c1az1onismodi base, democratico che si sviluppa attraverso l'uso nuovo della cultura popolare è un fatto importante». Una prospettiva significativa per tutto questo lavoro è quella del Festival nazionale dell'Unità che ci sarà in settembre a Napoli. « Si tratterà di inventare una cosa nuova, non uno spettacolo tradizionale, ma uno spazio in cui tutti siano protagonisti, a partire proprio da tutta questa realtà di nuovi gruppi di base ». Il Gruppo è uno spettacolo permanente, non solo quando è in scena o sfila per le strade in costume. Tra la sfilata e lo spettacolo andiamo a mangiare tutti insieme, e lo spettacolo continua, è un teatro popolare permanente fatto di battute, scherzi, improvvisazioni. Lo sketch principale, che viene ripetuto con infinite varianti tra una portata e l'altra, è la parodia del « professore » che sentenzia sulla musica popolare. Quanto basta per far passare la voglia di fare un'intervista formale, con le stesse domande messe in ridicolo dalla loro parodia. « Che ne pensate della musica popolare oggi? » Quello che ne pensano si vede da quello che fanno. Parliamo comunque di come fanno a fare le canzoni, come « A' Flobert » e la « Tammurriata dell'Alfa Sud ». « Per prima cosa, decidiamo gli argomenti di cui ci interessa parlare. Poi mettiamo in ordine le cose che abbiamo da dire, facciamo una specie di scaletta. E poi, chi dice una strofa, chi un'altra, chi propone un cambiamento, chi dà una idea. E' un lavoro collettivo. Magari certe volte la canzone la fa uno solo, ma poi tutti dicono la loro e la cambiano finché non è di tutti ». Neanche finito di mangiare che si sale di nuovo sul palco per lo spettacolo. Prima fanno la canzone di Zeza, la rappresentazione popolare di Carnevale che simbolicamente rappresenta la sconGruppo operalo di Pomlgllano D'Arco in • 'E Zozi • fitta del vecchio da parte del nuovo, con la simbolica castrazione del padre. La gente si diverte moltissimo, partecipa, interviene, commenta. Nell'intervallo, il Gruppo Operaio si iscrive alla gara di tiro alla fune, e vince un premio battendo la squadra del quartiere Ponticelli. Sembrano instancabili. Poi c'è la seconda parte. Attaccano con una serie di tammurriate tradizionali - « Bella figliola», « Tammurriata Rossa », fatta da un gruppo di Acerra (« noi quella nera non la facciamo! » dicono) - e « Alli uno 'e poverielli ». Poi fanno la « Tammurriata del- !' Alfa Sud». Sono curioso di vedere come reagisce il pubblico, eterogeneo politicamente, di un paese contadino a maggioranza assoluta democristiana. Funziona: non ci sono molti applausi (ma la gente qui applaude abbastanza poco, sembra un gesto estraneo alla sua cultura, imparato alla televisione) ma alcuni chiedono di ricantarla subito, perché gli è pil\ciuta. Poi fanno la canzone dei pomodori, fatta da un gruppo del posto durante la lotta dell'anno scorso; la gente ascolta attentamente. Alla fine, con 'A Flobert, si scuotono tutti: è una canzone troppo ben fatta e sincera per non commuovere chi ascolta. Tra la folla si alzano parecchi pugni chiJsi a salutare la conclusione (« 'o communismo è 'a libbertà »), e non sono solo di compagni giovani, studenti, ma anche pugni di contadini e di persone anziane. Sandro Portelli
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