Muzak - anno III - n.11 - marzo 1976

Tchaikovsky e leggevano trattatelli di psicologia. La storia di tutti gli omosessuali, raccontano al Fuori!, passa per lo stesso calvario di ostinazioni eterosessuali, sofferenze e autocoercizioni, tentativi disperati, alla fine, di convincersi, almeno, di essere bisessuali: « Quando ti accorgi che alle donne al massimo ti viene voglia di offrire un caffé è il panico: incominci a frequentare bar speciali, club privati e gabinetti, proprio quell'angolo e proprio in quella strada: ti ghettizzi da solo, ed è un momento disperato ». racconta Paolo, 27 anni, occhiali cerchiati di tartaruga, capelli cortissimi e sorriso dolce. Distruggere questa fase di autoemarginazione e sensi di colpa è, per Pezzana, l'obiettivo più importante: « Abbiamo bisogno di non essere più minoritari ». Per questo il Fuori! si è federato nel dicembre del 1974 con il Partito radicale (« Ci serviva un partito e quello radicale era l'unico disposto a darci questo spazio »), organizza congressi e riunioni, accetta inviti a tutti i meeting sulla sessualità, a Torino ha organizzato una manifestazione di piazza contro il documento dei vescovi e nel convegno che avrà luogo a Roma, in aprile, presenterà un documento in cui si invitano tutti gli omosessuali ad aderire al Partito di Pannella e Spadaccia. La vita pubblica è diventata più facile: militanti del Fuori!, da quando il partito radicale dà ai loro « vizi » un crisma politico tradizionale, sono invitati a tenere conferenze e dibattiti, ma il disprezzo è radicato. A un omosessuale invitato a tenere una conferenza in una scuola gli studenti si sono presentati con le cartelle piene di finocchi, li hanno tirati fuori alla fine, dopo averlo ascoltato, brandendoli come oggetti da esorcismo o simboli oscurantisti. Ma i Fuori!, resistono: tutti i venerdl sera a Torino organizzano, in una saletta speciale, nella sede del Partito che li ha federati, delle serate danzanti per omosessuali maschi e femmine. E' una specie di Gay club, soffuso e stereofonico, ma ci può entrare chiunque « se gli va, anche Berlinguer ». Il Fuori è dentro Il nemico principale è la paura. Paura degli altri, di essere derisi ed emarginati, ma anche paura di sé stessi, di essere sbagliati e peggiori, poco adatti a vivere. Per questo anche i militanti del Fuori!, spesso, quando sono in una situazione esterna al movimento che li organizza in quanto omosessuali smettono di accettare la loro « diversità », ricominciano a mistificare, a nascondere, ad adeguarsi. E' il caso di Marco Bianchini del Pdup per il comunismo che, delegato al congresso, doveva tenere un intervento nf.M'J'~ "I Omoaessuall al pop festival di Cagglaro. sulla sessualità. « Gliel'hanno rimandato fino all'ultimo minuto dell'ultimo giorno», si lamenta Pezzana, « poi gli hanno chiesto mille scuse e gli hanno detto che non c'era più tempo. Credete che abbia reagito? niente, in quella sede accettava anche lui che il problema delle elezioni è più importante di quello del corpo. Non ha protestato e ha difeso il suo partito perfino con noi ». E' come avere due anime, confessa un militante extraparlamentare aderente anche al Fuori!, nel gruppo omosessuale ci si sfoga, si è se stessi, si politicizza anche la propria oppressione, ma la politica la si fa fuori. Fuori anche dal Fuori! Per gli omosessuali legati al partito radicale si tratta di una lunga marcia, che passa e che deve passare all'interno di tutti i partiti e i gruppi della sinistra, dovrebbero nascere cellule di liberazione omosessuale come sono nate le commissioni femminili. Il partito radicale, in realtà, è solo la tappa più facile. « Se non sono ancora nate centinaia di comm1ss1oni omosessuali, se ancora non siamo riusciti a portare in piazza ventimila omosessuali, è solo perché essere froci fa più vergogna ancora che essere donne», dichiara Fabio, studente romano. In una società che mette il maschio al vertice della piramide e la virilità in testa alla scala dei valori, se essere donne è un'inferiorità, essere uomini e rifiutare il ruolo maschile è addirittura un delitto. La gogna sembra l'unica possibile punizione, quasi l'unico rapporto tra i « normali », il grosso, il gregge e i fuggitivi, i « feticcicidi », assassini del Cazzo come valore assoluto e trascendente. E l'unico modo di resistere al disprezzo diffuso come agli attacchi aperti, agli sberleffi e all'emarginazione è unirsi: « Unirsi sì, ma non federarsi », protesta un giovane omosessuale dissidente, uscito, insieme ad altri dall'organizzazione per fondare un Fuori! autonomo (ce n'è un collettivo a Milano e uno a Roma), quando il gruppo di Angelo Pezzana si è legato al Partito radicale. Dissensi? « La battaglia per la liberazione sessuale non è la lotta per un diritto civile, ma per una nuova morale. Se ci si deve legare a un partito deve essere un par·- tito rivoluzionario, sano: i nostri tempi sono diversi, la nostra un 'altra « rivoluzione più lunga. Restiamo autonomi». Secondo Pezzana non si tratta di contrapposizioni di linea politica: « Sono compagni bravissimi e le loro iniziative io le approvo tutte», dichiara e aggiunge, magnanimo: « Che cento fiori fioriscano ». Solo il gruppo milanese gli suscita qualche perplessità:

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