ze su vari fronti. Molto forti quello napoletano Nccp, Esposito, Napoli Centrale), quello della canzone politica o pseudo-politica (Pietrangeli, Lolli, Guccini) e quello jazzistico (Liguori, Schiano, Rava ecc...). Area e Banco, altri pilastri del pop italico, hanno profondamente deluso i loro sostenitori, con poche preferenze dovute agli ultimi disperati seguaci. Dove gli anticonformisti hanno potuto spadroneggiare è stato nelle spreferenze, potendo accentrare tutto il loro odio su pochi nomi. Ed è così che la Premiata è trionfalmente (e sorprendentemente) vincente tra i p~ggiori. Il loro ultimo LP (Chocolat Kings) è stato superato solo da « Piange il telefono » e come gruppo sono primi incontrastati, superiori persino ai Cugini di Campagna, I nuovi Angeli e tutti gli altri epigoni della canzone italiana. Altre spreferenze significative sono « Lilly », in buona posizione tra i peggiori dischi, e al completo, per quanto riguarda i gruppi stranieri, tutto il bel pop andato, odiato forsennatamente dagli anticonformisti. In testa sono i Vander Grag, seguiti da Genesis, EL e P ecc... In ultima analisi, i risultati del referendum danno ragione alla politica musicale che Muzak, più o meno esplicitamente, sta facendo? In realtà i risultati sono solo apparentemente confusionari. A ben vedere, dietro quella festa pirotecnica allegramente ambigua e contraddittoria che è la musica in Italia, si sta delineando con sempre maggiore chiarezza un fronte, all'interno delle masse giovanili, ferocemente avverso ad ogni mistificazione e alla falsa innocenza del gusto musicale. Per quanto riguarda Muzak questo sembra un chiaro invito a scoprirsi di più, e meglio. G. C. Veni, vidi, vici « Pàrliamo tanto di me » è sempre stato un motto, per il sottoscritto notoriamente egocentrico e narcisista. Eccomi mi hanno affibbiato il commento sul miglior critico pop (ohimé: credevo di essere un critico musicale). Anche perché sostengono che ho volgarmente barato, fidando nel mio potere indiscusso e in una noticina (quasi un'autocandidatura) che avevo me~so in alto nella scheda del referendum. Poco male: ognuno si difende come può. Mica potevo perdere, no? In realtà poi Bertoncelli mi precede di qualche frazione di punto. Però lui ha molte più « spreferenze » di me. E comunque farebbe bene a smetterla, il Bertoncelli, dal seguirmi così dappresso: la presente vale come diffida. Al di là della solidarietà corporativa e di categoria, siamo soddisfatti quanto basta del clamoroso piazzamento al primo e al secondo posto del tandem Caffarelli-Insolera (piazzamento nei peggiori, naturale). Così si imparano a dire che fra musica e politica non c'è rapporto: ne escono politicamente e musicalmente (dunque c'è rapporto!) battuti. (Non me ne vogliano, è tanto così per scherzare). La nostra scuderia critica esce, nel complesso, ben messa: forse non desta entusiasmi clamorosi, ma nemmeno crisi da rigetto. Ma vorrei fare anche un discorso serio, al di là dei dati che valgono (in questo caso, soprattutto) relativamente poco: ed è che, di tendenza, il lettore non sa nemmeno chi scrive o non scrive. E' una prova di rifiuto del « modello » e delle « scuole» solo che salutare. Infatti i voti sono tutti accentrati su pochi nomi noti: il primo che viene 16 in mente perché lo si è sentito di più. Allora è facile anche la battuta scopertissima di indicare come miglior critico Marcello Samo (che si occupa di scuola) o Lidia Ravera (che la musica pop l'ha sentita più o meno tre volte, ed era distratta). Allora è naturale che il peggiore conti più del migliore. Come per la birra: su quale sia la migliore c'è molta disparità di giudizi, ma sul fatto che la Peroni sia la peggiore non c'è stato dubbio. E così è Caffarelli: una cattiva imitazione nazionale. G. P. Giù la festa Il Primo maggio è nel cuore, ma Licola è già nel sangue. E' per questo che dopo lunga incertezza e profonda meditazione dei lettori, il il secondo referendumuzak vede in testa in un salomonico pareggio due cose un pochino differenti come la festa dei lavoratori (sterminio di Chicago, primo maggio 1886) e la festa del proletariato giovanile che invece fino a prova contraria non lavora assolutamente. Anzi come è giusto il proletariato « serio » prevale leggermente. E poi di nuovo un pareggio, risolto col trucco: le feste de L'unità, che hanno qualche preferenza in più del pop-raduno di Parco Lambro, arrivano felicemente quarte grazie ad una altrettanto abbondante reazione di insofferenza alle frequenti scelte Claudio Villa-Gianni Morandi. Dopo lo anniversario dei Patti Lateranensi, primo assoluto, e il compleanno di Nostro Signore, secondo a distanza, nella graduatoria delle feste più odiate vengono le feste de L'unità. Soprattutto quelle più vicine a casa e in particolare la festa di Catanzaro, di Pesaro e di Rimini. Tanto anticlericalismo, il signor Pannella ne dovrebbe sicuramente essere contento, francamente non ce lo aspettavamo. Soltanto Pasqua riesce a spuntarla senza infamia e senza amore, e la festa della Fgci romana che seppure conteggiata all'interno delle feste Pci, riceve diverse e benevole segnalazioni. Primo maggio - Licola, Parco Lambro - feste de l'Unità. Queste evidenti contrapposizioni insospettiscono. E poi se invece di calcolare i giudizi positivi e i giudizi negativi si sommasse tutto, le feste del Partito comunista giungerebbero prime al traguardo. « Berlinguer è il migliore e il più noioso » così ha scritto uno studente di Novara. E' forse per questo che se tutti i giovani vanno alle feste della stampa comunista, poi sono in molti a concludere che tutto sommato è meglio Licola o il Parco Lambro o il festival Jazz organizzato ogni anno dalla regione umbra o addirittura il muzak,mcerto di Piazza Navona, ingloriosamente ottavo dopo la festa di Carnevale e di compleanno (rispettivamente sesta e settima in graduatoria) e prima del raduno cli Rubiera organizzato lo scorso anno da Stampa alternativa. ' M. S. Col flato Corto .. Risultati largamente scontati; addirittura un po' conformisti e banali. Linus, naturalmente, batte tutti senza sforzi eccessivi, conquistando il 60% dei voti e confermando di essere un connotato culturale obbligato di quello strato sociale che alimenta l'area dei lettori di Muzak; d'altra parte, i risultati dei periodici referendum di Linus non danno risultati molto differenti da quelli della nostra rivista, quasi a confermare la giustezza del gemellaggio. Alan Ford, che si piazza al secondo posto con circa il 15 % dei consensi, testimonia della sua nati ira di « 2° giornaletto », quello che si
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