« Con quelle pailettes e quegli atteggiamenti da checca, con i loro gesti provocatoriamente femminili non fanno che incoraggiare l'immagine che la borghesia vuole farsi di noi ». Lidia Ravera Bibliofilia A chi è un pochino omosessuale e ha paura di essere vizioso, a chi dice « d'accordo ma non è un problema» perché a lui (lei), per sua fortuna, piacciono soltanto esemplari dell'altro sesso, a chi ha voglia di capire perché tra due uomini o tra due donne l'amore non è più amore ma « zozzeria », a chi crede che la lunga rivoluzione per la liberazione del corpo dal sacrificio, dalla miseria, dalla norma inventata creare gli anormali, dalla paura del piacere è già iniziata, a chi è convinto che cultura è cercare di capire con il dibattito collettivo, l'esperienza, la lotta e anche i libri, proponiamo una piccola bibliografia sull'omosessualità e i movimenti omosessuali. Quattro titoli (in ordine di bellezza) Rapporto contro la normalità a cura del Fahr, ed. Guaraldi, lire 3.000 Omosessuale: oppressione e liberazione di Dennis Altmann, ed. Arcana, lire 1.900 • La politica del corpo a cura di Angelo Pezzana e Alfredo Cohen - Ed. Savelli, lire 1.900 I movimenti omosessuali di liberazione a cura di Mariasilvia Spolato, ed Savelli, lire 1.200 • Tre titoli (in ordine sparso perché non ancora letti) I fuori legge del sesso di W. Simon e J. Gagnon Collana Informazione sessuale, ed. Bompiani La repressione sessuale di J. van Ussel, collana Ini'orma• zione sessuale, ed Bompiani L'omosessualità di K. Freund, Informazione sessuale, Bompiani. Amoremio nonporta pene Femminismo è anche cercare di avere rapporti profondi e complessivi con le donne. Scegliere, spesso, di stare fra donne. Molta è la paura, perché molta è la novità. Ne parlano a Muzak Cecilia, Francesca e Maria, femministl;\. All'interno del difficile discorso sull'omosessualità, sulle componenti personali e psicologiche che stanno dietro a una scelta del genere, si colloca un altro problema: come un momento così apparentemente « personale » si colloca in un discorso politico più ampio? •Si può parlare non tanto più di omosessualità individuale, quanto di pratica fra donne all'interno del Movimento, come pratica politica rivoluzionaria? Muzak ha chiesto a tre ragazze, tutte impegnate - se pure in maniera diversa - nel movimento femminista, che ne pensano dei rapporti omosessuali, che peso ha questo problema nella loro pratica politica. Stare fra donne Francesca - Inizio raccontandovi una cosa che mi hanno detto. Pare che questa estate un gruppo di femministe siano state al mare da sole, circa in 50. Di queste, parecchie stavano assieme, cioè avevano anche rapporti sessuali. Quando me lo hanno raccontato, il modo di parlarne era come di una cosa molto importante, una cosa quasi rivoluzionaria. Io mi sono chiesta cosa volesse dire. Cecilia - E' un problema molto difficile da affrontare. lo, ad esempio, ho dei problemi nei confronti di quelle donne del movimento che hanno fatto una scelta omosessuale. Sento la loro vita molto lontana dalla mia, e soprattutto le sento un po' « sulle loro », quasi diffidenti. Che è comprensibile, perché per loro la sessualità come la viviamo noi è. una cosa pazzesca. Però non riesco a capire bene cosa vogliano proporre. Stare sempre senza un uomo? Non fare mai l'amore? Io una cosa del genere non posso accettarla, e mi sembra che non abbia niente a che vedere con la lotta delle donne. Noi non dobbiamo crearci- 4n mondo separato dal resto, nè sessualmente nè come vita, non dobbiamo dimenticarci che tendiamo, a una ricomposizione •dei problemi e delle contraddizioni tra uomini e donne. Queste donne invece, la contraddizione tendono a portarla alle massime conseguenze. Maria - Non sono molto d'accordo con Cecilia. E' vero che quella di queste compagne è proprio una proposta. E non è, come dici tu, stare senza uomini, non fare l'amore con gli uomini. E' stare con le donne, fare l'amore con le donne. C'è una differenza in questo: se tu dici « stare senza un uomo » sembra un fatto di solitudine, di disperazione, vuol dire essere-mancantidi-qualcosa. Ma non è così. E' riuscire a capire e a vivere che un'altra donna non è più qualcosa che va bene in mancanza d'altro. Francesca - Io solo ora comincio vagamente a capire quello che vuoi dire. Lo ho capito sulla mia pelle. Stavo con un uomo e contempbraneamente facevo le riunioni con le donne (stavamo parlando di mettere in piedi un consultorio in quartiere). Stavo un po' con le donne, ma pensavo sempre che quello era la politica, e che poi con il mio ragazzo c'era tutto il resto. Poi questo rapporto mi è andato in crisi, ci siamo lasciati, e stavo molto male. Ho visto che delle donne avevo proprio bisogno, e che alla sera non avevo più il ragazzo con cui uscire, ed ero sola. Ho cominciato a essere invidiosa e a odiare le donne che dopo la riunione « avevano un appuntamento ». Maria - Questo che dici, per me vuol dire che un uomo divide le donne. La sua semplice presenza crea già delle inimicizie. Se una donna ha un uomo, vuol dire che è bella, oppure che è simpatica, oppure che è intelligente. Se una non lo ha? Vuol dire che è brutta, antipatica e cretil)a? Non mi sembra proprio, però è così che si pensa. Oppure si dice che è lesbica. Non dobbiamo accettare questa divisione. E' anche per questo che diventa importante e politico stare tra donne. Cecilia - C'è un altro fatto però: a me sembra che da quando è venuto fuori ➔
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