Muzak - anno III - n.11 - marzo 1976

dere in piazza da sole, di affermare la nostra identità di donne in lotta » è stato ribadito al· comizio conclusivo della manifestazione romana cui hanno partecipato 7000 studentesse. Anche così cresce la critica a tutta una cultura che il movimento anche nei suoi momenti migliori aveva per- .messo e anche diffuso. Contro il leaderismo, contro la logica della polemica sterile e ideologica, contro un modo « maschile » di fare politica, i professionali e le studentesse hanno portato il proprio non indifferente contributo alla trasformazione dei « costumi », delle abitudini, delle parole d'ordine. Ma la novità più controversa sta nell'emergere delle nuove strutture unitarie. Sulla proposta dei consigli dei delegati di classe sono d'accordo tutti. A Milano e a Firenze, a Reggio Emilia come a Venezia i consigli sono ormai una realtà presente nella grande maggioranza delle scuole, rappresentano un tessuto unitario di discussione e di rapporto tra gli studenti e le diverse avanguardie. In altri casi come Roma o Cagliari stentano a partire realmente, a rappresentare un momento di organizzazione di massa; ancor più spesso si trasformano in un luogo di discussione delle avanguardie politicizzate che non coinvolge nel dibattito tutti gli studenti in questo caso i consigli si burocratizzano e diventano inutili. « Abbiamo proposto l'elezione dei delegati per superare l'alternarsi dei momenti di lotta e di riflusso » afferma la responsabile dei Cps di Bari « ma ora gli scrutini e le interrogazioni condizionano l'intervento politico nella scuola più di prima ». Intanto i consigli sono serviti a far circolare un'aria nuova, più unitaria tra le forze politiche e più rispettosa delle esigenze della massa degli studenti; o almeno a far conoscere a un maggiore numero di persone, e anche questo è utile le differenze esistenti tra le diverse proposte politiche. A differenza di molte assemblee di qualche anno fa, ora i delegati delle diverse classi si sentono partecipi delle decisioni, sono tenuti a riferirle nela propria classe e poi di nuovo a riferire le discussioni o le diverse proposte emerse dalla riunione del consiglio. Si vota magari e comunque ci si schiera, tutti sentono di avere più spazio, di partecipare alle discussioni e quindi anche le assemblee ne sono rivitalizzate. I compiti, le modalità d'elezione, il funzionamento dei consigli non sono ancora del tutto chiariti, ma su un punto sono tutti d'accordo: occorre salvaguardare quella che a tuttoggi rimane l'unica struttura unitaria degli studenti. Bisogna potenziare e costruire dovunque i consigli dicono le forze politiche, se però si entra nel merito del discorso si giunge al cuore della polemica che ha diviso gli studenti negli ultimi mesi. La gioventù del Pci del Psi e delle Acli, il Pdup e Avanguardia operaia hanno dato vita ad un accordo per la costruzione del movimento unitario degli studenti che, a partire dalla questione dei consigli, ha saputo allargarsi sino a comprendere alcuni punti di un programma di lotta per la riforma della scuola e l'occupazione. Secondo Lucia Annunziata è la crisi che ha distrutto il « vecchio » movimento degli studenti, mentre distruggeva la precedente figura sociale dello studente. E quindi i problemi sono cambiati. Siamo a un bivio dicono al Pdup « se il movimento degli studenti riesce a trasformarsi in un grande movimento unitario che fa pesare le proprie scelte sulla riforma e l'occupazione e accentua le sue caratteristiche di movimento che fa proposte concrete di obiettivi di lotta, allora diventa un « soggetto politico » importante per la trasformazione del paese». Fuori da questa prospettiva secondo Lucia Annunziata c'è la strada del movimento di protesta che rischia di essere il movimento degli emarginati. E' per questo che il Pdup, anche rinunciando a proprie precedenti posizioni ha deciso di sottoscrivere gli accordi unitari. « Non si può più andare avanti in ordine sparso, si pone il problema dell'unità ». Su questo Lucia Annunziata non ha dubbi: « Si tratta di vedere però con chi si va, e verso che cosa » rispondono a Lotta continua che, all'interno della sinistra, è la sola organizzazione che ha deciso di non partecipare agli accordi che hanno costituito il retroterra programmatico di una giornata nazionale di lotta e a manifestazioni svoltesi in tutta Italia. Su questi temi all'interno delle scuole si era già alla rissa e in piazza si è arrivati allo scontro fisico, servizi d'ordine contrapposti. L'accusa è arrivata in un lampo, secca e decisa. « Lotta continua dopo aver sistematicamente rifiutato il confronto sui contenuti al centro del processo unitario, cerca di uscire dall'isolamento in cui si è cacciata scegliendo una linea di divisione e di provocazione ». In questo modo i promotori della giornata di lotta hanno preso posizione nei confronti degli incidenti di Torino e di Roma in cui è degenerato quello che doveva essere il primo appuntamento ufficiale » del movimento unitario degli studenti. Marino Sinibaldi, dirigente dei Cps romani, replica stizzito contro quello che definisce un vero e proprio tentativo di isolamento. « Non siamo antiunitari, non abbiamo firmato gli accordi con le altre forze perché ci veniva proposta ·Gli 1tudentl durente l'occupulone del Tano.

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