Muzak - anno III - n.11 - marzo 1976

to e lo sviluppo dei brani non indipendente e statico». Il rapporto musicista ascoltatore diventa quindi dialettico e attivo e non unilaterale. Ogni persona del l:'ubblico si viene a trovare in una posizione non più di ascolto passivo ma di intervento dato che egli può cogliere particolari e sfumature sempre nuovi. La musica seriale già nei presupposti evita ogni forma di violenza, rifiuta ogni etichetta o ruolo preciso mettendo cosl 1'ascoltatore su un piano di completa libertà creativa. Un orecchio abituato può costruire armonie vere e proprie anche dove non sono definite attraverso l'ascolto prolungato di una frase o di una nota costante. Chi si avvicina a questa musica può quindi spaziare egli stesso all'interno delle sue strutture e diventare creatore di suoni, con il compositore. Naturalmente tutto questo avviene attraverso una reciproca disponibilità. Se chi suona o chi ascolta non riesce a mantenere uno stato di concentrazione totale, un equilibrio fra impulsi interni ed esterni, cadono i presupposti maggiori sui quali si basa questa musica. Essa ricade in un ambito soggettivo dove musicista e ascoltatore diventano estranei l'uno all'altro, due corpi separati che non raggiungono la piena comunicativa. Se il discorso si fa individualistico il pubblico viene escluso dal ciclo creativo, rimane estraneo al processo sonoro, essendo quest'ultimo condizionato dallo stato d'animo momentaneo dell'esecutore. Arrivare a escludere il proprio ego nel momento della creazione non significa spersonalizzare la propria musica ma evitare che essa venga condizionata da esperienze momentanee e soggettive, da fattori estranei e contingenti. Per forza di cose il musicista arriva a comporre attraverso una serie di fattori che gli giungono dall'esterno, ma egli si limita a prenderne atto traducendoli in un linguaggio che trova il proprio sviluppo in modo spontaneo e naturale. Si viene così a creare una figura totalmente nuova di musicista, lontano dall 'immagine di colui che sfoga sul palco le proprie frustrazioni riversandole sul pubblico. E' questo il vantaggio della musica seriale •rispetto ad altre forme di espressione musicale: musicista e pubblico sono sullo stesso piano, indispensabili l'uno all'altro. Se molti, contemporaneamente, fruissero di questo suono (a esempio il pubblico di un concerto) si creerebbe un'esperienza comunitaria che nella vita pratica diverrebbe senz'altro politica. Il musicista non è altro che una parte del pubblico, e il suo ruolo è tanto importante quanto quello di una qualsiasi persona coinvolta nell'esecuzione. Ben si capisce come una musica popolare di questi presupposti potrebbe evitare l'inutilità del pop attuale, che implica il fatto che il musicista debba stare sul palco e il pubblico sotto di lui, a « seguire » passivamente la sua esibizione, a riportare tale passività nella vita di ogni giorno. E anche come detta musica non lasci adito alla mistificazione, a un finto coinvolgimento, senza cadere immediatamente, nei presupposti. Non stupirebbe se tutto ciò dovesse concorrere alla realizzazione del nuovo pop, non appena il pubblico cosciente rifiuterà in blocco una musica che più non gli appartiene ed è decaduta, come fu negli anni '60. Il musicista di pop dovrà seguire con coscienza o cadere obsoleto. Ciò, date le premesse, dovrebbe succedere prima del previsto. Mauro Radice 39 Due,trecosecheso sudi lei Musica modale: Uno svolgimento modale ha un « modo » (una sorta di tonalità) fisso di base, sul quale vengono sviluppate le melodie. E' di costruzione semplicissima. Il musicista non si concentra sulla progressione degli accordi ma su quella delle note che alterna nella struttura del brano. Ogni forma di musica « primitiva» è modale. In essa si fa un frequente uso del bordone, voce fissa in un'esecuzione vocale e caratteristica degli strumenti tradizionali ad ancia (cornamuse, harmonium). La musica dotta occidentale ha abbandonato verso il XVI secolo la forma modale per l'assunzione di altri presupposti armonici: contrappunto, costruzione rigida delle melodie, cambi di tonalità (non frequenti almeno alle origini), rifiuto dell'improvvisazione. Tutto questo ha investito in un secondo momento anche la musica popolare che solo ora tende, per mano degli interpreti più creativi, a tornare modale. Musica seriale: Musica modale che si basa sulla ripetizione continua di un modulo sonoro semplice (una nota) o composto (note e pause). La dodecafonia, per esempio è il più tipico esempio di musica seriale occidentale. Con questa musica si tende ad avvicinare l'ascoltatore a uno stato d'ipnosi che lo possa sensibilizzare a ogni minima variazione del timbro e del colore del suono. E' il processo inverso a quello per punti ma tende, in ultima analisi, a rendere consapevole l'ascoltatore di come appare la composizione a minimi intervalli di tempo l'uno dall'altro. Molti musicisti contemporanei hanno diversamente usufruito di questo metodo compositivo: Ligeti, Juan Allende Blin, Mauricio Kagel, e Paolo Castaldi, solo per citare i nomi più noti. Processo di reiterazione per fasi: E' una recente derivazione della musica seriale. Il musicista crea una figura base da collocare in un periodo dell'esecuzione (fase). Non la determina nel tempo in modo che duri uno, due o tre min!,lti, ma sceglie logicamente la sua collocazione rispetto alle altre (prima fase, seconda fase ecc.). In questo processo largo spazio è dato all'improvvisazione. In concerto è determinante l'interazione fra pubblico e musicista. In gruppo, fra i vari membri dell'organico. Terry Riley ha sviluppato il proprio discorso da queste basi. Philip Glass ha modificato il processo elaborando alcune sue composizioni in fasi sostituibili l'una all'altra. Processo graduale: E' la più recente derivazione della musica seriale. A parole di Reich, suo canonizzatore: « La peculiarità di un processo graduale è che esso det~rmina i particolari nota per nota e la forma globale, simultaneamente. Non si può improvvisare in un proc~s~o musicale. I concetti sono reciprocamente esclus1v1. Il pop composto sotto l'influsso degli allucinogeni e la musica classica indiana sono modali. Tuttavia rimangono strutture più o meno rigide d'improvvisazione. Non sono processi». In concerto esiste sempre la possibilità 'di un'interazione da parte del pubblico ma, dato che lo sviluppo globale è stabilito, essa influirà solo sul tocco e sull'interpretazione dell'Opera. Oggi molti musicisti tendono ·ad accettare l'idea di « musica come un processo graduale»: Philip Glass, Cornelius Cardew, Steve Chambers. Glass anzi nella sua Music in 12 Parts ha tentato il connubio di svolgimento per fasi e processo graduale.

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