Posta Direttore, ho peccato Scusa sai, Pintor, ma hai scritto delle belle stronzate, nell'articolo « Dottore, ho peccato » su Muzak 8 forse perché non sei molto informato, (o fai finta di non esserlo) ma devi sapere che il tuo tanto decantato referendu1_11, tuo, dei radicali, e del socia/radicale On. Fortuna, porterebbe ad una abrogazione delle leggi fasciste (ed è giustissimo) del medesimo e -basta, ed avremo una liberalizzazione completa dell'aborto, senza nessuna legge che lo difenda (...). Poi perché non fai sapere ai lettori che è impossibile, per le conseguenze che seguirebbero, una liberalizzazione dell'aborto? E spiego perché. C'è una sentenza della Corte Costituzionale e precisamente la N. 27 del 18-2-75 con cui si è abrogata la normativa fascista sullo aborto ma che dice testualmente che l'interesse della costitu~ zione per il nascituro è pari ed in conflitto con l'interesse costituzionale della gestante, per cui la legge non può dare al primo una prevalenza totale assoluta, e in più che la tutela della vita della madre già persona, è più prevalentemente importante della tutela sull'embrione che persona ancora non è, quindi dovresti capire che si è arrivati alla legge sull'aborto anche in base a ciò che dice la costituzione, e che di fronte ad una liberalizzazione incondizionata dell'aborto ci sarebbe la pericolosità di una censura costituzionale che farebbe decadere la legge e darebbe adito a controffensive repressive e reazionarie e ciò portrebbe addirittura ad un affossamento della questione. Poi tu hai una veduta dei dottori di almeno 100 anni fa (guarda che di dottori rivoluzionari marxisti femministi ce ne sono molti, tanti, tantissimi, informati). «Alla tua amica dei 600 figli, 212 anni etc. etc. » sono sparate che non aiutano per niente una veduta giusta della legge da parte del proletariato perché sai benissimo che non è cosl. Sono d'accordo che tu sei contro la legge, ma tra quello che dice e le cazzate che scrivi c'è un abisso. La legge non toglie alle donne di decidere da sole, sottoponendole al giudizio di un medico, semmai le donne saranno più consapevoli dei rischi, (se ce ne saranno) a cui vanno incontro in quanto visitate e incontro in quanto visitate e curate gratuitamente, senza nessun veto da parte del medico che potrà soltanto certificare lo stato sociale, finanziario e di salute della donna. Ma alla fine è soltanto la donna che decide. Dopo tutto ciò dimmi se è possibile in un paese come il nostro, fare una legge meglio di questa che non sia anti-costituzionale. Compagno PCI femminista convinto Marcello Zazza . Roma Caro compagno del Pci femminista convinto, concordo con Pintor nel ritenere la categoria dei maschi femministi probabile più o meno come quella dei marchesi barricadeieri, dei metalmeccanici in Rollsroice, e dei feld marescialli di razza ariana in lotta per la liberazione della Polinesia. Non basta aver capito che le donne in questo momento sono la punta di diamante di una trasformazione che investe tutta quanta la società, per diventare femministi: cosl come io, pur convinta che la classe operaia deve dirigere tutto come sono, non per questo mi firmo « metalmeccanica convinta». Ahimé non è una questione puramente nominale e la tua lettera ne è l'esempio più lampante. Una donna non scriverebbe mai: « le donne saranno più consapevoli dei rischi » commentando l'assurdo etico del controllo medico sulla liceità d'aboi'to. Perché qualsiasi donna sa bene che cosa vuol dire dover dimostrare la propria innocenza, dover giustificare il proprio diritto a non procreare come se fosse una colpa, dover sopportare la faccia strafottente e un po' schifata di un coglione che ti considera malata e anche vagamente immonda solo perché sei femmina. Quanto poi ai «dottori rivoluzionari marxisti », non dubito che ce ne siano un paio, ma non bastano a riscattare la corporazione, ed è una corporazione che ai proletari ha riservato sempre soltanto aspirine e manicomi. . Se sia possibile o no fare « una legge migliore di questa che non sia anticostituzionale » francamente non lo so. Su una cosa, come donna, non ho dubbi: buttare a mare dove è necessario anche la costituzione. E temo che sia necessario abbastanza spesso. L.R. Giornalisti e popolo Non voglio dire che il vostro giornale è immondezza se cosl fosse non sarei un vostro appassionato (si fa per dire) lettore. Ma quando trovo termini (ne 6 cito alcuni trovati nelle prime 3 pagine del n. 7) tipo: excusatio non petita (che non so se l'avete messo apposta per restringere il dialogo tra voi e i più fortunati che capiscono il latino, e quel « come si dice » che segue me lo fa pensare o se scrivendo in un giornale vi montiate la testa fino al punto da dimenticare l'italiano), prefiche (ma che vuol dire!?) eclatante (che penso sia un errore di stampa di cui, a proposito il vostro giornale è pieno), mutuano (so cos'è la « mutua " ma non credo che sia la stessa cosa), ignominia (di cui riesco a capire vagamente· il senso, ma mi capita di non riuscire, con i vagamente, ad afferrare i concetti). Ora voi disprezzate, non solo il populismo di Piero Nissim, il suo modo semplicione di far politica, la sottocultura (secondo voi) che offre alle persone, ma anche tutto il suo lavoro, il discorso che lui ha inziato con la gente. Che semplifichi troppo i temi che offre sono d'accordo, che dovrebbe dare spunti tali da sviluppare di più le capacità critiche, va bene. Ma P.N. una cosa, secondo me essenziale, ha ben chiara, che quelli cui offre le sue canzoni, sono prima di 111110 degli individui, non popolo o masse. Sono contadini, operai con un grado di istruzione molto basso; persone che non riescono a capire i vostri paroloni (vedi quelli elencati all'inizio), cui nessuno offre niente, e quando sono citati in causa lo sono sempre come popolo o masse (in cui loro non si identificano) e con un certo distacco, da gente che non parla come loro, che s'incazza persino diversamente. Piero Nissim nonostante tutto è dei loro, riesce a comunicare, non mette soggezione ma attira simpatie. Non parla di •« masse » ma di « proletari giovani e anziani »; e voi dal pulpito in cui vi siete messi enunciate « fra populismo e disprezzo delle masse il passo è breve ». Ma chi è che disprezza veramente. Voi usate parlare di masse; e questa parola non racchiude, forse: distacco, manipolazione, e soprattutto disprezzo. Sl disprezzo, per· delle persone che non hanno il vostro grado di cultura, che non sono al vostro livello; e perciò (secondo voi) senza personalità, senza cervello che non possono far altro che seguire la corrente. Che qualcuno stia tentando di cancellare l'individuo, per farlo diventare « massa» è un fatto; che le vittime più vulnerabili siano quelle, culturalmente, di livello più basso, è anche questo un fatto. E voi dicendo che ciò è un fatto irreversibile (e usan'èlo questo sputtanato termine « mas~a », l'avete fatto) affermate implicitamente che vi va bene. Il perché, vi vada bene, non lo capis·co e vi pregherei di illuminarmi. Forse solo perché li disprezzate. Perché sono quelli che ince di esservene grati, non apprezzano il vostro lavoro, e come potrebbero? Perché fanno della violenza una questione di prestigio, di emulazione per poter uscire dall'anonimato, per poter avere, anche loro, un volto, anche se questo è quello della violenza. E sono i più sfruttati, i più oppressi, persone costrette ad esprimersi coi cazzotti da qualcuno che detiene il monopolio culturale e se ne guarda bene dal cederlo. Quello che voi tentate di fare non è altro che un trapasso di poteri, ~!agli intellettuali borghesi ad intellettuali illuminati più o meno compagni, che hanno la punta di diamante negli studenti. E se volete uno spunto andate a sentire le canzoni degli emigrati in Svizzera, in Germania; andate nelel loro baracche vi troverete le radici delle loro canzoni. Venite a vedere le persone tornate pazze dall'estero e ricoverate in cliniche psichiatriche ghetto, sono decine solo a Cagliari; sono vittime del sistema quanto i Valpreda, ma molto meno conosciuti, parlateci, e se vi va inchiestateli. Venite nei paesi spopolati dall'emigrazione e spiegate che il pick up deve avere un certo peso per una migliore audizione e quanto sono belle e interessanti le canzoni di Don Cherry, forse vi risponderanno « guardi cherry non ne abbiamo; se gradisce un po' di malvasia?». Antonio Piras - Cagliari Sinceramente (e possibilmente con meno asprezza): in fondo fra noi e te non c'è, poi, questa abissale differenza. La tua lettera-corsivo è di quelle tanto ben costruite da mettere in imbarazzo alla prima lettura. Ma non regge: e cade proprio sul populismo. Certo, a volte siamo "elittari", a volte ci lasciamo prendere la mano da un'idea di lettore medio, più che non dal lettore medio in quanta tale, ma facciamo un lavoro (originale e creativo, fra l'altro, e politico) e possiamo sbagliare, alzare il tiro, come si dice. Quanto al disprezzo, beh, proprio non ci siamo. L'uso della parola "masse" può essere interpretato male solo da chi sente con prepotenza i miti individualistici, come se la situazione (generale e dunque anche particolare) fosse risolvibile con interventi individuali anziché con grandi lotte di massa. Nè, credo, Mao-Tse-Tung nell'usare la parola "masse" nutriva profondo disprezzo per gli uomini, Segue • pag. 8
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