Muzak - anno III - n.12 - aprile 1976

ha bocciato la legge sul divorzio. Il peggiore è Kissinger, seguono Ford e Franco « vivo » La morte del dittatore spagnolo è stata festeggiata con il dovuto entusiasmo. Chi lo aveva segnato fra i più odiati politici stranieri, ha, ripensandoci, cancellato il suo nome e l'ha sostituito con Kissinger (imperialista oltre che vivente), altri hanno addirittura scritto « Franco morto » sotto la voce «miglior personaggio politico straniero » (vicino a Mao!). Questo capzioso distinguo fra un cattivo-operante e un cattivo che ha liberato il mondo dalla sua presenza, l'ha comunque scalzato dall'ultimo posto assoluto. La palma non gliel'ha portata via l'atroce Pinochet, come sarebbe stato prevedibile, bensì Henry Kissinger, che non ha tagliato le mani a Victor Jara, ha una moglie carina, e l'elegante fair play dello statista: il discorso è analogo a quello del binomio Fanfani-Almirante, anche fuori dall'Italia l'odio è andato, giustamente, a chi tiene i fili della reazione prima che ai burattini che da quei fili sono governati. Tra Kissinger e Franco-Pinochet, c'è Ford, simbolo col gigante americano, di tutte le controrivoluzioni. E Nixon? Conta meno del 3% di nemici: pietà per i vinti e un po' grotteschi « cattivi » falliti, ma soprattutto, grande attenzione per l'attualità (morto un presidente, se ne odia un altro). L'America, comunque, inesistente in tutte le classifiche positive (eccezion fatta per il poco impegnativo terreno musicale), fa veramente da padrona, quando si tratta di fare la graduatoria (per demeriti speciali) di quelli da impiccare. Lidia Ravera 14 Siamo maschi, siamo tanti, siamo più della metà ... Alla centodecima scheda le ragazze che hanno regolarmente partecipato al secondo referendumuzak erano soltanto tre, e il rapporto uomo donna non è molto migliorato andando avanti nello spoglio delle schede. Il lettore medio di Muzak è uno studente centro settentrionale tra i sedici e i venti anni, inequivocabilmente maschio e appartenente in proporzioni pressoché analoghe al proletariato e alla piccola borghesia. E' spesso liceale, come risulta dalle risposte culturalcinematografiche - alcolicofumettistiche. Il 68% dei lettori va a scuola, il 32% lavora, o studia e lavora contemporaneamente. Il 9% ha meno di sedici anni, il 55% è tra i sedici e i venti e il 36% ha più di venti anni. La rubrica preferita è Per chi suona la campanella, a testimonianza di un pubblico sensibile ai problemi posti dalla lotta studentesca e dal dibattito sui temi della morale individua• le e collettiva, così come si è sviluppata all'interno di aggregazioni giovanili decisive quali le scuole e le feste. E abbiamo scoperto che c'è persino chi compra Muzak tutti i mesi e poi sottolinea, penna e righello alla mano, gli articoli più stimolanti. E comunque il nostro lettore resta inequivocabilmente maschio, centrosettentrionale e studente. E' per questo che quando ci è capitata sotto mano la scheda di Marinella De Vita, studentessa-lavoratrice più che ventenne, e abitante a Brindisi in via Armengol 29 abbiamo esultato per lei, quarta lettrice di Muzak. E abbiamo sperato che vincesse almeno il primo premio. Marinella De Vita è una pduppina come si deve. Legge quotidianamente il Manifesto e tutti i mesi acquista Unità proletaria, la rivista teorica del suo partito. Ama Luigi Pintor e Ciu-en-lai, rispettivamente i migliori personaggi politici italiano e straniero. Si diverte il Primo maggio e quando assiste alle proiezioni di Allonsanfan. Ammira Jack Nicholson e Glenda Jackson e va a tutti i concerti del Perigeo e degli Henry Cow. Odia la Storia d'Italia Einaudi, Fabrizio De André, gli Emerson Lake & Palmer e soprattutto Aldo Moro. L'unica rubrica di Muzak che legge è Pianet Wavcs, mentre non sop; porta tutte le altre, e gentilmente si scusa annotando a margine il suo stato d'animo, « forse sto incazzata ». E soprattutto non apprezza nessuna legge di questo stato, pur bevendo sempre e comunque la birra Hildeglit. E' tifosa del Perugia, la migliore squadra di calcio del mondo, rimanendo affascinata dal libro che afferma di preferire ad ogni altro: « uscire dalla crisi o dal capitalismo in crisi? ». E pur-

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