Muzak - anno III - n.11 - marzo 1976

Beach Boys, Sonny & Cher, Frank Sinatra, Bing Crosby e chi più ne ha più ne metta. Ce n'è per tutti i gusti e natu• ralmente questa non sarà una serie da acquistare in blocco ma ognuno sceglierà i dischi che preferisce. Ottimi naturalmente i Doors, interessante riascoltare i Vanilla Fudge (una delle mi• gliori sezioni ritmiche dell'epoca) in una dimensione matura alla fine della loro carriera. Interessante è pure il soul di Aretha Franklin ancora non annacquato e divertente l'atmosfera pesantemente kitch del « disco natalizio » interpretato da Sinatra, Crosby (Bing) e Fred Wa• ring. Questa è I una serie economica ma, lo ripetiamo, la qualità dell'incisione è del tutto soddisfacente. Se si è risparmiato, se mai, è stato nel lavoro per le copertine. Tutto sommato è meglio avere un buon disco con una copertina economica a tremila lire che un disco brutto con copertina cartonatissima con manifesto e adesivi fustellati a quattromila e ottocento lire. Marco Doni JohnFahe Nella Bay Area di S. Franciscc il nuovo rock è elettrico, ritmico, molto più compatto che alle origini della rinascita di California. I gruppi che si formano tendono a esprimersi in un linguaggio armonico durissimo, con una sezione ritmica serrata che effettivamente potrebbe suo. nare senza il compendio di uno strumento solista. E dei gruppi noti in passato, Hot Tuna è chi meglio ha saputo riassumere il nuovo fermento. Dal loro terzultimo album The Phlorescent Rat, hanno sempre suonato in trio o con una seconda chitar• ra solista una musica dinamica e aggressiva, con punte in America's Choice e nel loro ultimo album, Yellow Fever. Qui davvero alcune soluzioni sono dirette al futuro: dalla rev1s1one di un linguaggio teso all'oriente, che ebbe i primi iniziatori nella Great Society della cantante Grace Slick e nel Mystery Trend, allo sviluppo di un modo di suonare che fu tipico dei Jefferson Airplane al loro quinto album, Bless its Pointed Little Head. Proprio dei Jefferson Airplane, da cui il bassista Jack Casady e il chitarrista Jorma Kaukonen provengono, il gruppo ha saputo cogliere lo spirito migliore, quello che faceva di ogni loro esibizione un iivveni• mento in perfetta comunione con il pubblico, senza compromessi. Jacques Borrelli Hot Tona Chitarrista calìlorniano, suona da più di quindici anni ed è considerato un maestro. La sua opera è vastissima, ventidue al• bum in tutto, e ha allargato i confini della chitarra acustica in quanto a sonorità, costruzioni, timbro, colore e dinamismo sonoro: Fahey è un continuatore della tradizione, e innovatore. Ha elaborato il suo linguaggio dal blues negro, dal bluegrass, dal country di fine '700 e del fandango messicano. Se fosse etimologicamente possibile una collocazione spaziale della sua musica, essa si svilupperebbe nella bassa California, sotto la Bay Area e ai confini del Mes· sico. Lì Fahey attualmente vive e crea le sue opere. Da quando ha iniziato ad applicarsi seriamente allo strumento segue to yoga, un modo graduale di conoscere la realtà che guida ogni sua composizione e lo spinge a far parte dei cicli naturali come le stagioni e le pioggie, rendendolo consapevole di tutto questo. La sua musica ha lo stesso senso della natura e, a sue parole, non avrà un termine o una svolta sostanziale. E' come la musica etnica orientale, tramandata dal popolo attraverso i tempi. Fahey studia le forme musicali etniche del medio ed estremo oriente, e le adatta alle possibilità della propria chitarra nel tentativo di dare al suono un'apertura esterna alle tra• dizioni culturali. Difficile indi• care il meglio della sua opera. Forse The Voice of the Turtle, il suo disco più sperimentale, The Transfiguration of Blind Joe Death immerso nella tradizione e America, Soldier's Choice, Of Rivers and Religions, nelle regioni estreme della meditazione yoga. Fahey è un grande artista, di certo uno dei più grandi dei nostri tempi. Jacques Borrelli Journey Della West Coast e del nuovo heavy metal americano, Journey è la punta di diamante. Guidato da due ex membri di Santana (Gregg Rolie alle tastiere, Neal Schon alla chitarra) e da un creativo batterista inglese. Ayn• sley Dumbar, il gruppo suona dal vivo un rock sperimentale a diretto confronto con il pubblico, con forme che ricordano da vicino l'espressione più crea. tiva dei Pink Floyd raccolta in parte sull'album Ummagumma. Come Carlos Santana e John Mc. Laughlin', ai quali il chitarrista Scon è in qualche modo legato, il gruppo sta evolvendo la propria musica in direzione essenzialmente ritmica. li pri• mo album da loro pubblicato non è ben prodotto nè arrangiato, tanto che il gruppo l'ha rinnegato non suonandolo che poche volte, dal vivo. Le origini della loro forma espressiva sono nell'heavy metal e nell'acid rock, che Electric Prunes, Mo. by Grape e pochi altri gruppi tramontati appena dopo il '68 portarono ai limiti della risoluzione. Journey attualizza le scoperte di questo modo d'intendere il suono, come pochi altri hanno tentato in tempi recenti, ed è questa la ragione del loro ultimo album inciso, Look into the Future: l'heavy metal che è a base portante dell'incisione è arricchito dal vivo con nastri preregistrati, con continui cam• bi di tempo e di sonorità. Una traccia sul disco, l'omonima Look into the Future, spiega in quale modo Journey stia evolvendo ogni dato della musica americana, e specialmente il modo in cui dà al rock nuovi colori ritmici e melodici, sarà da esempio a innumerevoli tentativi del futuro rock ameri• cano. facques Borrel/i Beatles Ualla somma di due fattori, che il quarantacinque attraver• sa un momento economicamente florido e che la produzione pop corrente continua a mantenersi a una certa rispettosa distanza dal livello di autenticità della prima esplosione, esce in questi giorni una serie ad opera della Emi. Il formato è dunque il quarantacinque e l'ar• gomento sono i Beatles. La serie comprende trentasei dischi per un totale di settantadue titoli. C'è di tutto: da She Loves You a Eleanor Rigby passando per 1 want to hold your hand, Yesterday, Ticket to ride, Penny lane e tanti altri « capolavori » del diabolico duo Lenno Mc Cartney eseguiti dal celeberrimo quartetto. A riascoltare queste canzoni, anche le più ingenue come I want to hold your hand, conservano inalterata l'energia propria della spontaneità di au• tori che scrivevano per un pubblico con cui si identificavano alla perfezione. Considerato che molti giovanissimi hanno conosciuto prima i Black Sabbath dei Beatles non sarebbe incredibile che uno di questi quarantacinque spuntasse presto nella nostra Hit parade. Marco Dani

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