amati-dalle-masse, Adriano Sofri (3 ,59%) o Silverio Corvisieri o Aurelio Campi (rispettivamente Lotta Continua e Avanguardia operaia). Il discorso diventa lapalissiano per Marco Pannella, ossessionante e chiacchieratissimo showman all'americana, sempre alla ricerca dell'uso politico dell'esibizione personale. Resta, doto di fondo, l'appartenenza dei tre ali 'area della grande sinistra (grandissima, per farci entrare anche Pannella). Dato incontrovertibile e fondamentale. Chi beve Berlinguer campa cent'anni Leggendo a una a una le schede dei fans del segretario del Partito comunista si può notare una tendenza latente al convenzionale: si tiene all'Inter, si bevono birre Tuborg, si apprezzano Laura Antonelli e Giaime Pintor (in omaggio alla bellezza e alle gerarchie, entrambi· valori sicuri). Nel 50% delle schede, circa, è evidente anche il tentativo di essere « ortodossi », e allora a Berlinguer seguono (nell'ordine) Breznev, miglior uomo politico straniero, Almirante peggior uomo politico italiano, e poi Paese Sera, il primo maggio, la festa dell'Unità, la Festa dell'Unità quando cade il primo di Maggio, l'Espresso (in omaggio alla tradizione culturale riconosciuta) e ovviamente, fra i gruppi e partiti politici, il Pci (caso mai non fosse chiaro il concetto). Quando cade la vocazione all'ortodossia, però, vengono fuori incoerenze non da poco: leggiamo così che Mao !se Tung e Ciao 2001, l'uno a sinistra e l'altro a destra del Pci, possono benissimo coesistere nel cuore di un giovane comunista. Alcuni addirittura accoppiano a Berlinguer, Lotta continua (ma sonb pochi) o il Pdup. Il che è anche comprensibile perché una visione del mondo non è esprimibile in preferenze, il termine stesso indica un margine di soggettività tale da giustificare alcune discrepanze. Quasi ci sembra più autentica un po' di confusione: in fondo Berlinguer è un simbolo, precisamente il simbolo del cosiddetto « spostamento a sinistra del paese », ed è grazie a questo, probabilmente, che è stato tanto votato. Primo Agostino Neto, secondo Mao tse Tung, terzo Fide} Castro « Emmepielleà, in Angola vincerà » e Muzak, in attesa di altre e più sostanziose vittorie, celebra per cominciare la vittoria, nel referendum, del suo leader storico, Agostino Neto, indicato quotidianamente da Lotta continua come salvatore del popolo angolano ( « Serve per far dimenticare la sconfitta portoghese», dice uno studente, commentando le preferenze espresse dai nostri lettori in materia di politica estera). In realtà, nella scelta del miglior uomo politico straniero gli schieramenti non sono più tanto chiari: se Berlinguer ha totalizzato il 40%, Breznev più Marchais non arrivano in due al I0%, Neto, in compenso, raccoglie le preferenze degli extraparlamentari e dei comunisti, basandosi sui quattro quotidiani riuniti (dall'Unità procedendo a sinistra fino a Lotta continua), pronti a scannarsi in casa su leggi e governi e Ordine pubblico, ma disposti ad appoggiare la lotta di liberazione delle colonie portoghesi puntando su Neto. Segue Mao, che è evidentemente un po' passatine; gli onori della cronaca li conquista ormai solo più quando gli muore qualcuno importante o nell'infuriare di il qualche lotta a colpi di tatsebao: gli extraparlamentari di sinistra, giovani, capelloni e rivoluzionari, da « maoisti» e « figli di mao», sono diventati, per il quarto potere, direttamente « teppisti » e « ultrà ». Tendenzialmente, quindi, figli di nessuno. Non è vero, naturalmente. Ma ci resta la convinzione che sei o sette anni fa, il Presidente avrebbe stravinto, travolgendo angolani e guatemaltechi, seguito a ruota da Che Guevara, che, invece, brilla per la sua assenza dalla nostra classifica. Resiste, comunque e nonostante recenti involuzioni a destra sia politiche che « personali » (la bella iniziativa di sbattere gli omosessuali in campo di concentramento) Fide! Castro, eroe barbuto degli anni sessanta, e dispiace un po' vederlo superare spavaldamente Ho chi minh (11°, 40%, contro un misero 2,28%), le cui glorie sono, oltre che più recenti, più solide. Ultimo Fanfani, penultimo Almirante e poi Aldo Moro . Per la gioia di Zaccagnini, Berlinguer e di tutti quelli che si sono sgolati per anni a dire che la Democrazia cristiana era il « vero colpevole», mandante e protettore delle stragi fasciste, Amintore Fanfani, segretario uscente del « Partitone nazionale », ha totalizzate più penalità di Giorgio Almirante. Le trame bianche fanno meno orrore, ma forse più paura. Li separano pochi punti, anzi spesso sono in tandem: Fanfalmirante, Almirante & Fanfani, Fanfani & Almirante. Come Cochi & Renato. Terzo peggior politico, A1do Moro, capo del governo, cadente ma non importa. Altro nascente, Tanassi, che deve sicuramente il debutto nella lista nera ai suoi freschi trascorsi imprenditoriali (I'affare lockeed, per intenderci). Leggermente distaccato, ma frequentemente unito ai vescovi (quelli che volevano occuparsi della rifondazione morale degli italiani), c'è anche Paolo sesto (segnato da alcuni come capo di Stato straniero). Ultimo Leone, che come tutti i presidenti, ricopre, più che altro, una carica onoraria e non riesce quindi a raggiungere i fasti dell'odio e del disprezzo. Si nota, nella classifica negativa, la tendenza a non rispondere con un nome solo: incerti e contenuti sulle indicazioni positive, i giovani si scatenano nelle determinazioni punitive. In fondo è più facile rifiutare il vecchio mondo che cercare di costruirne uno nuovo. Del resto anche i possibili portatori di nuovo vanno pescati, almeno per ora, ancora nel vecchio. Ed è un lavoraccio. L'Espresso per la cultura, il Manifesto per il comunismo e Gong per il tempo libero La figura delineata dalle risposte più strettamente politiche è quella di un ventenne solido, comunista, no11 troppo a sinistra, sicuro nel suo odio antimperialista e antifascista (nel senso più maturo dell'antifascismo antidemocristiano). L'identikit si conferma passando ai consumi culturali: un quarto secco dei nostri lettori ama l'Espresso, settimanale di prestigio o, come si dice, di cultura. Quotidianamente si dedica al Manifesto (il giornale extraparlamentare meno extraparlamentare di tutti) o al Quotidiano dei Lavoratori. Apprezza La Repubblica (piccolissimo lo scarto fra ➔
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