercato di coinvolgere anche gli uomini in questa cosa e i compagni hanno citato Freud. Abbiamo organizzato una discussione sulla droga e ovviamente è venuta fuori una posizione superficiale perché i compagni non si mettono in discussione mai sui rapporti. Loro le proprie cose non le dicono mai se si è in cinque o sei. Come Stefano che parla solo con qualcuno, se sono soli. Enrico: noi ci siamo sforzati di criticare i modelli di comportamento, per esprimere il nostro disprezzo verso i professionisti della politica, quelli che parlano di tante cose per mascherare se stessi. Con la scompostezza dei nostri slogan e delle nostre azioni si attuava una critica, si poteva dimostrare impietosamente noi stessi. Giuliana: e intanto avete aggiunto un'altra violenza a quelli; che subiamo quotidianamente. Marcello Sarno

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==