Muzak - anno III - n.12 - aprile 1976

troppo Marinella De Vita, una delle nostre scarse lettrici che hanno risposto al referendum non ha vinto neanche l'ultimo premio. Il complesso del disco M. S. Come era logico aspettarsi le risposte musicali sono le più frammentarie e dispersive (quasi incalcolabili, infatti, erano le possibili risposte). Preferenze e spreferenze sono appena accennate in un ginepraio di indicazioni che con molta disinvoltura passano da Wagner ai Cugini di Campagna, confermando ciò che da pa• recchio andiamo sostenendo sulla attuale natura del fenomeno musicale. Ma, insomma, che cosa vuole il lettore di Muzak, o perlomeno quella speciale categoria di lettori disposti a rispondere ad un referendum che si prestava tanto all'acume critico quanto all'ironia giocosa e anche un po' goliardica? Di certo vuole cose nuove, tante e subito. E in secondo luogo, viva la faccia, è il primo a riconoscersi nell'ormai affermata area dell'autonomia musico-culturale. A questo fronte, un po' dispersivo nelle risposte ma chiaramente leggibile nelle linee di fondo, si è opposto un filone per così dire istituzionale, l'unico fondato su nomi sicuri e scontati e quindi prevalente sulla giustificata caoticità della gran parte dei lettori. Inutile dire che hanno vinto i Pink Floyd sia come gruppo straniero che per il miglior disco. Scontato anche « Rimmel» di De Gregori come miglior disco italiano. E sono voti degli stessi conformisti che per lo più si sono rifugiati al sicuro dei 15 vari Berlinguer, Bertoncelli, feste de l'Unità (e le altre mamme politico-culturali), per quanto riguarda le altre risposte, e che come spreferenze musicali hanno fatto trionfare i due ultimi 45 giri di Domenico Modugno, dato giusto e veritiero ma mortalmente scontato, e i vari Cugini di Campagna, Pooh, Orme ecc. Risposte tranquille, insomma, senza alcuna carica polemica. Più significativo è che oltre ai Pink Floyd, i Berlinguer della situazione, nessun altro gruppo straniero classico abbia retto alla valanga di Tangerine Dr.eam, Eno, Can, Robert Wyatt, Henry Cow, Gong, Popol Vuh e tanti altri sorretti dai voti dei frontisti. Un diluvio di nomi relativamente nuovi, insomma, tra cui, e nessuno ci crederà, ha avuto un grosso peso il jazz, più o meno dipinto di rock: un incredibile John Coltrane soprattutto, e poi Don Cherry, Weather Report, Shepp, Mingus ed altro a piene mani. Non sono mancati i cecchini della classica che con grande, e un po' ironica, dignità hanno sdegnosamente indicato le opere di Wagner, Mahler e Beethoven tra i dischi preferiti (fortunatamente nessuno ha avuto il macabro humour di indicarli come migliori gruppi stranieri). E' il caso di parlare di spaccatura delle masse giovanili? Forse non basta questo referendum a sostenerlo. Sta di fatto, comunque, che una minilotta di classe su basi fumosamente politiche ha dato i suoi segni, puntualmente riscontrati anche nelle altre sezioni. I pinkfloidini berlingueriani (guarda caso!) hanno preferito Perigeo e Premiata Forneria Marconi come migliori gruppi italiani. Gli anticonformisti invece, con onesta dispersività, hanno distribuito le loro preferen- -.

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