tono. 11 lavoro dei 6 pianoforti a volte appare troppo massiccio e il suono che ne risulta non sempre è equilibrato. Music for mallet instruments, voices and organ è il pezzo che chiude l'intera raccolta e ci appare come il momento migliore del disco. E' basato su due processi ritmici simultanei e Ìnterferenti. Come in Six pianos le frasi dei vari strumenti si vengono a trovare in opposizione fra loro, creando attraverso progressivi cambiamenti di fase un continuo mutamento all'interno del processo ritmico. Interessante è l'uso delle voci, rese il più possibile simili al suono degli strumenti per sfruttare, in coerenza con i propositi dell'autore, il loro pieno potenzi~e acustico. Nell'insieme, un album fondamentale per chiunque sia interessato a questa forma d'espressione e agli sviluppi futuri del pop. In mano a chi come Reich e i suoi contemporanei sta cercando di rinnovare la comunicativa della musica, in senso globale. M. R. The .Mlracles City Of Angels (Rifl) Qualcuno fra i più attempati dei nostri lettori ricorderà sicura• mente My Giri, uno dei brani di maggior successo nei locali di sette-otto anni fa. li brano era stato portato al successo dalle Supremes ma portava la firma di Smokey Robinson, il fondatore dei Miracles. La band di cui vi sarà forse capitato di ascoltare Love Machine, il quarantacinque tratto dall'album di cui parliamo, suona ormai da più di vent'anni e pur essendo venuta a mancare la creatività di Robinson che dal '72 è andato per la sua strada, i Miracles rimangono uno dei gruppi vocali più validi della scena soul. C'è da dire che ormai esiste un Miracles Fan Club e che la fama del marchio di fabbrica non teme ormai sussulti, eppure ascoltando la atmosfera vellutata di My Name ls Michael si riconosce immediatamente la capacità di accoppiare colori caldi e struggenti che a suo tempo fece della semplicità armonica di My Giri uno dei mot1v1 p1u popolari del momento. Intendiamoci bene, si tratta pur sempre di « disco music », solo che per una .volta saliamo un gradino più in su della paccottiglia commerciale che infesta la scena soul. D.M. Nashvllle Colonna sonora del film (Cbs) A dire il vero sarebbe più giusto cominciare col parlare del film prima che del disco. Forse mentre stiamo scrivendo questo qualcuno si sarà già occupato del film (ma forse no) e in ogni caso questa collezione di canzoni è lo specchio e il filo conduttore di tutta la pellicola. Le canzoni incluse, fatta ecceziosa e lt Don't Worry Me anfolk di l'm Easy cantata da Keith Carradine piuttosto graziosa e it Don't Worry Me ancora di Carradine inclusa in due arrangiamenti diversi, si rifanno alla tradizione di country singer che cantano la bellezza dell'America corrotta e puritana. La patria, la famiglia, Dio, la bandiera a stelle e strisce in brani che pur essendo stati scritti espressamente per il film non esagerano affatto il livello di banalità e capziosità reazionaria a cui certi artisti americani sono appiccicati. E l'altra faccia della medaglia dei cantori della grande madre America. Woody Guthrie scrisse tutto l'amore sincero e ottimista per la sua terra generosa in My Land, qui la città natale diventa il pretesto per una piagnucolante nostalgia dedicata a « mamma e papà"· Questa compilazione ribadisce giustamente che non è detto che tutto quello che è musica debba per forza essere gioia e amore. Queste canzonette trasudano del resto di ipocrisia e di reazione né più né meno, mutatis mutandis, dei brani del Festival di Sanremo. Davld Bowle Station To Station (Rea) D.M. Mentre afferma di non voler avere niente più che a fare con la musica Bowie, nel suo stile tipico che lo vede contraddire continuamente quello che ha affermato il giorno prima, esce con un album nuovo e fegistrato in studio. Esistono persone che non hanno mai sopportato Bowie e la sua musica, noi apparteniamo al novero di quelli che riconoscono i meriti di autore ed esecutore di questo nuovo (ormai relativamente) rocker. Abbiamo apprezzato quello che d'apprezzabile c'era in Ziggy Stardust, Hunky Dory, Alladin Sane e perfino Diamond Dogs. Senza fare pazzie abbiamo accettato di buon grado anche la versione di Friday On My Mind contenuta in Pin Ups e Koock On Wood su David Live ma stavolta arricciamo il naso con disappunto. Qui si tratta di musica da discoteca arricchita qua e la da qualche magniloquente melodia a la Bowie in un tutto che manca di coesione. Non manca uno spunto di sicura presa commerciale come Golden Years ma l'effetto generale è che David stia cambiando pelle e abbia commesso un errore presentandosi a noi a metamorfosi non ancora compiuta. E' come se gli spunti buoni che si intravvedono tra le righe dell'album non avessero trovato la mano sicura di un tempo per portarli a termine. Dal momento che quello che sembra interessare più l'artista è una popolarità sempre più vasta e quindi il successo economico, giudicheremo da esso se il pubblico originario avrà seguito il suo idolo in questa nuova trasformazione. Mamas And Papas Il meglio dei Mamas & Papas (Cbs) D.M. Nato dall'abilità di compositore di John Philips unita all'affiatamento degli elementi questo gruppo vocale centrò in pieno gli anni (tra il '65 e il '68) dell'ottimismo in musica. La prima marihuana cominciava a girare per il mondo come sacramento d'appartenenza ad un movimento e insieme si sviluppavano i primi morbidi sogni psichedelici. I Mamas & Papas si rifacevano ad una tradizione di « close harmony » derivata dagli Everly Brothers. Le voci ben armonizzate furono sempre un ingrediente sicuro di successo e J ohn Philips scelse i migliori session•men per accompagnare le esecuzioni vocali del suo gruppo. Ne scaturirono gemme come California Dreamin' {più famosa nella versione italiana dei Dik Dik secondo un costume dell'epoca), Dedicated To The One I Love e Monday Monday tutte incluse in questa compilazione insieme a classici come Twist And Shout, Dancing In The Street e My Giri. Sono sedici bràni in tutto e considerando che i dischi originali del gruppo sono praticamente irreperibili, si tratta di una buona occasione per fare la conoscenza con questi primi figli del sole di California. Ten CC How Dare You (Phonogram) D.M. Nuovo Lp per Ten CC che cerca di bissare il successo di The Originai Soundtrack. Ten CC assieme a Supertramp è uno dei pochi gruppi inglesi che riescano a produrre singoli da hit parade (v. l'm Not In Love) mantenendosi ad un livello di intrattenimento piuttosto alto. La verità è che si tratta di « vecchie volpi » (il bassista Gouldman ha al suo attivo successi come For Your Love scritta per gli Yardibirds e Bus Stop per gli Hollies) che suonano musica per i teen agers che continuano ad essere la punta di diamante del pubblico musicale inglese. Senza fare paragoni prematuri con The Originai Soundtrack possiamo dire che in questo How Dare You la band fa miracoli di arrangiamenti rendendo dinamici e accattivanti brani armonicamente piuttosto scontati come Art For Art's Sake (in cui è contenuta tra le altre cose una confessione intima: « arte per amor dell'arte / danaro per amor di Dio! ») o How Dare You/ strumentale in cui sono aggiunti in coda campanelli di bicicletta alla One Night In Paris. D.M
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==