l'enorme diffusione della moda del pantalone per donna ha prodotto una larghissima diffusione del coraggio del proprio culo; la sfrontatezza con cui vengono portati in giro i culi, per così dire, più eccentrici è .- nella gran parte dei casi - un segno di consapevolezza, di maturità, di positivo orgoglio; è l'affermazione più perentoria del fatto che altrove che nelle natiche possono stare le doti della donna, le ragioni di un giudizio su di lei, la valutazione sul suo ruolo e sulle sue funzioni. Non quindi la negazione del criterio estetico (quel culo eccentrico rimane eccentrico) ma una trasformazione radicale nel1'atteggiamento verso se stesso del proprietario (di quel culo eccentrico). E, inevitabilmente, una trasformazione nell'atteggiamento degli « spettatori » (del medesimo). E, progressivamente, i giovani uomini e le giovani donne si scoprono (fisicamente) di più, denudano il proprio corpo, non se ne vergognano. Da qui, l'importanza di una pratica collettiva del nudismo. Esso non è, semplicemente, il rifiuto del concetto borghese di pudore rispetto agli organi genitali, ma è anche il rifiuto di un pezzo rilevante dell'universo ideologico della borghesia: quello che si fonda sull'occultamento (e quindi sulla repressione) di ciò che è brutto, debole, malato. Il coraggio del proprio corpo ha poi un'altra ragione alle spalle, che lo rende non semplice gesto di sfida ma affermazione di forza; è la consapevolezza che l'emancipazione e la liberazione dell'uomo e della donna - che, qui e ora (sotto il regime del capitale), può sviluppasi solo all'interno della lotta rivoluzionaria - significa espansione di tutte le proprie energie; espressione, dei propri bisogni radicali; manifestazione delle proprie qualità, attitudini, desideri, tensioni, sentimenti; e che questo corrisponde a una liberazione progressiva della intelligenza, della fantasia, della conoscenza: di quella che comunemente (e malamente) viene chiamata personalità. Lo sviluppo della personalità (o meglio, dell'individualità) del singolo, cioè la valorizzazione delle caratteristiche proprie e particolari di ognuno, non contraddice il carattere collettivo e solidaristico del progetto politico di lotta da condurre e di società da costruire, ma - al contrario - garantisce che lo sviluppo della massi18 ma libertà di tutti sia conseguenza e premessa della massima libertà dell'individuo; e che la massima diversità intellettuale (di gusti, di bisogni, di desideri) dell'individuo si accompagni alla massima uguaglianza economica e sociale. Ora, è proprio lo sviluppo intellettuale più ricco, fantasioso, diversificato e libero che assicura la multiformità e la varietà degli oggetti del desiderio (di conoscenza, di sentimento, di erotismo) dei singoli individui; ed è la più ampia articolazione dei gusti, delle inclinazioni, degli orientamenti che fa sì che la realizzazione della propria volontà di affetto e di piacere la si possa trovare negli interlocutori più diversi; che, ad esempio, una donna trovi in un uomo brutto la più completa sintesi culturale, morale, estetica del proprio desiderio. Questo è sempre avvenuto: oggi avviene, però, diversamente e ancora più diversamente vogliamo che avvenga in futuro. In passato, infatti, proprio perché la coercizione sociale e intellettuale sull'individuo (e sulla donna in particolare) era maggiore, la sua possibilità di espressione era ridotta; ridotta, quindi, la possibilità di trovare nel partner ragioni diverse da quelle estetiche per amarlo; ridotta la categoria del gusto, più uniforme, conformista, priva di slanci e di inventiva. Nell'amare anche sinceramente un partner non •piacen(e maggiore era la forza di persuasione esercitata dal senso del dovere sociale o religioso, o l'angustia delle possibilità di scelta, o il timore della solitudine. Ora, al contrario, è proprio questo sviluppo impetuoso dell'individualità del singolo, dei suoi desideri e dei suoi orientamenti che moltiplica le possibilità di interesse sentimentale (ed erotico). Questo, evidentemente non risolve tutti i problemi (potrebbe infatti anche essere un semplice adattamento del detto popolare: « donna baffuta, sempre piaciuta » oppure di quell'altro: « è bello ciò che piace », o, infine, la riproposta del verso deamicisiano: « mia madre ha settant'anni / e più la guardo e più mi sembra bella »). Di tutto il resto - del dovere di essere beli i, cioè i più attraqnti e gradevoli possibile; dei capelli ricci dei neri americani e dei capelli lisci dei traditori; del rapporto tra erotismo casereccio e crisi economica - parleremo un'altra volta. (Rilette queste cose, mi accorgo che sono, probabilmente, inquinate da spirito reazionario e che, soprattutto e inevitabilmente, escludono il punto di vista delle donne che rimane, su questo argomento e su molti altri, quello decisivo. Spetta, quindi, ad altre intervenire). Fosco Diota/levi
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