Muzak - anno III - n.12 - aprile 1976

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Redazione romana: Vie Valenzlanl, 5 • 00198 Roma • Tel. 4956ij3648. Glelme Plntor (direttore), Lidia avere (condirettore). Cerio Rocco (capo redai• tore), Danilo Moronl • q no Castaldo (capo servizi musica)./ Diana Sentosuosso (lmpaglnez~o). Marcello Sarno, Simone Dessi, Renzo Coschl, Antonio Belmonto, Sandro Portelli, Mauro Radice, Danlel Calmi, Gianfranco Binari, Agnoso Do Donato, Sergio Mertlnl (responsabile ufficio diffusione). Hanno collaborato: Goffredo Foti. Ma• rio Schifano, Roberto Renzl, Marco Danl, Nino Vento, Bruno Mariani. Jacques Borrelll. Antonio Pescettl. Fosco Diotal levi. Annalisa Usai. Carlo Capitta. Redazione Milano: Glalme Plntor, Paolo Hutter, Giovanna Paletta. Coordinazione editoriale: Lidia Tarentini. Contrappunti al fatti Chi piace al giovani? I risultati del Referendumuzak Elenco vincitori del concorso Muzak Per chi suona la campanella Musica • Pane. amore e festa sia Dossier feste Fra li Lambro e Licola ci sta Ravenna Dossier feste Prego vuol sballare con me? Dossier feste Avanti popolo: facciamo festa Dossier feste Ci ragiono e parlo. Interviste ai musicisti Dossier feste Prendi li tram e scendi a Woodstock Posta musicale • De Gregari e Guccini Storia del jazz Avanguardia Musicanallsi Dischi Schede Cinema Libri Il compagno e li potere Abbecedario Dalla parte di lei Fascisti: dalle fogne all'Idroscalo Teatro • Darlo Fo Bellocchio, • Marcia trionfale • e I soldati Inserto Linus • Background di Altan Hl-Fl Compra vendi & Informa 3 Edizioni: Publlsuono • Via A. Valenzlanl, 5 • 00184 Roma • Tel. 4956343-3648 - Amministrazione: Patrizia Ottavlanl - Pubblicità: Lydla Tarantini - Segreteria editoriale: Elvira Sallola - Direttore responsa!:>lle: Luciana Pensutl - Abbonamenti (12 numeri): L. 5.500 - ccp n. 1/55012 Intestato a: Publl• suono • Via Valenzlanl. 5 • Roma - Un numero L. 500; arretrato: L. 800. Diffusione: Parrlnl & C.• Piazza Indi• pendenza 11/b • Roma • Tel. 4992 - linotipia: Velox • Via Tiburtina. 196 • Roma - Fotolito e montaggi: Cfc • Via degli Ausoni, 7 • Roma - Stampa: SAT • Roma. Giaime Pintor Lidia Ravera Marcello Sarno Gino Castaldo Marcello Sarno Paolo Hutter Sandro Portelli Danilo Moroni Gino Castaldo Paolo Castaldi, Franco Battiato Bruno Mariani Goffredo Fofl Fosco Diotallevl Annalisa Usai Giovanna Paietta Carlo Capitta 9 10 19 20 24 27 36 31 33 35 36 39 41 44 47 48 50 52 54 55 57 58 63 64 66 In questo numero le foto sono di, Andrea Puccini, Aldo Bonasle, Sandro Becchetti, Carlo Rocco, Dfp MIiano. Darlo Bellini, Tano D'Amico, Fabio de -6,ngells Per me si va... Verso le elezioni? Sembrerebbe di sl. Dunque verso Il governo delle alni• sire. Quello per cui ha votato a favore la stragrande maggioranza del nostri lettori cosl come esce dal re• ferendum: pubblichiamo I risultati, una specie di Identikit del lettore medio, francamente confortante. Con• fortante per noi e confortante per quel 200 lettori che hanno vinto, qualcuno un giradischi. altri magari solo un disco: quando a tordi quando a grilli. come si dice. Dtl resto l'Importante è partecipare.· Ma per me si va ,nche verso l'estate, e estate, come à noto, vuol dire festa: e allora I■ parte musicale à dedicata per lungo spezio elle feste che verranno e a quelle glil fatte. Anche In questo caso l'Importante à partecipare, autog1stlrsl la gioia. lnol• tre un appello: gruppi. singoli, musici e teatranti, gruppi di base etc. al facciano vivi, cl scrivano dlsponlbl• lltà e segnalino la loro presenza. Per eventuali feste abbiamo blaogno di conoscer! I (Muzak come Mamone e Zard?). Per me si va, Infine, verso giugno, mese di partenza di un contingente militare. Dunque aul n. 13 pubblicheremo un'Inchiesta sul mlllterl. P.er ora vi offriamo un assaggio con u~a recensione collettiva di soldati sull'ultimo film di Bellocchio. Fra poco è maggio, Il mese delle rose o, probabilmente del contratti (urebbe oral): dunque, Il pano o le roae.

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Posta Compagna solitudine Caro Muzak aiutatemi, sono una omosessuale voglio sapere se esistono operazioni per cambiare sesso. Oppure non mi resta altro che uccidermi. Sto impazzendo. Aiuto- Aiuto! E' terribile amare e non poter dare il tuo amore. Vedere gli altri liberi di amarsi, di tenersi per mano, e tu costretta a tenerti tutto dentro a morire senza poter amare veramente nessuno, ad aspettare la morte, morendo ogni giorno di più. Meglio morire subito. P .S.• Lo so che vi faccio schifo. Perdonatemi ma non ho scelto io di essere... Solitudine La lettera di « Solitudine » ci ha sbalorditi e poi addolorati, due reazioni inconsuete, in orario d'ufficio. Eppure il suo appello non è strano, non è « un caso pietoso». Sempre o quasi sempre la tristezza (quella profonda, più vicina alla disperazione che alla malinconia) è sensazione di esclusione, di isolamento, di mancanza d'amore. Né operazioni per cambiare sesso, né lobotomie o altri interventi chirurgici possono risolvere, nemmeno in parte, il problema. Se noi, invece di fare la rivoluzione si andrebbe tutti in Svizzera. Dire a una lettrice disperata: « lotta per la liberazione sessuale » sembra moralistico e liquidatorio. Non lo è: perché se non può baciare e abbracciare un'altra donna è questa società fottuta che glielo impedisce, non il fatto di non avere il cazzo, come gli uomini. Banalità: « non si può aspettare la società senza divisioni né di classe né di sesso per essere felici». Non si può stare soli nemmeno altri dieci minuti. Se no, come alla compagna Solitudine, viene voglia di impiccarsi. E allora? Se « felicità subito » è una formula ancora impraticabile, e l'amore molto spesso è negato, dobbiamo rimandare Eros a un futuro migliore lavorando come talpe rosse alla sua costruzione? Oppure volere subito essere felici, purtroppo (o meno male) anche questa è una lotta. Non diciamo alla compagna Solitudine di non suicidarsi, ci sembrerebbe di prenderla in giro come fanno gli in• sopportabili psicologi dei giornaletti. Contiamo sull'apertura di un dibattito che socializzi la sua tristezza, è così che riesce a decidere di non morire. L. R. Proletario? Sì, col cazzo! Cari amici, va bene che la sessualità e la omosessualità vanno discusse, ma da qui a fingersi finocchi e lesbiche per sentirsi « in » ce ne corre! Esattamente. Finocchio e lesbica: posso usare cento altri nomi, ma la sostanza resta la stessa. Perché io non ci trovo nulla di particolarmente infamante o pruriginoso in questi termini e in questi fatti (perché sono fatti prima che termini). Ma voi che vi date arie da superatori di Freud e di gente che se ne frega delle differenze sessuali e mi venite a contrabbandare per rivoluzionario l'amore omosessuale, e poi mi fate 2 pagine piene di toccamenti fra donne e fra uomini perché così è meglio e « io so dove toccarti » e « misuriamoci il cazzo » e volete farmi credere che tutto ciò è liberazione dai tabù. Ma avete riletto lo scritto? E' troppo serio per essere ironico e troppo ironico per essere serio. Scade nel volgare, pruriginoso, piatto interesse per il diverso proprio degli adolescenti in calore alle prime esperienze. E poi per quale motivo il mio cazzo sarebbe il mio potere? perché posso soddisfare delle donne? Ma andiamo! State tornando al cicisbeismo. preromantico, non ve ne accorgete? Il fatto è che voi per primi, non so per quale motivo, considerate il sesso come qualcosa di sporco, di innaturale, di male, e l'appagamento sessuale, che è valvola di sfogo di frustrazioni e angoscie quotidiane, per voi diventa il culmine di queste cose. Ora, io non sono un proleta• rio; sono uno studente-lavoratore, ma volete dirmi sinceramente, per voi, se ho più potere io col mio cazzo o la moglie del mio capoufficio con i suoi soldi e la possibilità di vivere per intero la sua vita e di influire sulla vita degli altri? Nel sesso vi può essere potenza, ma non potere. Il potere è economico, e in questo mi capiranno tutti i lettori che non vannò a scuola o all'università perché si usa, oppure perché ce li manda pa6 pà; ma perché ne hanno voglia, e sono disposti a lavorare per questo, e sacrificarsi, e, insieme a loro, tutti gli altri che devono guadagnarsi la vita, o una vita più decorosa. Chi ha più potere, un impotente miliardario o un potentissimo morto di fame? E poi, francamente, senza acredini o battute, chi non riesce a modificarsi, ad addolcirsi, ad essere uomo e non maschio attraverso il rapporto con le donne, il completamento reciproco, lo scontro anche continuo con una realtà diversa, come volete che ci riesca per mezzo del rap. porto con un altro uomo? E' oossibile, non lo escludo, ma da qui a farne la norma, la necessità, la cosa nuova e realmente rivoluzionaria, ci passa il mare. Vi prego, ora, non ricadete nella vostra piatta retorica, rispondendo (se me ne vorrete dare l'onore!) che ho scritto tutto questo perché ho paura di confrontarmi con l'omosessualità etc. Non è questione di natura concettuale, ma fisica; di predisposizione naturale, insomma. Mentre mi sembra proprio che per voi si tratti di incapacità di comprensione a livello concettuale di quei problemi, e che cerchiate di esorcizzarla attraverso la dichiarazione di disponibilità fisica anche immediata, ma a mio avviso pienamente insincera. Ciao a tutti, e buona misurazione reciproca del cazzo o carezze dove so io. Un lettore fedele e sincero Franco Ricadiamo nella nostra piatta retorica: hai scritto tutto questo perché hai paura di confrontarti con l'omosessualità etc. E poi scusa, ma se noi siamo retorici tu sei di una banalità sconfortante. Anni di battaglia sul fronte culturale, di femminismo, di ricerca di una sessualità liberata su questa lettera passano come un soffio di brezza. E quella sul « completamento reciproco uomo-donna val/a a raccontare alle donne proletarie (dato che quelle non proletarie per te non contano) e ti risponderanno come si « completano » a botte di aborti clandestini, doppio lavoro e perenne subordinazione. Quella sulla « predisposizione naturale» (malattia?) puoi lasciarla a qualche medico reazionario o allo psicanalista da giornaletti. Quella sul « sesso come sfogo » è adatta più o meno agli atleti del coito: quelli che conoscono 100 posizioni del kama-sutra e poi non sanno nemmeno dov'è la clitoride della donna. li dibattito è aperto. G. P. Militando nell'area dell'amore Cari compagni, ho comprato Muzak 11 questa mattina e dopo aver trascorso un pomeriggio casalingo leggendolo tutto dalla prima all'ultima riga mi sono sentito decisamente in sfiga durissima. Sarà an• che per via di un raffreddore orrido che mi ottenebra non poco, comunque sono piombato in una depressione abbastanza spiacevole. Adesso mi spiego. Sono un omosessuale convinto (scusate gli errori, ma sto scrivendo dal letto perché sono circa le 2 del mattino e non riesco a dormire). Il mio problema è la confusione mentale, la solitudine e il progressivo distaccarmi dalla realtà e dai problemi ad essa connessi. Ho 22 anni e, per certi versi, potrei considerarmi un « addetto ai lavori». Presi i primi contatti col Fuorl nel '72 quando era appena nato ed è stata una esperienza decisamente positiva. Solo che ... vivo tutto in modo troppo emotivo. Accidenti, poco fa, nel buio mi rigiravo tra le coperte col cervello in ebollizione, mi venivano in mente un sacco di cose e una voglia grandissima di scrivervi, di comunicarle proprio a voi, perché siete davvero in gamba e mi sto affezionando ai vostri nomi. Ma adesso, proprio le paure e le spighe che volevo raccontarvi mi stanno bloccando impietosamente. La verità è che non ce la faccio più. Ho bisogno di amare qualcuno e di esserne riamato. Regolarmente tutte le sere prima che giunge il sonno, mi rifugio in un mondo inesistente, immagino di stare con qualcuno, di farci l'amore con amore e parlo anche con questa gente (schizoid man), c'è anche, lo scenario e tutti i vari particolari. E' che sono proprio stanco di fare una scopatina velox in macchine eppoi via. Vorrei militare da qualche parte, ma i « compagni » sono tutti cosl maschietti e così presi dalle storie fabbrica e scuola (di cui mi accorgo a volte con sgomento, altre con l'indifferenza di chi in fondo non ha niente a che vedere con le storie che fanno andare avanti il mondo, che non me ne frega proprio niente) e non riesco a legare con nessuno o quasi di loro. Il periodo delle grandi fumate è un lontano ricordo e la speranza di veder saltare fuori questo benedetto uomo nuovo mi sta sfuggendo via, ma non è ancora morta. Ciao ciao Sandro

Un borghese piccolo piccolo Avrei qualcosa da dire a proposito della vostra inchiesta « Carissimo finocchio » apparsa sul n. Il. Carissimi culattoni, (mi rivolgo innanzitutto ad Angelo Pezzana ed Alfredo Cohen) vorrei innanzitutto chiarire che non voglio condannarvi, se avete voglia di rompervi il culo, fate pure, non me ne frega proprio niente delle vostre « naturali abitudini sessuali »; se non volete essere emarginati, fate pure la vostra lotta, sono d'accordo con voi. Ma c'è un punto da chiarire. L'omosessualità io la ritengo una cosa dettata dalla natura come d'altronde l'eterosessualità. Molti di voi invece, il vergineilo se lo vanno a cercare, e guarda caso capita sempre a tiro un ragazzino di borgata, sgranato, figlio di proletari che a loro volta si rompono sl il culo, però a forza di lavorare e magari cam. pano anche a malapena. Signori, ogni cosa sta al suo posto, se ci saranno dei volontari vedrete che vi arriveranno, non fate certe fesserie perché a questo punto vi auguro a tutti la fine che ha fatto il vostro caro Pasolini. Mi rivolgo a Muzak e non diret• tamente a Pezzana o Cohen, in quanto spero, se pubblicherete questa lettera di sensibilizzare e chissà, forse recuperare qualche compagno che potrebbe cadere nella trappola di questi borghesi di merda!! Alberto di Torino Stalin, Beria, Chepeu! Tipica lettera di destra mascherata da sinistra. Congratulazioni: tante banalità di cattivo gusto messe in fila sono persino difficili da immaginare. Verrebbe da scomodare la psicologia e affermare senz'altro che Alberto di Torino è un omosessuale represso che ha tanta paura della sua O· mosessualità da esorcizzarla in modi volgari e populistici. Ma tutto sommato non c'è bisogno della psicologia per stabilire che, come tutti i reazionari, Alberto è solo un cretino. G.P. Contro il governo, non basta una chiavata prognosi prognosi riservata... Il 2 aprile c'è stato a Macerata uno· sciopero provinciale degli studenti per protestare contro 26 denunce sporte dalle autorità inquirenti ad altrettanti compagni dei professionali di Urbisaglia e S. Ginesio colpevoli di aver oc. cupato la propria scuola all'inizio dell'anno scolastico per il 4. e 5. anno etc. etc. Durante il corteo, molto combattivo etc. etc. naturalmente si sono fatti solgan contro il governo Moro ma stranamente (o « diversamente ») quello classico in cui si invita il sudddetto a farsela dare in culo non è stato gridato una sola volta. Anzi appena ci ho provato (essendo un « du. ro » e « in linea » almeno negli slogan etc. etc.) un compagno « biondo e molto carino » del Cps dell'Itis di S. Severino m1 ha rimproverato che slogan contro gli omosessuali non si fanno. Nessun commento. Saluti a pu• gno chiuso, naturalmente, dal compagno Toni di Macerata. 2-3-76. Tanto nemico tanto onore Detesto le lettere ma la rabbia è grande. « La provocaziione poliziesca, sebbene intollerabile (bontà vostra), poteva essere respinta con fermezza e compattezza (!ca.- zo). Che qualcuno, invece là abbia accettata è grave (!) ... c'erano anche 5001 ... Ma è grave perché è un sintomo di più di una violenza, non giusta e non necessaria, sciocca perché non paga nemmeno sul breve periodo, pericolosa perché l'avventurismo da' fiato alla reazione e va distinto senza mezzi termini dalla giusta risposta e dal giusto sdegno di massa ... » e via dicendo. Ti coscono mascherina! Riformismo, revisionismo, opportunismo, paternalismo, giovanilismo, studentismo, pacifismo, democraticismo, ecc. ecc. Si spiegano così le pagine dei numeri scorsi sui servizi d1 ordine, le interviste ad « anli• fascisti militanti ». Esorcizziamo la violenza. W lo spettacolo della diversità. W la miseria della controcultura. W il Pane e le Rose (si dice ma non si fa). W i bei titoli. ... prima la copertina radicalfolk-populista, poi ci mettiamo: paternalismo per lo spettacolo omosessuale; pluralismo per la farsa gruppettara (e morte gli avvoltoi sul cadavere del movimento!); tanta buona musica popolare (di quella fatta in casa); (l'intellighentia borghese si appropria delle gemme di cultura proletaria se qualcuno non interviene la pianta non fiorirà). Tutti insieme operai archeomusicologhi & •Alan Sorrenti W Napoli, W il fumo negli occhi. Il jazz non manca (nuovo par. golo ~conformismo pduppino 7 unità proletaria, pipa, commissione femminile & Archie Sheep). Spruzziamo un po' di avanguardia (partendo sempre dal santo pop), e David Bowie? Spiccioli di mercato (ma quello è realmente Lou Reed?). Cultura prezzi: L. 1900.28003000-3500-3200-4000. Libri cazzo Cinema, bambini, autocoscienza, hifi & mercatino (un filo rosa lega tutti i deliri). « per chi fa sega a scuola » dicono i gestori. Tutto quanto è necessario per riappropriarsi della musica (distribuzione per l'Italia: Elettronica Lombarda S.p.A. Listen lo US (o U.S.?) vi ho seguito con devozione, sto capendo qualcosa. Il primo a sbagliare sono io. continuerò a seguirvi (l'ultimo modello è sempre il più conveniente) (compiacimento della contraddizione). I nuovi Durruti passeranno anche per Via Valenziani e nesna 500 salverà il bronzo Pintor dalla violenza (Violenza) rivoluzionaria (scherzo). « Moglie » rossa scavati la fossa (che ve ne pare di quella a destra a pag. 14 forse è dejà vu o è solo criptoconformismo?) ad uso e consumo interno della redazione meno superbia lo spirito di Mackmno passeg. gia a primavera preghino i CPS di non incontrarlo. con devozione Alberto non dirmi che leggo Bakunin non dirmi che leggo Malatesta non dirmi che leggo Vaneigen Dimmi che m'ami. Come sempre chi mena pugni in tutte le direzioni qualcosa colpisce. Touché! L.R. Se Muzak si chiamasse Politik ... Bene, egregia redazione, muJi. ca connessa a politica o politica connessa a musica, questo è l'eterno dilemma? Prima (before) su Muzak era la politica al servizio della musica, oggi invece è la musica al ser• vizio della politica, quindi non vedo perché oggi il vostro gior• nale si debba ancora chiamare Muzak, e non si chiama invece Politik o Compagnok. Tra l'altro è evidente che voi vi rivolgete a determinate persone e non alla massa che è ancora notoriamente analfabeta (senza offesa). Iq a stento riesco a capire i vostri articoli dopo 14 anni di scuola (senza contare l'asilo), figuratevi un povero proletario lavoratore. Premetto che non sono fascista (anche se mi piace il denaro e Dio me ne salvi), ma non credo nemmeno nella rivoluzione proletaria almeno in Italia, per va. ri fattori (sede pontificia, sede fascista, cultura classica). In compenso sono uno dei pochi che crede nel compromesso storico, tattica di oscura attesa democratica per uno spostamento a sinistra... . . un lettore di Salerno Per essere uno che si lamenta della troppa politica su Muzak (ma per favore fatevi venire in mente titoli alternativi un po' più brillanti) il lettore di Salerno dimostra una attitudine insperata al dibattito: in sola mezza pagina è riuscito a de/i• nire la sua posizione, analizzare i motivi per cui la rivoluzione non è alle porle e, addirittura, lanciarsi in un giudizio articolato sul tema del compromesso storico. Bravo. Ma perché dovremmo smettere per primi noi? L. R. Marco Fumagalli Marco Fumagalli, giornalista e critico musicale di Gong, poco più che ventenne è morto. Noi lo ricordiamo come collaboratore e amico, ai primi tem• pi di Muzak. Lo ricordiamo come critico lucido e puntuale, attentissimo sempre, intelligente e misurato. Marco era un uomo di pochis• sime parole, ma nelle riunioni di redazione, in un periodo travagliatissimo per il giornale, esponeva un suo punto di vista originale con fermezza e con fermezza e tranquillità lo difendeva, senza chiusure settarie ma senza cedimenti che riteneva dannosi per la linea, per il giornale nel suo complesso. Personalmente ricordo di aver avuto con lui uno scontro, in seguito al quale egli, con altti, abbandonò il giornale. Ebbene (proprio perché la morte, e una morte così tragica e cosl priva di senso, non appiana le persone quando in vita hanno contato) ricordo che in quel momento in cui tutti si scaldavano, Marco fu invece ancora una volta capace di controllare la sua rabbia, di difendere c01; assoluta pacatezza di modi e lucidità di argomenti il suo punto di vista. Credo che non fosse una questione di carattere. Era altresì la consapevolezza, la coscienza della morte, la necessità di vivere ancora poco ma in perfetta onestà e profonda dignità. Se la morte non appiana le persone, pur. troppo le fissa, le cristallizza: senza retorica mi piace ricordare Marco per questa sua assolutà dignità intellettuale e morale. G.P.

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Contrappunatiifatti Violenti nolenti In Italia, come si sa, la pena di morte vige ancora. E peggio della pena di morte: ché cittadini inermi e magari innocenti vengono con frequenza allarmante giustiziati per le pubbliche vie senza processo. E' accaduto così al Pincio dove la polizia ha sparato con freddezza ammazzando un signore che passeggiava guardando il tramonto, è successo il 7 aprile davanti il ministero della giustizia (quale giustizia?) quando una guardia ha sparato uccidendo un giovane compagno. Ma è successo altre molte, troppe volte. Contro ladruncoli o compagni. E succede continuamente sui luoghi di lavoro, dove non la polizia, ma i padroni, che questa polizia difende con le armi facili, uccidono centinaia di proletari, magari minorenni, non rispettando norme minime di sicurezza e di rispetto per la vita altrui. Ecco, questo è l'aspetto osceno del capitalismo: la violenza bestiale che impesta tutto e l'ideologia della violenza. Ma proprio perché anche ideologia (puntellata dai deliri aberranti filosofici e scientifici sull'aggressività come naturalità) la violenza non è solo nella borghesia e nei suoi servi: essa permea ormai tutti i rapporti, è entrata nel proletariato, non solo nel pubblico ma anche nel privato, nei rapporti umani, nella famiglia, dappertutto. Ed esce sempre più in tutte le occasioni di massa: accade con la violenza ai concerti, con la violenza persino alle feste. Ha detto bene Fosco Diotallevi « dobbiamo essere noi a dire che la quantità di violenza che oggi c'è nelle città - nella vita sociale - è intollerabile. Possiamo dirlo - noi - senza avere alcun interesse ad aumentarne o diminuirne la reale portata, essendo tra quelli che conoscono l'origine di questa violenza e che possono denunciarne i responsabili ». Ecco noi, in prima persona, e tutto il movimento, ci dobbiamo far carico del problema della violenza e non certo la borghesia che arma con leggi liberticide le mani ai poliziotti, non certo la borghesia nel cui seno maturano la violenza fascista come quella del Circeo o quella che si è abbattuta bestialmente su se stessa nel caso di Olga Julia Calzoni. Non certo la borghesia che prospera sulla violenza, ne è impestata, ne porta intera la responsabilità politica e culturale. Non certo la borghesia il cui partito guida impedisce la legge sull'aborto imponendo la violenza quotidiana per migliaia di donne dell'aborto clandestino. Che uccide e reprime con la violenza i diversi, con la violenza delle droghe dure e delle istituzioni totali, carceri, manicomi, caserme. Non certo la borghesia il cui unico fine è il massimo profitto e per conseguirlo impone la violenza della emigrazione, della disoccupazione, del caro-vita, dello sfruttamento. Dobbiamo essere noi, dunque. Non negandoci la violenza che è anche in noi, nel movimento, nei rapporti interpersonali, nei momenti di festa o di lotta. Noi che sappiamo e possiamo renderci conto che esiste una violenza giusta e una ingiusta, una necessaria una non necessaria, senza condanne in blocco della « violenza senza aggettivi e senza colori » che nasconde invece la volontà di far passare una violenza che anche quando si maschera è indubbiamente violenza borghese e nera. Troppo a lungo, credo, non abbiamo colto questo nuovo che la situazione geneViolenti scontri con la polizia dopo f"ucclslone del giovane compagno Mario Sa,vl. raie ha posto. Troppo a lungo abbiamo lasciato la gestione del problema-violenza alla borghesia stessa, magari sotto la forma dei pianti e dei lamenti della borghesia illuminata o delle menzogne dei ministri di polizia. E' vero: il problema-violenza è nel movimento ben vivo e ormai riconosciuto, ed è per questa presenza vivace nel movimento che anche su Muzak è sempre più presente, dalla controinformazione sulla violenza delle droghe dure, ai fatti del Circeo, all'abbecedario, al servizio militare, all'aborto, all'omosessualità. Ma una presenza (ed è giusto autocriticarsi) che non è stata capace di farsi organico discorso, organica indagine, organico dibattito. Un'autocritica che è anche promessa e proposta: promessa di allargare e organizzare il discorso sulla violenza e le sue manifestazioni e una proposta di agitare in ogni sede, in ogni occasione, il dibattito su questo problema. Dobbiamo essere noi, fino in fondo, a parlare della violenza e per far questo dobbiamo essere consapevoli che oggi, in questa fase e sempre di più con l'aggravarsi della crisi del sistema dominante, il problema della violenza, in ogni suo aspetto e nella sua generalità, è centrale nella pratica e nella teoria di tutto il movimento. Giaime Pintor

Primo Berlinguer, secondo Pannella, terzo Pintor La prima ipotesi è che i lettori di Muzak siano comunisti, al quaranta per cento. Radicali, al diciassette per cento, e pduppini (con tendenza alle posizioni di buon senso) al quindici per cento circa. La seconda è che il sole dell'avvenire è già spuntato e il sedicenne: massa è figlio organico del 15 giugno (citato da molti come il giorno più bello del 1975, fra l'altro). La terza, meno suggestiva, e forse più ragionevole è che i massSondaggio Così é sevipare Età: dai 18 ai 22 anni Sesso: maschile Nazionalità: centro-nord (Italia) Professione: studente o studente-lavoratore. Estrazione sociale: proletario, piccolo-borghese Simpatie politiche: Berlinguer e Partito Comunista Italiano oppure· Berlinguer e Partito d'Unità Proletaria (per il comunismo) ~impatie culturali: Gabriel Garcia Marquez, 1 Espresso e « Il sovversivo » Simpatie musicali: li nuovo a tutti i costi, Perigeo, la Scuola Napoletana R. Wagner e _i Pink Floyd Questo, eliminando qualche incoerenza, il lettore-tipo di Muzak, in un identikit • ricostruito sulle risposte al z• referedum. media, ancora una volta, celebrano il loro trionfo. Che cosa unifica, infatti, personaggi come i tre vincitori, se non la loro frequente presenza televisiva? E' il dato più evidente: Berlinguer con il suo simpatico sorriso da nove milioni di voti affossa tranquillamente un Fanfani che i voti li ha (calcolando all'attivo decessi e mummificazioni) ma il sorriso proprio no, se non si vuol considerare qualche recente tentativo nella migliore tradizione del « Rido per non piangere », ma affossa anche i meno pubblicizzati Ingrao o Gruppi. (a parità di partito). Così come Luigi Pintor, brillante sgominatore di avversari goffi e idioti in tante Tribune politiche è sicuramente presente al pubblico giovanile più dei meno votati, ma non per questo meno rivoluzionari o meno

amati-dalle-masse, Adriano Sofri (3 ,59%) o Silverio Corvisieri o Aurelio Campi (rispettivamente Lotta Continua e Avanguardia operaia). Il discorso diventa lapalissiano per Marco Pannella, ossessionante e chiacchieratissimo showman all'americana, sempre alla ricerca dell'uso politico dell'esibizione personale. Resta, doto di fondo, l'appartenenza dei tre ali 'area della grande sinistra (grandissima, per farci entrare anche Pannella). Dato incontrovertibile e fondamentale. Chi beve Berlinguer campa cent'anni Leggendo a una a una le schede dei fans del segretario del Partito comunista si può notare una tendenza latente al convenzionale: si tiene all'Inter, si bevono birre Tuborg, si apprezzano Laura Antonelli e Giaime Pintor (in omaggio alla bellezza e alle gerarchie, entrambi· valori sicuri). Nel 50% delle schede, circa, è evidente anche il tentativo di essere « ortodossi », e allora a Berlinguer seguono (nell'ordine) Breznev, miglior uomo politico straniero, Almirante peggior uomo politico italiano, e poi Paese Sera, il primo maggio, la festa dell'Unità, la Festa dell'Unità quando cade il primo di Maggio, l'Espresso (in omaggio alla tradizione culturale riconosciuta) e ovviamente, fra i gruppi e partiti politici, il Pci (caso mai non fosse chiaro il concetto). Quando cade la vocazione all'ortodossia, però, vengono fuori incoerenze non da poco: leggiamo così che Mao !se Tung e Ciao 2001, l'uno a sinistra e l'altro a destra del Pci, possono benissimo coesistere nel cuore di un giovane comunista. Alcuni addirittura accoppiano a Berlinguer, Lotta continua (ma sonb pochi) o il Pdup. Il che è anche comprensibile perché una visione del mondo non è esprimibile in preferenze, il termine stesso indica un margine di soggettività tale da giustificare alcune discrepanze. Quasi ci sembra più autentica un po' di confusione: in fondo Berlinguer è un simbolo, precisamente il simbolo del cosiddetto « spostamento a sinistra del paese », ed è grazie a questo, probabilmente, che è stato tanto votato. Primo Agostino Neto, secondo Mao tse Tung, terzo Fide} Castro « Emmepielleà, in Angola vincerà » e Muzak, in attesa di altre e più sostanziose vittorie, celebra per cominciare la vittoria, nel referendum, del suo leader storico, Agostino Neto, indicato quotidianamente da Lotta continua come salvatore del popolo angolano ( « Serve per far dimenticare la sconfitta portoghese», dice uno studente, commentando le preferenze espresse dai nostri lettori in materia di politica estera). In realtà, nella scelta del miglior uomo politico straniero gli schieramenti non sono più tanto chiari: se Berlinguer ha totalizzato il 40%, Breznev più Marchais non arrivano in due al I0%, Neto, in compenso, raccoglie le preferenze degli extraparlamentari e dei comunisti, basandosi sui quattro quotidiani riuniti (dall'Unità procedendo a sinistra fino a Lotta continua), pronti a scannarsi in casa su leggi e governi e Ordine pubblico, ma disposti ad appoggiare la lotta di liberazione delle colonie portoghesi puntando su Neto. Segue Mao, che è evidentemente un po' passatine; gli onori della cronaca li conquista ormai solo più quando gli muore qualcuno importante o nell'infuriare di il qualche lotta a colpi di tatsebao: gli extraparlamentari di sinistra, giovani, capelloni e rivoluzionari, da « maoisti» e « figli di mao», sono diventati, per il quarto potere, direttamente « teppisti » e « ultrà ». Tendenzialmente, quindi, figli di nessuno. Non è vero, naturalmente. Ma ci resta la convinzione che sei o sette anni fa, il Presidente avrebbe stravinto, travolgendo angolani e guatemaltechi, seguito a ruota da Che Guevara, che, invece, brilla per la sua assenza dalla nostra classifica. Resiste, comunque e nonostante recenti involuzioni a destra sia politiche che « personali » (la bella iniziativa di sbattere gli omosessuali in campo di concentramento) Fide! Castro, eroe barbuto degli anni sessanta, e dispiace un po' vederlo superare spavaldamente Ho chi minh (11°, 40%, contro un misero 2,28%), le cui glorie sono, oltre che più recenti, più solide. Ultimo Fanfani, penultimo Almirante e poi Aldo Moro . Per la gioia di Zaccagnini, Berlinguer e di tutti quelli che si sono sgolati per anni a dire che la Democrazia cristiana era il « vero colpevole», mandante e protettore delle stragi fasciste, Amintore Fanfani, segretario uscente del « Partitone nazionale », ha totalizzate più penalità di Giorgio Almirante. Le trame bianche fanno meno orrore, ma forse più paura. Li separano pochi punti, anzi spesso sono in tandem: Fanfalmirante, Almirante & Fanfani, Fanfani & Almirante. Come Cochi & Renato. Terzo peggior politico, A1do Moro, capo del governo, cadente ma non importa. Altro nascente, Tanassi, che deve sicuramente il debutto nella lista nera ai suoi freschi trascorsi imprenditoriali (I'affare lockeed, per intenderci). Leggermente distaccato, ma frequentemente unito ai vescovi (quelli che volevano occuparsi della rifondazione morale degli italiani), c'è anche Paolo sesto (segnato da alcuni come capo di Stato straniero). Ultimo Leone, che come tutti i presidenti, ricopre, più che altro, una carica onoraria e non riesce quindi a raggiungere i fasti dell'odio e del disprezzo. Si nota, nella classifica negativa, la tendenza a non rispondere con un nome solo: incerti e contenuti sulle indicazioni positive, i giovani si scatenano nelle determinazioni punitive. In fondo è più facile rifiutare il vecchio mondo che cercare di costruirne uno nuovo. Del resto anche i possibili portatori di nuovo vanno pescati, almeno per ora, ancora nel vecchio. Ed è un lavoraccio. L'Espresso per la cultura, il Manifesto per il comunismo e Gong per il tempo libero La figura delineata dalle risposte più strettamente politiche è quella di un ventenne solido, comunista, no11 troppo a sinistra, sicuro nel suo odio antimperialista e antifascista (nel senso più maturo dell'antifascismo antidemocristiano). L'identikit si conferma passando ai consumi culturali: un quarto secco dei nostri lettori ama l'Espresso, settimanale di prestigio o, come si dice, di cultura. Quotidianamente si dedica al Manifesto (il giornale extraparlamentare meno extraparlamentare di tutti) o al Quotidiano dei Lavoratori. Apprezza La Repubblica (piccolissimo lo scarto fra ➔

questa e gli organi di Avanguardia operaia e del Pdup). Nel tempo libero da tanta serietà informativa, a parte Muzak (come si legge nella formulazione della domanda), compra Gong (incoerente scelta o paranoia da collezionista?). Nessun rotocalco, nessun giornale femminile. Se Rusconi comprasse Ciao 2001, farebbe un affare L'Editoria nera è largamente rappresentata con la solita coerenza antifascista nelle liste del peggior giornale: Il Borghese, il Settimanale, Il Candido, Gente. E fra i quotidiani: Il Secolo, il Giornale, il Tempo. Ma, quasi a incoraggiare il nostro sogno di ricavare dalle schede un identikit giovanile, la rivista più odiata non fa parte del gruppo Rusconi, non contiene corsivi di Nino Nutrizio e Montanelli, ma articoli di musica, lettere al direttore da minoranza silenziosa « under 23 » e uno psicologo che consiglia perennemente di mettere la testa a partito: è Ciao 2001, unico settimanale per nonadul ti (ci rifiutiamo di chiamarli giovani, termine che per molti motivi incomincia a esserci caro), concorrente di Muzak non tanto per i contenuti quanto per la tiratura (è l'unico che vende di più, fra i cosiddetti « giornali specializzati»). E' un dato importante, che traccia una discriminante, magari facile, ma solida, fra « noi » e « loro ». Rafforza il ·nostro senso d'appartenenza all'area della rivoluzione culturale più della preferenza data a Berlinguer, simbolo già quasi consunto e già quasi di governo. (Non per ghettizzare i giovani). Il diciottenne Fabio di Casalgrande che odia Berlinguer e il professore, ama Elsa Morante, odia l'Esorcista e la Premiata forneria marconi, Alain Delon, Ciao 2001 e il Secolo d'Italia, che detesta soprattutto la Legge Reale e afferma che il giorno più brutto del 1976 è quello in cui hanno ammazzato Alceste Campanile (12 giugno, tre giorni prima del suo giorno più bello) è, anche se la scheda è stata scelta a caso, il lettore tipo di Muzak. E in fondo anche il lettore ideale. La miglior legge è l'anarchia Erà una domanda tranello, un po' come quella della birra, ma più pericolosa. Sulla birra si metteva alla prova, in fondo, solo il senso dell'umorismo, l'autoironia. (Bisognava capire che s)::,attereil segretario del Pci Enrico Berllnguer a mollo nella Tuborg, come esprimere le proprie idee per preferenze annuali, è un gioco, più che un'inchiesta, anzi un'inchiesta-gioco). Chiedere qual è la legge più giusta espressa dagli organi giuridici di una società come la nostra, metteva alla prova (si fa per dire) il rigore teorico dei lettori. Moltissimi, con nostra sorpresa, non ci sono cascati e hanno risposto: « Nessuna legge», « Boh », « Non esiste» e altre variazioni scettiche. Sono stati la maggioranza (molti anche del clan dei fans di Berlinguer). Alcuni, dando prova di eccezionale predisposizione al leninismo, si sono persi in spiegazioni a margine: « l'apparato statale, in una società divisa in classi, eccetera eccetera ...». I più coscienziosi, quelli che per buona educazione, per pignoleria, per vincere un giradischi o per fiducia nel nostro discernimento redazionale ( « Anche la legge migliore è sempre e soltanto un male minore »), hanho voluto rispondere, dando il loro voto all'abbassamento della maggiore età a 18 anni e al diritto di divorziare. Non sono mancate neanche stranezze come « l'abolizione degli enti inutili », legge che, ci risulta, né nel 1975, né prima sia mai stata promulgata, anzi. Otto berlingueriani organici hanno citato la « regolamentazione del diritto di aborto », ma confrontati con il totale dei comunisti, son veramente pochi, e questo va a tutto onore del Contrappunti ai fatti n. 10 (« Dottore, ho peccato! ») che quella legge metteva, e non poco, in ridicolo. Sulle leggi peggiori l'imbarazzo è stato decisamente minore: ha vinto il titolo di proposta più liberticida dell'anno la legge Reale sull'ordine pubblico seguita a ruota dalla legge sulla droga. Poi l'aborto (bravi!), la riforma della Rai, il finanziamento ai partiti, i decreti delegati e gli « stipendi dei ministri ». Alcuni piccoli capitalisti hanno spezzato una lancia contro l'imposta valori aggiunti, meglio nota come I.V.A. e uno solo, ma veramente uno su diecimila,

Risultati Partiti politici* Fumo nei Varie 10,36% locali pubblici 5,37% Pci (2.150) 25 % Msi (4.150) 48 % Varie 22,58% Pdup (1.865) 22 % Dc (3.005) 34.72% Radic (940) 10,88% Psdi ( 1.275) 14,76% Le (930) 10 % Varie (205) 2,49% Riviste Ao (605) 7 % Psi (380) 5 % Espresso 25,58% Ciao 2001 23,55% Anarc (315) 3,66% Gong 22,30% Borghese 13,46% Aut Op (150) 1,74% Panorama 11,72% Il Settimanale 8,97% lv lnt (115) 1,03% Re Nudo 8,53% Candido 7,85% Pri ( 100) 1,03% Linus 7,10% Famiglia Crlst. 6,73% Nulle e Ciao 2001 6,39% Gente 5,61% varie· (1075) 12,44% Suono 3,20% Nuovo Sound 5,61% Stereoplay 3,20% Stop 5,61% Politici Effe 2,66% Oggi 4,49% Due più 2,13% Gong 2,80% Fanfani Rinascita 1,67% Novella 2000 2,50% Berlinguer 35,93% 34,64% Varie 7,10% Grand Hotel 2,24% Pannella 17,96% Almirante 30,48% Varie 8,97% Pintor 14,37% Moro 9,23% Terracini 4,59% Tanassl 6,93% Sofri 3,57% Paolo VI 2,77% Fumetti Magri 3,00% Leone 1,38% Foa 2,08% La Malfa 1,38% Vari 13,17% Vari 10,16% Linus 58,05% Porno (vari) 40,31% Alan Ford 18,20% Topolino 29,81% Sturmtruppen 9,27% Dlabollk 19,80% Quotidiani * Corto Maltese 8,00% Vari 10,06% Vari 6,37% Manifesto ( 1.400) 16,20% Secolo 30 % OdL (1.306) 15,05% Giornale 21,43% Film La Rep. ( 1.260) 14,58% Tempo 11,07% Unità (1.010) 11,69% Resto del Cari. 10,71% Paesesera (989) 11,34% Popolo 6,43% Lenny 23,86% Lo squalò 29,90% Le (860) 9,95% La Stampa 2,50% Faccia di spia 21,02% Il padrone Corriere (828) 9.49% Oss. Romano 2,14% Andrej Ruglev 10,79% e l'operalo 26,16% Messaggero (400) 4,63% La Notte 2,12% Amici miei 10,22% Rollerball 10,28% Vari (525) 6,08% Varie 11,43% Tommy 9,00% Fantozzl 8,87% Frankstein junior 7,95% Emmanuelle 7,47% Politici esteri Ultime grida L'Esorcista 6,54% dalla savana 7,95% Divina creatura 4,20% Neto 27,37% Klsslnger 55,49% I 3 giorni Mao 18,25% Ford 12,13% del condor 7,95% Castro 11,40% Franco 10,40% Chou-En-Lai 6,84% Pinochet 10,00% Libri Marchais 4,56% Nlxon 2,89% Breznev 3,80% Soares 1,73% Ho-Chi-Min 2,28% Breznev 1,15% L'autunno Figlioli miei Vari 23,19% Vari 5,78% del patriarca 21,89% marxisti Il sovversivo 21,16% Immaginari 36,74% Kerouac 16,05% Vestivamo Legge La storia 15.40% alla marinara 27,10% Dalla parte Lo squalo 12,04% Voto ai 18 24,73% Reale 47,30% delle bambine 15,21% Fantozzl (vari) 11,44% Divorzio 21,50% Droga 34,73% Lettera a un Arcipelago Gulag 7,22% Droga 11,82% Aborto 6,31% bambino mai nato 10.40% Horcynus Horca 5,42% Famiglia 11,82% Finanziamento • Fra parentesi le preferenze e spreferenze In numero assoluto. Consultori 2,15% del partiti % N.B. Nelle colonne di destra le classifiche del • oeaalorl •.

ha bocciato la legge sul divorzio. Il peggiore è Kissinger, seguono Ford e Franco « vivo » La morte del dittatore spagnolo è stata festeggiata con il dovuto entusiasmo. Chi lo aveva segnato fra i più odiati politici stranieri, ha, ripensandoci, cancellato il suo nome e l'ha sostituito con Kissinger (imperialista oltre che vivente), altri hanno addirittura scritto « Franco morto » sotto la voce «miglior personaggio politico straniero » (vicino a Mao!). Questo capzioso distinguo fra un cattivo-operante e un cattivo che ha liberato il mondo dalla sua presenza, l'ha comunque scalzato dall'ultimo posto assoluto. La palma non gliel'ha portata via l'atroce Pinochet, come sarebbe stato prevedibile, bensì Henry Kissinger, che non ha tagliato le mani a Victor Jara, ha una moglie carina, e l'elegante fair play dello statista: il discorso è analogo a quello del binomio Fanfani-Almirante, anche fuori dall'Italia l'odio è andato, giustamente, a chi tiene i fili della reazione prima che ai burattini che da quei fili sono governati. Tra Kissinger e Franco-Pinochet, c'è Ford, simbolo col gigante americano, di tutte le controrivoluzioni. E Nixon? Conta meno del 3% di nemici: pietà per i vinti e un po' grotteschi « cattivi » falliti, ma soprattutto, grande attenzione per l'attualità (morto un presidente, se ne odia un altro). L'America, comunque, inesistente in tutte le classifiche positive (eccezion fatta per il poco impegnativo terreno musicale), fa veramente da padrona, quando si tratta di fare la graduatoria (per demeriti speciali) di quelli da impiccare. Lidia Ravera 14 Siamo maschi, siamo tanti, siamo più della metà ... Alla centodecima scheda le ragazze che hanno regolarmente partecipato al secondo referendumuzak erano soltanto tre, e il rapporto uomo donna non è molto migliorato andando avanti nello spoglio delle schede. Il lettore medio di Muzak è uno studente centro settentrionale tra i sedici e i venti anni, inequivocabilmente maschio e appartenente in proporzioni pressoché analoghe al proletariato e alla piccola borghesia. E' spesso liceale, come risulta dalle risposte culturalcinematografiche - alcolicofumettistiche. Il 68% dei lettori va a scuola, il 32% lavora, o studia e lavora contemporaneamente. Il 9% ha meno di sedici anni, il 55% è tra i sedici e i venti e il 36% ha più di venti anni. La rubrica preferita è Per chi suona la campanella, a testimonianza di un pubblico sensibile ai problemi posti dalla lotta studentesca e dal dibattito sui temi della morale individua• le e collettiva, così come si è sviluppata all'interno di aggregazioni giovanili decisive quali le scuole e le feste. E abbiamo scoperto che c'è persino chi compra Muzak tutti i mesi e poi sottolinea, penna e righello alla mano, gli articoli più stimolanti. E comunque il nostro lettore resta inequivocabilmente maschio, centrosettentrionale e studente. E' per questo che quando ci è capitata sotto mano la scheda di Marinella De Vita, studentessa-lavoratrice più che ventenne, e abitante a Brindisi in via Armengol 29 abbiamo esultato per lei, quarta lettrice di Muzak. E abbiamo sperato che vincesse almeno il primo premio. Marinella De Vita è una pduppina come si deve. Legge quotidianamente il Manifesto e tutti i mesi acquista Unità proletaria, la rivista teorica del suo partito. Ama Luigi Pintor e Ciu-en-lai, rispettivamente i migliori personaggi politici italiano e straniero. Si diverte il Primo maggio e quando assiste alle proiezioni di Allonsanfan. Ammira Jack Nicholson e Glenda Jackson e va a tutti i concerti del Perigeo e degli Henry Cow. Odia la Storia d'Italia Einaudi, Fabrizio De André, gli Emerson Lake & Palmer e soprattutto Aldo Moro. L'unica rubrica di Muzak che legge è Pianet Wavcs, mentre non sop; porta tutte le altre, e gentilmente si scusa annotando a margine il suo stato d'animo, « forse sto incazzata ». E soprattutto non apprezza nessuna legge di questo stato, pur bevendo sempre e comunque la birra Hildeglit. E' tifosa del Perugia, la migliore squadra di calcio del mondo, rimanendo affascinata dal libro che afferma di preferire ad ogni altro: « uscire dalla crisi o dal capitalismo in crisi? ». E pur-

troppo Marinella De Vita, una delle nostre scarse lettrici che hanno risposto al referendum non ha vinto neanche l'ultimo premio. Il complesso del disco M. S. Come era logico aspettarsi le risposte musicali sono le più frammentarie e dispersive (quasi incalcolabili, infatti, erano le possibili risposte). Preferenze e spreferenze sono appena accennate in un ginepraio di indicazioni che con molta disinvoltura passano da Wagner ai Cugini di Campagna, confermando ciò che da pa• recchio andiamo sostenendo sulla attuale natura del fenomeno musicale. Ma, insomma, che cosa vuole il lettore di Muzak, o perlomeno quella speciale categoria di lettori disposti a rispondere ad un referendum che si prestava tanto all'acume critico quanto all'ironia giocosa e anche un po' goliardica? Di certo vuole cose nuove, tante e subito. E in secondo luogo, viva la faccia, è il primo a riconoscersi nell'ormai affermata area dell'autonomia musico-culturale. A questo fronte, un po' dispersivo nelle risposte ma chiaramente leggibile nelle linee di fondo, si è opposto un filone per così dire istituzionale, l'unico fondato su nomi sicuri e scontati e quindi prevalente sulla giustificata caoticità della gran parte dei lettori. Inutile dire che hanno vinto i Pink Floyd sia come gruppo straniero che per il miglior disco. Scontato anche « Rimmel» di De Gregori come miglior disco italiano. E sono voti degli stessi conformisti che per lo più si sono rifugiati al sicuro dei 15 vari Berlinguer, Bertoncelli, feste de l'Unità (e le altre mamme politico-culturali), per quanto riguarda le altre risposte, e che come spreferenze musicali hanno fatto trionfare i due ultimi 45 giri di Domenico Modugno, dato giusto e veritiero ma mortalmente scontato, e i vari Cugini di Campagna, Pooh, Orme ecc. Risposte tranquille, insomma, senza alcuna carica polemica. Più significativo è che oltre ai Pink Floyd, i Berlinguer della situazione, nessun altro gruppo straniero classico abbia retto alla valanga di Tangerine Dr.eam, Eno, Can, Robert Wyatt, Henry Cow, Gong, Popol Vuh e tanti altri sorretti dai voti dei frontisti. Un diluvio di nomi relativamente nuovi, insomma, tra cui, e nessuno ci crederà, ha avuto un grosso peso il jazz, più o meno dipinto di rock: un incredibile John Coltrane soprattutto, e poi Don Cherry, Weather Report, Shepp, Mingus ed altro a piene mani. Non sono mancati i cecchini della classica che con grande, e un po' ironica, dignità hanno sdegnosamente indicato le opere di Wagner, Mahler e Beethoven tra i dischi preferiti (fortunatamente nessuno ha avuto il macabro humour di indicarli come migliori gruppi stranieri). E' il caso di parlare di spaccatura delle masse giovanili? Forse non basta questo referendum a sostenerlo. Sta di fatto, comunque, che una minilotta di classe su basi fumosamente politiche ha dato i suoi segni, puntualmente riscontrati anche nelle altre sezioni. I pinkfloidini berlingueriani (guarda caso!) hanno preferito Perigeo e Premiata Forneria Marconi come migliori gruppi italiani. Gli anticonformisti invece, con onesta dispersività, hanno distribuito le loro preferen- -.

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